Tanto
per
cominciare Deidara, con mio sommo dolore, non mi appartiene e quanto
segue è
soltanto frutto della mia fantasia.
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Quella
mattina il piccolo Deidara si era svegliato di soprassalto, sentendo
uno strano
dolore alle mani e al petto.
Non
aveva voluto far colazione e si era rintanato nella sua stanza; sentiva
i suoi
amici giocare in strada e avrebbe voluto raggiungerli, ma non poteva.
Era
paralizzato: non riusciva a muoversi, tanta era la paura e lo sgomento
che gli
avevano afferrato la gola.
Una
lacrima vibrò, aggrappata per un attimo alle sue ciglia, e
poi discese lungo la
sua gota, andando a schiantarsi sui palmi aperti delle sue mani, che
lui stava
fissando con terrore.
Delle
fessure si erano aperte, laddove prima c’era solo la carne,
la sua pelle liscia
di bambino…
E
il
silenzio era stato spezzato quando aveva urlato, incapace di
trattenersi oltre,
per il ribrezzo ed il dolore lancinante che gli scoppiava nel petto,
come se
volesse squarciarlo in due.
Quelle
bocche erano apparse così, su di lui, strappandogli via la
spensieratezza e
portandolo sull’orlo della follia.
Deidara
poteva vederlo, quel baratro profondo, e sapeva che gli sarebbe bastato
un
singolo passo per sprofondare al suo interno, inghiottito
dall’oscurità e dalle
tenebre.
Quello
che non sapeva era che quelle bocce, quei denti, quelle lingue rosee
erano
sempre state lì, dove lui ora le poteva guardare, aspettando
soltanto il
momento buono per palesarsi al loro legittimo proprietario.
*****
Che
dire… era da
un po’ che meditavo di scrivere qualcosa sul mio personaggio
preferito di “Naruto”
ed ecco cosa ne è uscito. Spero di non essere andata OOC, in caso
contrario qualcuno
me lo faccia notare!
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