Anche questa fic è stata scritta per un contest
sul CR Boards all'inizio di quest'anno, gareggiando con una mia storia.
Per la cronaca, siamo arrivate a pari merito, e lei ha vinto poi
tirando a sorte il classico biglietto... Curiosità a parte, questo
racconto mi ha colpito subito, alla prima lettura, e continuo ad amarlo
moltissimo. Pare sia leggermente autobiografico, ma non ho indagato
oltre.
Come sempre, fate felici Sprinkles e me: recensite!
la timida traduttrice,
Saki
Sentì la gola chiudersi e il
cuore battere selvaggiamente nel petto. Con le palme premute contro il
tavolo davanti a lei, Pomona provò a calmarsi. Cercò di afferrare la
bacchetta, ma era fuori portata. Il viso, la bocca, le mani, le
braccia- tutto il suo corpo sembrava gonfiarsi.
Disperata,
provò ancora una volta, ma cadde dallo sgabello e piombò al suolo con
un gemito silenzioso. Era una reazione allergica, qualcosa che non
aveva mai avuto, e la peggiore a cui avesse mai assistito, in quasi
trent'anni di insegnamento. Respirava a fatica, e si rese conto che
anche se avesse raggiunto la sua bacchetta, non avrebbe avuto la forza
di pronunciare alcun incantesimo. La trachea era ormai del tutto chiusa
dal gonfiore e i polmoni avevano iniziato a bruciarle mentre iniziava a
muoversi freneticamente. Concentrandosi sulle poche forze rimaste,
Pomona cominciò a trascinarsi verso la porta che dava all'aperto.
Mentre la vista iniziava a offuscarsi, giurò a se stessa che non aveva
intenzione di morire proprio il mattino del suo primo appuntamento con
Filius.
Dopo aver trascorso la mattinata a Hogsmeade per prepararsi
al suo appuntamento, Filius prese la strada per tornare al castello.
Sapeva che Pomona aveva ricevuto delle talee di una varietà particolare
da una sua ex allieva che studiava in Sudamerica e, anche se lei non
gli aveva detto nulla a proposito, era sicuro che non si sarebbe
allontanata troppo dalle serre finché le nuove piantine non si fossero
ambientate. Tenendo conto di questo, aveva riservato una saletta
privata nel locale di Rosmerta, poi aveva ordinato una buona cenetta da
uno dei suoi ristoranti preferiti di Diagon Alley, dove avrebbe voluto
portarla comunque, e dando disposizioni perché gliela mandassero lì.
Aveva ritirato dal negozio un vaso di Geranio Zannuto, il nuovo ibrido
di cui le aveva sentito parlare in Aula Insegnanti qualche settimana
prima, e gliel'avrebbe dato al momento di andarla a prendere in camera
sua. Gli abiti nuovi gli stavano davvero bene, o almeno le streghe di
Stratchy & Sons sembravano pensarlo, e si adeguò. Ora
aveva qualche oretta per preparare il suo speciale dolce al mascarpone,
tornare a portarlo ai Tre Manici di Scopa, e tirarsi a lucido in vista
dell'appuntamento.
Filius affrettò il passo verso le serre. Non aveva
programmato di vederla prima di uscire insieme, ma era sua abitudine
fermarsi a fare un saluto dopo pranzo, il sabato.
Di sicuro le avrebbe fatto piacere, no?
Decise che avrebbe sempre potuto chiederle delle nuove
piantine, con la scusa di aver sviluppato un tardo interesse per la
materia, e così si diresse verso la serra numero quattro, dove gli
aveva detto che le avrebbe fatte crescere. La sua studentessa, Alice
Prewett- anche se Pomona aveva fatto cenno ad un suo futuro matrimonio
con il giovane Longbottom- studiava all'università di Erbologia del
Sudamerica. In quegli anni si era imbattuta in numerose nuove specie,
ed aveva iniziato una proficua corrispondenza con la sua ex insegnante.
Filius sapeva che Pomona le era molto affezionata: se avesse notato che
la imbarazzasse vederlo piovere da quelle parti prima
dell'appuntamento, avrebbe fatto cadere il discorso su Alice, e il
problema si sarebbe dovuto risolvere.
Con questo proposito, si sentì più emozionato di quando
avrebbe mai ammesso al pensiero di uscire assieme alla donna che gli
era sempre piaciuta, sin da quando aveva preso possesso della sua
cattedra. C'era voluto un bel po' di tempo per raccogliere il coraggio
di invitarla, perciò era determinato affinché tutto funzionasse alla
perfezione.
Era quasi arrivato quando la vide. Irruppe in una corsa,
forzando le sue gambette alla massima velocità possibile, e cadde in
ginocchio accanto a lei. Con un grido, mandò il suo patronus a Poppy
Pomfrey. Sentì un battito del cuore, ma niente di più. D'istinto,
lanciò l'incantesimo blocca-allergia che Pomona gli aveva insegnato al
suo arrivo a Hogwarts. Era stata la prima volta che avessero passato
davvero del tempo insieme, l'inizio di una bellissima amicizia e, lui
sperava, qualcosa di più.
“Lei è sicuro
di volere che sia io ad insegnarglieli, professor Flitwick? Ci so
davvero fare poco con la bacchetta, rispetto a tutti gli altri nostri
colleghi.”
Aveva sorriso
sul suo caffé mattutino, un particolare che accrebbe il suo interesse
per lei, poiché anche lui preferiva quella bevanda al té. Desiderava
vederla sorridere ancora, e ancora...
“Può
chiamarmi Filius. E sono sicuro che lei sia più che qualificata per
insegnarmi le tecniche di primo soccorso e qualsiasi incantesimo
specifico della materia che possa servirmi. Vorrei imparare di più
sull'Erbologia in generale, veramente.” Non aveva mai avuto nessun
interesse per quella materia; Incantesimi e Trasfigurazione gli erano
sempre stati più congeniali, ma sentiva che questa cosa sarebbe
cambiata...
“Va bene,
allora, Filius.” Lui sorrise a sentir pronunciare il suo nome, e lei
arrossì lievemente. “Puoi venire questo pomeriggio nella numero uno, a
qualsiasi ora... io sarò qui in giro.” Si alzò per uscire, ma poi si
voltò verso di lui.“Puoi chiamarmi Pomona, o soltanto 'Mona, se vuoi.”
L'incantesimo stava funzionando; almeno una parte del
gonfiore stava andando via. Non respirava ancora, e su questo non
poteva porre rimedio: le afferrò una mano e la baciò, desiderando di
poterla aiutare maggiormente.
“Filius?”
Poppy apparve dietro di lui e mentre si voltava, notò lo
sguardo shockato e spaventato che le era balenato negli occhi prima di
farsi in quattro: nel giro di pochi secondi l'aveva spinto da parte e
aveva iniziato i suoi incantesimi diagnostici.
“Non sono
teneri?” Pomona gli era seduta vicino, ad uno dei tavoli rotondi
riservati allo staff di Hogwarts che presenziava al Ballo Annuale del
Ministero.
“Cosa- voglio
dire, chi?” Filius era rimasto a guardarla per tutto il tempo, pensando
a come chiederle di ballare, e aveva colto solo metà della sua domanda.
“Poppy e
Alastor.” Doveva essersi accorta della sorpresa nei suoi occhi prima di
aver gettato un'occhiata dall'altra parte della sala da ballo e trovato
la coppia in questione. “Non dirle nulla, ma credo proprio siano fatti
l'uno per l'altra. Guardali.”
Non era
completamente d'accordo, ma non aveva nemmeno da obiettare,
specialmente quando colse l'espressione di leggera invidia sul viso di
Pomona.
“'Mona, vuoi
ballare?”
Lei aveva
sorriso e annuito con semplicità.
“FILIUS!”
Cercò di schiarirsi la mente scuotendo la testa, mentre la
voce di Poppy s'insinuava tra i suoi pensieri.
“Filius, ho bisogno che ti calmi. Pomona starà bene, ma ho
bisogno del tuo aiuto per portarla in infermeria. Ce la fai o devo
chiamare qualcun altro?”
Si sorprese ad annuire e seguì le istruzioni di Poppy mentre
la trasportavano fino al castello. Tutto quello che riusciva a pensare
fu al tempo che aveva perso fino a quel momento. Se Poppy si sbagliava,
se Pomona non fosse stata meglio... no, non poteva nemmeno pensarci.
“Non
rimpiangi di non esserti sposato da giovane?”
Avevano
accompagnato gli studenti per la loro gita a Hogsmeade, ed erano seduti
su una panchina fuori dai Tre Manici di Scopa.
“A volte sì”
rispose lui, osservando una coppietta che entrava nel pub tenendosi per
mano.“Ma spero che tu non ti sia già arresa a riguardo, Pomona! Hai
ancora un sacco di tempo per pensare a questo. D'altra parte, Hogwarts
non è ancora pronta per fare a meno di te.”
“Oh, non
credo che ci sia da preoccuparsi per il momento. E poi, anche se mi
sposassi, vorrei restare a Hogwarts. Non potrei immaginare di lasciare
te... e gli altri nostri colleghi, voglio dire. Siete diventati la mia
famiglia.”
Filius notò
il suo rossore e come avesse distolto lo sguardo. Osò sperare che
dicesse il vero.
“E che dire
di te? Perché non ti sei mai sposato? Questa è una cosa che mi ha
sempre sorpreso. Di solito i migliori sono sempre accoppiati.” Sorrise,
un poco provocante.
Ora fu lui ad
arrossire. “Penso che la ragione sia ovvia.”
Lei annuì,
partecipe. “Immagino che sia stato difficile avere una vita privata,
con tutto il lavoro che ti ha tenuto occupato. Devi aver viaggiato
parecchio, per raggiungere il tuo livello di conoscenze. E' stato lo
stesso per me.”
Lui la fissò,
sbalordito. “No.” Tossì. “Intendevo la mia altezza.”
Si strinse
nelle spalle, aspettandosi un commento condiscendente, con un tono
melenso: pensava che gli avrebbe assicurato che un giorno 'qualcuno'
l'avrebbe guardato per quello che era, non solo per la sua statura,
anche se non si sarebbe trattato di lei. Attese, ma invano.
Invece lei
sembrò quasi triste mentre rispondeva:“Sì, suppongo che vorresti
frequentare qualcuno alla tua altezza. Penso di poterlo capire.”
Filius era
sempre più stranito. Si chiese se stesse facendo la finta tonta, ma
Pomona non era il tipo da prenderlo in giro... almeno lo sperava.
“Ma no, non
io! Voglio dire che la maggior parte delle streghe non vorrebbero farsi
vedere in giro con qualcuno alto la metà di loro!”
“Questo
significa che la maggior parte delle streghe non sanno cosa si perdono,
a non volerti conoscere meglio.”
L'aveva quasi
baciata, allora, in quella stradina del villaggio, circondati dai loro
studenti. Sì, l'avrebbe fatto, se Minerva McGonagall non fosse arrivata
ad aiutarli a radunare i ragazzi. Quel momento era stato cruciale per
spingere da parte le sue paure e si era ripromesso che le avrebbe
chiesto di uscire: ma quando e come, non lo sapeva ancora.
Ora eccolo, seduto accanto al suo letto, a tenerle la mano.
Poppy li aveva lasciati soli dopo aver dato a Pomona una pozione
calmante, assicurandogli che era stato in realtà il suo incantesimo a
salvarla. Mentre l'infermiera gli spiegava tutto questo, lui non
l'ascoltava, tutto intento a guardare Pomona, ad ascoltare il suo
respiro, a guardare il colorito delle sue guance che tornava acceso
come sempre.
“Mhm, Fil,
cosa stai facendo?”
“Sto cercando
di mettere insieme un regalo per la mia nipotina.” Era seduto sul
pavimento della Sala Insegnanti, con intorno un gran numero di pezzi
che sembravano appartenere ad una bicicletta Babbana.
“Oh, è
carino.” Lui si accorse che i suoi occhi si posavano divertiti su quel
disastro. “Di che cosa si tratta, esattamente?”
“Una
bicicletta!”
Lei sembrò
perplessa, ma prese le istruzioni, dimenticate su un tavolino, prima di
sedersi.
“Posso darti
una mano?”
Lui cercò di
non mostrare troppo entusiasmo.
“Magari!”
Lentamente,
pezzo dopo pezzo, con Pomona che leggeva davvero le istruzioni,
finirono di montarla. Aggiungendo qualche incantesimo di sicurezza,
avevano concluso il lavoro, ma lui non voleva separarsi da lei così
presto.
“Devo
portarla nel mio ufficio. Hai voglia di qualcosa da bere?”
Pomona
sorrise e disse: “Dopo un lavoro così, ne abbiamo bisogno tutti e due.”
Continuarono
a ridere e chiacchierare per tutto il tragitto. Lui mise via la
bicicletta e versò due JT, il drink che lei preferiva, prima di sedersi
vicino a lei sul sofà.
“Quand'è il
compleanno di tua nipote?”
Filius le
porse il bicchiere.
“In realtà è
domani, ma la festa sarà tra una settimana.” Fece una pausa per
sorseggiare il suo drink, poi senza pensare aggiunse:“Ti va di venire
con me?”
Non appena
ebbe pronunciato quelle parole, Filius si sentì ridicolo. Erano
settimane che cercava un modo per strapparle un appuntamento, e ora se
ne veniva fuori con la festa di compleanno di una bambina di cinque
anni?
“La tua
famiglia non troverebbe strano che porti un'amica?”
Ora o mai
più, decise lui. Non avrebbe più avuto una simile opportunità.
“Pensavo che,
forse, potremmo uscire insieme questo weekend. Allora non saresti più
solo un'amica. Se ti va...”
Abbassò gli
occhi al bicchiere, sentendosi un ragazzino come da anni non gli era
più capitato. Aveva dimenticato come fosse difficile esporsi a quel
punto.
“Sarebbe
bellissimo.”
Filius stava
per versare il suo drink, tanto era sorpreso. “Davvero? Sabato andrebbe
bene?”
Il sorriso di
lei era smagliante, e si sentì come se le nuvole si fossero dissipate e
il sole splendesse su di lui.“Perfetto.”
“F-Filius?”
Pomona si guardò intorno, perplessa e disorientata nel
trovarsi in infermeria. Lui era seduto accanto al suo letto, tenendole
la mano, e sembrava immerso nei suoi pensieri finché lei non gliela
strinse e gli chiese di nuovo:
“Filius, che cosa è successo?”
“Pomona! Oh, Merlino sia ringraziato. Ero preoccupatissimo.
Poppy me l'ha detto che ti saresti ripresa, ma- Oh, sono contento che
ti sei svegliata.”
Era saltato su lasciandole andare la mano, e per un attimo
rimase delusa, prima che lui le accarezzasse il viso, scostandole i
capelli dalla fronte, e indugiando con il palmo sulla sua guancia per
un poco.
Lei si sporse per prendere il bicchiere d'acqua
sul comodino, ma aveva la spalla intorpidita.
“Faccio io, su.”
Le tenne il bicchiere mentre prendeva un sorso. Di nuovo, le
sfiorò il viso con l'altra mano, e anche se le sembrava di essere stata
investita da uno stormo di ippogrifi in fuga, si sentì meglio
all'improvviso.
“Ma cosa mi è successo?”
“Hai dimenticato di seguire le norme di sicurezza che tu
stessa avevi stabilito e così facendo hai spaventato a morte Filius e
me, ecco cos'è successo!”
Poppy sembrava furiosa e sollevata insieme... furiosa prima
di tutto. Ora il ricordo di quella mattinata tornò nella mente di
Pomona: la fretta di mettere a dimora le talee il più presto possibile,
per riuscire a trascorrere il resto della giornata a prepararsi per
uscire con Filius... Aveva aspettato così tanto prima di ricevere un
simile invito, al punto di mettere quasi da parte le sue speranze, e
ora aveva rovinato tutto.
“Oh Filius, il nostro appuntamento!”
“Appuntamento? Dovevi uscire con qualcuno? Pomona Jane
Sprout! Non posso credere che tu non l'abbia detto a nessuno!”
In un attimo, Poppy si era trasformata dall'infermiera
cocciuta e professionale all'amica pettegola, e Pomona non riusciva a
immaginare una situazione peggiore.
“Poppy, per favore, potrei uscire di qui adesso?”
Filius stava guardando da un'altra parte ed era sicura che
fosse imbarazzato, chi non lo sarebbe stato? Poppy agitò la bacchetta
per un poco- per fare che cosa, Pomona non ne era sicura- ma sembrò
soddisfatta mentre le metteva in mano qualche boccetta di pozione
antidolorifica.
“Sì, puoi andare. Prendi queste quando ne senti il bisogno,
ma dovresti star bene. E voglio tutti i dettagli domani." Pomona
avrebbe potuto ucciderla con lo sguardo che le lanciò, e Poppy non
convinse nessuno aggiungendo: “Su come ti sarai ripresa, naturalmente.”
Rendendosi conto della gaffe, Poppy le schiacciò l'occhio prima di
sparire dietro la porta, lasciandoli soli.
Pomona chiuse gli occhi e provò a controllare la propria
frustrazione nei confronti di Poppy e di non mostrare, arrossendo, il
suo imbarazzo.
“Non siamo obbligati ad andarci, sai. Se non te la senti, ma
soprattutto se non vuoi che nessuno lo sappia, ecco, questo è un buon
motivo per non uscire con me.”
Si alzò a sedere, spalancando gli occhi, ignorando la lieve
vertigine che la colse.
“Di cosa stai parlando, Filius?”
Lui le dava le spalle, guardando dalla finestra. Con un
sospiro profondo, si voltò a guardarla e Pomona gli lesse in volto una
tristezza mai vista prima.
“Parlo del nostro appuntamento. Se ti...” Sembrava cercare
una parola adatta mentre la sua espressione cambiava da triste a quasi
arrabbiata. “vergognavi troppo per dire alle tue amiche che saresti
uscita con me, ecco, non sei costretta a farlo.”
“Vergognarmi? Filius, ero eccitata all'idea di uscire con
te. Lo sono ancora! Non l'ho detto a nessuno perché non volevo che lo
sapessero, nel caso tu...” Si sentiva ancora un poco intontita quando
si muoveva troppo.
“Nel caso che io... che cosa, Pomona?”
Ora teneva di nuovo gli occhi chiusi, questa volta per
l'imbarazzo, e si morse il labbro prima di parlare. “Avessi deciso che
non eri davvero interessato a me.”
Lo fissò mentre pronunciava le ultime parole; aveva bisogno
di vedere la sua reazione. Lui era rimasto senza fiato.
“Tu pensi di non piacermi? Avrei voluto stare con te sin dal
primo momento che ti ho incontrata!” Si avvicinò, era in piedi davanti
a lei, ed erano quasi con gli occhi negli occhi dal momento che lei era
seduta sul letto.
“Filius, io-”
Non sapeva più cosa dire, perciò non si risentì di essere
interrotta dal suo bacio. Dopo un istante troppo breve, le loro labbra
si allontanarono ed entrambi sorrisero.
“Allora l'appuntamento è ancora valido?” Pomona accompagnò
le parole con un sorriso seducente.
“Assolutamente sì.” rispose Filius, e la baciò di nuovo.
Quella notte, Pomona sentì di nuovo la gola chiudersi e il
cuore battere forte nel petto... ma per una ragione completamente
diversa...
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