Goodness is something chosen. When a man cannot choose
he ceases to be a man.
La meccanica dei propri poteri era qualcosa che Elsa, nel
corso del
lungo periodo trascorso nella prigione dorata dell'ampolla e,
successivamente, a Storybrooke, aveva avuto modo di studiare e di
analizzare sin quasi alla nausea. Finalmente, dopo tutti gli anni
trascorsi nell'inutile tentativo di reprimere quel lato tanto speciale di
sé, poteva affermare con sicurezza di essere finalmente in
possesso della conoscenza
e della comprensione
necessarie a permetterle di vivere serenamente assieme a quel ghiaccio
che, ora lo sapeva, non l'avrebbe mai tradita.
Esattamente il
contrario di ciò che era successo a Ingrid.
Ingrid – la
sorella di sua madre
– era stata divorata dal potere, dalla solitudine, dalla
pazzia:
nessuno aveva mai avuto il coraggio di accettarla per ciò
che
era, nessuno le aveva mai permesso di vivere senza il terrore di essere
additata come mostro, come strega – nessuno l'aveva mai amata
abbastanza.
Sorrise, Elsa, sentendo il cuore gonfio di tristezza e di
compassione nei confronti di quella donna che, nonostante avesse avuto
due sorelle ed un intero regno accanto a sé, non era mai
stata
in grado di trovare il proprio posto, la propria famiglia, la propria casa.
Lei,
però, una casa ce l'aveva: si chiamava Anna.
Ancora una volta, nonostante avesse riflettuto su quella
decisione
molto, molto a lungo, il dubbio e la paura attanagliarono il giovane
cuore della regina di Arendelle: e se le sue scelte avessero messo in
pericolo Anna? E se ciò che lei riteneva essere un gesto
compassionevole e generoso si fosse rivelato come un letale scherzo del
destino? Dopotutto, ciò che stava per accingersi a fare era
un'azione che in molti avrebbero considerato completamente folle...
Sospirò, scacciando per l'ennesima volta il maligno
tarlo del
terrore che tentava di dissuaderla: stava facendo la cosa giusta e,
nonostante tutti i timori, sapeva che nulla le avrebbe potuto far
cambiare idea.
Alzò entrambe le mani, sciogliendo la stretta in
cui aveva
inconsciamente serrato le dita durante il breve viaggio che aveva
affrontato per giungere lì, in quel remoto angolo di regno
che
aveva scoperto insieme a Kristoff molto tempo prima: là,
come
testimonianza del gesto orribile che era stato compiuto, una polla di
ghiaccio ormai stanco ed affaticato abbracciava nella sua
indistricabile stretta quella che, a prima vista, sembrava una statua
di ghiaccio come tante altre.
Sembrava.
Elsa osservò i lineamenti incisi nella superficie
lucida ed
aliena della statua: lei, figlia della neve e della magia, poteva
ancora scorgere un barlume di vita in quegli occhi grandi ed espressivi
che, ricordava, una volta erano stati di un verde brillante ed
insidioso come il lucido manto di una serpe velenosa – quegli stessi occhi che,
più di una volta, avevano tentato di annientarla.
Eppure, adesso, in quegli occhi immobili e congelati lei
riusciva a
scorgere solamente il tormento e l'afflizione di un'anima a cui non era
mai stata data la possibilità di essere migliore.
Per l'ennesima volta si costrinse a respirare, riacquistando
infine
la calma e la determinazione di cui si era armata quando aveva preso la
decisione di tornare in quel posto, e sfiorò con la punta
delle
dita sottili la superficie lucida ed opalescente del ghiaccio che aveva
intrappolato il corpo e la vita del principe Hans Westergaard delle
Isole del Sud.
Il gelo di Ingrid si ritirò in fretta dal corpo
snello del principe dai capelli rossi, scivolando lungo la linea delle
spalle e del giaccone che aveva indossato nel momento in cui aveva
deciso di attentare nuovamente alla sopravvivenza della regina di
Arendelle – ma
no, non doveva lasciare spazio a pensieri come quello o la sua
sicurezza avrebbe potuto essere divorata dal terrore.
Elsa osservò con parca tranquillità i muscoli
atrofizzati
del principe distendersi e contrarsi, intirizziti dal freddo che li
aveva imprigionati tanto a lungo, prima che l'intero corpo dell'uomo
fosse scosso da un violento fremito che lo costrinse, per un istante, a
chiudere gli occhi e a cedere ad una sgradevole sensazione di debolezza
che avrebbe costretto chiunque
a terra in ginocchio, sopraffatto – chiunque, ma non
lui.
Nonostante il timore e la tensione che le attanagliavano
l'animo,
Elsa dovette ammettere con se stessa che la tempra di Hans era
eccezionale: invece di cadere a terra, di cedere alla stanchezza e al
probabile dolore, Hans costrinse se stesso a rimanere saldo sui propri
piedi, concedendo ad un solo, breve sprazzo di sofferenza di solcare i
suoi tratti fini prima di ricomporre il proprio volto in un'espressione
compìta; allora, soltanto allora, schiuse le palpebre e si
voltò– un po' traballante –
verso Elsa.
-Sono vivo.- si limitò a constatare, con voce
rauca,
fissandola con un'insistenza tanto profonda da metterla più
a
disagio di quanto lei già non si
sentisse – c'era forse rabbia, in fondo a
quei pozzi verdi?
-Sì.- Elsa mosse appena il capo, annuendo con un
gesto
grazioso ma controllato. Hans serrò le labbra mostrando,
finalmente, un'emozione diversa dal disperato desiderio di controllarsi
che Elsa era riuscita a scorgere sino a quel momento: rabbia.
-Tu...- la sorpresa nello sguardo del rosso sembrava essere
sul punto di sopraffarlo: Elsa lo osservò mentre tentava
disperatamente di non annaspare, poté quasi scorgerlo mentre
lottava per non affogare nella consapevolezza – per lui doveva essere terribile
– di essere stato liberato dalla propria prigione
dalla stessa donna che, per due
volte, aveva tentato di uccidere.
Gli concesse diversi istanti per ricomporsi, per inghiottire
la
furia gelida e letale che doveva averlo travolto nel momento stesso in
cui aveva assimilato tutti i dettagli della spinosa situazione in cui
si trovavano. -Chi era quella donna? La donna che mi ha congelato?- le
chiese, infine, il principe, dopo aver finalmente recuperato il proprio
impressionante autocontrollo.
-Mia zia.-
Se Hans fosse rimasto sorpreso da quella rivelazione non lo
diede a vedere.
-Perché mi hai scongelato?- le chiese subito dopo
ed Elsa,
che oramai aveva capito come agiva la mente di un uomo come lui,
comprese che Hans stava tentando disperatamente di innervosirla con
quel fiume di domande poste ad una velocità quasi spietata,
per
ottenere un vantaggio su di lei che – lo sapevano
entrambi – ora non aveva.
Represse un sorriso, respirando profondamente prima di
rispondergli.
-Ho fatto un lungo viaggio durante l'ultimo anno, in un posto
molto,
molto lontano da qui.- gli spiegò, pacata come sempre,
tentando
di reprimere l'ilarità che il comportamento di Hans le
provocava – lui
non aveva nulla da temere da lei, e questo lo spaventava.
-Ho imparato molte cose.- aggiunse, inarcando un sopracciglio in
risposta all'espressione scettica apparsa repentinamente sul volto
dell'altro.
-Come scongelare l'uomo che ha cercato di uccidervi?- fu,
infatti,
il commento caustico che Hans le rivolse. Non mi sembra un insegnamento
degno di essere appreso, regina Elsa.-
Non le sfuggì il ritorno alla forma di cortesia
né,
tantomeno, la sorpresa malcelata che vibrava nella voce del giovane:
certamente si stava chiedendo se lei non avesse perso completamente il
senno o, più probabilmente, se non stesse tramando qualcosa
contro di lui... continuò ad ignorarlo, sapendo che sarebbe
stato deleterio per lei rispondergli a tono– non che quell'espressione
irritante non le provocasse il desiderio di congelargli una chiappa,
ecco.
-Ho imparato che nessuno nasce malvagio, principe
Hans.- continuò a parlare, tenendo lo sguardo fisso sul
volto
dell'interlocutore per poter cogliere ogni minima sfumatura della
confusione rabbiosa e spaventata che vedeva agitarsi negli occhi di
lui. -Ho imparato che esiste sempre qualcosa dietro alla cattiveria
di una persona.-– nel
verde qualcosa fremette, a disagio – -E
ho imparato a riconoscere la mia disperazione negli
occhi degli altri.-
Aveva capito:
questo Elsa
comprese nello stesso attimo in cui scorse un lampo allarmato e feroce
stravolgere solo per il tempo di un respiro il volto di Hans, prima che
il principe si rifugiasse nuovamente dietro la propria maschera di
cortesia, più gelida ed impenetrabile di quanto qualsiasi
sua
creazione di ghiaccio avrebbe mai potuto sperare di essere.
-Ammirevole, regina Elsa, ma in tutto questo io non vedo
come__-
-L'ho vista in te.- lo interruppe, repentinamente, zittendolo
prima
che ricominciasse a blaterare. -Ho visto come guardavi i tuoi fratelli.
Li ho
visti scappare e abbandonarti, senza nemmeno provare a salvarti o a
proteggerti.- continuò, sapendo che solamente la spietatezza
con
cui stava parlando avrebbe potuto far breccia in Hans: ed infatti vide
qualcosa creparsi, nella sua espressione controllata e, al di
là
di quella spaccatura, poté
scorgere – questione di attimi: con lui,
oramai lo sapeva, anche il più infimo istante poteva essere
essenziale – l'uomo devastato che
l'aveva affrontata ormai quasi un anno prima.
-Non tutti sono così fortunati da avere dei parenti
come
Anna.- la voce di Hans suonò come un ringhio soffocato, come
il
guaito rabbioso di una fiera pugnalata a morte ma incapace di
arrendersi alla sconfitta: aveva i pugni serrati e le spalle rigide, le
sopracciglia aggrottate e le labbra oramai illividite dopo essere state
strette tanto a lungo – era furioso, ed Elsa lo sapeva
benissimo.
-Esatto.- annuì la regina, osservandolo in tralice
per
qualche istante prima di aggiungere: -Ti ho scongelato
perché
voglio darti la tua seconda possibilità.-
Un fragoroso silenzio accolse quelle parole che, alle orecchie
di
chiunque altro, sarebbero potute sembrare quelle di un pazzo: chi mai,
al mondo, avrebbe voluto dare una seconda possibilità
proprio a lui?
Questo sembrava dire l'epressione incredula di Hans che, per la prima
volta da quando lo conosceva, sembrava essere rimasto completamente
senza parole.
-Per fare cosa? Tentare nuovamente di uccidervi e di
conquistare il
vostro regno, regina Elsa?- riuscì ad esalare il principe
dopo
quasi un intero minuto di stupefatto silenzio, fissandola con angoscia
e sorpresa.
Elsa, infastidita, mosse appena una mano per zittirlo.
-Smettila.- gli intimò con sufficienza, sperando di
infastidirlo. -Voglio credere che tu non sia nato con l'intento di
uccidere degli innocenti. Voglio credere che l'uomo misericordioso e
generoso che si è preso cura della mia Arendelle, una volta,
esista ancora sotto tutta quella disperazione.- gli spiegò,
più per rammentare a se stessa le motivazioni che l'avevano
portata laggiù, da sola, nel cuore della notte, piuttosto
che
per permettere a lui di comprendere una possibilità che,
probabilmente, non avrebbe mai voluto essere costretto ad accettare.
Hans, come a voler confermare le supposizioni di Elsa,
incrociò le braccia sul petto e la squadrò
dall'alto al
basso, scettico.
-Siete ottimista.- commentò, inarcando un
sopracciglio. Elsa, tuttavia, annuì.
-Posso fare di te ciò che voglio. I tuoi
fratelli non reclameranno qualcuno che credono morto, perciò
credo che tu, ora, appartenga a me e ad Arendelle.-
sentenziò,
drizzando la schiena ed esibendosi nella sua miglior espressione
distante ed altezzosa – perché
si stava comportando così? Non aveva certo bisogno di
atteggiarsi a regina crudele e manipolatrice per spaventarlo, lui
sapeva perfettamente ciò di cui lei era capace.
Hans,
solo per qualche momento, sembrò cascare nel tranello
tessuto
dallo sguardo fiero ed impettito della regina: che Elsa volesse davvero
lasciargli intendere che lo aveva liberato solo per bistrattarlo e
maltrattarlo in piena libertà? E se...
Senza che il principe redivivo riuscisse ad impedirselo, un
breve sorrisetto apparve sulla sua bocca sottile –
ed Elsa, a sua volta, curvò appena le labbra in
un'espressione
di riservato divertimento, capendo perfettamente di essere stata colta
nel fallo del suo piccolo ed innocuo scherzetto ai danni di Hans.
Lei non sarebbe
mai stata in grado di fargli una cosa del genere –
lei era migliore di lui.
-Sei libero.- gli assicurò, dopo essersi
ricomposta, ravviando la lunga treccia bionda sulla spalla. -Se
vorrai andartene sarai libero di farlo, ed io ti darò tutto
ciò di cui hai bisogno per viaggiare e sopravvivere
degnamente.
Se, invece, vorrai restare, Arendelle potrebbe diventare la tua casa.-
-Nessuno accetterà l'uomo che ha cercato di
uccidere la
regina e la principessa.- obiettò Hans in tono aspro,
pratico,
distogliendo per il tempo di un sospiro lo sguardo da Elsa.
La regina di Arendelle – la regina del ghiaccio e delle
nevi – sorrise di nuovo, dolcemente.
-Nessuno avrebbe dovuto accettare la donna che ha portato il
regno
sull'orlo del congelamento.- sussurrò, piano, senza
aspettarsi
lo sguardo sorpreso che Hans le rivolse nello stesso istante in cui
aprì bocca. -Le persone sanno perdonare. Se Arendelle
ha perdonato me, potrà perdonare anche te.
Il principe serrò i pugni, prendendo un lungo
respiro che
Elsa interpretò come un tentativo di calmarsi nonostante lei
stesse demolendo, una alla volta, tutte le obiezioni che stava cercando
di metterle davanti agli occhi.
-Non credo che Anna sia molto felice di questa vostra scelta.-
Era l'ultima carta di Hans, comprese Elsa: aggrapparsi
all'odio che,
secondo la sua opinione distorta, Anna doveva di certo ancora provare
nei suoi confronti poteva davvero essere il modo migliore per impedire
ad Elsa di aiutarlo, di mostrargli la compassione che lui non aveva mai
ricevuto e che, di certo, una qualche parte di lui sentiva di non
meritare né, tantomeno – "che il cielo gliene scampi!"
– di desiderare.
Ancora una volta, però, Elsa seppe per certo di
essere in netto vantaggio su di lui.
-Veramente... lo è.-
-Vuoi scongelare Hans!?- l'espressione stupefatta di Anna
è
esattamente ciò che Elsa si aspettava quando aveva preso
quella
decisione. Annuisce, la regina, mantenendo composto il proprio volto
impassibile nonostante il cuore le stia battendo all'impazzata nel
petto. -Ha cercato di ucciderti! Due volte!- le fa notare Anna,
sconvolta da quella totale mancanza di giudizio che, da Elsa, proprio
non si sarebbe mai aspettata.
La bionda sospira, paziente.
-Anna...-
mormora con
dolcezza, allungando una mano per sfiorare il dorso di quella della
sorellina. -Se c'è qualcosa che ho imparato, a Storybrooke,
è che tutti meritano almeno una possibilità di
fare la
cosa giusta.-
Anna
scuote la testa senza però, con grande sollievo di Elsa,
allontanare il suo tocco.
-È
un pazzo!
Ci proverà di nuovo e io non voglio che ti faccia del male!-
esclama, stringendo le labbra e gli occhi in un'espressione tanto seria
e minacciosa da strappare ad Elsa una risata piena, di cuore, di quelle
che solamente Anna riesce a farle nascere dentro.
-Nemmeno
io desidero
che ferisca te o chiunque altro, Anna.- le spiega, dopo essersi
calmata. -Ma...
Anna... avrei potuto essere io. Ho visto i suoi fratelli abbandonarlo
alla morte senza nemmeno tentare di salvarlo.- rabbrividiscono entrambe
a quelle parole, incredule: per tutt'e due è impensabile un
comportamento del genere.
Elsa le
stringe la mano, socchiudendo gli occhi.
-Lui
era... era
così disperato, Anna.- mormora, piano, con la voce soffocata
dalla compassione che le suscitava quel ricordo. -Se io non avessi
avuto te... avrei
potuto diventare quel mostro che tutti temevano io fossi.-
Anna
rimane in silenzio per un po' dopo le sue parole, continunando ad
osservarla intensamente mentre, probabilmente, rimugina.
-Tu
credi davvero che possa esserci qualcosa di buono in Hans? Che possa
cambiare?- le chiede, infine. Elsa sospira.
-Voglio
scoprirlo.-
Un lungo
silenzio
segue la decisione di Elsa, ma è un silenzio che non
è
destinato a durare: dopo diversi minuti, infatti, Anna balza in piedi
scagliando un pugno verso il cielo e scoppiando a ridere, esaltata
davanti alla prospettiva di una nuova avventura.
-Bene!
Andiamo a scongelare Hans!-
-Ho... ho sottovalutato Anna.- Hans mormorò quelle parole a
bassa voce, tentando disperatamente di mantenerne controllato il tono.
-E ho sottovalutato voi.- aggiunse, pronunciando ogni singola sillaba
con quello che, alla bionda, sembrava uno sforzo davvero immane. -Se...
se me
lo permetterete... vorrei rimanere ad Arendelle.- continuò
il
rosso, sfilandosi lentamente i guanti per poi riporli in una tasca del
giaccone – si muoveva lentamente, con gesti perfettamente
misurati e calcolati, come se, così facendo, aiutasse se
stesso
a rimanere calmo. -Vorrei vedere,
vorrei... voglio... capire.- quasi ringhiò quell'ultima
parola,
Hans, ed Elsa non insistette per farsene spiegare il significato.
Annuì, invece, battendo le mani con aria pratica.
-Sarai sempre accompagnato ovunque dal capo delle guardie
della
scorta personale della regina. Il suo nome è
Torbjörn.- gli
spiegò, rivolgendogli un cenno imperioso per invitarlo a
seguirla mentre, con passo spedito, si dirigeva verso il tortuoso
sentiero che li avrebbe riportati ad Arendelle.
-Vuoi impedire che possa ferire tua sorella.-
constatò
semplicemente lui, affrettandosi sulle gambe ancora malferme per non
perderla di vista mentre, con un'agilità impressionante su
quei
dannati tacchi alti che Hans non riusciva proprio a far altro che
fissare con ostilità, percorreva la stradina sterrata al cui
termine, maestosa ed elegante esattamente come Elsa, la carrozza reale
li attendeva, sorvegliata da una guardia alta e massiccia che Hans
sospettò essere proprio Torbjörn.
-Torbjörn è un uomo estremamente
intelligente, un
guerriero valoroso ed una persona affidabile come poche.- gli
spiegò Elsa, rivolgendo una riverenza molto aggraziata alla
guardia quando la raggiunsero e ringraziando ancora
quando Torbjörn
aprì lo sportellino per permetterle di salire. Hans la
seguì, guardingo, scambiando solamente uno sguardo ostile
con
quell'uomo biondo ed incredibilmente alto che avrebbe messo in
soggezione praticamente chiunque. -Partecipa
alla maggior parte degli incontri del Consiglio di Arendelle, alle
riunioni con i diplomatici stranieri, alle discussioni politiche e a
tutto ciò a cui io ed Anna siamo tenute a presenziare.-
continuò la bionda con voce vivace, invitandolo a sedersi
dinanzi a lei e rivolgendogli quello sguardo divertito e birichino che
Hans, solamente ora, riusciva a scorgere come quello della donna
spigliata e sicura di sé che Elsa era diventata. -Se
davvero tu desideri capire, dovrai passare molto tempo con noi.-
terminò, sorridendo appena.
Un lungo silenzio calò fra loro dopo che la
carrozza, con uno
scossone, si avviò. Elsa sembrava tranquilla, serena e
distante
come un dipinto celeste e luminoso quanto il cielo che, al di
là
della carozza, splendeva in tutta la sua antica bellezza sulle foreste
di Arendelle.
-Regina Elsa... io...- mormorò, infine, il giovane
principe,
sentendosi a disagio davanti alla meraviglia di quella donna che, non
per la prima volta, gli stava dimostrando quanto puro e generoso fosse
l'animo della regina delle nevi.
Non sarebbe mai riuscito a dirle le parole che sentiva
soffocarlo,
lì, annodate appena sopra il pomo d'Adamo: Elsa questo lo
sapeva
bene. Gli aveva dimostrato di averlo capito meglio di quanto chiunque
altro si fosse mai dato la pena di fare e, quindi, probabilmente aveva
anche capito quanto sarebbe stato inutile aspettarsi un ringraziamento
da parte sua. -...posso chiamarvi Elsa?- le domandò, infine,
sciogliendo un poco la morsa in cui aveva serrato le mani ed
accomodandosi meglio sul sedile della carozza.
Elsa sorrise, comprensiva.
-Solo se permetterai a me di chiamarti Hans.-
Hans, per tutta risposta, le rivolse quell'espressione ironica
e
seducente che tanto piaceva alle donne ma che, di certo, non avrebbe
fatto altro che strappare ad Elsa uno sguardo di bonaria commiserazione.
-D'accordo... Elsa.-
La regina distolse gli occhi da Hans, serena, rivolgendo al
cielo azzurro uno sguardo sereno e pieno di speranze per il futuro.
-Benvenuto ad Arendelle, Hans.-
.
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.
.
.
.
.
My
Space:
L'immagine non
è mia: è stata trovata non ricordo nemmeno
dove in giro sul web, se qualcuno sapesse chi ne
è l'autore sarei felice di inserire i credits ©
Ave, popolo di EFP!
Questa è la prima volta che scrivo nel fandom di
Frozen e,
credo, sarà la prima di poche, se non l'unica
(perché è una faticaccia). Adoro questo film e
tutto
ciò che ne consegue e, allo stesso modo, adoro Once Upon a
Time,
mio grande amore telefilmico (dopo Merlin, che è stato il
mio
Love at First Streaming). Il connubio di queste due cose mi ha mandato
in brodo di giuggiole già dal season finale della terza
stagione
di OUAT, per non parlare dello stato mentale in cui verso dopo ogni
episodio della quarta.
Il surgelamento di Hans mi ha distrutta. Sul serio.
Vedere la disperazione con cui tentava di mostrarsi migliore agli occhi
di quei fratelli che non hanno fatto altro che maltrattarlo e
bistrattarlo per tutta
la vita,
vederlo soccombere e vedere, soprattutto, i fratelli abbandonarlo senza
nemmeno provare a far nulla per lui... Hans è di gran lunga
il
mio personaggio preferito dell'intero Frozen-verse: è
complicato, ambiguo e mostra come la linea fra bene e male non sia
così netta come in molti credono.
E sono una shipper Helsa. Di quelle pese, che spargono
fanfiction
bellissime per convertire all'Helsa le ignare lettrici di fanfiction.
Sono malefica come Hans. Però io controllerei che le mie
vittime fossero veramente morte, neh.
Ho immaginato un futuro prossimo in cui Elsa e Anna, riunite
dopo le disavventure con Ingrid la Dairy Queen
a Storybrooke e di ritorno ad Arendelle (piuttosto, nessuno sa che fine
ha fatto questo povero regno, in OUAT?), si trovano a discutere della
"questione Hans", avendolo lì sottoforma di Polaretto,
congelato
precedentemente dalla zia poppona.
Elsa, che ritengo essere uno dei personaggi meglio
caratterizzati e
studiati psicologicamente di tutte le creazioni Disney, ha un cuore
immenso; inoltre lei cosa vuol dire essere completamente, totalmente,
terribilmente soli.
La scelta
di liberare Hans e di concedergli questa possibilità
è
interamente sua, e lei sola se ne assumerà la
responsabilità.
Nota della sottoscritta: Elsa è andata là da
sola, senza la sua fidata guardia (il cui nome
significa figlio di Thor e chi deve intendere intenderà!),
perché... beh. Sa difendersi da sola, no? Direi che abbia
imparato benone a controllare se stessa, le proprie emozioni e i propri
poteri. Elsa è diventata adulta, matura e sicura di
sé e
delle proprie scelte.
Anna approva la sua scelta: si fida di Elsa, e poi, in fondo...
è Anna. Con quella sua fiducia nel prossimo e quel suo
altruismo
immenso che me la fanno adorare ogni volta di più. LET'S GO UNFREEZE
HANS!
In ultimo, una nota sul titolo obbrobriosamente lungo di questa cosa:
è una frase di Anthony Burgess che ho trovato cercando sul
web,
e significa all'incirca questo: "Essere
buoni è una scelta. Quando ad un uomo viene negata questa
scelta, egli cessa di essere un uomo".
E niente, direi di aver sproloquiato già abbastanza. Spero
che
questa trovata non vi abbia schifato come, probabilmente,
avrà
schifato il signorino Hans che
è una vacca totale e non accetta alcun tipo di aiuto ed odia
essere grato ad Elsa, ma questo è una base ideale per il mio
sfegatato shipping Helsa.
Lasciatemi un segno, sia anche un virtuale pomodoro lanciatomi addosso
per la schifezza immane appena letta! ;)
EDIT: ho scritto questa one-shot prima che andasse in onda
l'episodio 7 di OUAT, quindi perdonatemi eventuali errori su Ingrid!
B.
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