Abbandonata dal destino

di _Dayana_
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Volevo veramente bene a mia madre.
Lei era tossico dipendente.
Alcolista.
Era diventata quasi cieca e godeva di un sussidio.
Era schizzo frenica.
Però io non ho mai dimenticato che mi amava, anche se si faceva.
Continuamente.
Continuamente.
Continuamente…
 
 
Avevo appena quattro anni quando mia madre iniziò a usare droghe.
Probabilmente aveva già iniziato da tempo. Anche quando ero appena in fasce.
Questo, però, non posso saperlo. Ma non ho mai dimenticato che mi amava.
Mi chiamo Lizh Murray. E questa è la mia storia
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-Dove sono? Dove sono i miei soldi?-
-Io non li ho presi mamma! Smettila ti prego!-
-Bugiarda! Sei una bugiarda! Dammi i miei soldi!-
-No! Ci servono per mangiare! E tu li sprechi iniettandoteli in vena!-
-Senti piccola stronza! Quei soldi mi servono!-

Chiusa in camera, rannicchiata a pallina, piangevo. Le mani fra i capelli.
Sempre! Succedeva sempre!
Mia madre litigava con mia sorella.
Lei voleva i soldi per comprarsi la droga. Mia sorella glielo impediva.

Urla, rumori assordanti, infine qualcuno che piangeva.
Mi alzi dal pavimento e aprì lentamente la porta.
La vidi.
Mia madre.
Inginocchiata davanti mia sorella.
Piangeva.


Com'è crudele il destino.
È lì.
E colpisce l’innocenza.
-Mamma?- mi avvicinai piano a lei
-Passerotto- disse guardandomi con gli occhi arrossati per le lacrime
Poi li vide.
I soldi.
Stretti nella mia mano.
Mi guardò implorandomi


-Piccola mia, ti prego. Mi servono- disse tra le lacrime
-Lizh no! Ti prego non farlo. Moriremo di fame-


Non ascoltai mia sorella. Mi sentivo quasi ipnotizzata dagli occhi di mia madre. Istintivamente allungai la mano e mia madre in un lampo mi strappo i soldi e li nascose nel cappotto.
Mi guardò e mi sorrise.

Dio come amavo quel sorriso. Pregavo giorno e notte per vederlo. Per vedere mia madre felice.
Si alzò dal pavimento e barcollando raggiunse la porta d’uscita.


-No mamma! Non andare al’acquedotto!-
Non mi ascoltò e uscì ugualmente
-Papà! Papà ti prego! Dobbiamo andarle dietro!-
-Sempre la stessa storia!


Si alzò dal divano e insieme seguimmo mia madre.
Mio padre. Potevi sederti su un divano e parlare con mio padre.
Sapeva tante cose. Era un genio. Conosceva tutte le risposte.

Guardai mio padre rincorrere mia madre.
Così stanno le cose.
I genitori sono i tuoi dei.
Io li vedevo come un esempio di quello che avrei trovato ovunque nel mondo.
Badavano così poco ai miei bisogni.
Ma io avvertivo che il loro bisogno era così forte che non mi faceva ne soffrire ne arrabbiare il fatto che non si interessassero a me.

Mi lasciò da sola.
Vicino a me un cassonetto dell’immondizia.
Trovai dei dolciumi.
Avevo fame. Tanta fame.
Li presi e li mangiai.
Non sapevo che la mia vita sarebbe cambiata in meglio.
Cambiata grazie ad un amico.
Un amico che in quel momento mi stava osservando senza che me ne accorgessi.
Nascosto nel’ombra.




 




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