Anche questa dedicata a Danya,
anche questa una spin-off/seguito di "Al
sapore di caffè" & compagnia bella :)
A
matter of traditions
La
voce dell'anziano era monocorde, bassa, ripetitiva, ed estremamente
soporifera. Il calore della sala, in cui erano stipate più persone
di quanto lui avrebbe sperato, non aiutava con la sempre più forte
tentazione di appisolarsi.
Solo
sapere quanto questi incontri fossero importanti per la ragazza
accanto a lui gli dava la forza di combattere la stanchezza. Retasu
arrabbiata non era qualcosa che si manifestava tutti i giorni, ma
quando succedeva, Pai preferiva non essere presente, tanto meno
esserne la causa.
Non
aveva certo immaginato però, quando le aveva chiesto di sposarlo,
che la sua ora-fidanzata l'avrebbe trascinato a dei corsi
pre-matrimoniali. Forse avrebbe dovuto informarsi di più sui costumi
degli umani in queste cose; ma ora era troppo tardi, ed aveva davanti
a sé ancora cinque lezioni, una ogni due settimane.
Soffocò
un prepotente sbadiglio, appoggiando una gamba al ginocchio opposto e
lanciando un'occhiata veloce a Retasu; lei stava diligentemente
prendendo appunti su un blocco di carta, potenzialmente inconscia
della sua noia, le sopracciglia appena corrugate in un'adorabile
espressione concentrata.
Lasciò
poi vagare lo sguardo sulle altre sei coppie attorno a loro,
leggermente sollevato nel notare che la maggior parte condivideva la
sua aria distratta e vagheggiante.
“Il
matrimonio è soprattutto unione spirituale,” stava dicendo in quel
momento l'uomo davanti a loro “E per assicurarci che siano
soprattutto le vostre anime a volersi congiungere, sarebbe
preferibile e adeguato rivolgersi, fino al giorno designato, ad una
via di castità e purezza.”
Le
sviluppate orecchie di Pai, ben camuffate da un congegno sviluppato
da lui e Shirogane (il cappello cominciava a destare sospetti
d'estate), vibrarono a quelle parole; vide la matita di Retasu
fermarsi a metà della frase, e fu come se la sensazione generale
della stanza cambiasse.
Come
come?
La
sua fidanzata non distolse lo sguardo da davanti a sé, ma Pai poteva
cogliere benissimo il suo disagio, evidenziato anche da quel rossore
sulle guance.
Retasu
questo non gliel'aveva decisamente accennato. D'accordo, non era
esattamente da lei parlare di determinati soggetti. Non che lui fosse
guidato solamente da specifici istinti, sia chiaro, ma...
ma
insomma, anche abituato ai più recenti costumi della sua gente, non
credeva che agli umani certe cose importassero tanto.
Sicuramente
fino a quel momento non erano importate tanto.
Però,
lei era Retasu. La sua dolce, timida, innocente Retasu, che teneva
così tanto a queste tradizioni della sua famiglia. I pezzi si
incastravano perfettamente come quelli di un puzzle, e lui si stava
sentendo un verme.
Le
rivolse un sorriso che tentava d'essere rassicurante quando incrociò
il suo sguardo un po' mortificato. Gli bastavano quegli occhioni blu
per ricordarsi di essere pronto anche a morire, di nuovo, per lei.
Quello,
in confronto, non sarebbe stato un grande sforzo. Glielo doveva, si
disse, dopo tutto quello che lei faceva per lui. E poi, simili
frivolezze non erano nemmeno al suo livello. Lui, che era stato
addestrato per la guerra e per altri pericoli, conosceva bene il
valore della parola sacrificio.
Quello
era soltanto
l'ennesima prova
per dimostrarsi degno della sua candida fidanzata.
No
problem.
***
Non
sapeva nemmeno perché avesse deciso di raccontarlo proprio a Kisshu.
Il suo dolce
fratellino era piegato in due dal ridere, la fronte appoggiata ad uno
dei tavoli del Caffè e un palmo che sbatteva ripetutamente contro lo
stesso, gli angoli degli occhi bagnati dalle lacrime e le orecchie
sorde alle reprimenda della sua ragazza. La povera Retasu, che per
prima si era lasciata scappare un riferimento all'incontro del giorno
prima, era ormai diventata di una strana tinta tra il cadaverico e il
paonazzo, eppure a Pai non poteva scappare quel mezzo sorrisetto che
le imbelliva le labbra.
Si
massaggiò una tempia, ormai pulsante per gli ululati del fratello.
“Potresti cortesemente smetterla prima che ti pianti una forchetta
in quella testa bacata che ti ritrovi?” ringhiò.
Kisshu
tirò su la testa di scatto e fece un respiro profondo: “Aaaah, non
mi sono mai divertito tanto.” l'occhiata di fuoco di Pai non lo
fece scomporre “Certo che voi umani siete proprio complicati. I
matrimoni, nel nostro pianeta, non richiedono tutti questi
passaggi... burocratici.”
“Dipende
dalle tradizioni, direi,” Retasu, con un'alzata di spalle, appoggiò
le mani intorno alla sua tazza di tè “La mia famiglia è
religiosa, ma siamo in pochi in Giappone. C'è che preferisce una
cerimonia tradizionale giapponese, altri seguono lo stile occidentale
solo per moda.”
“Tipo
Ichigo,” esclamò Minto dal nulla, concentrata sul proprio
cellulare “Ci stava facendo impazzire con i suoi preparativi,
l'anno scorso.”
“Allora
è una fortuna che sia saltato tutto, no?” Kisshu si appoggiò allo
schienale della sedia, avvolgendo un braccio su quella della mora.
“Avrebbe
potuto accorgersi di Shirogane prima
di scarrozzarci per dieci
sedi dove svolgere la cerimonia,” replicò acida lei “Anni e anni
di spudorata corte, e la cretina
si fa prendere dal panico pre-matrimoniale a otto mesi dalle nozze e
decide di mollare tutto.”
“Io
lo trovo carino,” le rispose Retasu “Non hai visto come sono
contenti?”
“Fossi
in Shirogane, mi preoccuperei dei cambiamenti umorali di
Ichigo-chan,” commentò Kisshu “Emotivamente stabile non è mai
stata...”
Minto
gli conficcò un gomito tra le costole: “Guarda che solo io posso
dire queste cose su di lei.”
“Ahio,”
lui si massaggiò la parte lesa, borbottando. “La smetti di essere
così violenta con me?”
“Te
lo meriti,” disse stoico Pai, contento che almeno il soggetto fosse
stato cambiato dai suoi problemi personali.
Ovviamente,
il suo fratellino aveva altri programmi.
“Comunque,
ragazzi, poteva anche andarvi peggio. Pai non ti ha raccontato della
parte clou
dell'antica tradizione matrimoniale del nostro pianeta?”
Retasu
guardò il suo compagno con sguardo curioso prima di scuotere la
testa: “No...?”
L'alieno
in questione avrebbe tanto voluto strangolare Kisshu per togliergli
quell'espressione maliziosa dalla faccia. “La vecchia tradizione
vuole che i parenti più stretti dei novelli sposi assistano alla
prima notte di nozze.”
Retasu
quasi si strozzò con il sorso di tè, Pai intervenne prontamente a
darle dei colpetti sul dorso, mentre Minto storse il naso: “Che
cosa barbara.”
“Molti
dei matrimoni un tempo erano combinati, era l'unico modo per
assicurarsi che fossero effettivamente validi. Ma ormai non si usa
quasi più. Per fortuna, aggiungerei. Ne ho avuto abbastanza di
imboscate di mamma in camera, e poi non vorrei certo condividere la
mia bella colombella con tutti.”
Minto,
che era già pronta ad una sequela di domande pungenti riguardo i
citati agguati della signora Ikisatashi, si bloccò con la tazza di
tè a mezz'aria: “Come, prego?”
“E'
ovvio che non riuscirei a distrarre nessuno da te durante la
cerimonia – e ammettilo, tu adori essere al centro dell'attenzione
quindi sarebbe pressoché inutile – ma dopo...
nossignori. Quello è riservatissimo.”
Lo
disse con tale tranquillità che non notò le tre occhiate un po'
perplesse che stava ricevendo. La sua ragazza sbatté un paio di
volte le palpebre, tossicchiò e si alzò.
“Scusatemi
un attimo.” si congedò in fretta, avviandosi veloce fino al
bancone, agguantando una ridente Ichigo per un braccio, e
trascinandola nel retro ignorando la flebile protesta di Shirogane.
Kisshu
la seguì con lo sguardo, corrucciato e confuso: “Cosa ho detto di
male ora?”
Retasu
ridacchiò: “Non credo che Minto-chan avesse mai pensato alla
possibilità che voi due... sai... vi sposaste.”
“Sei
proprio un'idiota,” rincarò Pai “Non hai ancora la minima idea
di come comportarti.”
“Mi
scusi,
professore, per caso ha voglia di farmi un'altra lezione? O è meglio
che io non menzioni quanto diavolo mi hai rotto le scatole per quel
cavolo di anello e la proposta a- ahia,
porca vacca!”
Una
mini-scarica elettrica, che tanto mini poi non fu, l'aveva raggiunto
pungente al leggero schiocco delle dita del fratello maggiore, che
esibiva ora una notevole aria assassina.
Retasu
rise di nuovo, ripensando all'imbarazzo del suo fidanzato quando le
aveva chiesto di sposarlo, una sera di qualche mese prima in cui
erano sgattaiolati di nascosto all'acquario (lui aveva sempre saputo
quanto le piacesse passare ore e ore da sola tra gli animali
acquatici, a parlare con loro, e non c'era momento migliore della
notte, quando tutto era chiuso e nessuno poteva disturbarla... o
pensare che fosse pazza), e trovando la cosa ancora più ilare ora
che metteva in conto la partecipazione del suo futuro cognato.
Mentre
quei due continuavano a sibilarsi insulti e ingiurie, lei appoggiò
una mano sul polso di Pai, per calmarlo e ricordargli che era meglio
non usare certe tecniche in pubblico: “Hai detto comunque una cosa
molto carina, Ikisatashi-kun, sono sicura che Minto-chan
l'apprezzerà.”
“Sempre
che il tuo fidanzato non mi uccida
prima,” Kisshu lanciò un'occhiataccia al fratello, massaggiandosi
il petto “E comunque, Retasu, stai per diventare la mia sorellina,
condivideremo il cognome, non c'è bisogno che continui ad usarlo a
quel modo.”
“Retasu-chan
è una donna dei suoi tempi, non vorrà certo abbandonare il suo
cognome,” Minto ritornò in quel momento, le guance arrossate e il
nasino all'insù.
“Be',
in realtà non ci ho ancora pensato,” rivelò la Mew verde,
prendendo un sorso del tè che andava raffreddandosi con tutte quelle
chiacchiere “Però, visto che stiamo facendo tutto in modo
tradizionale...”
“Retasu
Ikisatashi suona bene,” Kisshu le fece l'occhiolino,
ri-appoggiandosi allo schienale della sedia e tirando la sua ragazza
più vicino a lui. “Ah, vedo già il nome sul campanello.”
“Da
quando in qua tu sei una persona che bada ai costumi?” lo riprese
Minto ridendo.
“Non
hai mai visto una cerimonia aliena, tortorella,” rispose lui,
appoggiando la fronte alla tempia di lei. “Ma ti piacerebbero.”
Mentre
Minto arrossiva nuovamente, Retasu sorrise, ignorando l'occhiata un
po' scocciata che Pai, avendo già capito il suo interesse, le stava
lanciando. “Perché non ce le racconti?”
“E'
una cosa lunga...” gemette il suo fidanzato, temendo la
predisposizione del fratello all'essere logorroico.
Kisshu,
infatti, incrociò le dita e stese le braccia in avanti per farle
scrocchiare: “Oh, ma noi abbiamo un sacco di tempo, e non potrei
mai privarti dell'incredibile immagine del mio caro fratellone che fa
il paggetto.”
***
La
sera scese velocemente, tra le chiacchiere allegre delle ragazze e
gli sventati tentativi di omicidio tra i due Ikisatashi che erano
susseguiti duranti i racconti del mezzano, il quale non aveva
lesinato sui dettagli imbarazzanti riguardanti il maggiore, e il
Caffè si era svuotato lentamente.
“Quindi
mentre Pai aiutava nella cerimonia di uno dei suoi amici più
stretti, tu cosa facevi?” Minto lanciò uno sguardo obliquo al suo
compagno mentre cercava nella borsa le chiavi di casa.
“A
parte che stare in cerchio attorno alla coppia per testimoniare la
loro unione non è esattamente aiutare... devo
dire che le amiche della sposa erano decisamente carine.”
La
mora alzò gli occhi al cielo, contando mentalmente fino a dieci e
decidendo che infilzarlo con le chiavi non fosse la decisione più
saggia.
“Sei
incorreggibile, lo sai?”
Lui
le schioccò un sonoro bacio sulla guancia: “Sei molto carina
quando sei gelosa.”
Lei
lo ignorò convinta, un accenno di sorriso sulle labbra, e non appena
varcarono insieme la soglia del suo appartamento, si tolse i tacchi
quasi con un calcio.
“Io
ti faccio sempre dei gran complimenti, possibile che tu non possa mai
ricambiare, cornacchia?” la voce dell'alieno la seguì mentre
andava a riporre le scarpe nel grande armadio ad esse dedicate.
“Non
te li meriti!” rispose ridendo.
Kisshu
scosse la testa divertito, entrando anch'egli in camera da letto.
“Comunque, è
buffo pensare che il piccolo Pai abbia deciso di sistemarsi.” fece
per gettare la maglietta appena tolta sul pavimento, ma
un'occhiataccia di Minto lo convince invece a riporla sulla
cassettiera.
“Piccolo
non è esattamente il termine che userei per tuo fratello.”
“Spero
che tu non stia insinuando nulla.”
“Non
tutti hanno una mente maniaca come la tua, sai.”
L'alieno
rise e s'infilò i pantaloni del pigiama. “Comunque non mi
aspettavo che avrebbero deciso di sposarsi così presto. È passato
poco meno di un anno da quando siamo tornati.”
Minto,
cambiatasi anche lei in una corta camicia da notte di seta color
pervinca, fece spallucce: “Alcune relazioni si evolvono in fretta,
altre ci mettono anni... guarda solo Ichigo e Shirogane, ci si
potrebbero scrivere romanzi su di loro. Forse Retasu e Pai hanno
deciso di recuperare i sei anni in cui non si sono visti, già
convivono... E io e te... be', non siamo stati da manuale neppure
noi.” scosse la testa ridendo “E non venirmi a parlare di
convenzionalità, Ikisatashi, noi siamo mutanti e voi alieni. ”
Kisshu
lanciò un'occhiata alla voglia Mew tra le scapole della ragazza,
sbiadita ma ancora ben visibile, soprattutto da quando loro erano
riapparsi nelle loro vite. “Vieni qui?”
Il
tono in cui l'aveva chiamata, unito a quello che lui aveva detto quel
pomeriggio, fecero fare uno strano frullo al suo stomaco, e non perse
molto tempo per sedersi sul letto insieme a lui, tra le sue gambe,
appoggiandosi al suo petto.
“Davvero
non ci hai mai pensato?” sussurrò l'alieno, iniziando a lasciarle
una scia di baci sulla pelle bianca, dalla curva del braccio fino
all'incavo del collo.
Minto
reclinò appena la testa così da appoggiarla sulla sua clavicola, e
lo guardò: “Non credevo che tu fossi il tipo.”
“Ma
ci hai pensato?”
Lei
sbuffò: “Forse solo una volta, quando Retasu mi ha detto di
lei.”
Kisshu
ghignò, iniziando a far scorrere lentamente le mani lungo le cosce
di lei, spostandole l'orlo della camicia da notte. “Anche io ci ho
pensato,” mormorò, le labbra decise contro un preciso punto del
collo di lei “Soprattutto se posso continuare a fare questo.”
Minto
rise e chiuse gli occhi, avvolgendogli un braccio attorno al collo
per passare la mano tra i suoi capelli: “Tutti questi discorsi seri
non sono da te, Kisshu, potrei spaventarmi e pensare che ti abbiano
scambiato con una versione migliore.”
“A-ah,
simpatica.”
le sue mani cambiarono improvvisamente traiettoria, posandosi
intrecciate sul suo addome così che potesse stringerla a sé,
ignorando il suo mugolio di scontento.
“Lo
sai che ti amo, vero?” le domandò sottovoce, guardandola dritto
negli occhi.
La
mora annuì e si sporse per lasciargli un bacio leggero sulle labbra:
“Tu però non faresti mai quello che Pai si è offerto di fare per
Retasu.”
“Ti
guardi mai allo specchio, pollastrella?”
“Kisshu.”
“Pollastrella.
Cornacchietta.
Gallinella del mio cuore.”
“Stai
per essere bandito da questo letto.”
“C'è
sempre la cabina armadio.”
“Kisshu!”
Lui
ghignò, e i pigiami furono presto dimenticati.
In
un altro vicinato, nel frattempo, anche Retasu e Pai si stavano
preparando per la notte, dopo una cenetta per due passata sul divano
a guardare dei vecchi film (una delle tecnologie umane che più
affascinavano l'alieno).
Retasu
aveva cercato di chiacchierare un po', ancora meravigliata da tutte
gli affascinanti risvolti tradizionali che il suo futuro cognato
aveva rivelato nei suoi racconti, ma Pai, che già era di poche
parole, stava ancora soffrendo per la caterva di discorsi che gli era
stata rovesciata addosso in modo imbarazzante.
“Dovevi
proprio farlo parlare così tanto?” si lamentò infatti
all'ennesimo commento della verde, infilandosi la camicia del pigiama
sopra la testa.
Retasu
rise: “Fa le prove per il discorso da testimone.”
“Spero
che tu mi stia prendendo in giro.”
“L'hai
scelto tu, o sbaglio?”
Pai
sospirò pesantemente. “Vado a dormire.”
La
ragazza lo osservò confusa mentre faceva per avviarsi verso la
porta. “Dove vai?”
Lui
si bloccò sulla soglia, con una smorfia un po' sofferta in volto,
poi sospirò. “Retasu,
posso essere schietto con te?”
Lei
annuì, perplessa. Non si era mai fatto problemi prima d'ora ad
essere diretto.
“Se
dobbiamo fare questa cosa, è meglio se... per un po'... io ritorno
in camera degli ospiti.”
Retasu
si sentì arrossire come un peperone; ovvio,
lei e Pai avevano già raggiunto determinati traguardi
durante i quali lui non mancava mai di farla sentire come la donna
più bella del mondo, ma non poteva evitare comunque di sentirsi
ancora tremendamente in imbarazzo se lui diceva cose del genere.
Il
suo volto angosciato, però, la fece ridacchiare. “Pai, se per te è
un problema possiamo anche... non dobbiamo seguire per forza le
indicazioni, sono solo consigli, nessuno verrebbe mai a
controllare...”
“No,
no,” l'alieno scosse la testa “Tu ci tieni a questa cosa, quindi
dobbiamo farla per bene.”
“Mancano
ancora sei mesi al matrimonio...”
“Sono
stato lontano da te sei anni, non è nulla al confronto.”
Lei
arrossì nuovamente, sorridendo tenera. “Lo... apprezzo davvero
molto, sai.”
Pai
fece un passo verso di lei, lasciandole un bacio sulla sommità della
testa. “Per te farei qualsiasi cosa.”
L'occhiata
piena di amore che gli fu rivolta fu abbastanza per farlo dormire
placido e soddisfatto, per quella notte.
***
Certo,
quella era una promessa decisamente difficile da mantenere. Sembrava
che tutta la sensualità della sua fidanzata gli fosse piombata
addosso tutta insieme, in quel momento. Ovvio che l'avesse sempre
trovata attraente, ma ora
lo era ancora di più. Ovvio
che avessero già passato giorni senza, uhm, fare nulla, ma la
mancanza di contingenze fisiche per cui lei preferisse essere
lasciata in pace era insopportabile.
Retasu
non lo faceva certo apposta, era lui
il problema. Ora quasi si pentiva di aver sgridato Taruto quando,
dopo innumerevoli battutine da parte di Kisshu, il fratellino minore
gli aveva rivelato dei suoi patemi nei confronti di Purin e di tutto
ciò che aveva comportato.
Ora
capiva, e paragonarsi quasi ad un adolescente lo stizziva.
Erano
ad un nuovo incontro prematrimoniale, incontri che non diventavano
più semplici con il passare del tempo; il prete continuava a
cianciare e lui non poteva fare a meno di pensare a quella mattina,
quando si erano salutati con solo un frettoloso bacio che l'aveva
lasciato decisamente insoddisfatto, e non poteva fare a meno di
osservare la curva del ginocchio che spuntava dalla gonna.
Un
maniaco, realizzò irritato, stava diventando un deviato maniaco.
Ecco,
Kisshu non gli era mai stato più fratello di così.
Il
cellulare gli ronzò in tasca; senza nemmeno badare al fatto che
avrebbe dovuto fare attenzione (quel vecchio umano era
particolarmente insistente su certe cose), lo tirò fuori.
«Giorno
tredici,»
esclamava una nuvoletta con di fianco un'iconcina di quell'imbecille
del menzionato fratello «della
battaglia del grande Pai Ikisatashi contro la turpitudine dei nostri
giorni.»
avrebbe voluto sapere dove Kisshu avesse imparato il termine
turpitudine
«Al
Caffè si sfornano dolci e si beve tè, mentre al nostro eroe non è
concesso nemmeno un biscottino, figuriamoci un bicchiere di latte.
:D»
Avesse
stretto quell'aggeggio un po' di più, l'avrebbe rotto.
Retasu
avvertì il suo sbuffo irritato e si voltò per lanciargli
un'occhiata incuriosita; lui scosse la testa come a dirle di lasciar
perdere, ma lei non si fece mancare il visetto di Kisshu sul largo
display. Da dove era seduta non riusciva a leggere il messaggio, ma
non era difficile indovinare che cosa potesse riguardare se la
reazione che otteneva era quella.
Morsicò
il tappo che stava in cima alla penna, pensierosa. Due settimane era
stato il tempo che aveva passato a condividere l'appartamento con Pai
prima che si mettessero insieme, l'anno prima. Un altro tot di
settimane, non si ricordava bene quanto, era passato prima che
compissero il grande
passo,
come Purin lo chiamava per prenderla affettuosamente in giro.
Al
tempo non le era sembrato così difficile.
Al
tempo, però, non l'aveva ancora sperimentato.
Si
sentì le guance in fiamme a ripensare a certe cose, soprattutto
visto il luogo in cui si trovava; scosse appena la testa, cercando
sia di non farsi notare sia di scacciare i ricordi.
Doveva
essere fiera del suo fidanzato, così disponibile a fare determinati
sacrifici per lei. Ne aveva parlato anche con Ichigo-chan, che le
aveva assicurato che né lei né Shirogane-kun sarebbero mai riusciti
- ecco, anche se quella era una cosa che davvero non avrebbe mai
voluto sentire, e per fortuna che non si era arrischiata oltre a
chiedere a Minto o Purin...
Ne
era contenta, davvero; tutto ciò non faceva altro che rafforzare la
convinzione che Pai fosse quello giusto per lei, l'aveva sempre
saputo da sei anni a quella parte, non importava quanto ci fosse
voluto perché se ne accorgessero.
Però...
Però.
Guardò
di sottecchi il profilo dell'alieno, in grado di nascondere la noia
dietro una perfetta apatia dei lineamenti marcati... gli occhi scuri
erano fissi davanti a loro, duri e vuoti, ma lei sapeva quanto
intensi e brucianti potessero diventare.
Un
rumore di carta, di quaderni che si chiudevano e sedie trascinate le
fece capire che la lezione era finita anche per quella giornata –
se n'era persa la metà, ma ormai aveva poca importanza.
Sorrise
all'espressione di sollievo di Pai, prendendolo per mano e
dirigendosi con lui verso l'uscita salutando allegra le altre coppie
con cui condividevano quei pomeriggi.
“Quell'uomo
deve smetterla di mettere gli appuntamenti di venerdì.” bofonchiò
l'alieno.
Retasu
ridacchiò: “Ti sei abituato ai ritmi del weekend terrestre,
allora.”
Quando
di solito lei andava fuori con le sue amiche, Pai si ritrovava da Ryo
con Keiichiro e altri colleghi degli americani per intense partite a
poker, gioco che ovviamente l'alieno aveva imparato ad amare in una
sola seduta; in questo modo, potevano passare tranquillamente insieme
il sabato sera ed avere più libertà di scelta.
Lui
fece spallucce: “E' così che si fa, no?”
Mentre
camminavano verso casa, la capiente borsa della ragazza stretta dalla
mano che Pai non stava usando per stringere la sua, Retasu si
appoggiò alla spalla del fidanzato, inspirando il profumo che lei
trovava così familiare ed accogliente.
“Stai
bene?” le domandò lui.
Lei
annuì: “Stavo solo pensando.”
“A
cosa?”
La
ragazza scrollò le spalle: “A tutto quello che ci ha raccontato
Kisshu sulle vostre cerimonie. Sembra una cosa magica, dalle sue
parole.”
“Pensi
che il nostro non lo sarà?”
“Be',
a Taruto-chan non sarà certo permesso di far spuntare archi di rose
dopo il sì.”
Pai
rise sottovoce, lasciandole il passo per farla entrare per prima in
casa.
“Vuoi
mangiare qualcosa?” le chiese mentre apriva il frigorifero.
Retasu,
ancora una volta, si ritrovò ad osservarne il profilo, la linea del
collo, le spalle larghe e le braccia muscolose che la faceva sentire
protetta ogni volta che la stringevano.
“Retasu?”
Sobbalzò
al richiamo: “Ehm, no, no, grazie.”
Lui
la scrutò attento, facendo qualche passo verso di lei: “Sei sicura
di stare bene?”
Lei
si stava sentendo arrossire: “A-a che ora devi andare da
Shirogane-kun?”
Pai
lanciò uno sguardo all'orologio appeso alla parete della cucina:
“Dovevo essere lì cinque minuti fa, ma con il teletrasporto non
sarà un problema.”
Le
si era avvicinato ulteriormente; il profumo che lei gli aveva
regalato per Natale, che si sposava perfettamente con il suo odore
naturale, le stava bruciando il naso. Si torturò per un istante le
mani, fece un respiro profondo, e gli sorrise: “D'accordo, ma sta'
attento a non farti vedere.”
L'alieno
sorrise anch'egli, come faceva sempre quando lei gli ricordava quei
dettagli che avrebbero potuto far impazzire un normale umano, e piegò
il capo per unire le loro labbra in un bacio di saluto.
Vista
anche la situazione, lui aveva pensato che sarebbe stato paragonabile
a quello della mattina – dolce, ma fugace e delicato.
Non
aveva certo previsto che Retasu gli avrebbe afferrato il bavero della
camicia per impedirgli di andarsene, schiudendo lentamente le labbra
nel frattempo.
Lui
non era certo il tipo da lamentarsene, ma il momento si stava
rivelando difficile, soprattutto quando la sua fidanzata gli avvolse
le braccia intorno al collo e si strinse ancora di più a lui.
“Ehm...
Retasu,” mormorò, trovandosi comunque incapace di staccarsi di più
di qualche millimetro da lei “Dovremmo smetterla...”
La
ragazza avvampò, evitando il suo sguardo viola e concentrandosi
invece sulle sue labbra: “Tanto sei già in ritardo, no?”
Lui
rimase sbigottito una seconda volta. Che fine aveva fatto tutta la
timidezza che tanto la distingueva anche in queste circostanze?
“Be',
sì, ma pensavo che avessimo deciso...”
“Non
mi importa,” Retasu scosse convinta la testa, continuando a non
guardarlo “Io ti amo, tu ami me e me l'hai già dimostrato in mille
modi diversi, mi basta questo.”
Pai
rise, accarezzandole una guancia e alzandole il viso così che
finalmente potesse incontrare i suoi occhi: “Solo tu riesci a farmi
perdere le sfide, Retasu. Sei una continua sorpresa.”
Lei
arrossì piacevolmente, e si rituffò nella sua bocca.
***
«Giorno
zero,» il
testo del messaggio
comparve con un trillo sul display «Un uccellino
mi ha
detto che il nostro eroe si è ritrovato a soccombere alle grazie
della sua madamigella, chissà a chi deve da bere ora ;) ;)
Divertiti, fratellone, mi raccomando, prima che Reta-chan cambi idea!
Comunque non mi aspettavo tutta quella audacia, eeeeh, che gli fai te
alle donne ;) Potrei usare questo aneddoto al discorso del vostro
banchetto nuziale, eheheheh... »
«Ps.
Scherzavo, ovviamente. Ti prego, non farmi del male, già Minto mi
sta minacciando con le forbici.»
«HO
DETTO CHE SCHERZAVO!!!»
Si
avvicina un'era, direi, visto che questa è la primissima Pai/Retasu che
pubblico - quindi siate clementi, soprattutto riguardo il
probabilissimo OOC dei due personaggi principali, con cui non mi sono
mai cimentata e che quindi trovo, come ben sapete, diffici da gestire xD
Come scritto nell'introduzione, la fic è dedicata a Danya perché lei è
la causa dei miei moti di affetto verso questa coppia, e perché l'idea
originale è sempre la sua - ha creato dei veri mostri di me e Ria con
tutti i seguiti che stiamo scrivendo XD Ma, inoltre, menzione
d'onore va anche alla menzionata Ria, che adesso deve pubblicarmi per
forza sta famosa Kishinto, e a tutte voi che vi siete dimostrate così
contente di questa nuova avventura quando ve ne ho accennato su FB :)
Spero
davvero che vi piaccia, un bacione grande a tutti e buon proseguimento
di settimana :D
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