HoJ - X - Protezione e Giustizia [da revisionare]

di Ghost Writer TNCS
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Prologo

La giovane girò bruscamente a sinistra, urtò un paio di passanti e continuò a correre a perdifiato. L’aspetto di cane umanoide suggeriva fosse una licantropa, e le sue orecchie a punta erano tese per captare i rumori alle sue spalle.

«Vàen, Polizia Galattica, fermati subito!»

Il grido dell’insettoide non servì a nulla, anzi la spronò a correre ancora più in fretta. Saltò una ringhiera e balzò al piano inferire. Conosceva quella stazione orbitale come le sue tasche: ci avrebbe messo poco a seminare quello sbirro con quattro braccia.

Una folata di vento le fece rizzare il pelo. Sbarrò gli occhi e rallentò di colpo per non andare a sbattere con il poliziotto, che in una frazione di secondo l’aveva superata e le aveva sbarrato la strada.

«Vàen, è inutile che scappi.» affermò l’insettoide con un leggero accento «Vedi di collaborare e vedrai che il giudice ne terrà conto.»

«Ma vaffanculo!» La licantropa infilò una mano nella tasca della felpa e tirò fuori un cristallo blu. «Prendi questo!»

L’onda d’urto scaraventò all’indietro l’agente, mandandolo al tappeto.

«Ci vediamo, sbirro!» esclamò la ragazza con un sorriso sfrontato.

L’insettoide si tirò su, gli occhi composti ridotti a due fessure. Spirò dal naso tutta la sua rabbia e, riottenuta la necessaria calma, si rimise in piedi. Per la seconda volta usò l’Arte di Combattimento per aumentare la velocità e in un secondo fu di fronte alla fuggitiva. La giovane andò a sbattere contro di lui e cadde a terra. Il cristallo magico le sfuggì di mano e rimbalzò un paio di metri più in là.

«Vàen, non sono uno sbirro, sono un Cane da Caccia.»

La licantropa si rimise in piedi, i denti stretti e il pelo ritto. Gli tirò un pugno, ma lui lo bloccò facilmente. Altrettanto facilmente bloccò il secondo.

L’insettoide allargò le braccia inferiori. «Vàen, qualcos’altro?»

Il calcio lo centrò in pieno tra le gambe, causandogli un gemito poco virile. Lasciò andare la presa sulle mani e cadde in ginocchio agonizzante.

Lei si esibì in un nuovo sorrisetto di sfida. «Ci vediamo, sbiiii…»

Il proiettile paralizzante la prese in pieno, facendola cadere a terra con qualche leggero spasimo. Adesso davvero non poteva più fuggire.

«Taiga, tutto a posto?»

Il poliziotto gemette di nuovo. «Vàen… tu che dici…?» Nonostante il dolore, non aveva perso l’abitudine di inserire un “vàen” in ogni frase.

La sua collega, una donna dai capelli biondi raccolti in una coda, infilò la pistola che aveva in mano nella fondina alla coscia destra, così da essere perfettamente speculare all’arma a sinistra. «Qui Samantha Domino, abbiamo preso la ragazza.» affermò attraverso il comunicatore del suo overwatch. «Ho qui uno dei cristalli magici di contrabbando.»

«Ottimo lavoro. Sbrigatevi a portarla al comando, abbiamo un nuovo caso e sembra uno di quelli tosti.»

La poliziotta annuì. «Ricevuto, arriviamo subito.» Chiuse la chiamata e, mentre prendeva una capsula dalla cintura, lanciò uno sguardo al collega. «Sentito, Taiga? Il divertimento deve ancora cominciare.»

L’altro si mise in piedi, ancora dolorante «Vàen, non vedo l’ora…»





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