Premessa:
Ciao a
tutti^^! Come ho già detto questa è la mia prima
ficcy su un attore, per la precisione su Orlando Bloom^^! Oltre a dire
che spero tanto che vi piaccia e che mi piacerebbe tanto leggere le
vostre recensioni ^^ ci tenevo a precisare che ogni riferimento a
luoghi o persone è puramente casuale, non conosco gli attori
di persona (purtroppo ^'!) quindi non so nulla sui loro gusti o sul
loro carattere, che ho addattato per la ficcy^^. La storia
è ambientata a Londra e anche i luoghi della quale
parlerò sono puramente inventati, non abbiatemene per
favore, però non sono mai stata a Londra e non saprei fare
riferimenti a posti reali, sorry! Gli studios della Paramount (che
appariranno a breve) esistono però non so come siano fatti,
anche quelli li ho adattati!
Un'ultimissima
cosa, poi passo e chiudo^^! La trama del film che i nostri attori
andranno a recitare l'ho presa a grandi linee da "le Guerre del Mondo
Emerso" di Licia Troisi, giusto per avere un riferimento e
perchè la storia faceva a mio caso per motivi che si
capiranno poi^^! I personaggi sono quindi quelli del libro, anche se ho
aggiunto alcune scene e ho riassunto i tre volumi in uno^^ per chi non
conoscesse il libro non è assolutamente un problema in
qaunto non è essenziale per la trama della ficcy, ci tenevo
solo a sottolineare la cosa^^!
Adesso
vi auguro una buona lettura e spero che commenterete in tanti^^
Kisskiss
68Keira68
Due
cuori e una cinepresa
Prologo...
Dall'oblò
dell'aereo sulla quale
stavo volando potevo godere di una vista splendida. La giornata era
stupenda,
il sole brillava limpido in un cielo terso, senza nuvole, creando dei
bellissimi giochi di luce e riflettendosi nell'acqua del canale della
Manica
che attualmente stavamo sorvolando. Una giornata ideale per volare.
Io,
Elisabetta Sogni, mi stavo
godendo lo spettacolo, comodamente adagiata ad uno dei sedili
dell'aereo di
pelle blu, la mente rilassata e un sorriso serafico sulle labbra. Mi
ero
addormentata subito dopo il decollo dall'aeroporto di Caselle, in
provincia di
Torino, la mia città natale, e mi ero risvegliata solo ora,
a poco meno di
quindici minuti dall'atterraggio a Londra, dove ero diretta.
Già,
Londra. Stavo andando nella
città dei miei desideri. Ancora non ci potevo credere. Tutto
era accaduto così
velocemente che non avevo neanche avuto il tempo di focalizzare bene
l'idea. E
pensare che fino a tre giorni fa tutto questo era solo un lontano
sogno.
Stupendo, ma lontano. Ora si stava avverando. Ciò grazie a
quell'angelo della
mia agente che attualmente mi stava aspettando all'aeroporto londinese.
Richiusi
gli occhi e sprofondai
ancora di più nel sedile, lasciando che i ricordi delle
ultime settantadue ore
mi accompagnassero per il resto del viaggio.
Avevo
appena finito di
presenziare il mio ultimo film, “Te, io e...Lui?”
Una commedia per la regia di
Silvio Muccino, che per fortuna stava avendo molto più
successo di quello che
ci aspettavamo. La storia era semplice, anche se carina, adatta ad un
pubblico
di adolescenti. Io interpretavo il ruolo di una giovane ragazza, Paola,
la
quale poco prima di sposarsi con il suo fidanzato storico si accorge di
amare
il miglior amico di lui, che tra l'altro era interpretato da Nicolas
Vaporidis.
Forse la presenza di quest'ultimo nel cast aveva influenzato parecchio
il sold
out ai botteghini, dato che gli spettatori erano principalmente ragazze
dai
quattordici in su, ma l'importante era il risultato, no? Tuttavia ero
stufa di
recitare solo in commedie italiane, era la quinta che facevo nel giro
di
quattro anni e, nonostante fossi più che soddisfatta del
successo ottenuto,
avevo voglia di sperimentare altri generi. L'unico problema era che il
cinema
italiano non sembrava potermi offrire altre opportunità. La
soluzione sarebbe
stata andare all'estero. E qui entra in gioco la mia adorata manager
nonché mia
miglior amica, Marta Catari. Ci eravamo conosciute all'inizio della mia
carriera cinematografica e ci eravamo capite subito. Era grazie a lei
che la
mia fama da attrice era cresciuta a livello nazionale nel giro di
neanche un
anno ed era arrivata addirittura a livello internazionale in due. E una
volta
saputi i miei desideri di andare a lavorare all'estero, circa un mese
fa, per
sperimentare nuovi generi, si era fatta in quattro per trovarmi una
parte in un
film, precedendomi con il viaggio oltre manica, anche lei entusiasta
all'idea.
E meno di tre giorni fa...
Driin driin.. il mio cellulare vibrare nella
borsetta di pelle bianca
di Prada, regalo di mia madre alla mia ultima premier, che portavo
comodamente
a tracolla. Iniziai
a cercarlo in tutte
le tasche e cerniere dell’accessorio. Finalmente lo trovai.
Lessi il numero sul
display. “Marta”. Felice di avere notizie dalla mia
agente che attualmente si
trovava nella capitale inglese, risposi. “Ciao Marta, come va
laggiù?” la
salutai cordiale.
“Eli! Ho una notizia fantastica per te,
devi assolutamente prendere il
primo aereo e venire qua! Ho tante cose da dirti, non immagini
neppure...!!” la
voce concitata e acutissima della mia manager mi costrinse ad
allontanare
l'apparecchio dal mio orecchio, se volevo preservare l'udito ancora a
lungo.
Vedendo che non accennava a diminuire il tono i voce, gridai al
ricevitore
“Marty! Non ho capito una sola parola di quello che hai
detto. Ora ti calmi e
con una voce almeno di un'ottava più bassa di quella con la
quale stai
parlando, mi spieghi tutto per bene. Ok?” per fortuna lei
sembrò aver capito
che mi stava sfondando il timpano, così, moderando il
tono,mi rispose:
“Scusami, hai ragione, è che
sono agitatissima! Allora, inizio da capo,
Betta, tieniti forte, ma...ti ho trovato un provino!!!! E questa volta
non è
una commedia, è un film di fantascienza, un mix tra il
Signore degli Anelli e
Indiana Jones, ti piace come idea? E non è tutto! Devi
vedere chi c'è alla
regia e soprattutto il resto del cast!! Devi presentarti agli studi
televisivi
tra tre giorni esatti. Oh Betta, sono sicura che supererai il provino,
ne sono
certa! È solo una formalità, ho parlato con il
produttore, ti conosce di fama e
sembrava molto interessato al tuo curriculum, ormai è fatta,
fidati! Sono
sicura che anche la trama del film ti piacerà!”
concluse sempre entusiasta
A sentire la notizia avevo cacciato un urlo di
gioia e mi ero messa a
saltare. Considerando che era nel bel mezzo di via Roma, una delle
principali e
più trafficate vie del centro di Torino, la gente attorno mi
avrà presa per
pazza, ma sinceramente non me ne importava nulla. Incredibile, avevo un
provino
per una parte in un film di produzione inglese!!!! E finalmente non era
una
commedia, senza contare che il genere fantasy mi era sempre piaciuto.
“Oddio, non ci credo, Marta, sei
più che fantastica!!! Torno a casa,
preparo le valigie e vado a fare i biglietti, sarò
lì per dopodomani, così avrò
un giorno per riprendermi dal viaggio prima del provino. Ma chi
è il regista? E
il resto del cast? La casa produttrice? E poi dimmi qualcosa sul mio
personaggio e il film!” la bersagliai di domande. Ora potevo
capire il tono
concitato con la quale mi aveva investito prima, questa era una
notiziona.
“Allora, il regista è Alfonso
Cuaron, lo stesso che ha diretto Harry
Potter e il prigioniero di Azkaban, mentre la casa produttrice
è la Paramount. Il film
parla di una ladra abilissima, che cerca di scappare da una setta di
assassini
che la vorrebbero tra loro, per i suoi servigi e le sue
abilità. Alla fine
riescono intercettarla
e le lanciano una
maledizione curabile solo con alcune pozioni che possiedono loro,
ricattandola
così con la cura, a far parte di una di loro. Alla fine
però si scopre che in
realtà la pozione tiene solo a bada l'anatema ma non lo
cura, così lei riesce a
scappare da loro, e capisce che l'unico modo per sbarazzarsi del
maleficio è
distruggere alcune
carte magiche
custodite nel palazzo del tiranno del regno e poi uccidere colui che
gli ha
lanciato la maledizione, ovvero il capo della setta. Alla fine si
innamora
anche del figlio del tiranno, che a differenza del padre è
buono, e decide di
aiutarla. Ciò a patto che lei aiuti lui più una
comitiva segreta a sbarazzarsi
del tiranno e dell'intera setta, per riportare la pace nel regno.
È una storia
affascinante, ti assicuro, è tratta da un libro, un
bestseller che è appena
uscito in Inghilterra e che ha avuto subito un ottimo successo. Io te
l'ho
raccontata a grandi linee, ma ci sono tantissimi personaggi, buoni e
cattivi e
molte scene, ti piacerà senz'altro, vedrai! E qui poi viene
il pezzo forte,
indovina quale sarà la tua parte?” mi chiese
gongolando.
Io stavo ancora pensando alla trama. Mi piaceva, e
molto anche, era più
che intrigante e più di quello che speravo. La sua domanda
però mi fece cadere
dalle nuvole, me ne stavo quasi dimenticando!
“E io come faccio a saperlo? Sei tu che
devi dirmelo! Comunque il film
mi piace molto, si
preannuncia un
successo, soprattutto se tratto da un romanzo di tanto scalpore, quindi
mi va
bene qualsiasi parte.” la mia risposta non le piacque
“Sei sempre la solita” Mi
rimproverò “tesoro, se vuoi avere successo
qui devi puntare al massimo, sempre, in qualsiasi situazione.
Già è un miracolo
che tu mi abbia chiesto di iniziare a vagliare anche il mercato estero,
e
quindi facciamo progressi, ma devi ancora imparare un po' di cose. E
poi pensi
che io ti abbia rimediato un provino in un film del genere per poi
farti fare
una parte di sfondo?”
“Marty, arriva al dunque, te ne prego! Di
mamma ne ho già una.” le
risposi scocciata. Sentii la sua risata dall'altro capo della cornetta.
“Ok, ok, sei pronta per la
notizia?” se l'avesse tirata ancora per le
lunghe sarei andata a Londra solo per strozzarla. “Allora, il
tuo provino
è...per il ruolo da protagonista!” mi
urlò eccitata . “Allora, sono o non sono
la miglior manager del mondo?” proseguì fingendo
di tirarsela.
Io intanto, ero rimasta scioccata dalla notizia. Io
protagonista in un
film di questa portata? Ero stata l'attrice principale in tutte le
commedie che
avevo fatto, questo era vero, però quelle erano commedie.
Questo era tutto un
altro genere di film!!! Per un secondo mi sentii l'aria mancare.
“Betta? Elisabetta? Tutto ok? Stai bene?
Perché non mi rispondi più?”
vedendo che non rispondevo, Marta iniziò a preoccuparsi.
“Betta! Mi sei morta
in linea? Rispondimi! Dimmi almeno se sei felice oppure no!”
Rispondere? Era una parola! Per il momento ero
impegnata a ricordare
come si respirava. Finalmente dopo un tempo che mi parve infinito,
riuscii a
spiaccicare qualche parola.
“Marty, ti prego dimmi che non stai
scherzando” sussurrai al cellulare,
ancora totalmente stordita dalla notizia.
“Oh, allora sei ancora viva! Meno male,
temevo di dover disdire il
provino causa morte dell'interessata. Comunque, no, non è
uno scherzo, dico sul
serio amica mia, però non farti riprendere un infarto per
favore, prima mi hai
fatto preoccupare.”
Altro che infarto! Incredula mi appoggiai al muro
di un palazzo,
accanto alla vetrina del negozio della Benetton, temendo che le mie
gambe
avrebbero ceduto da un momento all'altro. Probabilmente i passanti
erano ormai
indecisi se chiamare o no il 118, prima mi vedono saltare, poi quasi
svenire!
“Marta, questa è la notizia
più sensazionale che tu potessi darmi!”
pian pianino iniziai a riprendermi dallo shock iniziale. “Tu
sei assolutamente
la migliore agente che un attore possa desiderare! Ma come hai
fatto?” ora la
mia voce era arrivata a tre ottave sopra il normale e il calo di
pressione
stava lasciando il posto ad un'euforia smisurata. “Oh Marta!
La protagonista, è
più che fantastico! Ti adoro, ti farò costruire
una statua! Non vedo l'ora di
essere lì a Londra. Ma chi sono gli altri attori? Wow,
è incredibile!” la
investii con un fiume di ringraziamenti, ed esclamazioni di gioia.
Riuscì a fermarmi solo facendo leva
sulla mia curiosità “Ora sei tu
quella che ti deve calmare, cara, oppure non ti dirò chi
sono gli altri attori
già confermati”
“Dimmi tutto!” la incoraggiai.
Le rise di nuovo.
“Sai, posso immaginarmi la tua
espressione, occhi lucidi di gioia,
guance imporporate e tu che saltelli di qua e di là. Questo
ti farà andare
ancora più fuori di testa. Ralph Fiennes sarà il
capo della setta degli
assassini, mentre il tiranno verrà interpretato da Sean
Bean” esclamò.
“Wow” nonostante non fosse una
frase degna della situazione fu l'unica
cosa che riuscii a dire.
“Wow è a dir poco, mia cara!
Questo è un cast galattico e la tua stella
salirà a dismisura!” da ogni singola parola
trapelava il fatto che fosse
orgogliosa del lavoro svolto.
“Hai ragione, ma non so cosa dire. E il
principino da chi verrà
interpretato?” domandai accorgendomi solo ora che non aveva
nominato uno dei
personaggi principali.
“Questa è una
sorpresa” dal tono con cui me lo disse potevo immaginarmi
il sorriso soddisfatto che si stava dipingendo sul suo volto.
“E dai, dimmelo, dovrò pur
sapere con chi dovrò lavorare, no?” la
supplicai.
“No, non se ne parla, ti ho detto che
è una sorpresa, lo saprai quando
passerai il provino.” mi rispose irremovibile.
La pregai per altri dieci minuti ma non ci fu
niente da fare, alla fine
lasciai perdere e la salutai, dicendo che se volevo essere in
Inghilterra per
dopodomani dovevo sbrigarmi…
“Si
informano i gentili
passeggeri che l'aereo si sta preparando all'atterraggio. Vi preghiamo
dunque
di allacciare la cintura per motivi di sicurezza”
La
fredda voce dello speacker mi
riscosse dai miei ricordi. Ero arrivata.
Aspettai
con pazienza che l'aereo
giungesse in aeroporto, dopodiché scesi giù con
solo la mia piccola e fedele borsetta
bianca. Il resto dei bagagli, i quali devo ammettere erano tutt'altro
che
piccoli, l'avrei recuperato dopo.
Quando
finalmente fui sulla pista
di atterraggio potei respirare un po' d'aria pura. Quella dell'aereo
iniziava
ad essere viziata. Il sole era meno luminoso visto da
quaggiù, ma risplendeva
lo stesso in un cielo blu. Strano, dato che eravamo nella
città la quale
vantava la media di quaranta giorni di sole l'anno. Forse anche Londra
stessa
voleva darmi il benvenuto. Lo presi come un buon auspicio. Una volta
attraversata la pista d'atterraggio, entrai nella sala d'attesa e mi
ritrovai
immersa in una folla scatenata. Chi si accalcava per uscire, chi per
entrare, e
chi come me, provava a riconoscere qualche parente o amico nella massa.
Temetti
di perdermi e di rimanere intrappolata là in mezzo,
finché sentii una voce
acuta che gridava il mio nome. Mi girai nella direzione indicatami dal
suono, e
vidi una giovane donna un po' più alta della media, che si
sbracciava per farsi
notare da me. Marta.
Le
corsi incontro, felice di
rivederla.
“Marty!”
gridai anch'io, mentre
l'abbracciavo. “Sono contentissima di rivederti! Come stai?
Tutto a posto?” mi
scostai un attimo per guardarla in faccia, anche se dovetti subire la
piccola
umiliazione di dover allungare il collo al massimo, dato che mi
superava di due
spanne buone, cosa che ovviamente non mancava occasione di farmi notare. Portava i capelli biondi
lunghi fino alle
spalle sciolti, e gli
occhi castani
brillavano di felicità. Quel che non mi piaceva
però, erano le profonde
occhiaie e le guance leggermente più magre di prima. La
squadrai da capo a
piedi. Era dimagrita, non che fosse mai stata grassa, anzi, era sempre
stata
più magra di me, però la cosa non mi rallegrava
lo stesso.
“Sei
dimagrita” le feci osservare
con disappunto, senza darle il tempo di rispondere alla mia domanda
precedente.
“e sei stanca, te lo si legge in faccia” aggiunsi.
“è
tutto ok, non ti preoccupare.
Sto benissimo!” si difese lei.
“No,
sei stanca, hai bisogno di
riposo, hai lavorato troppo, ora andiamo a casa e ti fai una bella
dormita”
dissi io perentoria.
“Di
mamma ne ho già una” disse
scimmiottando le mie parole di poco tempo prima.
“Ehi!
Così non vale” e scoppiammo
a ridere entrambe.
“Londra
è stupenda, la devi
vedere tutta! E poi ho trovato una casa poco lontana dal centro che ti
piacerà
di sicuro!” riprese
lei cambiando rapida
argomento.
“Lo
spero bene, ti ho dato un
assegno in bianco per la casa!” la presi in giro.
“Malfidata,
ora ti porto
direttamente là, così giudicherai tu stessa, che
ne dici?”
“Ottima
idea! Prima però devo
andare a recuperare le valigie, sai com'è, l'idea di rifarmi
un guardaroba
dando libero sfogo alla mia mania di shopping mi attrae, ma ho altro da
fare
ora come ora”
Andammo
a prendere i miei
bagagli, due valigie enormi e tre borsoni, e usufruendo di uno dei
carrelli
dell'aeroporto ci dirigemmo fino all'auto di Marty, una pegeout
cabriolet
grigia metallizzata.
“Accidenti,
Betta, cosa diamine
ci hai messo in questa borsa?! Ti sei portata dietro anche le
mattonelle? Pesa
almeno dieci chili!” la sentii borbottare mentre infilava le
valigie nel
bagagliaio dell'auto.
“Non
iniziare a criticare,
dovremmo stare qui per un bel po', giusto? Un film non si produce in
due
giorni, quindi ho dovuto portare lo stretto necessario per poter vivere
qua per
diversi mesi!” ribattei io.
“E
da quando per 'stretto necessario’
si intendo anche le piastrelle di casa propria?”.
Mi
limitai a ribattere con una
diplomatica risposta. Le feci la linguaccia. Il che fu seguito da uno
scoppio
di risate sia da parte sua che da parte mia.
“Su,
salta a bordo che ti porto a
vedere la tua piccola e modesta casetta” Mi ero solo
immaginata la sfumatura
ironica della sua voce sull'ultima parola?
“Non
vedo l'ora!”
Ci
accomodammo sui sedili di
tessuto neri della sua comodissima auto. La prima cosa che feci appena
salita
fu di accendere la radio, non riusciva a stare in macchina senza un po'
di
musica. Fui anche fortunata. La stazione sulla quale era sintonizzata
stava
trasmettendo un vecchio successo dei simple plain, “welcome
to my life”, una
delle mie preferite. Mi accoccolai sul sedile, e, abbassando il
finestrino,
decisi di godermi il panorama che mi sfrecciava a fianco, con il vento
che mi
scompigliava leggermente I capelli.
Marty
aveva iniziato a narrarmi
del suo ultimo mese vissuto a Londra, delle persone che aveva
conosciuto, i
luoghi visitati, di come si era trovata, dei pro e dei contro del
vivere
all'estero. L'ascoltai distrattamente, annuendo di tanto in tanto, per
darle
soddisfazione. Quando Marta attaccava con le chiacchiere ci volevano
due o tre
ore buone prima che richiudeva bocca, e solitamente non faceva neanche
molta
attenzione al fatto che la sua interlocutrice la ascoltasse o meno.
Ciò mi
diede la possibilità di concentrarmi sulle strade che
stavamo attraversando,
avida di curiosità. La capitale inglese mi era sempre
piaciuta. Era sempre
stato uno dei miei sogni visitarla, e finalmente ora il destino mi dava
l'opportunità di farlo! Magari, se mi fossi trovata bene,
avrei anche potuto
pensare di trasferirmi lì definitivamente. L'idea non mi
dispiaceva per nulla,
anzi, ma ci sarebbe stato tempo in seguito per pensarci. Ora non avevo
proprio
voglia di angustiarmi con certe idee. Preferivo di gran lunga
assaporare fino
in fondo il mio primo viaggio in auto in quella che sarebbe stata casa
mia per
i prossimi mesi.
Ad
un tratto la macchina si fermò
e udii la mia agente spegnere il motore della macchina.
“Siamo
già arrivati?” chiesi
sorpresa. Eravamo in viaggio da soli dieci minuti.
“Te
l'ho detto che era vicino al
centro” mi ricordò uscendo dall'abitacolo.
La
seguii a ruota. Per bloccarmi
subito dopo quando vidi dove era diretta.
La
mia manager stava difatti
aprendo un canceletto bianco che dava l'accesso ad un ciottolato rosso,
contornato da cespugli in fiore. Ciò tagliava esattamente in
due un immenso
giardino verde, adornato di alberi e fiori, circondati da un muretto
bianco
intrappolato in una fiorente edera. Ma quello che mi creava
più stupore non era
il giardino, bensì la villa da sogno che mi si parava
davanti. Alla fine del
ciottolato c'era un grazioso porticato bianco, sostenuto da colonne
doriche,
anche esse prigioniere dall'edera. Sotto il porticato, alla sinistra di
un
grande portone in ciliegio, finemente lavorato, si trovava un dondolo
con i materassi
color azzurro cielo, il quale pareva essere appena uscito in un film
alla “Anna
dai capelli rossi”. La casa era in puro stile vittoriano. Era
costruita su due
piani e le grandi vetrate del secondo erano a forma di arco a sesto
acuto e
come bordi avevano delle piccole colonne ioniche, a differenza di
quelle dl
piano di sotto, le quali contavano solo di due vaso di fiori per una.
Marty,
non sentendomi avvicinare
al canceletto, si voltò nella mia direzione per capire cosa
c'era che non
andava. Vedendomi l'espressione sbigottita sul volto, capì
subito che ciò che
mi bloccava era la vista della villetta.
“Allora?
Non dici niente?” mi
provocò.
Io
la fissai a lungo, ancora a
bocca aperta. Poi, cercando di ricompormi dissi:
“Marty,” con un tono serio.
Lei si preoccupò.
“Cosa
c'è? Ho sbagliato a
comprarla? Non ti piace?”
ignorai
le domande. “Questa casa”
dissi scandendo bene le parole. “è semplicemente
S-T-U-P-E-N-D-A!!!!!” e le
corsi incontro per abbracciarla.
“Ma
come hai fatto a trovarla?
Sembra uscita da un cartellone pubblicitario!”
Lei
sorrise compiaciuta. “Aspetta
a dirlo, non hai ancora visto il resto.”
“Cosa
ci può essere più di più
bello di questo?” chiesi scioccamente.
“Gioia,
capisco il tuo entusiasmo
per il giardino e per la facciata della casa, ma personalmente non mi
andava di
dormire acconto all'edera, per questo ho comprato una casa che avesse
anche un
letto e un soggiorno” mi preso in giro.
“Entriamo
allora, sono troppo
curiosa!” esclamai felice.
Appena
Marta spalancò il
canceletto, mi porse il mio mazzo di chiavi,e io, dopo averlo
afferrato, corsi
entusiasta verso il portone e lo aprii senza tante cerimonie.
Quello
che vidi all’interno mi
stupì ancora di più. La porta dava l'accesso ad
un ampio salone con le pareti
bianche e il parquet. Ciò, più il tappeto rosso
posto in centro alla sala e
alla grossa vetrata messa in fondo, dava all'ambiente un aspetto molto
luminoso. Dalla porta finestra si poteva scorgere un'altra ala del
giardino che
promisi a me stessa di visitare subito dopo un'accurata perlustrazione
della
casa. Feci un mezzo giro su me stessa e potei constatare che quella
stanza
portava in altre due sale, chiuse da altrettante porte anch'esse in
ciliegio.
“Allora,
alla tua destra c'è il
salotto, dove ho già provveduto a mettere un'enorme
libreria, in modo che tu
possa dare libero sfogo al tuo hobby preferito, mentre la porta a
sinistra conduce
verso la cucina, che so già userò solo io, a meno
che tu in un mese non abbia
miracolosamente imparato a cucinare.” la voce della mia
agente mi giunse da
dietro le spalle. A quell'ultima affermazione feci una smorfia. Non mi
era mai
piaciuto mettermi ai fornelli. Non avrei saputo dire bene il
perché. Forse non
possedevo la vena culinaria che invece contraddistingueva Marty, ottima
cuoca,
o forse più semplicemente perchè la mia prima e
unica volta che avevo cucinato
le lasagne a Natale, ero stata la causa del mal di pancia collettivo
della mia
famiglia.
“Al
piano di sopra invece ci sono
la mia camera, la tua, una per gli ospiti e il bagno”
concluse lei.
“Prevedi
di invitare qualcuno?”
domandai sorpresa. Mi lanciò un'occhiata esasperata.
“Certo
che no, attualmente, ma se
mai ce ne fosse bisogno mi ringrazierai di essere stata previdente e di
non
essere costretta a far dormire qualcuno sul divano” mi
rispose. Ammisi che
aveva ragione.
“Vado
a vedere la mia camera”
dissi poi io, e senza aspettare la risposta mi catapultai su per la
piccola
scala a chiocciola di marmo, posta nell'angolo in fondo a destra del
salone.
Mentre salivo notai il tappeto rosso che ricopriva gli scalini e il
corrimano
intonato alla tinta di quest'ultimo.
Una
volta arrivata su trovai ad
aspettarmi un'altra porta-finestra di una piccola terrazza, posta di
fronte a
tre porte. La quarta, messa infondo ad uno stretto corridoio, opposta
alla
scala, supposi fosse quella del bagno.
“In
quale porta devo entrare?”
urlai diretta al piano sottostante.
Un
grido di rimando mi informò
che era la seconda.
Entusiasta,
entrai. Ad aspettarmi
c’era la stessa tinta bianca alle pareti, che avevo visto per
il resto
dell'abitazione, e il parquet che ricopriva ogni cosa, difatti stavo
già
pensando che presto avrei dovuto riverniciarla.
La stanza era molto spaziosa. Sulla parete opposta a
quella della porta
si trovava una grande finestra, con sotto una poltroncina bianca con
accanto un
tavolino in mogano. Sulla parete di sinistra stava un letto, mentre su
quella
di destra svettavano due imponenti librerie, pronte per essere
riempite,
separate da una scrivania che presto avrebbe ospitato il mio fedele
portatile.
Infine, accanto alla porta, si trovava un grosso armadio pronto per
accogliere
a frotte I miei vestiti.
“Ti
piace? Non sai che impresa
trovarne una già arredata.” Voltandomi risposi a
Marty.
“è
stupenda, ma con un paio di
ritocchi qua e là sono certa che diventerà ancora
più bella” le risposi. Avevo
in mente già un paio di ideuzze...
Scoppiò
a ridere. “Chissà perchè
ne ero certa, appena ho visto le pareti bianche ho subito pensato che
sarebbero
rimaste tali ancora per poco”
“Le
pareti bianche sono
impersonali, se mi dai carta bianca vedrai che darò al
salone un aspetto del
tutto nuovo” proposi fiduciosa.
“Ah,
io non metto mano. Sai
perfettamente che tra me e i pennelli c'è una guerra aperta,
ti lascio tutto il
piacere”
Evvai,
via libera!
Mio
padre fa l'imbianchino, sono
nata tra i pennelli e tra me e la vernice è stato amore a
prima vista. Ho
imparato il mestiere osservando mio padre così bene che,
scherzando continua a
ripetermi che se non avessi sfondato come attrice, avrei sempre potuto
fare
l'imbianchina. Non che l'idea mi abbia mai sfiorato, intendiamoci,
però è
comodo conoscere l'arte se devi rifarti i muri di casa e non hai voglia
di
chiamare un'impresa per farlo.
“Ti
do una mano a portare sopra
le valigie, dopodiché, mentre tu prendi confidenza con la
stanza, io preparo
qualcosa da mangiare ok?” propose Marta.
Devo
dire che come padrona di
casa ci sapeva fare. Non avendo nulla da ribattere annuii.
Ci
vollero due viaggi a testa su
e giù per le scale, ma alla fine riuscimmo nell'impresa di
portare tutti i miei
bagagli al piano di sopra.
Subito
dopo mi dedicai
completamente a personificare la mia stanza. Tirai fuori dalle valigie
per
primi i miei abiti. Una volta aperto l'armadio in legno, constatai che
fortunatamente era già provvisto di appendini. Pian pianino
lo popolai di
gonne, pantaloni, maglie e golfini. Notai anche I tre cassetti posti in
basso e
il lungo specchio che ricopriva l'anta destra.
Rimasi
a fissare un attimo la mia
immagine. Nonostante in teoria dovessi essere stravolta dal viaggio,
grazie
all’adrenalina che mi scorreva a causa di tutte quelle
piacevoli novità, prima
tra tutte la consapevolezza di essere a Londra, non ero affatto stanca.
Anzi,
ero euforica. Sembravo pronta per la maratona di New York. I miei occhi
azzurri
brillavano di felicità sul mio viso a cuore con le guance
leggermente rosse e
un tantino paffutelle, che spesso mi facevano assomigliare ad un
cartone animato,
come amava ripetermi mia madre. Le mie labbra invece, sembravano
sorridere da sole
dalla contentezza, circondate dai
boccoli castani che ricadevano dolcemente sulle spalle, per nulla in
contrasto
con la mia pelle olivastra, prova inconfutabile del mio sangue
mediterraneo.
Quando
con un altro grido la mia
manager nonché mia miglior amica, mi informò che
il pranzo era pronto, avevo
svuotato soltanto la metà delle mie valigie. In compenso
però, ero riuscita a
trovare le mie lenzuola bianche, con il bordino ricamato di rosso, cosi
ché
potei fare il mio letto.
Scesi
di corsa le scale, con lo
stomaco che reclamava, accompagnato da uno squisito odorino che
aleggiava per
la casa. Pizza, ne ero sicura.
“Gnam,
la pizza! Cos'è, vuoi
farmi venire nostalgia di casa?” esclamai ridendo.
“Certo
che no, prendilo piuttosto
come un benvenuto. A proposito, ti consiglio di non prendere mai la
pizza nei
ristoranti qui intorno. Non so se è così in tutta
Londra, ma per quanto ho
potuto vedere fin'ora, la pizza che cucinano loro e un'offesa bella e
buona alla
nostra, dolce, cara e sublime.”
Sorrisi
a tale affermazione. La
buona forchetta tra le due qua ero io, ma di certo lei aveva un palato
molto
più fine del mio.
“Non
ti sembra di esagerare? Hai
lodato la pizza in un modo degno di un poeta, parliamo di pasta,
pomodoro e
mozzarella dopotutto” mi lanciò un'occhiata
indignata e io sorrisi sotto I
baffi.
“Perfetto,
vorrà dire che questa
me la mangio tutta io, allora!” mi minacciò.
Ci guardammo un secondo in cagnesco, dopodiché
scoppiammo a ridere
entrambe.
Mentre
mangiavamo, mi venne poi
in mente una domanda che volevo farle da tre giorni fa.
“Cambiando
argomento, mi è
rimasta un'incognita irrisolta e
la
curiosità mi sta presso a poco divorando.”
iniziai io.
“Posso
aiutarti?”.
Sorrisi.
“Credo proprio di si,
dato che me l'hai mostrata tu questa x senza poi degnarti di darmi una
spiegazione”
Mi
fissò un secondo stranita. Io
proseguii “Marty, cara, per favore, se vuoi evitare che la
tua amica impazzisca,
potresti gentilmente dirmi chi è il mio partner nel film in
cui dovrò
recitare?” domandai, guardandola torva. Lei, per tutta
risposta, una volta
compreso il mio cruccio, mi sorrise e con fare angelico mi rispose:
“Certo che
no, o che razza di sorpresa sarebbe?”
“Marty
sei impossibile! Io domani
mi accingo a fare un provino per un film, e non conosco neppure quali
potrebbero essere i miei colleghi!” sbottai.
“Quali
SARANNO I tuoi colleghi.
Ti ricordo che il provino è solo una formalità,
il contratto è già pronto per
essere firmato, il regista ti vuole nel cast. E comunque avrai tutto il
tempo
per conoscerli gli alti attori, già da domani, sono sicura
che resisterai!”
Con
un'ultima occhiataccia,
decisi di lasciar cadere il discorso. La mia “cara e
dolce” amica che in questo
momento avrei tanto voluto strozzare, non mi avrebbe detto di
più, ne ero
certa, con mio rammarico.
Finito
il pranzo, salii in camera
mia per disfare le ultime valigie, il che mi preso tutto il pomeriggio.
Alla
nove e mezza, dopo una cena veloce, iniziai finalmente a sentire la
stanchezza,
e salutata Marty, mi buttai felice tra le mie lenzuola. Non so se era
per il
sonno che sentivo addosso, ma decisi subito che quel letto era
decisamente
comodo. Strano, perchè solitamente avevo qualche
difficoltà a dormire in un
letto che non era il mio solito. Lo presi come un altro buon auspicio.
Evidentemente, qualcuno in quella città mi voleva davvero, e
fin'ora le cose
erano andare così bene.
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