CERTEZZE
NELLA VITA
Scarlet Pimpernel era certa di tante
cose nella
sua vita.
Una tra tante, detestava con tutta
sé stessa
il colore azzurro. Secondo sua madre, era il colore della
nobiltà e
dell'eleganza e non le permetteva di uscire di casa senza un'accurata
critica ai suoi abiti. Dopo quasi diciott'anni di esistenza, Scarlet
stava incominciando a stancarsi di tutte quelle imposizioni e di
tutti quei doveri che, sempre secondo sua madre, toccavano alla
figlia dell'egregio sindaco di Fairy Oak, ma a cui in realtà
nessuno
dava mai peso. Erano infinite, nei suoi ricordi, le cene a cui era
stata obbligata a partecipare, sempre stretta in vestiti azzurri e
scomodi, ma nelle quali nessuno le aveva mai rivolto la parola, se
non per sapere della scuola e dei suoi corsi di danza e musica. Ogni
singolo momento della sua vita era impregnato di quel tremendo colore
e Scarlet ormai non ne poteva più, tanto che spesso arrivava
a
stracciare di proposito gli abiti che le comprava sua madre per poter
indossare qualcosa di più colorato e anonimo. Certo, non si
sarebbe
mai vestita con l'arcobaleno come quella spostata di Flox Pollimon,
anche se spesso aveva invidiato la sua libertà.
Un'altra cosa di cui era certa era
che odiava
la matematica. Ma non era una semplice antipatia momentanea e lo
dimostrava fin troppo bene il pessimo voto che aveva preso all'ultima
interrogazione. Scarlet era convinta di non farlo apposta: lei
cercava di studiare, ma come ripeteva spesso, parlava con le parole e
non con i numeri e quindi si ritrovava sempre a dover recuperare
quelle brutte insufficienze all'ultimo minuto per non essere
bocciata. In realtà gliene importava ben poco di ottenere
dei buoni
voti a scuola: tutto quello che desiderava era di finire l'ultimo
anno e poi andarsene da Fairy Oak per scoprire cosa c'era al di fuori
del loro piccolo, incantato mondo. Certo, non era mai stata molto
coraggiosa, ma il villaggio stava incominciando a starle stretto e
non sopportava più di essere additata solo come la
spocchiosa figlia
del sindaco.
La terza, e non meno importante, era
che ormai
non sopportava più quell'idiota di Grisam Burdock, con le
sue
battute, i suoi modi strafottenti e la consapevolezza di essere
sempre il migliore.
Ovviamente la soddisfazione che
emanava dopo
essere tornato al posto con un bel dieci in matematica era solo la
ciliegina sulla torta del suo odio per lui. Ne erano passati di anni,
ma Scarlet non aveva mai cambiato opinione sul borioso nipote dei
Burdock, con l'aggiunta, però, della poderosa cotta che si
era presa
suo malgrado, conseguenza del loro essere stati in classe insieme per
tutta la vita e del maledetto progetto di scienze, che per un anno
intero li aveva visti come compagni.
Ovviamente Grisam non aveva idea dei
sentimenti
che la ragazza nutriva per lui e Scarlet stessa non aveva nessuna
intenzione di rivelarglieli. Oltre che umiliante, sarebbe stato
inutile, considerata l'onnipresenza di quella rompiscatole della
Periwinkle al fianco del giovane. Tra le altre cose, Scarlet era
certa che, tonto com'era, Grisam non avrebbe mai scoperto nulla da
solo e lei si era sempre ben premurata a comportarsi come al solito.
L'unica pecca era costituita dal diario che teneva nascosto in camera
sua, sul quale scriveva ogni cosa da anni, e sul quale, purtroppo,
aveva parlato anche di Grisam.
La campanella dell'intervallo
interruppe il suo
navigare in quei torbidi pensieri e, sbuffando, si rese conto di
essere rimasta con lo sguardo fisso sulla schiena del giovane per un
tempo infinito e per ciò si diede della stupida.
Osservò in
silenzio i suoi compagni uscire in cortile per godersi il tiepido
sole di marzo e, una volta rimasta sola in classe, prese dalla borsa
una mela e un libro e iniziò a leggere.
Nessuno passò a
disturbarla e a Scarlet questo
non dispiacque. Quelle poche amiche che aveva erano attratte
più
dalla sua fama che dalla prospettiva di instaurare un vero rapporto
e, da che ne avesse memoria, era sempre stato così. Scarlet
aveva
imparato a non dare loro troppa importanza, conscia che non avrebbero
mai potuto essere sincere e leali, ma allo stesso tempo un po' ci era
sempre rimasta male. Sapeva di non avere un carattere adorabile e la
nomea di "stronza" che si tirava dietro fin da bambina le
aveva precluso qualunque vera amicizia. Ci aveva messo un po' a
capire che comportarsi da regina a cui tutto era dovuto era
decisamente controproducente, ma arrivata a quel punto aveva potuto
fare ben poco per sistemare le cose.
Non che si fosse realmente
impegnata, certo. Da
quando aveva realizzato che nulla la tratteneva a Fairy Oak,
nell'animo di Scarlet era iniziato a nascere il desiderio di
allontanarsi da quel villaggio e da quella se stessa che ormai le
stava stretta. Aveva bisogno di iniziare una nuova vita, priva di
quei pregiudizi e cattiverie che riempivano la bocca dei suoi stessi
concittadini, ed era decisa a partire alla volta del nord alla fine
della scuola, con o senza il consenso dei suoi genitori.
Un rumore la fece sobbalzare e
alzò gli occhi,
incontrando la figura di Grisam Burdock mentre correva in classe e si
dirigeva verso il suo zaino. Cercando di nascondere quel rossore
traditore che le era comparso sulle guance, Scarlet tornò al
suo
libro, decisa a ignorarlo.
"Scusa, non volevo spaventarti",
disse il ragazzo, apparentemente tranquillo, mentre estraeva dalla
borsa un pacchetto della Bottega delle Delicatezze.
"Non mi hai spaventata",
replicò a
bassa voce la ragazza, chiedendosi perché le stesse
rivolgendo la
parola.
Grisam sorrise e si passò
una mano tra i
capelli. "Vuoi un dolcetto?", le chiese poi.
"No, grazie", rispose Scarlet
lapidaria, indicando con la mano la mela che ancora aveva sul banco.
"Perché sei qui in classe
da sola?",
insistette il giovane, avvicinandosi a lei.
"Perché non mi andava di
uscire, forse?",
borbottò lei, alzando un sopracciglio come se quella
risposta fosse
ovvia. E, in fondo, lo era davvero.
"Fuori c'è un bel sole",
continuò
Grisam, imperterrito. "È triste stare qui dentro anche
all'intervallo".
Scarlet sbuffò, chiudendo
il libro con un
tonfo. "Ho il ciclo e non ho voglia di parlare con nessuno",
esclamò a quel punto, ben sapendo che ai ragazzi non piaceva
affatto
affrontare certi argomenti e sperando di concludere quella
conversazione in fretta.
"Ah", si limitò infatti a
dire,
arrossendo un poco sulle gote lentigginose. "Scusa se sono stato
indiscreto", aggiunse poi, passandosi una mano sulla nuca con
fare imbarazzato.
"Sei venuto in classe per rompere a
me?",
replicò la ragazza, ignorando le sue scuse. Non voleva avere
niente
a che fare con lui e maledisse in silenzio il suo stupido cuore, che
non aveva aspettato un secondo prima di iniziare a battere frenetico.
"In realtà
sì", ammise
candidamente, lasciando Scarlet a bocca aperta.
"E perché mai?", gli
chiese infatti.
Grisam alzò le spalle.
"Recentemente ti
ho vista sempre un po' in disparte e credevo fossimo diventati amici
dopo il progetto di scienze".
"Amici?", esclamò la
giovane
Pimpernel, guardandolo a occhi spalancati.
Il ragazzo annuì,
abbozzando un sorriso.
"Certo. Sei simpatica, quando vuoi, e mi dispiace vederti sempre
da sola", le spiegò semplicemente, facendo nascere in lei lo
strano desiderio di prenderlo a sberle. Quando poteva essere ottuso?
"Come posso essere tua amica, se ti
odio?", ribatté Scarlet, alzandosi in piedi per
fronteggiarlo.
"Addirittura", mormorò
Grisam
sorpreso. "E cosa avrei fatto per meritarmi tanto disprezzo?".
Scarlet scosse la testa, sentendo le
lacrime
salirle agli occhi. "Ci sono tanti motivi per cui dovrei
odiarti, Grisam Burdock", esclamò stringendo i pugni. "Ti
odio perché sei un maledetto mago del buio e ti credi il
migliore di
tutti solo perché sei il nipote del famoso e potente Duff.
Ti odio
perché sei un'arrogante sbruffone, sempre pronto a metterti
in
mostra come un pavone e non lasci spazio a nessun altro, mai. Ti odio
perché sei testardo come pochi e pretendi di avere sempre
ragione,
soprattutto quando sei in torto marcio. Ti odio perché vai
in giro a
vantarti di essere il Capitano della Banda, ma sei talmente cieco da
non esserti mai reso conto che c'ero anch'io, in mezzo a voi, tutte
le domeniche mattina. Ti odio perché ogni tua azione gira
intorno a
quella stupida Periwinkle, che non ricambia nemmeno la metà
delle
tue attenzioni e che invece continui a seguire come un cagnolino
adorante. Ti odio perché i tuoi assurdi occhi azzurri mi
tormentano
da anni, da quel maledetto progetto di scienze. È inutile
che fai
quella faccia, non mi sorprende che tu non ti ricordi come mi
salutavi, ogni volta. E ti odio ancora di più
perché mi sto
sentendo una stupida in questo momento e la tua faccia da schiaffi
non aiuta di certo. Ti odio perché in tutti questi anni non
ti sei
mai accorto di me, di come io sia cambiata, di quanto sono diversa e
nemmeno di tutte le volte che passavo le lezioni a fissarti la
schiena, sognando di avere il coraggio di dire ad alta voce queste
parole". Ormai con gli occhi inondati di lacrime e il fiato
corto, Scarlet scosse la testa quando lo vide aprire la bocca per
replicare e gli lanciò uno sguardo sconsolato. "Io vorrei
odiarti", sussurrò poi. "Ma non posso fare a meno di
amarti, perché sei coraggioso, leale, testardo e bellissimo.
Ti amo
e non ho mai avuto il coraggio di dirtelo e per questo odio
più me
stessa che te. Io ti amo, Grisam Burdock, ma so che con queste parole
ho perso definitivamente ogni possibilità di poterti amare
davvero".
Senza aspettare una risposta,
Scarlet gli voltò
le spalle e corse fuori dalla classe, rifugiandosi in bagno. Si
chiuse in uno dei gabinetti e si accasciò a terra,
singhiozzando.
Non era così che
immaginava una dichiarazione
d'amore.
Era andato tutto a rotoli, gli aveva
sbattuto
in faccia tutto quello che pensava di lui da sempre e anche il fatto
che era cotta di lui come una ragazzina delle elementari.
Con che faccia sarebbe rientrata in
classe,
dopo avergli urlato tutte quelle cose?
Si sentiva distrutta nel profondo e
umiliata,
ma una parte di lei era sollevata, perché finalmente si era
tolta
quel peso dal cuore che per troppo tempo l'aveva oppressa.
Non sapeva come avrebbe reagito
Grisam, cosa le
avrebbe detto quando l'avesse vista dopo quella sfuriata, ma non
aveva paura. Mentre si asciugava malamente le lacrime, Scarlet
pensò
che, dopotutto, tutto quello avrebbe portato anche dei risultati
positivi. Niente più bugie, niente più occhiate
di nascosto, niente
più lacrime.
Quella dichiarazione così
violenta e
inaspettate era quello che le serviva per dare una svolta alla sua
vita e per chiarire definitivamente ogni dubbio. Il suo posto non era
più lì: Fairy Oak non andava bene per lei e prima
se ne fosse
allontanata, prima tutti sarebbero stati meglio, lei compresa.
Le bastò guardare
velocemente fuori dalla
finestra del bagno, verso quelle svettanti cime innevate per prendere
quella decisione. Forse era troppo presto, forse quello che era
successo non era una motivazione sufficiente, ma le lontane montagne
del nord la chiamavano a sé e non avrebbe più
atteso.
Non le importava dei suoi genitori o
di Grisam
Burdock.
Con quelle parole aveva aperto la strada per
una nuova Scarlet e, presto o tardi, sarebbe iniziata quella parte
della sua vita che l'avrebbe vista come protagonista, e non solo come
la comparsa antipatica e impicciona dell'esistenza di qualcun altro.
E se era certa di tante cose,
Scarlet
Pimpernel, tra queste c'era la consapevolezza di avere appena
intrapreso un nuovo cammino, senza l'azzurro, senza la matematica e,
soprattutto, senza Grisam Burdock.
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