Il primo bacio sulla luna - Deve essere così
Rating: Pg
Personaggi: Paul Weston
Disclaimers: il telefilm "In Treatment" e relativi personaggi appartengono alla HBO.
Buona lettura ^^
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IL PRIMO BACIO SULLA LUNA
Deve essere così
Mettere a dormire suo figlio Max non era stato difficile.
La promessa di raggiungerlo
più tardi nel grande letto matrimoniale lo aveva tranquillizzato
e, abbracciato al orso di peluche di quando aveva cinque anni, si era
addormentato.
Scese al piano terra, gli
scricchiolii della scala che sembravano rimbombargli nelle orecchie, e
raggiunse a passi strascicati la cucina.
Quella casa era vuota.
Rosie si era rifugiata da
un’amica e sarebbe ritornata solo lunedì. Ian era al
college e dubitava che sarebbe ritornato a casa, almeno per il momento.
C’erano solo lui e Max, da soli per tutto il weekend,anche se quel sabato in qualche strano modo era già passato.
Kate era partita per Roma.
Con il suo amante.
Sospirando, mise il bollitore del the sul fornello acceso. I popcorn del cinema gli erano rimasti sullo stomaco.
Quel pomeriggio erano andati a
vedere “Spiderwick” ma a metà spettacolo erano
usciti dalla sala, Max si annoiava a vedere un film tanto stupido.
Avevano girovagato per il centro
commerciale sottostante al cinema: entrati nella libreria, Max aveva
insistito a comprare un libro di meccanica e durante il viaggio di
ritorno aveva continuato a fargli domande sul funzionamento di una
macchina.
Era sveglio suo figlio.
L’acqua iniziò a bollire.
Paul spense il fornello e con
cautela versò il liquido bollente nella tazza. Attese che la
bustina spargesse l’aroma alla menta e poi la buttò.
Mescolando con un cucchiaino si
apprestò a tornare al piano di sopra. Passò davanti allo
studio e si bloccò: aveva chiuso entrambe le porte
d’entrata?
Entrò ma non accese la luce.
La luna illuminava fiocamente la
stanza rendendola quasi un altro luogo: era veramente lì che
Paul passava le sue giornate?
Era lì che il suo matrimonio aveva cessato di esistere?
Lentamente, particolari familiari
presero forma: le foto dei suoi figli, la barca che gli aveva regalato
Sophie, la macchina per il caffè di Alex…
Odiava quell’oggetto.
Alex glielo aveva imposto con la
forza, aveva spostato le foto della sua famiglia e l’aveva
piazzata lì marcando il suo territorio. E Paul lo odiava
perché nel corso del tempo si era accorto che quella stanza era
l’unica che gli appartenesse in tutta la casa.
Rifletteva ciò che
veramente era: un uomo triste e solo, incapace di realizzare che il suo
matrimonio stava andando a fondo.
Si sedette sul divano e, dopo aver poggiato la tazza sul tavolino, si prese il volto tra le mani.
Gli mancava Kate, gli mancava tremendamente.
Sebbene facesse di tutto per non
farlo vedere a Gina, temeva che il suo comportamento, la sua rabbia
fossero degli indicatori abbastanza evidenti della sua sofferenza.
Si chiese quando fosse stata l’ultima volta che avevano fatto l’amore.
Due? Tre mesi prima? O forse di più?
Eppure era certo di ricordare
ancora come le sue labbra lo facessero impazzire ogni volta che gli
baciava l’orecchio, come fosse sorpreso ogni volta che carezzava
il suo corpo con le mani.
Della sua risata, invece, non aveva memoria.
Le sue grida, oh sì, quelle le ricordava bene. E le lacrime anche.
Lacrime tra le grida.
Poteva essere il titolo perfetto per un libro thriller.
Rise amaramente, mentre le dita affondavano tra i capelli: quando era cambiato tutto?
Quando aveva smesso di essere presente nella vita della sua famiglia?
Laura di certo non l’aveva
aiutato, forse aveva dato il colpo di grazia alla relazione con sua
moglie, ma quando era davvero iniziato tutto?
-Papà?-
Paul si riscosse dai suoi pensieri.
- Max, che ci fai ancora in piedi?-
Il bambino dallo stipite della porta lo guardò leggermente colpevole:-Avevo freddo e poi tu non tornavi più-
L’uomo si alzò dal
divano ed in pochi passi fu di fronte al figlio: - Se vai in giro con i
piedi scalzi ci credo che hai freddo- disse, spingendolo in corridoio e
chiudendo la porta dello studio.
Mano nella mano arrivarono alle scale.
- Aspettami qui un attimo che vado
a spegnere la luce della cucina- gli sussurrò Paul, dandogli un
leggero buffetto sulla guancia.
Max annuì e con uno
sbadiglio si sedette sul primo gradino stringendosi le ginocchia al
petto. I riccioli scuri erano scompigliati e gli occhi, sebbene pesti
per il sonno, vigili.
- Ecco fatto ora possiamo andare a letto- disse Paul, sorridendo leggermente.
- Mi porti in braccio?- chiese il bambino allungando le braccia.
Paul lo guardò sorpreso:
aveva la schiena a pezzi ma la strana luce negli occhi del figlio gli
impedì di rifiutare.
Passando le braccia sotto le
ascelle del bambino lo issò da terra. Subito le gambe di Max si
allacciarono strettamente alla sua vita, le braccia attorno al suo
collo ed il viso nascosto nell’incavo della spalla.
- Ti voglio bene, papà- mormorò con voce sottile.
A Paul si strinse il cuore.
Accarezzò quasi con riverenza la testa riccioluta del figlio e gli posò un bacio sulla fronte.
- Anch’io te ne voglio piccolo-
Finite le scale, il bambino era
profondamente addormentato e Paul, osservano il sorriso leggero che gli
adornava le labbra, strinse la presa attorno al suo corpicino e si
diresse verso la camera da letto.
FINE
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Note
La passione per questa telefilm
è scoppiata tutta di un botto a fine settembre quando Cult ha
cominciato a trasmetterlo ogni giorno. Ho scaricato tutta la serie e me
la sono sparata tutta in una settimana, anche se le ultime puntate non
sono ancora riuscita a vederle.
Questa fic l’ho scritta di
getto settimana scorsa mentre aspettavo l’inizio delle lezioni in
università: il risultato non mi convince più di
tanto,probabilmente è troppo affrettata.
Non so nemmeno se sia una one-shot o meno. So solo che è incompleta.
Perciò chiunque abbia voglia e tempo di darmi un parere, lo prego di farlo, gliene sarò molto grata.
Anna Mellory
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