Mio
Sana sospirò, osservando le nuvole dal piccolo oblò di
fianco a lei: l'aereo volava ormai da ore, mancava poco all'arrivo a casa; un
altro sospiro sfuggì dalle sue labbra semiaperte, mentre Rei la fissava
ansioso.
Sapeva che qualcosa non
andava, avrebbe tanto voluto che lei gli parlasse.. invece se ne stava chiusa
nel suo mondo, e sembrava non aver intenzione di uscirne. Aveva detto alla madre
di Sana che lasciarla andare a Los Angeles non era una buona idea, soprattutto
considerato il fatto che la ragazza non si era nemmeno preoccupata di far sapere
ad Hayama che stava andando a trovarlo.
Akito
Hayama.
Era lui la causa di tutto,
senza dubbio.
Prima di partire, quando aveva salutato
sua madre a Tokyo, Sana stava bene: anzi, non vedeva l'ora di
rivedere Akito, il suo ragazzo. Ora, invece, sembrava spenta,
infelice: quale altra spiegazione ci poteva essere per il suo improvviso
cambiamento d'umore?
- Sana.. vuoi parlare? - le
chiese Rei, gli occhi che la scrutavano premurosi da dietro gli occhiali da
sole.
Lei scosse la testa, esibendosi in un
sorriso forzato che non contagiò lo sguardo: - No, grazie. - rispose in tono
monocorde.
L'uomo strinse le labbra, ma non replicò:
che poteva dirle, se era lei a non volersi aprire con lui?
Sana lo guardò di sottecchi, lottando
contro l'impulso di stringersi a lui e raccontargli tutto: ma non ce la faceva,
proprio non riusciva a dirgli, a spiegargli.. lui non avrebbe capito. Nessuno
avrebbe potuto.. forse solo Fuka.
L'arrivo a casa fu tranquillo, i
giornalisti non sapevano che la ragazza più famosa della tivù era già tornata a
casa dalla sua improvvisa vacanza; sua madre l'attendeva in salotto, intenta a
sorseggiare del thè.
- Bentornata, Sana. Com'era Los Angeles? -
le chiese, osservandola attentamente: Rei le aveva raccontato di come la ragazza
si era improvvisamente intristita, durante il suo soggiorno negli States.
- Caotica. - rispose lei, prima di darle
le spalle ed avviarsi in camera sua.
Rei scosse la testa, preoccupato: - Io non
capisco, era così felice di andare da Hayama.. non so davvero spiegarmi cosa le
sia potuto accadere! - esclamò, lasciando trapelare dalla voce tutta la sua
angoscia.
La donna sorrise lievemente: - Lascia che
risolva i suoi problemi da sola. E' matura per la sua età, è stato il mondo
dello spettacolo a renderla così; è giusto che sia lei a decidere quando
raccontarci cosa le è successo. -
L'uomo accettò faticosamente la risposta
della donna, tuttavia annuì: avrebbe lasciato a Sana il tempo necessario.. ma se
era davvero Hayama la causa di tutto, l'avrebbe ucciso con le sue mani.
@@@@@@
- Ne sei sicura? -
Sana rispose con un flebile "sì",
ricacciando indietro le lacrime: non poteva sbagliarsi, li aveva visti con i
suoi occhi.
Akito e.. un'altra. Non l'aveva
vista in volto, ma tanto che importanza poteva avere? Li aveva visti insieme, e
conoscere l'identità della ragazza non le avrebbe di certo reso più semplice
accettare la realtà dei fatti.
Ma perchè, perchè lui non le aveva
parlato? Sarebbe stato più semplice da accettare, invece che scoprirlo così: e
pensare che non aveva nemmeno avuto il coraggio d'incontrarlo, di
chiedergli spiegazioni.. era corsa via, prima che lui potesse vederla. Non
sarebbe mai riuscita ad affrontarlo, e non voleva che lui la vedesse in quello
stato.
- Ma tu cos'hai visto esattamente? - le
chiese nuovamente Fuka, nonostante l'amica le avesse già detto tutto.
L'altra sospirò: - Li ho visti dentro un
ristorante, lui le ha sorriso e le ha stretto la mano. - ripetè, con voce ormai
del tutto inespressiva.
Fuka cercò di tirarle su di morale: - Ma
questo non vuol dire niente, può darsi che sia semplicemente un'amica! -
esclamò.
Sana rise, ma senza allegria: - Stiamo
parlando di Akito, Fuka. Tu ce lo vedi a sorridere e ad essere dolce con
qualcuna? - le disse, sbuffando.
L'amica rimase in silenzio, senza sapere
cosa rispondere: l'altra aveva perfettamente ragione, Hayama non era proprio il
tipo da smancerie.. ma com'era possibile che lui, il più legato a Sana in
assoluto, avesse trovato un'altra ragazza e non le avesse detto niente? Non era
da lui, per niente.
- Fuka, perdonami, ma devo andare. Ci
sentiamo, okay? - le disse Sana, salutando l'amica per lasciarsi poi cadere
distesa sul letto. Non aveva più voglia di parlare con nessuno, ma c'era
un'altra telefonata che doveva fare..
- Pronto, Naozumi? Sono Sana. -
Il ragazzo si alzò a sedere con uno
scatto: - Sana, ciao! Ti avevo cercata qualche giorno fa, ma tua madre mi ha
detto che eri partita.. sei andata via per lavoro? - le chiese, felice di
sentirla.
Lei si costrinse ad usare un tono allegro:
- No, niente lavoro, anche se non mi dispiacerebbe darmi un po' da fare; ma non
è per questo che ti ho chiamato. - gli disse, risvegliando la sua curiosità.
- E' successo qualcosa? - le chiese
ancora, preoccupato.
- No, no. - lo rassicurò lei - Volevo solo
chiederti se ti andava di.. vederci. - gli rispose, fermandosi per un secondo
prima di pronunciare l'ultima parola.
- Vederci? - ripetè lui, stupito.
Non era accaduto spesso che Sana gli chiedesse di uscire, anzi, esattamente il
contrario. Ancora ricordava quando era stata male, e lei per un attimo si era
dimenticata di Akito, dicendogli di volerlo frequentare.. allora, però, lui
l'aveva rifiutata, perchè consapevole del fatto che erano le sue condizioni a
farla agire in quel modo.
- Sì. - rispose lei - Ma se sei occupato
non importa. - aggiunse subito dopo.
Lui, però, si affrettò a rassicurarla che
non aveva preso nessun impegno, e i due si accordarono per vedersi il giorno
dopo.
- Buonanotte, Naozumi. - gli disse lei,
prima d'interrompere la comunicazione.
Il ragazzo rimase col telefono in mano,
confuso: come mai quell'improvvisa richiesta da parte di Sana? Non che gli
dispiacesse, semplicemente non riusciva a spiegarsela. Ad ogni modo avrebbe
scoperto ogni cosa il giorno dopo.
@@@@@@
- Akito, va tutto bene? -
Lui si volse verso la ragazza: - Sì. -
rispose secco, accorgendosi subito dell'effetto delle sue parole.
Hayama si avvicinò a lei, cingendole le
spalle con un braccio: - Scusa, Minako. Non volevo essere brusco. - le
disse, in tono più gentile.
La ragazza poggiò la testa sul suo
petto: - Scuse accettate. - rispose, con un sorrisino - Ora andiamo al cinema? -
gli chiese.
Il ragazzo annuì in risposta,
lo sguardo vuoto, lontano, perso chissà dove: - Sì.. andiamo. -
Fine del primo
capitolo!! Beh, che dire? La fiction s'ispira al manga, gentilmente
prestatomi dalla mia amica Vane.. a cui ho dedicato anche un personaggio
della storia! ^^ Altro da dire.. boh, direi di no.. è la prima storia
che scrivo su questo tema, quindi siate clementi!! ^^ Per il resto, fatemi
sapere che ne pensate! ^^
Alla
prossima!
Xevias
|