Non riusciva a capacitarsene. Non più tardi di quella mattina aveva giurato a se stessa che di lui non le importava più niente. Che un altro le aveva ormai rubato il cuore.
A che gioco stava giocando Dio che ora lo risbatteva sul suo cammino?
Erano mesi che non lo vedeva.
L’ultima volta lui non si era neanche avvicinato, che motivo avrebbe avuto d’altronde? E lei, da lontano aveva agognato inutilmente un suo saluto, o almeno un gesto.
Quella sera invece si era fermato. Le aveva dato un buffetto paterno (si era sempre comportato così?) sulla guancia e le aveva chiesto di lei, di sua sorella, del suo lavoro. Era tutta la sera che aspettava, desiderava e contemporaneamente temeva quel contatto. Perché lui non era solo. Era con sua moglie. La sua bellissima moglie.
E ora il cuore di lei sanguinava.
Dopo otto lunghi, interminabili anni, durante i quali lei era passata dall’essere una timida sedicenne a un’introversa ventiquattrenne, lui era ancora in grado di farla soffrire, di farla dubitare di tutto, di mandarla in crisi, di lasciarla a pezzi.
Gli amori non corrisposti, uidirezionali, nascosti, distanti sono così. Non hanno la possibilità di accendersi, scoppiare, bruciare e quindi consumano lentamente chi li vive.
Più uno sfogo che una fan fiction…concedetemelo.
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