Finalmente
Reiko Wakashimazu è fra noi! Erano davvero anni che volevo scrivere di
lei, della sorella teppista di Ken! Avevo accennato a lei in
“Kanagawa-Tokyo A/R”, una cross over fra Capitan Tsubasa e Slam Dunk,
scritta a 4 mani con la mia adorata oneechan Ichigo85. Mi ero
ripromessa di dedicarle un vero e proprio capitolo e così, finalmente,
l’ho fatto! Nonostante siano passati ben 3 anni… meglio tardi che mai!
Questa sarà una ff piuttosto scanzonata, senza grandi pretese, ma
scritta al solo scopo di divertirmi e far divertire! Quindi niente
drammoni psicologico che di solito vi propino, ma una commedia a tutti
gli effetti, con battute comiche qua e là!
Diciamo
che per il personaggio di Reiko mi sono ispirata ad Akimi del film
“Kamikaze girls” (qui http://i234.photobucket.com/albums/ee55/releuse/vlcsnap-2014-10-25-12h47m31s183576x320_zps618cc1d3.jpg
e qui http://i234.photobucket.com/albums/ee55/releuse/vlcsnap-2014-10-25-12h48m05s104576x320_zpscc0db559.jpg
). Inoltre in tutta la ff ci sono citazioni di questo divertentissimo
film!!
L’ambientazione
è il mio mondo di Ken e Jun come coppia, era da tantissimo che non
scrivevo di loro!! Mi sono mancati! Certo, qui è tutto molto soft, c’è
solo un vago shonen ai che riporta il tutto al mio universo JunXKen.
Tesori, loro!!
Questa,
poi, è il seguito diretto di “Non sono un karateka”, una mia ff dove
tratto anche del fratello di Ken che nel mio immaginario si chiama Yu.
L’inizio di “Kamikaze girl” si collega infatti con il finale di “Non
sono un karateka”, la scena è la medesima. In quest’ultima, dopo aver
battuto Ken a un incontro di karate, suo fratello Yu si prende come
‘premio’ un appuntamento con Jun. Fra fraintendimenti e atteggiamenti
ambigui, si viene a scoprire che in realtà Yu voleva portare Misugi da
Ai, una ragazza malata anche lei di cuore e sua grandissima fan. Ai
possiede un dojo di karatè ma essendo minorenne non può allenare,
quindi viene fuori che è Yu a insegnare nella sua palestra, Jun e Ken
rientrano così a casa e il nostro portiere è felice di sapere che suo
fratello non è il ragazzo vanitoso e nullafacente che credeva. Da
questo punto in poi comincia la nuova ff…. quindi per non annoiarvi
oltre, vi lascio alla lettura!!
Grazie
tantissimo alla super beta Berlinene *___* ). Inoltre in tutta
la ff ci sono citazioni di questo divertentissimo film!!
Grazie
tantissimo alla super beta Berlinene *___*
BUONA
LETTURA!!!
Kamikaze
Girl
“…
sono stato geloso da morire.”
L’ammissione
di Ken, subito dopo quel bacio appassionato, fece ridacchiare Misugi.
Il principe del calcio capiva lo stato d’animo del portiere: in fondo,
il giorno prima era uscito con suo fratello Yu, il quale si era proprio
impegnato a far sembrare il tutto un appuntamento galante.
“L’ho notato…” Lo rassicurò Jun. “Ma non c’era motivo. Non ti
cambierei per nulla al mondo! Anche se…” Gli balzò alla mente il buffo
travestimento che il portiere aveva improvvisato per pedinarli.
“Conciato in quel modo m’ inquietavi!”
Ken
divenne più rosso di un peperone. “E che dovevo fare? Non ho avuto
altra scelta!” Incrociò le braccia sbuffando.
Misugi
scoppiò a ridere. “… è stato divertente. Almeno, adesso potrai
dedicarti al calcio senza pensieri e sensi di colpa.”
Disteso
sul proprio letto, Ken fissò negli occhi il compagno seduto al suo
fianco. E, stavolta, lo sguardo era più serio che mai “Sì,
hai ragione.”
Sulle
labbra di Jun spuntò un sorriso furbetto, mentre con le mani
raggiungeva un fianco del fidanzato. “Il primogenito della famiglia
Wakashimazu prenderà le redini del dojo e tu diventerai un grande
portiere!” Precisò, stuzzicandogli la pelle tutto contento. Ken si
sottrasse al solletico ridendo. Poi afferrò le spalle di Misugi per
farlo sdraiare sopra di sé. “Puoi contarci!” Esclamò, lanciandogli
un’occhiata maliziosa che il suo principe accolse ben volentieri. Con
una mossa audace, Jun fece aderire il proprio torace a quello del
portiere, portando le mani sotto la sua maglietta. Ken rabbrividì di
piacere e si stava abbandonando a quel tocco quando, d’un tratto, le
dita di Jun gli sembrarono improvvisamente gelide. Turbato da un
pensiero fulmineo, il ragazzo sobbalzò. “Pri…primogenito?”
Balbettò, separandosi da lui. Aveva una strana espressione.
“Sì…
no?” Domandò Misugi, confuso, notando una sottospecie di tic
impadronirsi delle labbra del ragazzo e lo strano pallore del suo
viso.
“Ahem,
sì, sì!” Rispose Wakashimazu, mettendosi a sedere. Misugi s’inginocchiò
fra le sue gambe, fissandolo preoccupato. L’altro si passò stancamente
una mano fra i capelli, gesto che compiva quando era in difficoltà. E
il capitano della Musashi lo sapeva bene. Stavolta, quel gesto era
accompagnato da uno sguardo colpevole. “Solo che… lo so… avrei dovuto
dirtelo prima ma… è difficile…” Al che, il capitano della Musashi si
allarmò sul serio. “Cosa mi avresti dovuto dire…?”
Ken
sollevò la schiena. “Lui non è che quello che hai detto…” Farfugliò,
evitando di guardarlo negli occhi.
“Eh?
Che diavolo dici? Lui chi?” Il principe del calcio provò a fare appello
a tutte le sue eccezionali doti di analisi, ma faticava a capire.
“Lui…
Yu!” Sbottò Ken. “Lui non è… lui non è mio fratello…”
“…
non è tuo fratello? Ma se siete due gocce d’acqua!” Sbuffò Jun,
cominciando a spazientirsi. “Se è uno scherzo guarda che...”
“No,
non lo è! Cioè, lui lo è…! Solo che non è…” Il portiere strinse i pugni
e, fissando il proprio ragazzo negli occhi gridò: “… il primogenito!
Semmai…”
Jun
non fece in tempo a riflettere, figurarsi a blaterare qualcosa, dato
che l’improvviso ruggito di una moto arrivò fino ai loro timpani,
inducendo Ken a drizzare la schiena e sibilare un “Hiiiii!” fra i
denti. Ma non fu tutto: nello stesso momento la porta della camera si
spalancò, mostrando Yu sconvolto e pallido quanto il fratello. “Hai
detto quel nome!!! Ecco perché è qui!” Gridò, indicando la finestra.
Ken
balzò dal letto, mettendosi in piedi. “Ma se non ho ancora detto
nulla!” Si difese, sudando freddo.
Jun
spalancò gli occhi, chiedendosi se fossero impazziti: non li aveva mai
visti così agitati. “Ken, scusa…” S’intromise, cercando di
riagganciarsi al discorso che stavano facendo. “Che significa che Yu
non è il primogenito?”
“Aaaaargh!
Visto? Gliel’hai detto!” Yu si portò entrambe le mani alla testa,
disperandosi quasi fosse stato contagiato dal germe della follia.
Terrorizzato, Ken, ficcò invece le nocche delle dita fra i denti. “No!
Ho solo detto che non sei il primogenito, ma non ho fatto il suo nome…”
“MA
IL NOME DI chi?” Jun si sgolò, ma almeno ottenne ciò che voleva:
l’attenzione dei due fratelli. Ci fu un istante di silenzio, dopo di
che, fu assalito dal maldestro tentativo di Yu e Ken di tappargli la
bocca. “Shhhht! Non urlare!” Lo implorò il fidanzato.
“Potrebbe
sentirti!” Sussurrò l’altro. “Magari se non trova nessuno se ne…”
“Cos’è,
un nuovo giochino erotico?”
A
quella voce, che Ken e Yu conoscevano fin troppo bene, i due fratelli
sobbalzarono. Lentamente, si voltarono verso la porta, trascinando nel
movimento il malcapitato Misugi che aveva ancora la bocca sigillata
dalle mani di entrambi.
“Spero
almeno che lui sia consenziente!”
Il
principe del calcio notò una ragazza sulla porta: stava in piedi e
sotto braccio stringeva un casco da moto rosso fiammante, mentre con
una mano impugnava una spranga di ferro che batteva a ritmo cadenzato
sulla spalla. Indossava un lungo soprabito bianco da kamikaze,
pantaloni e stivali da motociclista e una camicia azzurra decisamente
scollata. Il ragazzo trasalii: si sbagliava o quella era una vera e
propria teppista yankee? E che ci faceva in casa
Wakashimazu?
“Re…
Rei!!” Balbettò Yu, liberando per primo Jun. “Ma che vai a pensare,
sciocchina!”
“Già,
già!” Gli andò dietro Ken, portando le proprie mani sulle spalle del
fidanzato, improvvisando un improbabile massaggio. “Come mai
da queste parti?”
La
ragazza sbuffò, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i lunghi
capelli neri. “Tsk, che entusiasmo i miei fratellini! E pensare che non
ci vediamo da un pezzo!” Così dicendo roteò la spranga di ferro davanti
a sé per poggiarla sul pavimento, con grande sollievo dei presenti.
“Fratellini?”
Ripeté Jun, posando gli occhi prima su Ken, poi su Yu, quindi di nuovo
sulla strana tipa. In effetti, notava una qualche somiglianza, ma non
gli risultava che gli Wakashimazu...
“Ahem,
Jun… è quello che stavo per dirti prima…” Ken deglutì, guadagnandosi
un’occhiataccia da Yu. “Mi dispiace non avertene mai parlato, ma lei è
Reiko, mia… anzi, nostra sorella maggiore! La primogenita della
famiglia!”
Jun
strabuzzò gli occhi, mentre Reiko gli faceva ‘ciao’ con la mano,
regalandogli un ampio sorriso sfrontato. “Vostra cosa?” Confuso dalla
rivelazione del fidanzato, Misugi intercettò Yu e nei suoi occhi lesse
la conferma. “Ken, hai una sorella maggiore e in due anni non mi hai
mai detto niente?”
Il
portiere lo guardò mortificato. “Mi… dispiace. Hai ragione.”
“Come
sarebbe che non hai mai parlato di me al tuo amico?” Reiko si era
fiondata su Ken, afferrandolo per il bavero. La ragazza aveva sì
mollato la spranga, ma il suo casco gli roteava minaccioso sotto il
naso.
“Sorellina,
così mi strozzi! Sai com’è, di solito con Jun parliamo di calcio e
poi...”
“Che
scuse patetiche…” Ringhiò la ragazza, mollando la presa per tendere la
mano a Misugi. “Io sono Reiko Wakashimazu, ho ventisei anni e sono la
sorella maggiore di questi due decerebrati! Puoi comunque chiamarmi
Rei.”
Grazie
alla sua spiccata capacità di camuffare le emozioni, Jun riuscì a
cancellare lo stupore dai suoi occhi -e l’incazzatura nei confronti del
fidanzato- mostrandosi meravigliosamente affabile. “Piacere, Reiko. Io
sono Jun Misugi.”
“Un
amico di Ken-chan?” La stretta di lei gli sembrò fin troppo decisa.
“Sì…
siamo rivali in campo, ma compagni di Nazionale.” Aggiunse il capitano
della Musashi.
“Mio
caro Misugi…” La ragazza gli rivolse un sorriso pungente. Da quella
distanza, il principe del calcio notò che aveva una piccola cicatrice
sopra il sopracciglio destro. Oltre alle labbra carnose, marcate da un
rossetto scarlatto. “Vuoi sapere perché nessuno ti ha parlato di me? Te
lo dico io…” La voce della ragazza divenne penetrante. “Mio
padre… mi ha diseredata!” Esclamò, battendosi un pugno sul petto. “Ha
fatto questo a me! La primogenita!” Continuava, sdegnata.
Jun
subì uno shock. “Il signor Wakashimazu cosa?”
“Non
accusare papà ingiustamente!” Li interruppe Yu. “Tu eri quella che
utilizzava il karatè per menare i ragazzi del vicinato!”
“Tsk.”
Reiko incrociò le braccia contrariata. “Se lo meritavano!”
“A
sei anni hai dato fuoco al motorino di nostro cugino!” Aggiunse Ken.
“Peccato che lui c’era sopra e hai rischiato di arrostirlo!”
“E
quindi? Lui mi tirava sempre i capelli!”
“E
quando hai inseguito col coltello Yokozawa-san? Poveraccio, ha ancora
gli incubi!”
“Quello
l’ho fatto perché non volevo sposarlo! Ma si può combinarmi un omiai
a 19 anni? Papà e mamma avevano i tarli nel cervello!”
“E
quella volta che hai causato una rissa a scuola con la tua gang di
amiche psicopatiche? Se non fosse che il preside era un ex allievo di
papà, ti avrebbero cacciata dall’istituto!” Rincarò Yu.
Reiko
lo guardò urtata. “Si dà il caso che quelle ‘amiche psicopatiche’
facciano ancora parte della mia banda di motocicliste! Sono sotto il
mio diretto controllo.”
“Un
gruppo di teppiste!” Puntualizzò Ken. “Terrorizzate la gente con le
vostre scorribande!”
Jun
era sempre più allucinato. La sorella di Ken a capo di una banda di
motocicliste?
La
ragazza scrollò le spalle. “Macché, ci divertiamo un po’, ma non
molestiamo nessuno. A parte quando mettiamo in riga quelle che vogliono
toglierci la supremazia nel Kantō!*” Sulle sue labbra si aprì un
sorriso compiaciuto.
Yu
e Ken scossero la testa insieme. “Non cambierai mai!”
“Tsk,
non accetto critiche da uno che corre dietro alle minorenni e da una
checca in calore!” E così dicendo additò prima Yu e poi Ken i quali,
spiazzati, divennero rossi fino alla punta delle orecchie. Anche Jun
suo malgrado arrossì, imbarazzato da quel linguaggio scurrile.
“Che
diavolo stai dicendo?” Strillò Ken.
“…
e tu come diavolo lo sai?” Domandò Yu spaventatosi tutto a un tratto.
Reiko
sgranò gli occhi. “Ma che davvero? Di loro l’ho capito sin da subito
che erano due piccioncini, ma di te ho sparato a caso!” A fatica si
trattenne dal ridere, mentre Yu diventava viola di rabbia. Ken e Jun,
invece, guardarono altrove, se ci fosse stato un modo per sprofondare
sotto terra, l’avrebbero fatto seriamente.
“Mhhhh,
ora ho un motivo per ricattarti, Yu-chan!” Esclamò Reiko strizzando un
occhio.
“C-che
vorresti dire?” Yu cominciava a preoccuparsi.
“Mah,
boh. Devo pensarci su. Magari ti potrei chiedere di fare qualche
‘lavoro sporco’ al posto mio!”
“Ti
sembrano cose da dire, strega?” per qualche istante, Yu le inveì
contro, accusandola di essere una manipolatrice e ricattatrice senza
scrupoli. Solo dopo aver finito di sfogarsi e vedendo la sorella
scoppiare a ridere, il ragazzo si rese conto di aver risposto alla
provocazione come un pivello. Quindi, con un sospiro, placò la rabbia.
“Non c’è speranza…”
A
un certo punto, Reiko si avvicinò a Ken e Jun guardandoli dall’alto in
basso. “Voi due…” Li interpellò in tono minaccioso. “State insieme?”
Ken
avvampò. “Rei ti sembrano cose da chied-”
“Sì.”
Rispose prontamente Misugi. Nonostante fosse di qualche centimetro più
alta di lui, il principe del calcio sostenne lo sguardo di Rei senza
vacillare.
Il
portiere rimase di stucco. “Jun, che diavolo… non darle corda!” Reiko,
però, gli fece cenno di tacere, costringendolo ad arretrare. “Oh,
interessante.”
La
ragazza fece scioccare le lingua, poi chiuse la bocca come se stesse
assaporando qualcosa. “Lo sai che per stare con un Wakashimazu bisogna
avere tempra, carattere? Non si può essere certo dei damerini con la
puzza sotto il naso e privi di spina dorsale.”
“Certo,
lo so!” La fronteggiò il principe del calcio, senza perdere la
compostezza.
Reiko
fu stuzzicata dal suo atteggiamento. Le sfide erano la sua passione.
Per questo fece di tutto per apparire ancora più terribile. “Sai, carino…
anche se ho deciso di andarmene, rimango sempre la maggiore in questa
famiglia, e non posso tollerare che mio fratello scelga il primo che
gli capita!”
“Ehi,
Jun non è il primo che capita.” S’intromise il portiere, ma quelli lo
ignorarono.
“Cosa
devo fare?” Domandò invece Misugi, accogliendo la provocazione. Non era
tipo da darlo a vedere, ma chi lo conosceva bene sapeva che anche lui
non si tirava indietro davanti alle sfide.
“La
prova!” Lo sguardo di Reiko si fece talmente serio che l’aria divenne
pesante. Anche il minimo respiro poteva tramutarsi in un passo falso.
“Per essere accettato dalla famiglia Wakashimazu e avere il mio
consenso, dovrai sottoporti a una prova!”
“Non
starla ad ascoltare, Jun!” Ken si interpose fra lui e la sorella.
Anche
Yu lo affiancò. “Ha ragione, lasciala perdere!”
Ciò
nonostante, Misugi si fece spazio fra loro, allontanandoli. “Accetto.”
Pronunciò perentorio.
“Coraggioso,
il ragazzo!” Ghignò Rei.
“E
non provare a fermarmi, Ken.” Aggiunse Jun, rivolgendosi al portiere.
“Qui
non siamo sul campo, Jun! Tu non la conosci… lei è capace di cose
terribili!” Insistette l’altro, non riuscendo comunque a fargli
cambiare idea.
“Quante
smancerie!” La risata di Reiko permeò la stanza. La ragazza si chinò
per recuperare la spranga e, dopo averla poggiata nuovamente su una
spalla sorrise con una punta di malignità: “Allora, cosa stiamo
aspettando… andiamo?”
*********
Dalla
finestra della propria camera, Ken guardò la moto di Reiko avviarsi per
il vialetto con in sella lei e Misugi. Quando le porte del grosso
cancello si richiusero, impedendogli la vista del mezzo che
s’instradava, il portiere fu assalito dall’agitazione. “Che diavolo è
una prova, Yu?” Domandò, interpellando il fratello, il quale era ancora
lì con lui. Quest’ultimo ingoiò a vuoto. “Io… ne ho sentito parlare una
volta a scuola ma… lasciamo stare!”
Ken
lo afferrò per le spalle, scuotendolo. “Parla!”
Yu
si morse un labbro. “Ecco vedi… per le bande di motociclisti, la
‘prova’ è una specie di linciaggio. Prendono la vittima e la legano per
le mani con una catena attaccata alla moto e… BRUM! Vanno in giro!
Argh!” Yu si dimenava, simulando mani legate e sballottamento da ogni
parte. “Trascinano così il povero disgraziato! Quando va bene, poi, ti
fanno delle piccole torture, ti bruciano la pelle con le sigarette e ti
lasciano le cicatrici… oppure prendono il rasoio…” Così dicendo
avvicinò una mano alla guancia del fratello, fingendo d’impugnare una
lama “… e ZACK! Sulla faccia!” Yu si coprì poi il viso col braccio. “E
addio matrimonio!”*
Ken
lo fissava imbambolato, privo di parole. Scioccato, o meglio,
traumatizzato. Aveva il volto pallido e uno strano capogiro. Sbatté le
palpebre più volte e, quando si riprese, un brivido gli corse lungo la
schiena.
“E
ALLORA CHE DIAVOLO CI FACCIAMO ANCORA QUI?”
***************
Lo
sfrecciare della moto sulla strada creava delle vibrazioni che si
diffondevano in ogni cellula del suo corpo. Ad ogni accelerazione, il
principe del calcio sentiva una scarica di adrenalina e per un istante
gli sembrò di essere un tutt’uno con quel mezzo. Mentre Reiko no. Al
contrario suo, gli era sembrato che lei si fosse fusa con la moto
nell’istante in cui aveva occupato la sella e agguantato con sicurezza
il manubrio. Lo stesso rumore dei cavalli pareva dialogare con i
pensieri della ragazza, così anche le sferzate del vento. Già, perché
da quando si erano mossi, la sorella di Ken non aveva più detto una
parola. Jun aveva la sensazione che lei fosse diventata la
padrona assoluta della strada, che avesse il totale controllo della
situazione, anche quando un misto di eccitazione e timore lo
solleticava, soprattutto in prossimità delle curve. Ma gli piaceva, gli
piacevano tutte quelle emozioni nuove, la sensazione dell’asfalto che
si avvicinava, il cuore che incrementava i battiti all’aumentare della
velocità.
Già.
Il suo cuore. Gli sembrava di sentire la stessa identica trepidazione
di quando entrava in campo: solo che, stavolta, non era il pallone a
disporre della sua vita, ma Reiko.
“…è
incredibile! Non hai avuto paura?” Rei gli lanciò una lattina di tè
freddo che Jun afferrò al volo. Lei aveva preso una birra. Si erano
fermati vicino a un bar e ora sorseggiavano le bibite seduti sotto un
albero. Poco distante, la carena scarlatta della moto scintillava sotto
i raggi del sole. Sembrava una di quelle bestie feroci che, nella pace
del riposo, appariva invece molto mansueta. “Ho preso certe curve a una
velocità che di solito non mi sogno neanche. Il tuo corpo non si è
irrigidito nemmeno per un istante.”
La
sorpresa che lesse negli occhi di lei, fece ridacchiare Jun. “E perché
avrei dovuto aver paura? Non penso che tu avessi intenzione di
ammazzarti, quindi se la persona che guida è sicura di sé, perché non
dovrei esserlo io?”
Reiko
smise di bere, alquanto sorpresa. “Ah. In effetti… hai fegato,
ragazzo!” Poi, Misugi si portò una mano all’altezza del cuore. “Diciamo
che sono abbastanza abituato a rischiare la vita… non mi spavento per
così poco. Anzi, è stato proprio divertente!”
La
ragazza osservò quel gesto, ma non fece in tempo a domandare qualcosa,
anticipata nuovamente da Jun. “Sei davvero a capo di una banda di
motocicliste?”
“Oh,
yes.” Rispose lei con orgoglio. Poi aprì un
pacchetto di caramelle e se ne cacciò un paio in bocca. Jun pensò che
era davvero buffa. “Le Iron Ladies!* ti
piacerebbero, anzi! Tu piaceresti a loro! Hai un bel faccino ma sotto
sotto nascondi lo spirito del guerriero! Perché non ti unisci a noi?”
Domandò lei, offrendogli il pacchetto.
“Come?”
Jun scoppiò a ridere, ma la sua fu una risata sincera. “In un gruppo di
ragazze? Ok che mi piacciono i maschi, ma… mi vedi davvero così damerino
privo di spina dorsale?” Scherzò, alludendo alla battuta che poco prima
Reiko aveva fatto su di lui. Intanto accettò la caramella. Era alla
liquirizia forte, e dopo averla messa in bocca si sentì rigenerato.
“Mah…
non più! È vero, è vero… mi sono dovuta ricredere! Ma comunque sono il
capo e nella mia banda entra solo chi dico io!”
“Ti
ringrazio della proposta, ma non potrei mai abbandonare il calcio.” Jun
aveva finito la propria lattina e per qualche istante il suo sguardo si
perse in un punto imprecisato di fronte a sé. “Il calcio è tutto per
me… non è un semplice passatempo.”
“Anche
tu fanatico come Ken, eh?”
“Ma
no… non è fanatismo. Una volta tuo fratello mi chiese perché mi
ostinassi a giocare a calcio, nonostante tutto…”
….
Nonostante rischiassi di morire*
“…
e io gli risposi che era perché mi diverte. E perché mi fa sentire
vivo. Tutto questo ha un solo nome: passione. Il
calcio è una passione da cui non posso prescindere.”
“E
ora questa passione comprende anche mio fratello… non è così?” Ammiccò
Reiko, dandogli una gomitata sul fianco. “Avete già fatto il gran
passo? Eeeeeh?”
Il
rossore sulle guance di Jun fu la risposta che Reiko cercava. “Oh,
cavoloooooo!! Il mio fratellino minore è diventato grande!” Strillò,
battendo le mani. “Posso sapere chi sta sopra e chi sotto?”
Jun
sospirò. Puntò i gomiti sulle ginocchia e incrociò le mani sotto il
mento. Ormai non si stupiva più di nulla. “E io posso sapere perché te
ne sei andata di casa?”
Insieme
alle parole, Reiko perse l’esaltazione. Era evidente che lui avesse
accennato alla cosa solo per cambiare argomento. Eppure si trovò in
difficoltà. “Perché… mi hanno diseredata…. Te l’ho detto…”
Jun
la guardò poco convinto. “Veramente poco prima di uscire hai detto: ‘…
anche se ho deciso di andarmene’… una persona che viene cacciata di
casa non lo decide…”
“Ehi.
Non ti sfugge proprio niente, eh? Sei più sveglio di quello che sembri.”
“Grazie
del complimento!”
Reiko
si portò le mani dietro la testa, appoggiandosi al tronco dell’albero.
Jun osservò meglio il suo spolverino bianco, notando i vari kanji
ricamati, rossi come il sangue. “Iron Ladies- le migliori”.
“Guerra ai nemici.” C’erano scritte cose così. Inoltre, sul
lato di una spalla spiccava la bandiera nazionale. Il ragazzo sorrise
divertito. Reiko era davvero una donna fuori dal comune. Eppure i
tratti della famiglia Wakashimazu erano davvero evidenti. I capelli
erano lunghi e folti quanto quelli di Ken. Anche il taglio degli occhi
era simile. Mentre il profilo, con quel naso all’insù, gli ricordava
quello di Yu.
“Sai
com’è. Sono sempre stata una tipa… ribelle? Se mi veniva detto di fare
qualcosa, automaticamente facevo il contrario. Carattere. Ho sempre
odiato quando gli altri decidevano per me. Mio padre mi ha sempre
minacciata di rinchiudermi in un collegio… o in un riformatorio…”
“Ma
non l’hai mai fatto davvero.”
“No,
infatti. Li facevo sempre disperare. Mia madre, poi, aveva una
pazienza. Da una parte mi lasciava fare, ma dall’altra mi chiedeva di
essere più saggia e composta. Ma non ci sono mai riuscita. Io sono
così. O tutto o niente.” Misugi notò la voce di Reiko addolcirsi. Farsi
nostalgica. “Ho combinato tanti di quei casini che ho rischiato di
compromettere il buon nome della mia famiglia… e anche il dojo di mio
padre. Sai com’è… usavo i suoi insegnamenti per farmi rispettare a
scuola e nei dintorni… una volta ho anche picchiato un prof.”
“…
per questo hai deciso di andartene. Per non creare problemi. Lo
capisco.”
Reiko
fece un grosso respiro, ma non smentì. “Sono andata a stare da mia
nonna materna e ancora adesso vivo lì. La nonna mi ha sempre difesa…
per fortuna c’è lei. Lavoro per un’officina di moto abbastanza
rinomata.”
Jun
scrollò le spalle. “È incredibile. I fratelli Wakashimazu si somigliano
tutti.”
“Scherzi?
Noi…”
“Avete
tutti e tre uno sperticato orgoglio. Siete così testardi che
prendete le decisioni da soli, senza coinvolgere le persone a cui
tenete. Per non farle preoccupare. In questo modo, agli occhi degli
altri potete apparire come persone superficiali alle quali non importa
di nulla se non dei propri interessi. Vedi Ken con il calcio.
Rinunciare al karatè è stata una decisione sofferta, eppure non era
riuscito ad aprirsi con vostro padre. O Yu, che per evitare il
fallimento del dojo della ragazza che ama si è finto un menefreghista
nullafacente per anni, quando invece insegnava karatè di nascosto. E
tu… con la tua situazione.” Jun le sorrise con gentilezza. “Siete
proprio tutti uguali.”
Reiko
non si espresse. Aveva ascoltato il discorso di Jun meravigliata e gli
sembrò incredibile che un liceale potesse essere così intuitivo. Lo
sguardo vagò verso il cielo e le nuvole, dapprima senza una meta, poi
si focalizzò su un punto fra i palazzi dove qualcosa si stava muovendo.
Sulle sue labbra cominciò ad allargarsi il tipico sorrisetto maligno
che la caratterizzava. La ragazza si alzò di colpo. “…è ora di andare,
principino!” Tono e sguardo erano tornati quelli subdoli che
aveva assunto in casa dei suoi. “Ora vediamo se dirai ancora di non
aver paura…”
*************
“Juuuuuuun!”
Gridò Ken disperato, allungando un braccio fuori dal finestrino
dell’auto, come a voler fermare l’ambulanza che correva nella corsia
opposta.
“Basta,
Ken, non puoi fare così a ogni sirena che senti.” Lo rimproverò Yu, al
volante della propria auto.
“Lo
sooooo, ma sono preoccupato!” Il portiere cercò un po’ di comprensione.
Erano usciti da almeno due ore, avevano girato numerosi quartieri,
anche i più malfamati, ma non avevano trovato Reiko e Misugi.
“Dai…
non essere catastrofico. Alla fine non credo che Rei gli farebbe
davvero del male. Lo sai bene: a volte sa fare la persona seria.” Le
placide parole di Yu rincuorarono il ragazzo, facendogli affiorare i
ricordi di quando Reiko viveva ancora in casa con loro.
“…
mi sono appena ricordato che, quando avevo cominciato a giocare a
calcio, aveva preso le mie difese. Litigava lei con papà al posto mio.”
Ken poggiò un gomito sul bordo del finestrino e guardava fuori. L’aria
gli arrivava in pieno viso, scontrandosi coi suoi capelli. “Gli diceva
di lasciarmi vivere la vita come volevo…”
“Ricordo…”
Rispose Yu. “Anche quando io tornavo tardi e studiavo poco
all’Università ha preso le mie parti, dicendo a mamma e papà che non
potevano giudicarmi un nullafacente. Sai… è stato allora che ho
cominciato a dare lezioni al dojo di Ai-chan.”
“Era…
divertente quando c’era Reiko in casa…”
“Già.
Era tutto più movimentato…”
I
due fratelli Risero, poi fra loro calò un silenzio denso di ricordi e
sensazioni. Dal cuore di Ken stavano per dissiparsi le preoccupazioni,
quando adocchiò qualcosa all’orizzonte che gli provocò un moto di
nausea. “Che ti prende, Ken? Ti senti male?” Domandò allarmato Yu,
vedendolo tapparsi la bocca.
“La…
la ruota…”
“Cosa?”
“Davanti
a te… la… ruota panoramica!”
A
sentire il nome di ‘quella cosa’, Yu rabbrividì e quando lo sguardo si
fissò sulla giostra che a mano a mano si faceva più vicina, anche il
suo stomaco protestò.
Il
portiere faticò a parlare. “Il luna park… ricorda anche a te quello che
ricorda a me?”
Yu,
ormai divenuto cianotico, si aggrappò con forza al volante. “Lei…ci
faceva sempre fare le giostre più pericolose.”
“Minacciava
di aprirci le cinture in volo… e qualche volta ci ha anche provato…”
“Diceva
che ci saremmo sfracellati… che tanto si sarebbe rotto un ingranaggio…”
“…
e che il cervello sarebbe schizzato fuori in un baleno…”
“E
pure le budella!”
Il
portiere tremò al ricordo di quella sensazione. “È colpa sua se ho
paura dell’altezza. Se anche gli ascensori panoramici mi fanno tremare
le gambe!”
“Anche
io!” Annuì Yu. “Ma quindi… Misugi?”
Ken
sudò freddo. “Oh, no! Jun non potrebbe reggere… il suo cuore… corri,
Yu!”
E,
mentre Yu accelerava più che poteva, la voce di Ken rimbombò
nell’abitacolo: “Juuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuun!"
**********************
“Dove
saranno?”
Varcato
l’ingresso del luna park, Ken cominciò a guardarsi intorno come un
pazzo, ma non riuscì a imboccare alcuna direzione. C’era troppa gente,
troppa musica, troppi schiamazzi e lui era in preda alla confusione.
“Calmati…
non siamo nemmeno sicuri che siano qui…” Yu fece qualche passo indietro
per prendere le distanze: aveva notato che la gente cominciava a
guardarli male.
Il
portiere si mise le mani ai capelli, disperandosi. “Argh! Potrebbe
essere troppo tardi! Potrebbe…”
“Che
diavolo ci fate voi due, qui?”
Nel
riconoscere la voce e nel vedere quel sorriso disteso e tranquillo, le
gambe di Ken diventarono di burro e un groppo gli serrò la gola. “Jun…”
Esalò, quasi fosse stato un fedele che avesse appena assistito a un
miracolo.
“Stai
bene?” Domandò poi, afferrandolo per le spalle.
Misugi
lo guardò perplesso. “Sì.”
Ken
era incredulo. “Ma… ma… non siete saliti sulle giostre?”
Jun
sorrise tutto contento e il suo sguardo s’illuminò. “Sì, sì, certo.
Abbiamo fatto le montagne russe, il katun, l’evolution,
il kamikaze...”
Soltanto
a sentirle nominare, a Ken girò la testa. “Ma sei tutto intero? E non
ti sei sentito male?”
“Macché,
è stato davvero divertente!!”
Yu
s’intromise: “Ma Reiko non ti ha minacciato di buttarti di sotto?”
Misugi
scoppiò a ridere. “Ma che dici?!”
“A
proposito. Lei dov’è?” Domandarono insieme i due fratelli, notando solo
in quel momento l’assenza di Reiko.
Jun
si guardò intorno perplesso. “Mah, è andata in bagno perché… ah, eccola
lì!”
Reiko
stava avanzando verso di loro barcollando, con una mano si teneva lo
stomaco, con l’altra si copriva la bocca. Aveva un colorito piuttosto
verdognolo. “Ho vomitato l’anima!” Biascicò, rivolta a Jun. “Non ho più
l’età… blea!” Salvo poi accorgersi della presenza di Yu e Ken. “E voi
due che ci fate qui?” Ripeté a sua volta.
“Reiiiii!
Volevi ammazzarmi il ragazzo?” Le urlò contro il portiere, scuotendola.
“Oddio…”
Reiko vacillò e si tappò la bocca con forza e Ken, temendo che desse di
nuovo di stomaco, mollò la presa. “Ammazzarlo?” La ragazza squadrò Jun
da cima a fondo, sforzandosi di metterlo a fuoco, visto che le girava
tutto. “Non mi sembra che stia morendo! Perché?”
“Ma
sei cretina? Perché lui…” Cominciò il portiere, ma l’occhiata trucida
di Misugi lo fece desistere: dimenticava che il suo ragazzo odiava
rendere pubblici i cavoli propri, soprattutto quelli riguardanti la
malattia cardiaca. “Beh… perché poteva aver paura dell’altezza…
gliel’hai chiesto? Immagino di no!” Rappezzò.
“Bah…
non si è mica lamentato. Sta meglio lui di me che ho rimesso
anche la colazione di ieri!” Sbuffò Reiko.
Yu
la guardò torvo. “Sei la solita grezza, Rei. Non hai un briciolo di
delicatezza. Non troverai mai uno che ti si piglia!”
La
ragazza s’infervorò. “Cosa? Come ti permetti? Guarda che io…”
“Oh,
Rei-chan! Allora sei proprio tu... mi sembrava infatti la tua moto
quella parcheggiata fuori.” Un bel ragazzo, alto e dalla corporatura
snella, catturò totalmente l’attenzione del gruppetto.
A
quella vista, Reiko sembrò riprendersi completamente. “Kai-chan!”
Esclamò, aggrappandosi al suo braccio. “Cosa ci fai qui?” Ken e Yu
rabbrividirono: perché si era rivolta a lui in quel tono smielato?
Il
nuovo arrivato si sfilò con eleganza gli occhiali dalla bella montatura
verde, pulì le lenti con un panno, poi li indossò nuovamente. “Facevo
un giro, sono in pausa. La prossima lezione la terrò fra due ore. E tu?
Sei in compagnia?”
“Ah,
già!” Reiko sembrò tornare con i piedi per terra. “Questi sono Ken e
Yu, i miei fratelli, ti ho parlato di loro!” Esclamò, indicando i due
ragazzi che non capivano bene quello che stava succedendo.
Kai
s tese la mano e, a turno, strinse le loro, accompagnando il gesto con
un sorriso affabile. “Molto piacere… io sono Kai Matsuoka…” Tossicchiò
impacciato. “… ahem, il fidanzato di Rei-chan.”
“CHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE?”
Yu e Ken spalancarono la bocca, non nascondendo lo sconcerto, mentre
Jun si limitò a sollevare un sopracciglio, comunque stupito.
Reiko
li redarguì con un colpo in testa ciascuno. “Ragazzi, non fate i
maleducati!”
“No…
cioè… tu hai un fidanzato?” Yu non riusciva a crederci. E neppure Ken.
Entrambi guardarono prima lei, poi lui. Kai indossava un completo blu
che sembrava cucito sul suo corpo, aveva i capelli perfettamente in
ordine e l’aria impeccabile.
“Come
fa un tipo così posato e di buone maniere a stare insieme a una cafona
come te?” Si lasciò sfuggire il portiere, pentendosene all’istante.
Incredibilmente, però, sua sorella non lo assalì. “Ma perché mi ama!”
Esclamò gioiosa. “Non è vero, Kai-chan?”
“Certo,
sciocchina. Sei il mio tesoro…” Le rispose lui, ancora più zuccheroso.
Yu e Ken pensarono che sarebbe venuta a loro la nausea anche senza le
montagne russe.
“Rei-chan
mi ha parlato molto di voi… so che tu, Ken, sei portiere titolare alla
prestigiosa Toho. E che sei anche molto bravo!”
“Mh,
sì…” Rispose l’interpellato con fierezza.
“Mah,
io non mi intendo di calcio, però, conosco la fama di Wakabayashi. So
che è il portiere più bravo di tutto il Giappone. Peccato che ora
giochi in Germania, non è vero?”
“Che
sia il miglior portiere del Giappone, questo è ancora tutto da vedere.”
Gli ringhiò contro Ken, trattenendosi a stento dal fare fuori quel
tizio con un colpo di karatè. Se l’avesse fatto, l’ira di sua sorella
si sarebbe abbattuta su di lui. E questo, purtroppo, lo spaventava a
morte.
“Che
orgoglioso il mio fratellino!” Esclamò Reiko, passando un braccio
intorno al collo di Ken. “Se gli rispondi ancora così ti ammazzo!”
Aggiunse a voce bassa. In silenzio, Jun gli poggiò una mano sulla
spalla e lui borbottò indispettito qualcosa d’incomprensibile.
“Comunque…
Kai insegna diritto alla Tōdai*…” Spiegò poi Reiko, guadagnandosi
ulteriori sguardi sbigottiti. Stavolta anche quello di Misugi fu così
palese, che la ragazza si accorse di non averlo presentato. “Scusa,
tesorino, lui è Jun Misugi, un amico moooooolto intimo di Ken!”
Il
portiere si chiese per l’ennesima volta da quando era nato, perché non
fosse lui il primogenito. Almeno avrebbe potuto mettere in riga la
sorella!
Ma
Matsuoka sembrò non fare caso all’allusione. “Misugi Jun?” Ripeté,
fissando quello dritto negli occhi. “Massì, sei tu! Il famoso capitano
della Musashi!”
Jun
aggrottò la fronte. “Ahem, mi conosci?”
Il
ragazzo gli strinse le mani fra le proprie, entusiasta. “Mia sorella
Yuki frequenta la Musashi ed è una tua grandissima fan, fa parte anche
del Jun Misugi fan club!”
“Ci
risiamo…” Sospirò Ken. “Ieri Ai*, oggi questa Yuki. Tutti adorano Jun.
Sigh.”
“Non
avrai vita facile…” Gli sussurrò Yu all’orecchio, ghignando.
“Ma
è davvero così famoso?” Domandò Reiko, colpita.
Kai
le si rivolse come il miglior esperto di calcio esistente sulla Terra.
“Ma come, non lo sai? Lui era una delle promesse
del calcio nipponico, destinato a diventare il migliore del Giappone.
Peccato che una malattia cardiaca l’abbia frenato. Pensa, può giocare
solo dieci minuti a partita! Non è vero, Misugi?”
Mentre
Ken pensò che ormai la frittata era fatta, il principe del calcio
meditava di unirsi ai precedenti propositi omicidi del fidanzato.
“Tutto esatto, Matsuoka.” Scandì il capitano della Musashi.
“Meno
male che non s’intendeva di calcio…” Borbottò Yu.
“Aaaaah,
ora è tutto molto più chiaro!” Reiko colpì il palmo della mano con un
pugno. “Ecco perché Jun blaterava tutte quelle cose assurde sul calcio
e sulla passione… allora era serio! Pensa che stavo valutando di non
fargli passare la prova! Invece, per fortuna è solo malato di cuore e
non di mente!”
Notando
che fratello minore e consorte stavano per avere una crisi di nervi in
piena regola, - e trattandosi di Jun si rischiava pure l’infarto-,
Yu s’intromise, spostando altrove il discorso. “Oh, oh, oh!
Come vi siete conosciuti voi due?”
Reiko
ci pensò un attimo su, ma fu Kai a rispondere: “La prima volta mi ha
quasi investita con la sua moto! Sono caduto sull’asfalto dallo
spavento!” Disse, come se fosse qualcosa di normalissimo.
“Uh,
vero!” Esclamò la ragazza, in mezzo allo stupore generale. “Che botta
hai dato!”
“Un’altra
volta mi hai salvato da quei due teppisti che volevano aggredirmi…”
“Accoltellarti,
direi!” Lo corresse Reiko. Lo stupore del terzetto aumentava. E anche
la perplessità.
“Eh,
sì… meno male che passavi tu. Sono in molti a volermi accoltellare e
quel giorno non c’erano Shiro e Yuya…”
“Accoltellarti?”
Ken strabuzzò gli occhi.
“Shiro
e... ?” Yu cominciava a non capirci nulla.
“…Yuya!”
Ripeté Kai. “Le mie guardie del corpo!”
Ken
e Yu strabuzzarono gli occhi. “Guardie del corpo?” Ma prima che Kai
potesse aggiungere qualcosa, Reiko s’intromise. “Ma nooo, degli amici
molto intimi! Che di solito lo difendono, visto il suo fisico
gracilino!”
Kai
forzò una risata. “Ahem, già, già.”
I
due fratelli si scambiarono uno sguardo interrogativo. Solo Jun rimase
in silenzio a fissare meglio il ragazzo. Aveva l’impressione che
qualcosa gli stesse sfuggendo. Anche se cominciava a farsi un’idea…
“Eh,
sì. In molti sono invidiosi del mio tesoro!” Reiko si mise le mani sui
fianchi e liberò una grassa risata. “Ma quei teppistelli sono spariti
in un attimo!”
“Ci
credo… li hai minacciati con catene e spranghe di ferro!” Le ricordò
Kei. “Da quel momento abbiamo cominciato a pensare che fossimo uniti
dal filo rosso del destino!” Kai strinse le mani di Reiko e la guardò
negli occhi. “Hai ragione, amore!” Rispose quest’ultima, ricambiando lo
sguardo languido.
Ken,
Yu e Jun storsero la bocca. “Non li posso vedere!” Disse Yu sottovoce.
“E
comunque non mi sembra normale che un uomo si faccia difendere da una
donna… non mi sembra tanto sveglio.” Aggiunse Ken, indignato.
“Mmmmmh.”
Mugugnò Misugi.
“Beh
ragazzi, visto che qui abbiamo finito, io me ne vado in giro con
Kai-chan!” Esclamò all’improvviso Rei.
“Eh?
Ma… la prova?” Jun la guardò in cerca di risposte. Lo sguardo di Reiko
si fece molto serio. La ragazza avanzò, fermandosi a pochi centimetri
dal principe del calcio. Lo fissò qualche istante poi, di fronte allo
sguardo esterrefatto dei fratelli, s’inchinò. “Prenditi cura di Ken.”
Il
cuore di Jun batté forte per l’emozione. “Lo farò, Reiko-san. Grazie.
Grazie della fiducia.” Affermò, ricambiando il gesto.
“Magari
riesci a fargli mettere un po’ di sale in zucca a quello lì!” Aggiunse
la ragazza, strizzando un occhio.
“Ehi!
Come ti permetti?” Si lamentò Ken. “Jun, non ridere!”
“Questo
non te lo posso promettere, visto il soggetto…” Sorrise Jun. “Ma farò
del mio meglio!”
“Grazie,
eh? Cos’è? Una combutta contro di me?” Sbuffò il portiere.
“Ah!
Anche io devo scappare!” Yu guardò l’orologio da polso. “Fra poco devo
tenere la lezione dai Sakamoto. Vi dispiace tornare coi mezzi?”
“Ah,
Yu-chan, salutami la tua fidanzatina e non farti arrestare!”
Yu
avvampò. “Ai-chan non è la mia fidanzata!”
**************
Rimasti
soli, Ken e Jun decisero di fare due passi dentro il luna park. Ken,
però, si rifiutò di salire su una qualsiasi giostra.
“Non
posso crederci! Sei traumatizzato da tua sorella!” Esclamò Jun, dopo
una lunga risata. “A me non è sembrata poi così terribile!”
“Se
ci avessi vissuto insieme cambieresti idea!”
Jun
sollevò gli occhi verso di lui, soffermandosi sul bel profilo. “Ehi,
che c’è?” Chiese il portiere, notando di essere al centro del suo campo
visivo.
“Hyuga
sa di Reiko?”
Ken
resse il suo sguardo. La domanda non fu del tutto inaspettata. “Beh,
sì.” Rispose franco. “Lei era ancora in casa quando frequentavo il
Meiwa.”
Misugi
rimase in silenzio e continuò a camminare al suo fianco ma,
all’improvviso, si fermò. “Avresti potuto dirmelo. Non mi sembra un
segreto di Stato.”
“Jun…”
Vedendo la sua espressione, Ken capì di averlo ferito. Allungò il
braccio nell’istinto di sfiorargli il viso ma, visto che erano in
pubblico, preferì posare la mano sulla sua spalla. “Non sarà
stato un segreto di Stato, ma una promessa importante sì.” Misugi
sollevò gli occhi confuso e il ragazzo continuò. “Era una promessa che
io, Rei e Yu ci siamo fatti anni fa. Reiko ci aveva fatto giurare di
non parlare di lei. Di non far sapere in giro che avevamo una sorella
maggiore. Lei… ha anche cambiato cognome, assumendo quello della nonna,
Onodera. Per questo è Yu a figurare come il primogenito.”
Ora
lo sguardo del principe del calcio era cambiato. Alla delusione si
erano sostituiti stupore e ammirazione. “L’ha fatto per non infangare
il buon nome della vostra famiglia e per non creare problemi.”
“Proprio
così.” Ken mise le mani in tasca.
“Quindi…
era per questo che avevi paura oggi, quando l’hai nominata? Di
infrangere la promessa?”
Ken
ci pensò su. “Sì, anche.”
“Ma
ti ha sgridato per non avermi parlato di lei!”
“Tsk,
le piace fare le sceneggiate… hai notato, no? Poi c’è anche il fatto
che ogni volta che la nomini per qualche strana alchimia appare e porta
sempre qualche casino! Quella fa sempre di testa sua!”
“Come
te… per questo vi somigliate!”
“Figurati
se io somiglio a quella strega!”
Jun
ridacchiò. Ripensò con piacere a quello strano pomeriggio, dopotutto si
era divertito. Doveva ammettere che aveva preso molto a cuore la
questione della prova. Sapeva sin dal principio che sarebbe stata una
buffonata, ma aveva sentito il bisogno di un riscontro positivo. Lui
adorava la famiglia di Ken e, proprio per questo, desiderava
ardentemente essere accettato da tutti i suoi componenti… qualunque
fosse stato il modo. E sapere che Reiko l’aveva ‘promosso’ lo rendeva
davvero felice.
“Per
stavolta ti perdono…” Disse, sfiorandogli la mano, desideroso di
potergliela stringere. “Ma a casa, ne pagherai le conseguenze!”
Ken
lo guardò negli occhi. Dopotutto, in quei due giorni non avevano avuto
un attimo di pace. “Accetterò la punizione!” Esclamò, desideroso di
poter passare un po’ di tempo con lui. Finalmente da soli e senza
fratelli rompiscatole in giro!
*************************
Avevano
raggiunto l’Università con la moto di Reiko e ora quest’ultima fissava
il proprio ragazzo con un sorrisetto sornione, senza curarsi degli
sguardi perplessi e un po’ intimoriti che le rivolgevano le persone nei
paraggi.
“Pensi
che se lo scoprissero, i tuoi fratelli mi odierebbero?” Kai si passò
una mano fra i capelli, sistemandosi ancora una volta gli occhiali.
“Ma
no, dai… alla fine credo ti accetterebbero comunque!”
“Speriamo!”
Esclamò il ragazzo, varcando la soglia della facoltà con eleganza. Il
suo sguardo era cambiato. Non aveva più l’aria stralunata sfoggiata
fino a quel momento. Ora nei suoi occhi brillavano lucidità e fierezza.
Quello era il vero Kai Matsuoka di cui Reiko si era innamorata.
“A
più tardi!” La salutò lui, con un sorrisetto sagace sulle labbra.
Reiko
lo guardò svanire oltre la porta, poi ridacchiò fra sé. Di sicuro non
sarebbe stato semplice spiegare ai suoi familiari che Kai era il
primogenito di una famiglia yakuza, destinato a diventarne il
successore.
La
ragazza si avviò verso la propria moto e infilò il casco. Aveva avuto
l’impressione che Misugi avesse intuito qualcosa. Per fortuna che la
malattia cardiaca ce l’aveva lui e non Ken o Yu. Vista la situazione, i
loro cuori di sicuro non avrebbero retto. Meglio dar loro del tempo o
rischiava seriamente di giocarsi fratelli e genitori.
Con
quell’ultimo pensiero diede gas alla fedele compagna di viaggio e
partì: le Iron Ladies aspettavano ansiose il loro capo.
FINE
*Omiai:
Incontri a scopo matrimoniale.
*Yankee,
termine che in Giappone, indica il teppista, solitamente facente parte
di una gang di motociclisti.
*
Kantō: Area dell’isola di Honshū che comprende le sette prefetture
intorno a Tokyo.
*Le
parole che Yu dice sulla ‘prova’ e i gesti che fa, sono ripresi dal
film “Kamikaze girl”, che io adoro!! È stata proprio quella scena a
dare vita a questa ff!!
*Le
Iron Ladies sono una squadra di pallavolisti tailandesi composta da
gay, transessuali e travestiti che nel 1996 vinse il campionato
nazionale. Esiste anche un carinissimo film omonimo ;)
*
Il sermone di Jun è preso dalla mia ff “Il cuore e il pallone” ^___^
*
Tōdai, è l’Università di Tokyo, una delle più prestigiose del Giappone.
*
In “Non sono un karateka”, la dolce Ai è il successore del dojo
Sakamoto dove Yu tiene le sue lezioni. Anche lei è malata di cuore e
Jun è il suo idolo. Per farglielo incontrare, Yu fa in modo di ottenere
un appuntamento con lui.
*
Nat, ossia Natsuko Yamaguchi, nel mio immaginario è l’allenatrice del
Toho che ha sostituito Kitazume nel triennio del liceo. Una donna un
po’ eccentrica e parecchio severa XD
*
Spolverino da Kamizake: lo usano i teppisti e le teppiste delle bande
di motociclisti
Grazie
a tutti voi per aver seguito le vicende di Reiko Wakashimazu!!! Spero
di non avervi annoiato ^__^
La
vostra Releuse <3
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