*apre ombrello per
difendersi dai
pomodori che meriterebbe* Salve! :D Sì, lo so, sono un
mostro e
una brutta persona ad avervi fatto aspettare fino adesso per
l'aggiornamento, specie perché questo è il
penultimo
capitolo. Mi scuso profondamente, a mia discolpa posso dire che... beh,
ho avuto difficoltà a scrivere la scena più
importante
(?) per questo capitolo. Ci sono rimasta su dei mesi, roba di poche
righe, eh, però non mi soddisfava per niente e non volevo
postare qualcosa che non piaceva a me per prima... poi, come forse
avete visto, mi sono dedicata a milioni di altre cose, come al solito xD
Tornando alla fic, spero che questo capitolo vi piaccia :3 Buona
lettura!
Capitolo 39: Game Over
Kingdom Hearts Re: Coded -
Dearly Beloved
Nonostante la stanchezza che lo attraversava da capo a piedi, la Chiave
del Destino riuscì a emergere dal baratro
dell’incoscienza
e compiendo uno sforzo che gli parve mastodontico, schiuse gli occhi.
Con un gemito, si accorse di vederci sfocato e di non sentire bene
ciò che gli stava accadendo attorno. Sbatté le
palpebre
per schiarirsi la vista e lentamente, quella che in principio gli era
sembrata solo una confusa macchia rossa prese una forma concreta e
quando comprese chi fosse a guardarlo dall’alto, anche il suo
udito parve destarsi.
-Roxas? Rispondimi dai…- pregò il numero VIII per
l’ennesima volta, posando una mano sulla guancia del compagno
steso a terra. -Sei sveglio? Roxas?- chiamò ancora,
ricevendo un
mugugno in risposta. -Roxas! Roxas mi riconosci?-
-…Axel?- replicò il biondo, confuso.
-Sì!- esultò il rosso, chinandosi su di lui per
baciargli la fronte. -Ce l’hai fatta! Sei tornato!-
In un attimo, ricordò ogni cosa. Partendo da
quell’ultimo,
difficoltoso viaggio all’interno della propria mente in cui
aveva
rischiato di restare prigioniero, percorse a ritroso la propria
memoria, osservando con orrore ciò che le sue mani avevano
compiuto e ciò che era stato fatto al suo corpo quando il
Freddo
Accademico ne aveva preso il comando. Scattò a sedere, con
il
fiato corto, e sgranò gli occhi azzurri, puntandoli verso il
compagno che gli stava accanto.
-C-Cosa ho fatto…?- balbettò in un soffio,
sfiorando la
ferita aperta sul fianco dell’altro con dita tremanti.
Il numero VIII richiamò la sua attenzione posandogli una
mano
sul viso. -Se vuoi proprio saperlo, mi hai salvato la vita.- disse con
un sorriso. -Quel colpo probabilmente mi avrebbe eliminato, ma sei
riuscito a deviarlo. Il risultato è questo, ma non
preoccuparti,
guarirà.-
Roxas spalancò ancora di più gli occhi, trafitto
dalla
conferma finale: stava per uccidere Axel. L’unico per cui
aveva
lottato fino a quel momento. L’unico che…
-Non pensarci più, Roxas, ok?- affermò Axel,
carezzandogli le ciocche bionde e frenando i suoi pensieri. -Vexen la
pagherà per ciò che ha fatto, ci penseranno
Xemnas e
Zexion.-
-…Zexion? È ancora…?-
domandò incredulo.
-Già!- esclamò il rosso. -Quel nano ne sa una
più del diavolo.-
Il sollievo che travolse la Chiave del Destino fu enorme. Dai suoi
ricordi aveva capito che il Burattinaio Mascherato era stato eliminato
dal numero IV e dai suoi Nessuno Samurai, invece era sopravvissuto. Fu
in quel momento che un sussurro dei due guerrieri presenti raggiunse i
suoi pensieri. La battaglia non era ancora conclusa. Toccava a lui
porvi la parola fine.
Sotto lo sguardo perplesso del compagno, il custode si alzò.
-Voi due restate qui, occupatevi di lui finché non arriva
qualcuno.- ordinò, aprendo un varco oscuro accanto a
sé.
-Come desideri,
Kagi-sama.- risposero in coro i due, chinando il capo in
segno di obbedienza.
-No, Roxas, aspetta! Dove pensi di andare?- domandò confuso,
facendo per alzarsi.
Il suo movimento, però, si arrestò prima che
potesse
essere compiuto a causa di un bacio leggero della Chiave del Destino.
Lo fissò nelle iridi smeraldine e gli sorrise incoraggiante.
-Vado a chiudere la partita. Non preoccuparti Axel.- asserì.
-Tornerò presto, lo prometto.- proseguì, sancendo
quella
promessa con un nuovo contatto tra le loro labbra.
Voltate le spalle al numero VIII, il biondo si avviò, deciso
a
mantenere la parola data. Non poteva deludere proprio lui.
L’unico che in tutto quel tempo che aveva trascorso
nell’Organizzazione lo aveva fatto sentire come se, da
qualche
parte, il suo cuore ci fosse ancora e fosse in qualche modo
recuperabile. Invece, lui non era nulla di più che un guscio
vuoto, molto più dei suoi compagni, ed era stato un
traditore a
svelargli quella cruda verità che persino Xemnas conosceva
benissimo. Frenando un sospiro, Roxas si addentrò nel varco
e si
chiese se davvero lui non fosse unicamente uno strumento nelle mani del
Superiore e dell’Organizzazione XIII.
Axel guardò il biondo svanire nelle spire del passaggio
oscuro e
solo quando questo si chiuse, si accorse d’aver trattenuto il
fiato. Si premette una mano sul fianco e si tiro in piedi per andare ad
accasciarsi con cautela contro la parete più vicina. Si
fidava
di Roxas, quindi non doveva temere nulla, però…
-Cos’era quello sguardo?- pensò, prendendo un
lungo respiro.
Nei limpidi occhi azzurri del numero XIII aveva scorto una strana
sfumatura, un misto di dubbio e rassegnazione. Si chiese cosa potessero
significare e a cosa fossero rivolte, ma non giunse al termine di
quelle riflessioni perché i numeri II e III erano comparsi
rispettivamente dal soffitto a testa in giù e in un turbine
dalla finestra, pretendendo spiegazioni tra una maledizione e
l’altra.
***
Il colpo ricevuto era stato così forte da fargli
attraversare
tutta l’area dell’Altare del Niente e farlo
sbattere contro
la balaustra dal lato opposto, lasciandovi una vistosa crepa. Vexen
tossì, portandosi un braccio al torace e rialzando lo
sguardo
sul primo fondatore che bagnato da capo a piedi, torreggiava su di lui
in un tutta la sua imponente figura, nonostante la distanza. Nel pugno
stringeva ancora ciò che restava della fiala in cui aveva
conservato il sangue di Roxas per tutto quel tempo e il peso del suo
fallimento schiacciò la sua mente solitamente lucida e
calcolatrice.
Le copie create dal Lexicon scomparvero come miraggi in un deserto e
Zexion cadde in ginocchio con il respiro affannato e una mano premuta
contro la ferita procuratagli dal Samurai. Persino il soprabito era
ormai zuppo di sangue e come ulteriore segnale dell’emorragia
e
della stanchezza che ne era conseguita, la vista iniziava a sbiadirsi.
Nonostante questo, però, riuscì perfettamente a
distinguere la nera sagoma di Xemnas, illuminata dalla luce delle sue
lame rosse, che si avvicinava al traditore che si rialzava a fatica.
Sull’imperioso cammino del Superiore comparve un ostacolo
fatto
di ghiaccio, che fu abbattuto in un battito di ciglia con una sferzata
della spada che il Nessuno teneva nella mano destra. Dal pavimento
sorsero altri gelidi muri, ma nemmeno uno riuscì a frenare
l’avanzata del numero I dell’Organizzazione.
Falciato via
l’ennesimo baluardo di difesa, Xemnas studiò con
apparentemente algida indifferenza il vuoto lasciato dal varco che si
stava chiudendo sotto i suoi occhi.
-Dove sarà andato a rifugiarsi?- pensò per poi
voltarsi.
Osservò il Burattinaio Mascherato che sembrava pronto a
crollare
definitivamente da un momento all’altro. Non perse tempo a
ragionarci sopra, salvare i compagni rimasti era la priorità
assoluta. Il traditore avrebbe potuto cercarlo in un secondo momento,
egli era solo e indebolito dalla sconfitta, non ci sarebbe voluto molto
per ritrovarlo ed eliminarlo. Liberate le mani dalle proprie armi, il
Superiore s’incamminò verso il compagno esausto,
ma si
fermò e con lui il suo respiro quando vide un varco aprirsi
alle
spalle del numero VI. Emerse un braccio teso e subito dopo il viso
ossuto del Freddo Accademico, deformato in un’espressione
folle e
distrutta, mentre evocava una grossa scheggia di ghiaccio.
Sgranò gli occhi ambrati e riprese in mano entrambe le
spade,
mentre richiamava una squadra di cinque Stregoni e il gelido dardo
veniva scagliato in direzione del suo bersaglio. Tuttavia,
né
lui né i suoi soldati ebbero modo d’intervenire.
Nello
stesso istante, una katana macchiata di cremisi tagliò in
due la
scheggia e il Lontano Ricordo affondò nel torace
dell’ex
numero IV, trapassandolo senza pietà.
Roxas e il suo samurai erano emersi dal pavimento in silenzio in mezzo
ai due Senza Cuore, come assassini professionisti, e rapidamente
avevano portato a termine il loro compito. I due frammenti di ghiaccio
passarono accanto all’alta figura del guerriero e
s’infransero sul bianco pavimento, senza sfiorare nemmeno di
un
millimetro il Burattinaio Mascherato che, voltatosi, osservava la scena
con sguardo spaesato. L’arto che aveva scagliato
l’attacco
si abbassò tremando, mentre veniva circondato da una spirale
di
polvere nera e Vexen tossì, schizzando di sangue il viso di
quello che ormai non era più il suo strumento.
Abbassò
gli occhi verdi puntandoli in quelli azzurri, trovandoli sì
vivi
ma freddi, determinati, e persino furenti.
-Arrabbiato… Roxas?- soffiò con una risata
derisoria, lasciandosi andare al Nulla che lo stava trascinando via.
-Già.- rispose secco il numero XIII. -Avrei voluto
trapassarti almeno altre cento volte e non sarebbe comunque bastato.-
L’altro ghignò ancora. -Vorrei tanto avere un
cuore per
poter ridere, sai?- mormorò in modo tale che solo lui
potesse
sentirlo. -Quanto tempo durerai prima che il suo richiamo diventi
irresistibile?- domandò infine, svanendo un pezzo alla volta.
La Chiave del Destino però non gli concesse altri istanti.
Ruotò l’arma con un gesto secco, portandola di
piatto, e
tagliò il torace del Nessuno più anziano. Vexen
fu
privato dell’ultimo respiro e si ridusse in un ammasso di
polvere, che l’attimo dopo fu inghiottita dal Nulla, senza
lasciarne traccia.
***
Roxas osservò in silenzio la propria rosa mentre la bagnava
con
dell’acqua fresca. Nonostante il tempo passato dalla
fioritura e
i petali caduti, era ancora bella come il primo giorno in cui il suo
bocciolo si era schiuso. Sembrava accaduto solo pochi giorni prima,
invece era passato quasi un mese.
Ci avevano messo una settimana abbondante per riprendersi dallo scontro
con il Freddo Accademico. I feriti erano stati curati al meglio delle
loro possibilità, mentre gli altri, lui compreso, si erano
dedicati alla riparazione del castello con l’aiuto dei
Nessuno di
bassa lega. La tranquillità era tornata a regnare tra le
loro
mura, ma alla Chiave del Destino quel castello non gli era mai sembrato
tanto vuoto e gelido. Privata di quattro dei suoi membri,
l’Organizzazione gli appariva come uno storpio che seguitava
a
camminare incurante della propria menomazione. Nonostante
ciò,
tutti loro avevano presto ripreso le loro missioni e la raccolta dei
cuori per Kingdom Hearts. All’inizio, non andavano mai soli,
ma
negli ultimi giorni, Xemnas aveva allentato la corda e i viaggi di
ognuno erano ripresi come se nulla fosse accaduto. Tutti tranne i suoi,
ovviamente. Lui non veniva mai mandato in missione da solo, ed era
sorvegliato a vista dai compagni più stretti persino
all’interno del castello. Erano rari i momenti come quello,
in
cui poteva dedicarsi a se stesso in pace e serenità, sapeva
che
non sarebbe durato a lungo, quindi cercò di goderselo e di
farne
tesoro più che poté.
Fu un insistente e ritmico bussare alla porta della sua stanza che lo
destò dai suoi pensieri. Con un sospiro rassegnato, Roxas
posò l’innaffiatoio e si mosse per andare ad
aprire al suo
ospite.
-Ehi piccoletto!- esclamò Xigbar, comparendo a testa in
giù dal soffitto, esattamente sopra la Chiave del Destino,
che
cacciò un piccolo grido per poi finire seduto sul pavimento.
-Buongiorno… Xigbar…- mormorò Roxas,
massaggiandosi il fondoschiena dolente.
La sua piccola bolla di pace era scoppiata prima del previsto e con una
violenza inaudita. Ed era certo di una cosa: alle apparizioni
improvvise del numero II non si sarebbe mai abituato, nemmeno in cento
anni.
-Che fai lì per terra?- chiese il Nessuno più
anziano,
ghignando, con un’innocenza talmente falsa che si sarebbe
potuta
percepire fino giù alla cittadella. -Tirati su che andiamo!-
-Andiamo?- ripeté il biondo, alzandosi e spolverandosi il
soprabito. -Andiamo dove?-
-In missione! Il capo mi ha detto di prenderti e andare insieme a
Wonderland!-
Il custode sbatté le palpebre un paio di volte. -Io non ne
sapevo niente… Perché- Ah!-
s’interruppe con un
altro gridolino a causa del varco che si era aperto sotto i suoi piedi.
-Senti piccoletto, questi sono gli ordini, quindi andiamo!-
affermò Xigbar sparendo di nuovo per apparire sotto il
ragazzino
e trascinarlo con sé, tirandolo letteralmente per i piedi,
mentre si esibiva in una risata sguaiata che coprì
totalmente le
vane proteste dell’altro. -Con te ci si diverte di sicuro!-
Quando tornò quella sera, stanco e con i capelli ancora
più in disordine del normale, Roxas lasciò
volentieri a
Xigbar l’impegno di fare rapporto al Superiore e se ne
andò direttamente in camera sua, senza nemmeno passare dalla
porta. Si liberò del soprabito e si sdraiò sul
letto,
dando le spalle all’uscio e puntando gli occhi celesti sulla
finestra e sul cuore color latte che stava sospeso nel cielo nero di
quel mondo.
Concedendogli giusto uno o due giorni di riposo tra una missione e
l’altra, Xemnas non gli stava dando tregua. Ovviamente, ne
sospettava la ragione: con quattro membri in meno i restanti dovevano
lavorare molto di più per raccogliere i cuori, lui
soprattutto,
che grazie al keyblade poteva velocizzare ulteriormente questo
processo, veniva mandato fuori quasi tutti i giorni.
Sospirò, in
quelle condizioni non sarebbe mai riuscito a recarsi in un mondo
specifico.
Un leggero bacio sulla nuca e un braccio che gli cingeva il fianco lo
destarono dai suoi pensieri. Roxas sorrise e si appoggiò
totalmente al petto che non aspettava altro che accoglierlo. A quei
gesti dolci e premurosi si era abituato anche troppo presto, e allo
stesso tempo aveva cancellato il ricordo di altre mani che si muovevano
sul suo corpo.
-Bentornato Axel.- disse, voltandosi.
-Grazie.- replicò lui. -Bentornato anche a te, ho sentito il
rapporto di occhio di falco.-
Il biondo ridacchiò. -Se ti sente…-
-Mi farò inseguire come sempre!- esclamò
divertito il
rosso, prima di sollevarsi e spingerlo con la schiena contro il
materasso.
Gli aggredì le labbra l’attimo dopo, cercando
immediatamente un contatto più profondo e intenso. Roxas lo
accontentò, schiudendo la bocca e liberandolo del soprabito
che
ancora aveva addosso. Il capo d’abbigliamento
scivolò sul
pavimento con un fruscio e nel suo abbraccio finirono presto anche i
guanti del numero VIII e i vestiti di entrambi. Quando si separarono in
cerca d’aria, il biondo riaprì gli occhi e non
poté
non guardare la candida cicatrice rimasta sul fianco del suo compagno.
La sfiorò con la punta delle dita, ma fu Axel stesso a
impedirgli di toccarla totalmente e a richiamare la sua attenzione,
posizionandosi meglio tra le sue gambe. Lo baciò con
dolcezza
sulle labbra, per poi passare alla guancia e infine al collo,
torturandolo anche con piccoli morsi, che lo ricompensarono presto:
Roxas sospirava sotto il suo tocco, aggrappandosi alle sue spalle e
spingendosi verso di lui per chiedere altro.
Il custode del keyblade aveva capito che non doveva pensare a quel che
aveva fatto, era stato perdonato per tutto e anche quel segno bianco
sul corpo del numero VIII non era altro che un ricordo da mettere da
parte. Sussultò e gli sfuggì un gemito quando
Axel gli
accarezzò l’intimità prima di
cominciare a
massaggiarla insieme alla propria. A quel punto, Roxas gettò
la
testa all’indietro, affondando con la nuca nel cuscino, e si
abbandonò alle mani del suo amante, spegnendo ogni pensiero.
Dalle labbra, il rosso era tornato a dedicarsi al collo del suo
compagno e quando gli venne offerto involontariamente più
spazio
non se lo lasciò sfuggire. Gli piaceva da impazzire
vezzeggiarlo
con baci, morsi e lappate, e impegnarsi per non lasciare segni sulla
sua pelle sottile. Al suo orecchio giunse un gemito più
acuto
dei precedenti, quindi Axel sollevò il viso e trattenne il
fiato
quando incrociò gli occhi di Roxas: gli sembrarono fatti
d’acqua tanto erano lucidi a causa della libidine che li
aveva
annebbiati. Deglutì a vuoto. Quei pozzi celesti erano in
grado
di incantarlo in un attimo come se non li avesse mai visti prima.
Probabilmente stanco di attendere, il Nessuno più giovane
intrecciò le dita tra le ciocche scarlatte dei suoi capelli
e
gli strinse le ginocchia sui fianchi, mentre gli rubava un nuovo bacio
intervallato da sospiri spezzati.
Il rosso, però, non aveva intenzione di giungere al sodo,
non
ancora. Smise di stimolare le loro erezioni, ottenendo un misto tra un
ringhio e un grugnito, che lo fece ridacchiare, ma non si
lasciò
intimorire e proseguì nei propri intenti. Con la mano destra
andò a carezzare con leggerezza il fianco del biondo,
spostandosi poi all’interno coscia, mentre con le dita della
mancina gli solleticava l’apertura senza violarla davvero. La
Chiave del Destino fremette e rabbrividì sotto quei tocchi
giocosi, che secondo lui avevano il solo scopo di farlo impazzire,
quindi si fece audace e prese il controllo del bacio che ancora non si
era interrotto, tramutandolo in uno schioccante scontro. Axel
mugolò, piacevolmente sorpreso, quindi si mise a sedere,
trascinando l’amante con sé, che si
accomodò meglio
sulle sue gambe e sospirò, quando l’erezione
sfregò
contro i loro addomi vicinissimi. Solo allora, il numero XIII sciolse
il contatto tra le loro labbra per mancanza d’aria, ma non
diede
al compagno il tempo di reagire perché lo spinse
delicatamente a
sdraiarsi sulla schiena con lui che lo guardava dall’alto,
sorridendo con malizia e dichiarando la propria vittoria.
Axel ridacchiò ancora, divertito da quella presa di
posizione ma
di certo non sconfitto né pronto ad arrendersi al volere di
quel
piccolo diavolo mascherato. In un attimo, il Nessuno più
giovane
si ritrovò disteso sul materasso con la testa sul cuscino e
le
gambe appoggiate alle spalle dell’amante, che aveva ripreso a
mordergli l’orecchio e a soffiarvi il proprio amore dopo ogni
morso.
Quando finalmente Axel si spinse nel suo corpo, Roxas trattenne il
fiato e allacciò le braccia attorno al collo
dell’altro,
stringendo le ciocche rosse tra le dita. Subito dopo rialzò
le
palpebre che aveva abbassato e riprese a respirare, mentre incrociava
le iridi del suo amante. Si sentì trafitto da quello sguardo
smeraldino, caldo come il fuoco che il numero VIII controllava con il
semplice pensiero.
Spalancò la bocca in un gemito quasi soffocato quando giunse
la
prima spinta, che gli donò un’intensa scarica di
piacere.
Seguì poi la seconda e la terza, e poi tante altre, sempre
più veloci ed esigenti, ma a un tratto il ritmo
calò fino
a spegnersi e lui mugugnò, protestando, per restare senza
fiato
il momento dopo, perché di nuovo la mano calda del rosso si
era
stretta attorno alla sua erezione pulsante.
Dal canto suo, Axel sospirò nel sentire i muscoli
dell’altro contrarsi attorno alla propria
virilità, quindi
riprese a muoversi, dando alla propria mano lo stesso ritmo delle
spinte, mentre si chinava ancora una volta sul collo del biondo. Non si
sarebbe mai privato della possibilità di sentirlo gemere e
sospirare accanto al suo orecchio, mai. A quel pensiero,
aumentò
istintivamente la velocità; voleva sfamarsi dei suoni
prodotti
dalla bocca della Chiave del Destino, in cui a tratti emergeva il
proprio nome. E fu quella la parola che fuggì dalle labbra
di
Roxas, insieme a un gemito quando raggiunse l’apice del suo
piacere, stringendosi ancora di più a lui e conficcandogli
le
unghie nella schiena.
Solo allora, il Nessuno più anziano si concesse di tornare a
baciarlo, invadendogli la bocca con un contatto profondo e quasi
violento, che lasciò entrambi senza fiato. Stordito, il
biondo
lasciò che il suo compagno continuasse, ma ci volle poco
prima
che anche lui arrivasse al culmine dell’amplesso, riversando
un
verso roco e soddisfatto direttamente sulla sua lingua.
Passenger - Let her go (cover
dei Within Temptation dall'album The Q-Music Sessions)
Uscito dal suo corpo, Axel aveva coperto entrambi con le lenzuola e lo
aveva fissato un’ultima volta negli occhi, prima di
stringerlo
tra le braccia, sussurrandogli per l’ennesima volta il suo
amore
all’orecchio, e cadere addormentato contro la sua spalla. A
occhi
socchiusi, Roxas sorrise e ricambiò l’abbraccio
del rosso,
per poi alzare il viso sul soffitto della propria stanza.
Gelò all’istante, sgranando le iridi celesti.
Le stelle finte che il suo compagno gli aveva regalato brillavano nel
buio della camera e dopo quasi un mese gli ricordarono con fredda
dolcezza che era un altro il luogo in cui doveva stare.
Deglutì,
sentendo la bocca asciutta come sabbia, e si ritrovò ad
annaspare in cerca d’aria. Istintivamente si strinse ancora
di
più al suo amante, per poi donargli un’occhiata
tremante e
combattuta.
-Perché? Perché proprio adesso?-
pensò, mordendosi il labbro inferiore per soffocare un
singhiozzo.
Tornò a guardare il soffitto mentre la prima lacrima
silenziosa
gli solcava la guancia. Amava Axel. Lo amava dal profondo
dell’anima, ne era più che sicuro, ma sapeva anche
con
assoluta certezza che il suo posto era un altro. C’erano
tante
cose a gridarglielo: il dolore che sentiva all’altezza del
petto,
vuoto; la consapevolezza di essere considerato un mero strumento dagli
altri membri dell’Organizzazione; e quelle finte stelle, che
sembravano spingerlo a rivestirsi e andarsene in quel preciso istante
per andare a vedere quelle vere, nel cielo limpido e blu -non nero come
l’inchiostro, ma blu. Un bellissimo e vellutato blu che
ricordava
perfettamente- delle Destiny Islands.
Sentì il suo compagno muoversi nella sua stretta,
così la
allentò di colpo, fissandolo con occhi sgranati,
terrorizzato al
pensiero che potesse svegliarsi e trovarlo in quello stato.
Fortunatamente, il rosso si limitò ad accoccolarsi meglio
sotto
le coperte, restando beatamente a dormire.
Roxas prese un lungo e tremante respiro. Guardò il viso
disteso
di Axel, poi il soffitto, facendolo saltare dall’uno
all’altro. Istintivamente si portò una mano al
petto,
cercando di lenire quel dolore straziante che sembrava spaccarlo a
metà. Crollò tra le braccia del sonno dopo una
lunga e
sfibrante ora, con due lacrime che ancora gli solcavano le guance.
E come a seguirne la scia, anche la sua rosa pianse due petali,
emettendo un silenzioso suono di rottura.
Eccoci in fondo.
Gentili lettori, esultate! Vexen
è morto! So che aspettavate questo
lieto evento da "qualche" capitolo xD
Dunque, ora che Vexen ha tirato le cuoia, sono altri i nodi che vengono
al pettine. Nonostante tutto, nonostante l'amore che prova per Axel,
Roxas continua a pensare alle Destiny Islands, al loro cielo e alle
stelle che potrebbe ammirarvi se solo ci andasse.
Vi
ricordate che ho aggiunto l'Angst come genere, vero? <.<
Bene, ecco la punta dell'iceberg :D *si eclissa*
Vi prego di non picchiarmi ç.ç
Quindi, il prossimo sarà l'ultimo capitolo e io spero
vivamente
di postarlo prima della fine dell'anno, ma non garantisco nulla.
L'università e le mille altre cose che faccio mi prendono
sempre
più tempo ed energie, ma cercherò di fare del mio
meglio.
In più, ho già bene in mente cosa scrivere,
quindi non
dovrei avere troppi problemi. Per quanto riguarda ciò che
avete
letto sopra, ebbene sì: la mia difficoltà
è stata
la lemon. Era da tanto che non scrivevo una scena Akuroku di questo
genere e mi sono trovata ad annaspare quando mi sono accorta di non
essere riuscita a renderla come volevo. Per fortuna, alla fine sono
uscita dal tunnel (?) del blocco dello scrittore.
Per concludere, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto :3
...e in realtà ho un'altra cosa da fare. Cioè
ringraziare
voi. È da una vita che non ringrazio chi ha messo la fic tra
preferite/ricordate/seguite e, a parte gli ultimi che hanno inserito la
storia nei suddetti elenchi di recente, credo di essermi persa qualcuno
con l'elenco di EFP, visto che ho altre fic in ballo e si aggiorna
continuamente. Perciò, spero che non vi dispiaccia se per
oggi
vi ringrazio in modo generale, poi prometto che vi
ringrazierò
uno per uno, così non sbaglio :3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la fic tra le preferite, le
ricordate e/o le seguite, grazie a chi ancora commenta nonostante tutto
e grazie anche a chi legge soltanto. Siete veramente tantissimi, grazie
di cuore <3
Detto questo vi saluto! Ci rivediamo con l'ultimo capitolo!
See ya!
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