Perché ti vuole bene, dopotutto
Perché ti vuole bene, dopotutto
Tuo fratello ha sei mesi e lo
guardi come se i suoi grandi occhi grigi avessero portato via l'affetto
di tua madre e l'orgoglio di tuo padre nei tuoi confronti. È piccolo e
si muove in continuazione. Quando non piange, rimani a guardarlo
aggrappandoti alla sponda del lettino, chiedendoti come faccia a
rimanere steso tutto il giorno senza stancarsi. Quando piange, ti
sembra che strilli più forte della mamma quando ti sgrida.
Vorresti correre in camera tua e chiudere la porta per non sentirlo, ma
papà dice di lasciarla sempre aperta. Tu sai che lui non
può capirti.
Hai quattro anni e sei sempre in
piedi accanto alla culla di tuo fratello. Sam ti conosce come una testa
bionda che si affaccia tra le stecche del suo lettino e lo osserva.
Vede i tuoi occhi tra le fessure - si aprono e si chiudono - e pensa
che sei un essere umano strano, perché non gli parli mai. Sente
la tua voce solo quando ti arrabbi e gridi da lontano contro la mamma o
il papà. Ma quando non gridi, sei sempre lì ad osservarlo.
Tuo fratello ha una tutina azzurra
e i piedi scalpiccianti colpiscono il materasso del lettino con un tonf
tonf. Lo guardi dall'alto delle braccia di papà e ti sembra
ancora più piccolo. Non sai se lui ti piaccia o no - in
realtà lui non fa molto per farsi piacere - ma sai anche che
devi volergli bene, perché è il tuo fratellino e tu sei
quello grande. Quando la mamma ti dice di dargli la buonanotte, stringi
gli occhi e cerchi di volergli bene.
Sei in braccio di tuo padre e Sam
non ti ha mai visto così alto. Si ricordava di te all'altezza
dei suoi occhi e ora è confuso. Ti chini per baciargli la fronte
- le tue labbra sono umide - e finalmente Sam riesce a vedere bene il
tuo viso, senza quelle fastidiose stecche del lettino in mezzo. Hai le
guance paffute e la bocca stretta in una linea dritta. Sam non ti ha
mai visto sorridere.
Tuo padre ti mette Sam in braccio e
grida di portarlo fuori più veloce che puoi. Fa caldo e ti
chiedi dove sia la mamma. Una luce lampeggiante arriva dalla stanza di
Sam. Lo stringi forte e fai uno scalino alla volta, attento a non
cadere. Piange tra le tue braccia, ma non sai come farlo smettere. Non
sai che ha visto la mamma in un posto insolito e difficile da
raggiungere - il soffitto - e che Sam si fosse chiesto come mai fosse
diventata così alta. Poi il fuoco, la luce e il calore avevano
riempito la stanza. Sam si era voltato per vedere se eri accanto al suo
lettino, ma non ti aveva visto. Ti aveva pensato e dopo solo un secondo
si era trovato tra le tue braccia. Ma la mamma non c'era più.
Tuo fratello continua a piangere da
giorni. Papà ti costringe a rimanere in auto con Sam, mentre lui
entra ed esce di casa con dei pesanti scatoloni, che mette sul sedile
anteriore. Ti dice che quella è l'ultima volta che andrete
lì, e che da quel momento in poi cambierete posto dove vivere.
«Dove?» chiedi, ma papà non ti risponde e continua a
guidare. La mamma non c'è più e ti senti solo. Ti metti a
piangere in silenzio. Sam capisce che sei triste e smette di strillare.
Perché ti vuole bene, dopotutto.
___
Tuo fratello ha sei anni e non
è mai stato così fastidioso. I capelli gli coprono la
fronte e la sua bocca è sempre aperta, pronta a fare domande.
Dov'è papà? Quando torna? Perché ci lascia qui da
soli? Non puoi dirgli la verità. Non puoi dirgli che papà
vi lascia soli per giorni e giorni per andarsene ad uccidere i mostri
che Sam ha paura siano sotto il suo letto. Non sai cosa rispondergli,
così gli dici di chiudere il becco, ma lui non lo fa. Mai una
volta che ti dia retta.
Hai dieci anni e vorresti scappare
da quella prigione. Papà ti costringe a rimanere là con
tuo fratello, vietandoti di mettere piede fuori dalla stanza del motel.
Vorresti andare al parco a giocare con bambini della tua età, e
sai che farebbe piacere anche a Sam, così si distrarrebbe da
tutte quelle domande. Ma sospiri e accendi la TV, sperando che tuo
fratello si metta a guardare i cartoni animati e ti lasci in pace.
Tuo fratello ha fame e sai che in
cucina non c'è molto da mangiare. Apri tutte le ante dei mobili
e trovi una scatola di cereali quasi vuota. «Dammeli,»
dice, e ti meravigli che Sam sia così egoista. Gli dici che li
ha mangiati anche il giorno prima e che tu non li ha nemmeno
assaggiati. «Ho fame,» ripete, e sai cosa devi fare. Metti
una tazza davanti a Sam, ci svuoti la scatola di cereali e la riempi di
latte. Quando chiudi il frigo, Sam allunga verso di te un supereroe di
plastica alto pochi centimetri. «Puoi avere la sorpresa,»
ti dice, e per un attimo la tua fame sembra quasi scomparire.
Sei disteso a letto e fissi il
soffitto. Le macchie di muffa hanno delle forme strane: riesci a
vederci un coniglio dentro il cilindro di un mago e un'auto senza una
ruota. Senti il materasso muoversi sotto il peso di Sam. Ti chiede di
raccontargli una storia e ti metti a sedere trattenendo uno sbuffo.
Appoggi la schiena al muro e gli narri di quell'uomo con un fucile e
un'auto nera che uccideva i mostri e salvava le persone. Sam dice che
è la storia più bella che gli hai mai raccontato e che
vorrebbe essere coraggioso come quell'uomo, un giorno. Gli rimbocchi le
coperte e speri che tuo fratello non diventi mai come papà.
Tuo padre apre la porta della
stanza la mattina dopo. Il sonno ha cancellato la tua fame almeno per
la notte, ma appena ti svegli vorresti vomitare. Hai mal di testa e per
un momento dimentichi dove ti trovi. Poi ti accorgi di papà che
accarezza la fronte di Sam e del sacchetto di carta sul tavolo. Lo apri
e ci trovi una brioche. «È per Sam,» dice papà.
«Guai a te se la mangi». Poi si chiude in bagno e ti lascia
con la nausea in corpo.
Tuo fratello si sveglia e ti cerca
con la mano. Sente il lenzuolo freddo e si alza a sedere. Ti vede
mettere la mano in un sacchetto di carta, tirare fuori qualche briciola
e leccarti il dito. Si avvicina e ti chiede cosa c'è lì
dentro. «La tua colazione,» gli rispondi, e Sam nota i tuoi
occhi stanchi e la tua mano premuta contro lo stomaco. Tira fuori la
brioche e te la porge. «È troppo grande, facciamo a
metà.» Dai un morso alla tua parte e ti sembra di non aver
mangiato per giorni. «Papà è in bagno, se vuoi
salutarlo,» dici. Sam ti risponde che prima vuole finire di fare
colazione con te.
Perché ti vuole bene, dopotutto.
___
Tuo fratello ha quattordici anni ed
è esile come un fuscello frustato dal vento. Ti chiedi come
faccia a caricarsi sulle spalle uno zaino grande quasi quanto lui. Ti
offri di portarglielo fino a scuola - il tuo è quasi vuoto,
comunque, perché tanto a cosa servono i libri? - ma Sam ha il
muso lungo e ti risponde con un «no» secco. «Okay,
principessa,» rispondi in tono ironico, ma lui non si arrabbia
come fa di solito quando gli appiccichi addosso quell'appellativo. Lo
saluti con un «a dopo» e guardi uno zaino con le gambe
salire i gradini fino ad entrare a scuola.
Hai diciotto anni e per te esistono
cose più importanti della scuola. Le ragazze, quelle sono in
cima alla lista. Durante la pausa pranzo giri per il cortile con le
spalle dritte e le mani nella giacca - sì, la giacca in pelle di
papà, che ti sei guadagnato dopo quindici anni passati a fare da
babysitter a Sam - e cerchi di addocchiare qualche pupa carina. Una
biondina ti fissa, ma ha gli occhi troppo grandi e la bocca storta. Ti
giri dall'altra parte e palesi disinteresse, ma speri solo di riuscire
a dimostrare a quelle persone di essere meglio di loro e della patetica
vita che si ritrovano.
Tuo fratello è timido e sai
che farà fatica a fare amicizia. Pensi che sia un bene,
così appena papà vi verrà a prendere per andare in
un'altra città Sam non avrà legami da dover tranciare, ma
quando lo vedi con la faccia schiacciata a terra e circondato da
ragazzini più grandi di lui, cambi subito idea. «Ehi,
brutti figli di puttana! Siete così codardi da prendervela con
uno più piccolo!?» urli loro contro. Quando si voltano
vedi la strafottenza sulle loro facce, e dopo un commento inappropriato
riguardo il tuo fratellino, il tuo pugno vola da solo contro la
mandibola di quel sedicenne.
Sei seduto sulla sedia fuori
dall'ufficio del preside e Sam è voluto stare con te. Si
trascina dietro quello zaino da tutto il giorno. Gli dici di andare a
svuotarlo nell'armadietto, ma lui risponde che non può aprirlo
perché i bulli l'hanno chiuso con la supercolla. «Avrei
dovuto colpire più forte,» borbotti, ma lui ti ammonisce
dicendo che non saresti migliore di loro se ti comportassi ancora
così. Vorresti chiedergli se ti sta comparando a quegli stupidi
ignoranti, ma sai che non è quello che intendeva. Sei solo
arrabbiato e stanco. «Ma sono contento che tu l'abbia
fatto,» ammette con lo sguardo basso, e quelle parole sono molto
più di un semplice grazie.
Tuo padre è irraggiungibile
al cellulare, ma non te ne meravigli. Anzi ci contavi, perché
non possono prendere provvedimenti nei tuoi confronti senza aver
sentito un genitore. «Sono maggiorenne,» dici con arroganza
all'uomo con le braccia incrociate che ha la targhetta "preside" sulla
scrivania. «Non deve chiamare mio padre.» Ti senti
rispondere che poco importa, giovanotto, visto che il tuo comportamento
era stato davvero infantile. Gli spieghi allora cos'è successo -
hai difeso tuo fratello, dopotutto - ma sembra non importare.
«Finché non sarà Sam a denunciare l'accaduto, poco
possiamo farcene di quello che dice lei, signor Winchester.»
Già, quello che hai da dire tu non è mai importato, vero?
Tuo fratello ha aspettato tutto il
giorno assieme a te che papà venisse a prendervi. Doveva aver
visto tutte quelle chiamate da parte della scuola e si era finalmente
deciso a rispondere. La segretaria aveva detto che non potevi andartene
finché un genitore non veniva a prenderti, e avresti voluto
riderle in faccia, dicendole che non aveva idea di com'era tuo padre.
Ma Sam era lì, e hai tenuto la bocca chiusa. Quando papà
finalmente arriva, Sam fa di tutto per addossarsi la colpa. Come se
fosse stato lui a tirare quel pugno.
Perché ti vuole bene, dopotutto.
___
Tuo fratello ha vent'anni e ha
mille sogni. Sembra che il primo di tutti sia andarsene di casa. Ti
chiedi come mai - non gli hai mai fatto mancare nulla nella sua vita,
nonostante le stronzaggini di papà - ma ridi di te stesso
perché sai che anche tu te ne andresti, se potessi. Lo vedi
stringere un foglio di carta con scritto Stanford tra le dita tremanti,
mentre ti dice che andrà in California a studiare. Ti sta
abbandonando, dopo tutto quello che hai fatto per lui. Nemmeno un
grazie, eh? Ti giri dall'altra parte. «Sono felice per te,
Sam,» menti.
Hai ventiquattro anni e ti senti
già vecchio. Hai avuto il peso del mondo sulle tue spalle per
tutta la vita. Papà ne aggiungeva sempre un po' di più, e
grammo su grammo la tua schiena si è piegata. Ma ora che quel
peso viene tolto improvvisamente, non ti senti bene come avresti
sperato. Il giorno che Sam se ne va di casa è il più
brutto di tutta la tua vita. Quando la porta dell'ennesima camera di
motel si chiude, trattieni a stento le lacrime, perché tu e Sam
siete dalle parti opposte di quella dannata porta, e sai che lui non
tornerà più per riaprirla.
Tuo fratello è ormai grande
e te ne sei accorto troppo tardi. Eri abituato a vederlo dipendere da
te per qualsiasi cosa - cibo, vestiti, quello stupido nodo alla
cravatta di quando si era diplomato - e ora ti chiedi come farà
ad allacciarsi le scarpe da solo. In un secondo ti passa davanti tutta
la vita. Non è la tua, ma quella di Sam. La vita di Sam che deve
ancora arrivare. Lo vedi laurearsi, trovare un lavoro ben pagato e
sposare la sua ragazza del college. Avranno una casa con il giardino e
un cane, una schiera di figli e una vita perfetta. Tu invece rimarrai
lì immobile, fermo nello stesso posto giorno dopo giorno. La tua
esistenza ti era sempre sembrata spassosa, ma non c'è nulla di
divertente nel vedere tuo fratello preferire il resto del mondo a te -
la sua famiglia.
Sei in piedi e cammini su e
giù da non sai più quanto tempo. Provi a sederti, ma le
tue gambe ti fanno saltare su come fossero delle molle. Non riesci a
stare fermo, perché se lo facessi sarebbe come arrendersi
all'idea che Sam non torni più. Butti un'occhio all'orologio e
ti accorgi che sono passati solo pochi secondi. Ti precipiti fuori
proprio nel momento in cui l'auto parte. Corri come un forsennato, ma
non riesci a raggiungerlo. Ti fermi e cadi in ginocchio in una
pozzanghera, mentre il cielo ti piange sul viso.
Tuo padre è sparito da
giorni ormai. Non è strano, visto che lo fa spesso - molto
più spesso, da quando ha urlato a Sam che se fosse uscito da
quella porta avrebbe fatto meglio a non tornare più - ma questa
volta hai una strana sensazione. O almeno hai la scusa per rivedere
Sam, dopo tutto quel tempo. A stento contieni il tuo entusiasmo,
nemmeno fossi un bambino la mattina di Natale. Lo sbatti sul pavimento,
dicendogli di andarci piano, tigre, ma lui capovolge la situazione
senza difficoltà. È bello rivedere la sua stupida faccia.
Tuo fratello non sembra così
contento di vederti. Si aggrappa alla spalla della fidanzata e ti
guarda come se fossi piombato a casa sua nel cuore della notte. Okay,
l'hai fatto, è vero, ma ti saresti aspettato un po' più
di entusiasmo da parte sua, invece ti fissa come se avessi ucciso
qualcuno. Quando rimanete soli, vorresti buttargli le braccia attorno
alle spalle e dirgli che gli sei mancato, invece apri il bagagliaio
dell'Impala e gli mostri le prove che hai raccolto. Vedi i suoi occhi
combattere contro il suo cuore quando gli chiedi di venire con te -
solo per qualche giorno, Sam - e proprio quando stai per perdere la
speranza, dice di sì.
Perché ti vuole bene, dopotutto.
___
Tuo fratello ha trentun'anni e ne
ha passate molte. È cambiato così tanto che non somiglia
più al Sam con cui combattevi i semplici mostri. Il Sam che ora
lotta contro i demoni - soprattutto i propri demoni - ha i capelli
stupidamente lunghi e la luce nei suoi occhi si è spenta. Sono
anni che non lo vedi sorridere, o quelle rare volte che l'ha fatto
sapevi che non era per divertimento, ma per rassegnazione. Ha sofferto
troppo, e ogni tanto rimpiangi di essere piombato nel suo appartamento
nel cuore della notte quasi dieci anni prima.
Hai trentacinque anni, ma la tua
anima ne conta molti di più - almeno quaranta in più, e
tutti passati all'Inferno. Hai perso il conto delle lacrime che hai
versato e delle guerre che hai combattuto, e decidi che è
arrivato il momento di arrenderti. Non t'importa della ferita che ti
squarcia il petto o del sangue che sgorga copioso dal tuo cuore. Le
uniche cose di cui ti importa sono le parole che ti grattano la gola e
che non hai mai detto. Pensi a Sam, ma non speri davvero di riuscire a
morire tra le sue braccia. Sarebbe una fortuna troppo grande.
Tuo fratello ha il fiato corto per
esserti corso incontro. Si aspettava di vederti in piedi, invece sei
piegato su te stesso contro un muro. Vede quel figlio di puttana
piantarti la lama nel petto e sente il tuo sospiro strozzato.
«No!» grida, ma la sua voce ti sembra così distante,
concentrato come sei a chiudere il dolore fuori dal tuo corpo. I vostri
occhi si incontrano per un istante, in lontananza. Nei suoi ci leggi la
paura. Nei tuoi Sam ci legge la resa. Ti vergogni di ciò che
provi e volti la testa dall'altra parte.
Sei seduto con la schiena contro il
muro, ma le forze ti vengono a mancare e cadi su un fianco. Sam dopo un
secondo è accanto a te e ti raccoglie come se fossi un gatto sul
ciglio della strada. Cerca di fermare il sangue con le proprie mani e
dice che starai bene, sì, starai bene. «È meglio
così,» sospiri, e per la prima volta la tua resa ha un
suono, ed è quello della tua voce. Sam scuote la testa
perché non vuole crederti. Ti aggrappi a lui e al suo stupido
ottimismo, e per un attimo sembri credere che tutto andrà bene.
Poi cadi di nuovo.
Tuo padre entra nei tuoi pensieri
per un secondo. Non te l'aspettavi - non pensavi a lui da millenni
ormai - e sembra un fantasma nella sua testa. Lo prendi come un segno e
capisci che quella volta non hai via di scampo, che stai davvero per
morire. Ti chiedi cosa penserebbe di te e di Sam, degli uomini che
siete diventati, e non sei sicuro se sarebbe orgoglioso di voi o se ti
prenderebbe a calci in culo per aver permesso che tuo fratello ne
passasse così tante, e per colpa tua. Ma non è importante
ciò che penserebbe papà, ma ciò che tu e Sam
siete. «Sono orgoglioso di noi,» mormori, e senti l'ultimo
respiro lasciare i tuoi polmoni.
Tuo fratello trattiene il respiro.
Sta aspettando che tu riapra gli occhi, ma i secondi passano senza che
tu ti muova. I polmoni gli dolgono e inspira una dolorosa boccata
d'aria. Per un momento gli era sembrato di essere morto anche lui -
l'aveva sperato, almeno - e respirare ancora lo fa sentire solo e
distante da te. «Dean!» ti grida contro, cercando di
svegliarti. Quando capisce che è finita, le lacrime cadono a
cascata dai suoi occhi e ti bagnano la spalla. Ti stende sul pavimento
e accarezza il tuo volto, mentre un'idea si fa largo nella sua mente.
Ti salverà. Troverà
un modo per riportarti indietro. Perché sei il suo fratellone e,
per una volta, sei tu a dipendere da lui.
E perché ti vuole bene, dopotutto.
Note della tipa che ha scritto questa roba
Ma guarda un po' dove
mi porta lo shippare wincest! Cioè, non che questa storia sia
wincest (eh) ma sono ancora una new entry in questo ship e volevo
coccolarmi un po' prima di buttarmi a scrivere qualcosa che si avvicini
lontanamente all'incest. Ma spero di arrivarci, un giorno (è
nella mia bucket list).
Che altro dire? Lasciatemi una recensioncina per farmi sapere cosa ne
pensate, perché questa storia l'ho scritta di fretta tra
l'università e lo studio e avrei bisogno di qualche parere!
Alla prossima!
Chiara
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