2006

di ladyphantomhive
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Settembre 2006.
Faceva particolarmente freddo quell’autunno e Andrew camminava per strada accompagnato dalla sua immancabile e fedele musica. Eccola, finalmente, una canzone dei Misfits, uno dei suoi gruppi preferiti. Ogni volta che riconosceva nell’auricolare la melodia di una delle loro piccole meraviglie si abbandonava completamente e qualche volta, appena finiva, si ritrovava in posti sconosciuti, come se avesse vagato con la mente in altri luoghi, ma continuando a camminare. Sognare. Già, così veniva definito quel momento di libertà che lui amava tanto. Sognare. Il suo verbo preferito. La musica era una delle poche cose che lo aiutavano davvero ad andare avanti. Quasi nessuno lo capiva, tranne i pochi amici che aveva e con qui condivideva le stesse passioni, tra cui ovviamente spiccava la musica. Studiare non gli piaceva particolarmente, soprattutto perché ogni volta che apriva un libro scolastico gli venivano in mente Loro e quel maledetto edificio. La scuola. Una delle più temute strutture al mondo. Di solito i ragazzi hanno paura della scuola per le interrogazioni, le verifiche cioè voti, ma per lui era diverso, lui ogni giorno era deriso da tutti quei bastardi che si divertivano a menarlo e a prenderlo in giro. I bulli. C’era un capo nel gruppo, di nome Fred. Era grosso, muscoloso ed era stato bocciato. Poi c’era il suo braccio destro, John, era magro, ma sapeva trovare i punti deboli delle sue vittime. Gli altri erano più passivi, tenevano ferme le persone che venivano colpite o assistevano incitando il “capo”. Andavano sempre in giro insieme perché facevano più paura. Però Fred aveva anche fascino su certe ragazze, che infatti gli correvano dietro acclamando la sua bellezza e i suoi muscoli. Lui proprio non le capiva. Come poteva piacergli un mostro del genere? Le ragazze sono strane, un genere completamente diverso e ancora inesplorato per lui che non pensava all’amore né  alle “femmine”, come le chiamavano i suoi compagni, come fossero oggetti da usare e poi gettare via. No. Lui aspettava, aspettava quelle giusta, anche se ancora non lo sapeva.

Buongiorno, buon pomeriggio e buona sera! Ecco un piccolo se non minuscolo intro di quello che sarà la storia, ditemi cosa ne pensate e buona lettura! 
A.




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