what if
Ciao a tutti, vi ringrazio molto
per i calorosi commenti ricevuti per "La notte della rinascita" davvero
grazie mille siete gentilissimi ^o^.
Questa qui è una What if, la prima di una serie che abbiamo
deciso di fare con le ragazze del midori mikan, questa è
nata dalla domanda "Cosa sarebbe successo, dopo il primo incontro fra
Zoro e Nami, se
quest'ultima avesse deciso di ringraziarlo per averle salvato la vita?"
in riferimento a quando lui la salva dalla ciurma di Bagy, e Nami entra a far parte del gruppo, ecco questa
è la mia versione, spero vi piaccia, e se vorrete scrivermi una recensione mi farà piacere sapere cosa ne pensate, ciao!
Fuga
Come diavolo era riuscita a farsi trascinare in quella nave da quel
moccioso? Neanche lei sapeva spiegarselo bene, mentre si rigirava nel
letto in continuazione.
Perchè dannazione? Perchè farsi coinvolgere da quelli che
potevano essere dei pesi morti sul suo cammino, sul suo scopo?
Era uno sbaglio, tutto un orrendo terribile sbaglio, farsi abbindolare
così dal sorriso allegro e senza pensieri di un ragazzino che
sognava di diventare il re dei pirati.
Già i sogni, peccato che lei avesse smesso da tempo di sognare.
Doveva riscattare una vita intera, un isola intera, non poteva proprio permettersi il lusso di sognare.
Un groppo alla gola, subito mandato giù a fatica. Scappare.
L'importante era capire in tempo l'errore. Era una pazzia quella che stava commettendo, rimanere lì con quei ragazzi.
Nami si alzò dal suo letto preparato alla buona, mise tutta la
sua roba, pochissime cose in realtà, alla rinfusa in un sacco di
iuta, indossò la sua maglia bianca a righe blu, la gonna arancio
con i cerchi ai lati e gli stivaletti.
Non si preoccupò tanto di fare silenzio, vuoi per il rumore
assordante del russare di quei ragazzi che la coprivano, e vuoi
perchè lei e il silenzio erano da sempre stati buoni compagni.
Ce lo aveva nel sangue.
Uscì dalla sua camera con il sacco sulle spalle, quasi in
trance, le mani le bruciavano ancora per le ustioni contratte mentre
cercava di spegnere quella maleddetta miccia, un gesto istintivo che
ancora non riusciva a spiegarsi.
Percorse il minuscolo corridoio, la piccola imbarcazione che avevano
"preso in prestito" era ancorata ad un pontile di una vecchia cittadina
di pescatori, sconosciuta ai più, e con un pò di fortuna
avrebbe preso la prima nave o peschereccio e sarebbe andata via, il
più lontano possibile, libera di riprendere il suo viaggio,
prima che il capitano Monkey D. Rufy o il suo braccio destro, lo
spadaccino Roronoa Zoro si fossero accorti di qualcosa.
Si diresse verso la porta che portava fuori con noncuranza, senza voltarsi mai indietro, ma aveva dato per scontato una cosa.
Non tutti dormivano come pensava lei, e quel russare assordante non era
il risultato di due persone insieme, ma di una sola, ovvero il capitano.
Roronoa Zoro stava infatti seduto di spalle appoggiato dietro un
barile, sveglio e in compagnia di una bottiglia di rhum, mezza vuota.
Nami si bloccò un secondo, ma era troppo tardi.
"Sei tu ragazzina?" disse il ragazzo senza voltarsi.
Nami trasalì, e si passò una mano fra i capelli, beh
ormai che senso aveva nascondersi, tanto valeva andare avanti, forse
era pure meglio cosi.
"Mi chiamo Nami" disse avanzando verso di lui, mettendo il sacco per terra."E non sono una ragazzina."
Zoro guardò prima il sacco, poi lei.
"Sicuro. Infatti come una ragazzina stai scappando di notte senza prima parlarne ai tuoi compagni, non è cosi?"
Nami si abbassò per prendere la bottiglia di rhum, e ne bevve un sorso con rabbia.
"Che ne sai tu di me, eh Roronoa Zoro? Niente, come io non so niente di
te, a parte il fatto che mi hai salvato la vita...e non ho ancora avuto
modo di ringraziarti."
Fece scivolare l'ultima frase, ma subito prese un altro sorso di rhum, per farla annegare.
"Vacci piano con quella roba, non è adatta a mocciosette come
te." Zoro la osservava di sbieco, mentre lei si asciugava la bocca con
il dorso della mano. Zoro notò così i suoi palmi bruciati.
"A chi è che dai della mocciosetta? Conosco il mondo meglio di
quanto lo conosca tu!!" Nami continuava a stare in piedi, guardandolo
dall'alto con aria di sfida.
"Ah si, e sentiamo, cosa può sapere più di un ex cacciatore di pirati una ragazzina vagabonda come te?"
Il ragazzo era un osso duro, lo aveva sospettato già dalla prima
volta che lo aveva visto, mentre combatteva per salvare lei e il loro
capitano, nonostante la ferita da taglio procuratasi sul fianco. Ma
Nami non era una ragazza impressionabile, e poco badò a quella
frase offensiva, ma vera.
"So come va il mondo, so chi siano i pirati e cosa siano capaci di
fare...ed è per questo che ho deciso di andarmene, io non
diventerò mai un pirata.
"Cosi piccola e già cosi cinica, certo che sei davvero una ragazza piena di speranza nella vita tu" disse sarcastico.
Nami sussultò.
"Io ho speranza!! Io vado via proprio perché devo raggiungere il
mio scopo, e tu sei solo uno sconosciuto che non può permettersi
di giudicarmi!"
La ragazza parve molto agitata, il viso rosso quasi quanto i suoi
capelli, i pugni serrati e il respiro affannoso. Zoro la fissava dal
basso, interdetto, poi si mise le mani dietro la testa e chiuse gli
occhi.
"Beh sei libera di fare come credi, e se la pensi cosi non sei degna di
stare in una ciurma allora, peccato appena il capitano verrà a
saperlo sarà molto deluso."
"Tsk una ciurma! Mai sognato di farne parte! Voi uomini e le vostre
manie di grandezza, volete conquistare, diventare i più forti
del mondo, addirittura re dei pirati, mi spiace ma ho altro a cui
pensare io! Addio spadaccino!" riprese il sacco e girò i tacchi,
ma una mano forte e grande la trattenne per il polso. Nami si
voltò piano, e vide che gli occhi del ragazzo erano diventate
due fessure buie. Faceva quasi paura.
"Dove credi di andare, non sai nemmeno prenderti cura delle tue ferite."
Le girò il polso piano, ma con fermezza, costringendole a
rivelare il palmo della mano, completamente bruciato e pieno di
bollicine.
Nami con uno strattone violento si liberò da quella
stretta. Guardò il ragazzo che stava ancora seduto con la
schiena appoggiata al barile, lo guardò con gli occhi carichi di
rabbia e vergogna. Lui restò impassibile e immobile a sostenere
quello sguardo.
Il mare cosi calmo e il cielo limpido stridevano con la tensione che si era creata fra di loro.
"Ho capito" disse la ragazza rompendo il silenzio, pronta a fare quello
che per troppe volte era stata costretta suo malgrado per tirarsi fuori
dai guai. Scostò una ciocca di capelli che le ricadeva davanti
il viso, e la ricacciò dietro l'orecchio. Si mise in ginocchio
accanto al ragazzo, che notò su di lei una strana espressione.
"Consideralo un ringraziamento per avermi salvato la vita,
affinché io non abbia un debito nei tuoi confronti, e
consideralo un equo scambio. Il tuo silenzio col capitano per la mia
libertà."
La ragazza si sfilò piano la maglia, mentre lo spadaccino
rimaneva a fissarla sbigottito e senza fiato. Nel momento stesso in cui
vide quelle rotondità cosi generose, sostenute a malapena da un semplice reggiseno di cotone bianco, gli mancò il fiato, sembrava poi che la
luna fosse andata li apposta ad illuminarla, come un faro puntato solo
per lei.
Era bella da fare paura, ma il viso dello spadaccino si incupì.
Lei rimase li a fissarlo, con i capelli scomposti cercando di simulare
un espressione vogliosa, fece per mettergli le braccia al collo,
avvicinandosi.
Con uno scatto di rabbia, il ragazzo le afferrò di nuovo i
polsi, stavolta con forza facendola spaventare per la sorpresa,
trascinandola a pochi centimetri dal suo viso.
Nami adesso poteva sentire il caldo respiro del ragazzo, e un brivido
la scosse mentre lo guardava negli occhi scuri. Non permetteva mai alle
emozioni di prendere il sopravvento in questi casi, ma stavolta il suo
cuore sembrò sfuggire ai suoi comandi, e si mise a battere forte.
"Ti piace il gioco violento?" disse cercando di riprendere il controllo, con il tono di voce più suadente possibile.
Il ragazzo allentò la presa, senza mai lasciarle i polsi e la fissò.
"Una donna costretta a fare quello che stai facendo tu, per quante cose
terribili possa aver passato, non sarà mai libera cosi, ricordatelo."
La verità in un secondo, scagliata via come un fulmine.
Nami si sentì trapassare da quelle parole e da quello sguardo,
come una spada. Sgranò gli occhi, che sentì umidi, fece
per dire qualcosa, ma le sue labbra si rifiutarono e subito
ritrasse le braccia da quella stretta, abbassando lo sguardo.
Un dolore lancinante le stava squarciando il petto, afferrò la
maglia e la indossò di corsa, gli occhi bassi, per nulla al
mondo quello spadaccino avrebbe dovuto vederla in quello stato.
Un senso di umiliazione e vergogna la assalì, nascosta dalla sua
frangia chiuse gli occhi cosi forte da sentirseli ricacciare dentro le
orbite, e quando li sentì abbastanza asciutti, ebbe di
nuovo la spavalderia di guardarlo. Fu in grado anche di far uscire una
specie di sorrisetto compiaciuto.
"Ti ho frainteso Roronoa, sei un eccezione tra tanti uomini, per
stasera hai vinto tu..." Non ebbe la forza di aggiungere altro e si
rialzò prendendo il suo sacco, tornando nella sua cabina.
Quando sentì la porta richiudersi, Zoro tirò un sospiro
profondo, cacciando la testa indietro, e a tentoni prese la
bottiglia senza guardarla, per scolarsela tutta d'un fiato.
Il cuore ebbe il permesso di impazzirgli sul petto, pensando a
quegli occhi cosi belli e disperati nello stesso tempo.
Contro cosa diavolo stava combattendo quella ragazza? Quali demoni
nascondeva per spingerla ad arrivare a tanto? Aveva un obbiettivo cosi
grande da spingerla a simili bassezze? Era vero, lui non sapeva nulla
di lei, e con poco tatto le aveva anche dato della vagabonda. Non ci
sapeva proprio fare con le donne.
Non provò ribrezzo per quell'azione, ma solo tristezza. E molta, molta rabbia.
Nami si ritrovò sul suo letto quasi in trance, come quando si
era alzata per lasciarlo. Ancora vestita e con le scarpe, a pancia in
su, ad osservare il soffitto con occhi vacui.
Finalmente due lacrime, seguite da altre, si affacciarono sul suo viso,
e fu libera di piangere e di rannicchiarsi su se stessa, il suono dei
suoi singhiozzi coperti dal russare del capitano nell'altra stanza.
Non poteva sapere che proprio in quel momento lo spadaccino passava
fuori la sua porta, sentendo il suo cuore rimpicciolirsi al suono di
quel pianto disperato.
Mise le bende bianche e un flacone di disinfettante dietro la sua porta, e andò via.
Nami pianse con tutte le sue forze, pensando che, per la prima volta,
un ragazzo sconosciuto, ex cacciatore di taglie, e adesso pirata era
stato in grado di leggere la verità nei suoi occhi.
Forse...forse poteva dare una minima possibilità a quella ciurma
sgangherata.
No...mai, mai più avrebbe permesso al suo cuore di
andare per conto suo.
Prima o poi avrebbe dovuto lasciarli di nuovo, lo sapeva benissimo, tutto era stato soltanto rimandato.
Si era cosi, non doveva lasciarsi trascinare più da strane
sensazioni mosse dal suo istinto, l'istinto di proteggere una persona
appena conosciuta tanto da spingerla a mettere a repentaglio lei stessa
e il suo corpo toccando il fuoco con le mani, e l'istinto di
raccontare la sua vita e il suo passato ad un altro sconosciuto, per
cui cominciava forse a sentire qualcosa di più che semplice
riconoscenza, e tutto questo in un solo istante in cui le era sembrato di potersi fidare di quegli occhi scuri.
Doveva andare via, al più presto, prima di perdere se stessa e
la sua corazza. L'aveva costruita sin da bambina, non poteva tradirla.
|