PROLOGO:
LA
PROFEZIA
Un
vento leggero soffiava ai piedi della Torre Misteriosa. Misteriosa
i miei stivali,
pensò Master Xehanort. Il mistero
è come faccia Yen Sid a sprecare
i suoi talenti in questo spazio ridotto facendo studi poco utili e
istruendo
allievi mediocri. Topolino
se n’era appena andato con il suo Cercastelle,
quando naturalmente Xehanort non si era ancora rivelato.
Nonostante
non vedesse il suo compagno da molti anni, non si sentiva estraneo a
quel luogo; da ogni angolo emanava magia nell’aria, e lui di
certo non era poco
familiare alla magia.
Vista
l’importanza che avrebbe avuto quell’incontro,
Xehanort aveva programmato,
per cortesia, di non apparire direttamente nello studio di Yen Sid.
Tuttavia, quest’ultimo
lo stava aspettando nell’ingresso: gli aprì il
portone d’ingresso con un rapido
gesto della mano e aspettò che oltrepassasse la soglia. Lo
stregone era vestito
al solito modo: una semplice veste azzurra coperta in parte dalla lunga
barba
grigia e un cappello a punta. Squadrò Xehanort per qualche
secondo con sguardo
di sincera curiosità, ma facendo trasparire anche un
profondo rancore negli
occhi.
«Le
tue visite sono rare, Master Xehanort» disse infine. Xehanort
si fece
avanti; come suo solito, teneva le mani dietro la schiena e aveva la
gobba. Era
calvo e di carnagione scura e, a differenza di Yen Sid, era abbigliato
in modo
più moderno e articolato. Sollevò il capo,
iniziò a strofinarsi il folto e
candido pizzetto e rispose: «Sono stato occupato».
«Occupato
a progettare una guerra che stravolgerà tutto?»
domandò Yen Sid a mo’
di rimprovero, abbandonando parzialmente il tono di voce calmo.
«Storia
lunga» rispose Xehanort, raggiunse la base della scalinata e
aggiunse: «Hai
parlato con Eraqus, eh? Mio vecchio amico, avresti dovuto imparare dal
passato;
Eraqus non ha fegato, ha paura di rischiare ed è debole. Per
questo teme
l’oscurità. Tu non sei come lui, vero?»
«Di
certo non sono come te. Ma suppongo che tu sia qui per un motivo, e se
non
ti dispiace preferirei potermi sedere prima di discuterne. Se vuoi
seguirmi…»
«Non
è necessario» disse Master Xehanort, tendendo il
braccio, e di fronte a
lui si aprì subito un varco oscuro. «Facciamo
prima in questo modo, non credi?»
«In
realtà entrare in contatto con
l’oscurità non è proprio il mio modo
preferito di viaggiare. Per qualche scalino, poi… No, faremo
alla vecchia
maniera».
«Come…»
Xehanort ripose la mano dietro la schiena e il varco si dissolse.
«…preferisci».
Si
avviarono su per le scale in silenzio, e solo quando raggiunsero la
seconda
rampa Xehanort si rese conto, o meglio si ricordò, di
quant’era grande e
imponente quel posto. «Incantesimo di estensione
irriconoscibile, eh? Ben
riuscito». E lui
definisce tutto questo
qualche scalino?
Yen
Sid rise, ed era piuttosto strano da parte sua.
«Sì,
mi piace avere tanto spazio. E non preoccuparti,
c’è una scorciatoia» lo
rassicurò Yen Sid, indicando un portale di luce azzurrina
vicino alla porta successiva.
Xehanort non capiva. Non aveva parlato ad alta voce, come faceva Yen
Sid a
sapere cosa stava pensando un attimo prima? Era semplicemente intuitivo
o
sapeva decifrare i pensieri degli altri? No, non era possibile,
perché era una
di quelle abilità che si possono avere dalla nascita ma che
non si possono
apprendere. Dopotutto, se così non fosse, Xehanort avrebbe
risolto la maggior
parte dei suoi problemi. Forse, i continui esperimenti di Yen Sid non
erano poi
così inutili…
Raggiunsero
lo “studio” dello stregone. Era una stanza
circolare non troppo
grande, con un semplice e basso tavolo di legno al centro, la sedia
dall’alto
schienale di Yen Sid, qualche libro (alcuni enormi) sulle mensole e due
grossi
aperture verso l’esterno nel muro, uno a forma di stella e
uno a forma di luna,
da cui si poteva osservare il piccolo giardino davanti alla torre.
Visto
dall’alto, quel mondo –costituito unicamente da
un’isoletta in mezzo al vuoto-
sembrava ancora più piccolo. Master Yen Sid si sedette e poi
guardò Xehanort. «Ah,
dimenticavo… vuoi sederti, giusto?»
«Non
è necessario, Yen Sid, preferisco stare in piedi. E poi non
mi tratterrò a
lungo».
«Posso
offrirti qualcosa?»
«Amico
mio, smettiamola con queste formalità e arriviamo dritto al
punto».
Xehanort stava perdendo la pazienza.
«Molto
bene, allora parliamoci chiaro… Non ti aiuterò a
far scoppiare un’altra
Guerra del Keyblade, se è quest…»
«Non
ho alcuna intenzione di parlare della Guerra del Keyblade, Yen Sid.
Sono
qui per una profezia, una profezia che parla di un ragazzo con un
potere
speciale e pericoloso, voglio aiutarlo e guidarlo nel suo
cammino…»
«Ma
non mi dire… Che animo nobile. Quindi hai finalmente deciso
di addestrare
seriamente un custode?»
Xehanort
esitò un attimo prima di rispondere.
«Può darsi» rispose infine.
«Non
mentirmi. Se davvero c’è una profezia su un
custode in particolare,
significa che è davvero una persona speciale, e che tu vuoi
sfruttarlo. Vero,
Xehanort?»
L’altro,
perplesso, assunse subito un’espressione contrita e offesa.
«Come…
come puoi pensare una cosa simile? Sto solo cercando di aiutare
qualcuno
destinato a una vita difficile, non voglio che la sua sia davvero come
la
nostra o anche peggio…»
Yen
Sid chiuse gli occhi e assunse un’espressione di meditazione.
Non rispose,
quindi Xehanort continuò: «Per favore, aiutami,
mio vecchio amico, aiutami a
essere una persona migliore. Non è uno scopo giusto questo?
Piuttosto che far
scoppiare una guerra che ci porterà alla rovina, non
è meglio questa
occupazione?»
Yen
Sid sospirò e riaprì gli occhi. «Va
bene, ti aiuterò…» disse infine, e sul
volto di Xehanort si dipinse uno sguardo di trionfo. «Ma se
scopro che mi stai
mentendo, ti garantisco che farò di tutto per sconfiggerti,
Master Xehanort. E
ora dimmi, che cosa ti serve sapere?»
«La
profezia di cui parlavo dice che questo ragazzo nascerà da
una creatura dal
cuore puro e da un abitante delle Isole del Destino, e che il legame in
questione sarebbe considerato impossibile dai più
perché i due soggetti hanno
due ruoli opposti in natura». Xehanort aspettò di
nuovo un intervento dello
stregone per qualche secondo ma, visto che questi non parlò,
riprese: «Per
quanto riguarda la madre, ci viene detto che non è una delle
Prescelte… Ma non
capisco com’è possibile. Non è risaputo
che sono le uniche ad avere un cuore
puro?»
«Infatti,
è così» rispose finalmente Yen Sid,
«Ma questa profezia non specifica
che si tratta di una creatura umana,
o mi sbaglio? E le Sette Principesse del Cuore sono indicate, da tutte
le
profezie che le riguardano, come donne umane».
E
allora Xehanort capì. L’arma che cercava sarebbe
stata rivelata dal frutto di
un legame di due elementi opposti. Opposti in natura, come lo sono la
Luce e l’Oscurità.
«Non
sono indicate, per esempio, come creature
antropomorfe, fate o… sirene.»
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