See Who I Am
«Sam, sono
stufa.»
Osservai
apaticamente quella ragazza, la mia
ragazza, per qualche lungo istante, senza parlare. Era così
bella. Stavamo
insieme da tempi immemorabili, quasi; che io avessi memoria, non avevo
guardato
nessun’altra che lei, fin dall’adolescenza. Prima
era Leah l’amica, poi, Leah
la fidanzata. Non c’era mai stato un confine netto tra noi
due, solitamente lei
sapeva tutto di me, o meglio quasi. Ed era quell’unica cosa
che non potevo
rivelarle che la faceva ribollire di rabbia.
«Sam!»
Perso
com’ero nei
miei pensieri, ci volle quel richiamo irritato per farmi svegliare dal
mio
torpore.
«Che
succede, Leah?»
Fissò
i suoi grandi
occhi neri dentro i miei, e se non fosse stato per il fatto che la
situazione
era veramente grave, penso che mi sarei messo a ridere di fronte a quel
suo
risentimento quasi infantile.
«Lo
sai benissimo
cosa succede.»
Soffiò
via quelle
parole con la ferocia di un gattino arrabbiato. Di nuovo, un sorriso
dovette
combattere contro la ragione per riuscire ad affiorare, ma rimasi
impassibile, una maschera sotto il suo sguardo furente.
Credo che fosse
quello che le dava particolarmente sui nervi.
«So
benissimo…
Cosa?»
Pensai che a
quel
punto sarebbe scoppiata. Si raddrizzò inferocita contro il
tronco dell’albero
sul quale aveva appoggiato la schiena da seduta, mentre io rimanevo a
guardarla
dal basso della mia postazione, disteso sull’erba accanto a
lei. Sapevo che
quella storia prima o poi sarebbe venuta a galla, era troppo
intelligente per
non accorgersi di nulla.
«Sei davvero convinto
che non sappia che ti incontri di nascosto con quei vecchi
pazzi? O che tu stia fuori
intere notti, per poi tornare distrutto la mattina dopo? A volte sei
talmente
stanco che neanche riesci a reggerti in piedi!»
Appunto. Avevo
quasi sperato che non avesse visto nulla, che non avesse notato niente
di
strano di quell’ultimo mese trascorso. Ma esisteva una
preghiera che nel
piccolo mondo di Sam Uley potesse essere mai esaudita? Rimasi in
silenzio, in
completa balia della tempesta, senza oppormi a quella forza,
l’unica contro la quale non volevo combattere.
«Dimmi
la verità,
hai un’altra?»
Si sforzava di
non
guardarmi in faccia, per non farmi vedere i suoi occhi inumidirsi;
però lei non
sapeva che la conoscevo troppo bene per non capire quando fingeva. O
forse, più
semplicemente, il suo orgoglio non le permetteva di riconoscerlo.
«No,
Leah. Te lo
posso giurare.»
Le presi una
mano,
baciandone il palmo, continuando a fissarla in viso. Finalmente si
voltò verso
me, con una strana aria negli occhi. A ripensarci poi, mi si accappona
la pelle
al pensiero che, in qualche modo, lei già sapesse. Che lei
fosse già al
corrente dei fatti che avvennero in seguito, quando ancora io non
potevo
immaginare nulla.
«Me lo
giuri?»
Era la sua
ultima
parola. Almeno per quel giorno.
«Te lo
giuro. E mai
potrei pensare di stare con un’altra che non sia
tu.»
E quella sarebbe
stata la mia, ne ero certo. Mentre si chinava per baciarmi, pensai a
come fosse
assurdo che pensasse che potessi avere una storia con
qualcun’altra. Già,
decisamente assurdo.
«Ti
prego, vieni
almeno a salutarla!»
La voce di Leah
nel
telefono risultava strana alle mie orecchie. C’era qualcosa
in quei giorni che
non stava andando bene, il mio istinto lo sentiva. Sarebbe arrivata una
burrasca ben peggiore di tutte quelle che avevo potuto provare in
precedenza.
Sbuffai, solo apparentemente annoiato, e in realtà lo feci
per nascondere uno
sbadiglio. Non riuscivo ancora a controllare bene le mie reazioni da
lupo, e le
notti per me erano estenuanti, un vero inferno. Ma questo, Leah non
poteva
saperlo. Non doveva.
«Ci
proverò,
tesoro.»
Di solito certe
cose funzionavano con lei. Magari rimanendo sul vago...
«Non
ci proverai un
bel niente! Tu ci sarai e basta!»
Ma non questa
volta, constatai afflitto. Fissai bramosamente il divano del salotto,
che
riuscivo ad intravedere attraverso la porta della cucina dove mi
trovavo in
quel momento. Sospirai rumorosamente, e prima che potesse rimproverarmi
di
nuovo, emisi la mia sentenza.
«Va
bene, ci sarò.»
«Sapevo
che l’avresti
detto!»
Ridacchiai
piano,
domandandomi se il suo ego potesse incontrare la parola fine, un giorno
o
l’altro.
«Ci
vediamo dopo,
allora.»
«Va
bene, a dopo.»
Prima che
riagganciassi, sussurrò nella cornetta:
«Ti
amo.»
Sorrisi, mentre
la
mia angoscia veniva in parte calmata da quest’affermazione.
«Ti
amo anch’io,
Leah.»
Amavo la mia
forte,
determinata e bellissima Leah. Eravamo fatti per stare insieme. Come
sarebbe
potuto essere altrimenti?
Riuscivo a
sentire
le risate delle due ragazze anche fuori dalla porta di casa Clearwater.
Bussai
alla porta, aspettando che una delle due venisse ad aprirmi. Mi passai
velocemente una mano nei capelli e sul viso, sperando che le occhiaie
procuratemi dalle numerose ore di sonno perse potessero svanire in quel
modo,
ma ne dubitavo seriamente. Licantropo sì, mago no.
E neanche
indovino,
a giudicare da quel che successe dopo.
La porta si
aprì, e
sorrisi calmo per salutare. Ma quello che vidi mi lasciò
basito. Non ho mai
creduto nel colpo di fulmine, e non ci credo neanche ora.
Sarebbe
troppo… Riduttivo.
Sì, decisamente riduttivo.
I nostri sguardi
si
incrociarono per un istante e mi sentii investito da una forza che mi
lasciò
senza respiro. La ragazza di fronte a me spalancò gli occhi
e avvampò di colpo.
In quel momento fu come se un qualcosa di enorme mi spostasse da terra,
come se
il mio centro di gravità non fosse più quello di
tutto il resto degli
esseri umani ed inanimati, fu come se si fosse spostato. Diventando lei.
La guardai
totalmente disorientato e mi riconobbi nella sua stessa espressione.
Che
diamine stava succedendo?
«Emily?»
Leah si
affacciò
dalla porta della cucina, e quando mi vide si illuminò.
«Sam!
Che ci fai lì
impalato? Su, venite dentro, che i biscotti ormai sono
pronti.»
A quelle parole
ci
riscotemmo entrambi, e la ragazza davanti a me si fece improvvisamente
da
parte, chinando il capo confusa ed evitando accuratamente la figura
della cugina che
spariva di nuovo. Entrai, muovendomi cautamente, come se avessi paura
che
facendo un solo passo falso si sarebbe creata una voragine sotto i
nostri piedi
e ci avrebbe inghiottiti tutti. Raggiunsi Leah, intenta a sfornare una
teglia
piena di biscotti profumati, e lei si volse a guardarmi sorridente.
Sentii un’ondata
di nausea per quella ragazza, e ne rimasi spaventato. Mi sentivo come
se stessi
tradendo qualcuno, ma chi era là dentro la vera ingannata?
Leah o la
sconosciuta? Di una cosa sola ero certo: io ero il traditore.
«Emily,
mi faresti
un piacere? Vai ad avvisare Seth che qui ho finito, e
che può venire ad
abbuffarsi.»
Appena la cugina
se
ne fu andata, Leah si avvicinò a me e cercò di
baciarmi. Voltai la testa a
disagio, come se quella vicinanza non mi fosse più abituale.
E in fondo, era
proprio così.
«Tutto
bene?»
Il suo sguardo
penetrante mi colpì come al solito, ma quella volta mi
sorpresi a non riuscire
a mentire.
«No,
Leah.»
Non
riuscii a dire altro, perché sentii i passi veloci di
Seth sulle scale e quelli più leggeri di Emily dietro.
Eludendo la morsa di Leah, mi appoggiai sul davanzale della finestra,
lontano da
tutta quella luce e dalla gioia festosa di Seth, spiando nel riflesso
della
finestra quella ragazza che tanto mi aveva sconvolto. Ammisi con me
stesso che
se anche il mio giudizio non fosse stato offuscato da quel qualcosa, l’avrei trovata
bellissima. Potevo avvertire
l’inquietudine di Leah nei suoi movimenti leggermente bruschi
e nelle occhiate
in tralice che mi lanciava. Aveva paura. E quello che mi faceva
veramente male,
è che ero più occupato a spiare la
direzione degli occhi della nuova
venuta rispetto ai suoi. Era accaduto qualcosa che aveva spostato il
mio
baricentro su quella ragazza, facendola divenire il mio unico punto di
riferimento, così, senza alcun preavviso. Doveva esserci una
spiegazione, doveva
esserci per forza. Mi sforzai di ricordare se c’era qualcosa
che conoscevo che
poteva aiutarmi, perché una certa consapevolezza stava
facendosi strada nella
mia coscienza, anche se riuscivo ad avvertire un qualcosa che cercava
disperatamente di rimandare quel momento.
«Sam,
potresti
accompagnare Emily da Mandy per favore?»
La domanda di
Leah
era cortese, ma riuscivo a sentire il sospetto nella sua voce.
Chissà se
pensava ancora che il mio strano comportamento fosse dovuto ad
un’altra. Questa
volta sarebbe riuscita persino ad indovinare. Mi voltai verso il
tavolo,
afferrai un biscotto e posai un bacio leggero sui capelli di Leah,
percependo
però l’irrigidirsi spontaneo di Emily. Mi maledii
silenziosamente ed uscii
dalla porta della cucina. Qualsiasi cosa facessi, era sempre quella
sbagliata.
E di nuovo, più di sentire con l’udito o vedere la
ragazza che mi seguiva,
che si infilava piano il giubbotto sopra al leggero maglione, riuscivo
a sentirla
come se fosse dentro di me, come se fosse un mio altro arto. Aprii la
porta di
casa e mi avviai verso la macchina parcheggiata nel vialetto, aprendo
per prima
la portiera del passeggero e voltandomi ad aspettare Emily. La cosa
strana è che
con Leah non l’avevo mai fatto, non avevo mai sentito il
bisogno di certi atti
di galanteria consumata e che neppure mi era propria, ma con Emily era
diverso.
Lei
era Emily.
«Da
Mandy, allora?»
Emily mi
guardò
sospettosa.
«Sì,
mi sta
aspettando.»
Ma da Mandy,
quella
sera, non arrivò nessuno di noi due.
[To be
continued…]
Note finali:
Ecco
un mio piccolo esperimento. Credo che questa fanfic
avrà al massimo un altro capitolo, se vogliamo essere
proprio ottimisti. Ci
metterò parecchio per aggiornare, penso, visto che per
queste misere due pagine
e qualcosa ci ho impiegato tipo una settimana. E tra sveglie ad orari
assurdi e
studio fino a tardi, non credo che cambierà molto =_=
I
commenti sono sempre graditi, soprattutto nel mio stato
d’umore
attuale XD
Approfitto
per ringraziare tutti coloro che hanno commentato
la mia fanfic precedente, ovvero A
comfortable bed, quindi: RobyLupin,
Piccola
Dea, CassandraLeben,
valy88,
Shatzy,
elyxyz,
Midnight
Dream, Debby
Malfoy e
New_Born.
Grazie mille a tutte, di cuore ^^
Kissoni!
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