Sta(i)rs

di Aine Walsh
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Sta(i)rs
 
I ragazzi vengono condotti per un lungo corridoio dalle pareti bianco ottico, il suono dei loro passi incerti è attutito dalla moquette grigia che ricopre il pavimento; più che nel set di un famosissimo talent show, sembra di stare in un reparto d’ospedale. Non che per i cinque questo crei qualche problema: stanno vivendo l’inizio di un sogno e niente o nessuno potrà guastare l’atmosfera.
«Scale? È qui che dobbiamo girare i nostri Video Diary
L’operatore seminascosto dietro la telecamera scrolla le spalle e rivolge loro un sorriso sbilenco, poi dice: «Se volete vedere le stelle, dovete prima salire le scale.»


 
 
La folla all’interno dello stadio urla e si dimena non appena cinque sagome prendono forma sul palco illuminato dai fuochi d’artificio. L’adrenalina è nell’aria, sembra quasi di poterla toccare, e Bogotà chiama a gran voce, canta, balla e piange. È solo la prima tappa del tour – un tour negli stadi di tutto il mondo, incredibile! – e l’emozione è fortissima.
La musica riparte e il gruppo inizia lo spettacolo.
La band che ha perso X-Factor ed ha vinto il mondo, dicono le fan.
I ragazzi sorridono: in fondo, non hanno fatto altro che salire le scale per riuscire a vedere le stelle.



 
Piccola storia senza pretese, nata di getto dopo aver ascoltato (per la trentesima volta) quella meraviglia di Ready to Run.
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Un abbraccio,

 
A.
 
 

 




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