Caro
Diario…
In genere è così che si comincia, non è
vero? Forse dovrei farlo anch’io… Anche se, in realtà, il
mio più che un diario è un racconto. Il racconto di un
sogno…
Mi fecero sedere sulla scalinata, contornata dai ragazzi
della band. Nick sparì dietro le quinte per andare a prendere non so
cosa, probabilmente la chitarra, mentre Kevin si sedette in fondo alle scale,
sulla sinistra, con in braccio la sua chitarra acustica. Di Joe non c’era
la minima traccia.
Mi guardai intorno in cerca della sua chioma familiare, ma
non riuscii a scorgerla da nessuna parte. Ero ancora intenta a sbirciare in
giro, quando la voce di Nick si alzò poderosa da un punto non meglio
identificato sulla destra:
-
Luci!-
E immediatamente calò il buio. Per un attimo fui in
preda al panico, non sapendo di preciso cosa stava succedendo. Ok che erano le
loro prove, ma non per questo mi dovevo ritrovare sul palco in mezzo ad una
delle loro mattate…. E poi, da che mi ricordavo, non c’erano mai
stati momenti di buio totale. O almeno, non senza nessuno di loro sul palco.
Dov’erano finiti tutti quanti?
Un faro puntò diretto alla mia sinistra e
illuminò un Kevin piegato sulla chitarra, tutto intento ad armeggiare
con le corde. In parte sollevata, attesi le note che doveva suonare, sperando
di riconoscere al volo la canzone.
E fu così. Mi bastò un secondo per capire che
si trattava di una canzone molto speciale. Quella che io stessa avevo definito
come la canzone ideale, che tutte le ragazze vorrebbero fosse dedicata loro da
un ragazzo. La bellissima Gotta Find You.
Il mio cuore perse un battito, e si fermò del tutto
non appena la voce di Joe si fece sentire, dall’alto delle scale, proprio
sopra di me. La mia mano andò immediatamente ad assisterlo, mentre il
respiro si faceva corto. Voltai la testa di scatto e, finalmente, lo vidi.
Everytime I think I’m closer to the heart
Of what it means to know just who I am<=/span>
Un paio di semplicissimi jeans neri - nemmeno troppo
attillati, considerando i suoi standard - e una maglietta bianca a tinta unita
– questa si, che era attillata -, con quel ciuffo di capelli davanti agli
occhi che adoravo tanto, Joe prese a scendere le scale lentamente,
avvicinandosi a me.
I think I’ve finally found a better place to
start
But no one never seems to understand
Giunto a destinazione, si sedette un gradino più su,
di modo che per guardarmi dovette tenere la testa bassa. Fissò il suo
sguardo dolcissimo dentro il mio e un sorriso leggero gli incurvò appena
le labbra. I miei occhi si fecero lucidi. Stava cantando quella canzone per me.
I need to try to get where you are
Could it be you’re not that far
Ed eccolo, il pezzo che preferivo. Quello che per
così tante volte avevo sognato mi dedicasse, nei momenti di
immaginazione sfrenata. Quello che avevo amato fin dal primo momento, e che da
sempre avevo associato a lui. Proprio quello che, in quel preciso istante, lui
stava cantando per me.
You’re the voice I hear inside my head
The reason that I’m singing
I need to find you
I gotta find you
You’re the missing piece I need
The song inside of me
I need to find you
I gotta find you
Le mie labbra si mossero impercettibilmente insieme alle
sue, sussurrando quelle parole magiche, incantevoli, indimenticabili. Il mio
cuore batteva così forte da uscirmi fuori dal petto e le mie mani
tremavano a più non posso. Mai, neppure durante la fantasia più
sfrenata, avrei potuto credere che un giorno sarebbe successo. Che il mio sogno
sarebbe diventato realtà.
Altri strumenti si unirono alla solitaria chitarra di Kevin.
Delle luci si accesero intorno a noi e mi fu finalmente possibile vedere tutti
gli altri: chi sedeva alla batteria, chi stringeva il basso e chi, come Nick ad
esempio, imbracciava una chitarra elettrica e stava in piedi davanti
l’asta di un microfono.
L’emozione era così forte che quasi non
riuscivo a sopportarla. La testa mi pulsava per il battito accelerato e le
gambe erano completamente molli. Per fortuna che stavo seduta, altrimenti mi
sarei sicuramente accasciata a terra…
You’re the remedy I’m searching hard to
find
To fix the puzzle that I see inside
La sua mano si mosse lenta verso il mio viso e lo
accarezzò piano. Io chiusi gli occhi, completamente assorta in quel
momento surreale, e assaporai ogni minimo istante di quel tocco delicato. Un
sorriso involontario mi apparve sulle labbra e proprio in quel frangente lui
cantò:
Painting all my dream the color of your smile
When I find you it will be alright
Dal mio viso si spostò alla mia mano. Strinse forte
le mie dita tra le sue e mentre ripeteva il ritornello mi tirò piano
verso di lui, facendomi alzare in piedi. Scendemmo lentamente gli ultimi
gradini e ci dirigemmo verso il centro del palcoscenico, le mani ancora
allacciate insieme. La sua voce si perdeva dentro di me come il calore di un
fuoco e i suoi occhi avevano catturato i miei in un contatto magnetico,
impossibile da interrompere.
La voce di Nick, anch’essa splendida come sempre, si
unì a quella di Joe, creando quel mix così incredibile e
bellissimo che mi aveva rapita fin dalla
prima volta che li avevo sentiti.
You’re the voice I hear inside my head
The reason that I’m singing
I need to find you
I gotta find you
You’re the missing piece I need
The song inside of me
I need to find you
I gotta find you
Being feeling lost can’t find the words to say
Spending all my time stuck in yesterday
Mi sembrava di volare. I nostri volti erano a pochi
centimetri di distanza e il suo respiro poteva unirsi al mio.
Where you are is where I wanna be
Oh next to you… and you next to me
Quando pronunciò queste parole, le sue dita sciolsero
la stretta con le mie e il suo braccio andò ad avvolgersi intorno alla
mia vita. Ci avvicinammo ancora di più, così tanto che i nostri
petti si toccarono. Avvolsi anch’io le mie braccia intorno alla sua vita,
non potendo ancora credere che tutto quello stava accadendo veramente.
Mentre sussurrava I need to find you ancora una volta, appoggiai la testa sul
suo petto scolpito e non riuscii a trattenere una lacrima. Scese lenta sulla
mia guancia, intanto che i miei occhi si chiudevano di nuovo. Ero in paradiso.
Joe e Nick cantarono di nuovo il ritornello e Joe prese a
cullarmi dolcemente da una parte all’altra. Si può immaginare
qualcosa di più bello? Ero lì, in piedi, abbracciata al mio
angelo, con il suo profumo che mi inebriava il cervello e la sua voce che mi
faceva scoppiare il cuore, mentre quelle parole d’amore mi catturavano
l’anima, per non restituirmela più.
Le ultime note risuonarono all’interno del teatro. Joe
mi fece girare di nuovo la testa per potermi guardare negli occhi e sorrise
alla vista delle mie lacrime. Appoggiò la sua fronte contro la mia, il
microfono a dividerci le labbra. L’ultimo Gotta find you ed ecco
che l’impedimento sparì.
Forse per la milionesima volta, quella sera, chiusi gli
occhi, in attesa. Pochi secondi, ed eccole.
Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie.
Non so se posso esprimere a parole ciò che provai in
quel momento. È stato il bacio più tenero, bello, emozionante e
sconvolgente della mia intera esistenza. Il mio stomaco era invaso dalle farfalle
e il mio cuore batteva così forte che potevano sentirlo anche in cima
alle scale. Penso che riuscii a rimanere in piedi solo perché ero ancora
abbracciata a lui. Durò una frazione di secondo, in realtà non so
nemmeno se dovrei definirlo proprio “bacio”… Oh, ma che
diavolo, certo che era un bacio!!! Le nostre labbra si sono toccate, quindi era
un bacio! Niente lingua, d’accordo, ma è lo stesso un bacio. Da
una parte è stato meglio così, altrimenti credo che sarei
svenuta… E comunque, è stato talmente delicato e dolce, che la
lingua avrebbe rovinato tutto. È stato magico così
com’è stato.
Quando ci separammo, li continuò a sorridere. Un
leggero rossore gli colorava le guance e lo rendeva ancora più
affascinante di quanto già non fosse. Io mi beai della vista dei suoi
occhi lucidi, mentre le nostre mani tornarono ad intrecciarsi. Sussurrai un
impercettibile “Grazie”, il massimo che riuscii a concepire
talmente ero frastornata, e lui, per tutta risposta, mi abbracciò. Ma
non come prima, con solo le braccia intorno alla vita. Mi strinse proprio a
sé, affondando la sua faccia nell’incavo del mio collo. Io mi
aggrappai al suo collo con tutte le mie forze.
Kevin mi fece l’occhiolino, pochi metri distante da
me. Avevano organizzato tutto di nascosto, per farmi una sorpresa. E
c’erano riusciti. Diamine se c’erano riusciti.
Volevo che quell’abbraccio non finisse mai. Sarei
rimasta così per sempre. Purtroppo, però, non era possibile. Piano,
piano, ci separammo. Io feci uno strano movimento laterale e sentii un
fastidioso bruciore agli occhi. Alzai una mano per stropicciarmeli e persi di
vista Joe.
Quando riuscii a fermarmi lui non c’era più
e;.
“Oh Dio, ti prego dimmi che non è vero!
8221;
implorai tra me e me. Ma era vero.
La mia stanza mi apparve davanti agli occhi. La penombra del
mattino la illuminava appena, mentre mia sorella russava sul letto di sotto
(dormo in un letto a castello). Avevo la coperta avvolta intorno alle gambe
e
il cuscino stretto tra le braccia. Il mondo mi crollò addosso.
Avevo sognato. Forse per la milionesima volta avevo solo
sognato. Non era vero niente, era solo frutto del mio cervello malato. Una
lacrima mi scese spontanea. Non potevo crederci. Non era possibile…
sembrava tutto così vero, così reale! Nonostante fossi ormai
sveglia, riuscivo ancora a sentire il calore che avevo provato da quel
magnifico abbraccio e la sensazione di quando le nostre labbra si erano
toccate. Se chiudevo gli occhi, potevo ancora scorgere le immagini di quel
sogno incedibile.
Che ingiustizia… Dentro di me sapevo che era
impossibile, incredibile, che una cosa del genere accadesse veramente,
eppure… Era così VIVIDA. Tantissime volte avevo sognato i Jonas
Brothers, milioni e milioni, ma nessuna era mai stata così. E, sopra=
ttutto,
in nessuna di quelle volte Joe aveva cantato per me o mi aveva baciata. Quella
era la prima volta.
Dio, a distanza di giorni posso ancora provare quelle
sensazioni. É… uff, non lo so neanche io, cos’è.
Contrariata, mi alzai dal letto e mi diressi verso la camera
da pranzo. Erano le tre del mattino. Avevo un dannatissimo bisogno di
distrarmi, così accesi il televisore. Partì automaticamente il
canale da cui avevo spento l’ultima volta: MTV Pulse. “Buono”,
pensai, “mi ci vuole proprio un po’ di musica per distogliere i
pensieri da lui…”. Evidentemente, però, qualcuno
lassù non la pensava come me. Infatti, iniziò il video di Burnin
Up.
Una morsa mi strinse il cuore quando lo vidi lì,
dentro al televisore, con quel suo modo di cantare e muoversi che mi faceva
impazzire. Però c’era qualcosa di diverso. Io ero diversa. Lo
vedevo in un modo nuovo, più vicino. Averlo sognato in quel modo,
così realistico, rendeva ora la visione del video molto più
personale. Vidi quel sorriso che mi aveva regalato e sentii quella voce che
avevo ricreato così fedelmente. Una nuova pace mi avvolse. Dopotutto,
non era stato poi così tremendo…
Quando la canzone finì, stavo ridendo e piangendo
allo stesso tempo. Mi alzai dal divano e mi avvicinai al televisore. Feci
scorrere per un momento la mano sul suo volto che ormai stava svanendo e me ne
tornai in camera. Prima di riaddormentarmi, non potei fare a meno di pensare a
una cosa…
Torna a trovarmi al più
presto, angelo mio…