Ciaaao *O*
Questa è la mia prima
fic in assoluto, quindi…quindi
che? Quindi niente, se facesse schifo sarebbe il caso di non postarla neanche.
MA!! Dopo aver fatto un mese di meditazione profonda nei cunicoli delle
Montagne Nebbiose del Nepal, sono arrivata alla conclusione che voglio davvero
provare a scrivere una fic, e so di non essere esattamente un mito *si
patpatta*, ma
vorrei migliorare nello stile &all, quindi sono
ben accette eleganti e raffinate recensioni nelle quali il contenuto sia di
quello spiacevole critico-costruttivo che ammazza l’autostima però serve
>_> Comunque, emocorners a parte, riguardo alla
fic volevo dire tante cose, me le ero anche segnate
su un file word! Ma ovviamente non mi ricordo più che file word era e, avendolo
chiamato qualcosa come “iosaojng”, tra i tanti file
che hanno un nome molto simile, non avevo voglia di controllare ò_ò
Prima di tutto,
questa fic, come avete visto negli avvisi iniziali, è
AU. Non ce ne sono di AU Laven qui, o molto poche, e
farmi tre mesi di vacanza leggendo quasi solo codeste storie, beh, è un fattore
che ha esercitato la sua influenza (che sia positiva o negativa, ancora non lo
so, ma vabbè, dettagli >_> )
Vi dico solo che è
stata la prima volta nella mia vita che ho desiderato di essere una fan
dello yullen
T_T
MA sono una convinta
sostenitrice del LavenNecessarilyCanon, quindi ho
dovuto togliere ad Allen quella parte un po’ alla Yuuki
che io adoro così tanto ç__ç
Già brancolate nel buio e
nella confusione? Bene, quello era vagamente il mio scopo, e comunque vi
spiegherò meglio nei prossimi capitoli.
E non scervellatevi
troppo nel tentare di capire la trama, perché non sono sicura di saperla
neanche io.
Disclaimer:
Non possiedo una beneamata mazza di dgm. T_T Maccheccaz--!! *Mugen!* Argh!
O0o0o0o0o0o0o0o0o0O
Faceva
male.
Non si aspettava facesse così male.
Stranamente, però, lo trovava un dolore eccitante.
Del caldo liquido rosso gli scendeva lungo l’incavo del
collo, fino ad arrivare alla clavicola, sporcando la maglia nera.
Sentiva il suo stesso sangue venire risucchiato dalla
bocca che lo mordeva. La sua pelle era ormai diventata gelida nel punto in cui
le labbra dell’altro erano poggiate. Stava iniziando a vedere lampi neri
davanti ai suoi occhi e questo, di sicuro, non era un buon segno; lui l’aveva
avvisato del pericolo, del fatto che non sarebbe riuscito a fermarsi finché non
gli fosse rimasto più sangue.
Portò lentamente una mano alla testa del ragazzo dietro di
lui, che non riusciva a vedere con l’occhio sinistro. Si era persino messo sul
suo lato destro: si chiese se l’avesse fatto consciamente o meno.
Tirò leggermente la mano verso l’alto, sempre tenendo le
ciocche di capelli dal colore incandescente, per allontanare il ragazzo da sé.
Non riusciva a capire: compiere quel gesto gli dava fastidio, come se il suo
corpo desiderasse continuare quell’inumano trattamento. Gemette, quando
l’altro, non intenzionato a mollare la presa con cui i suoi denti si serravano
nella sua carne, morse più a fondo, facendo scappare dalla sua gola assetata
nuovi rivoli di sangue.
Si stava eccitando ancora di più. Dio, cosa non andava in
lui?! Stava per svenire dal dolore e forse morire per dissanguamento, e
riusciva solo a pensare… Si, tanto per essere chiari,
a come togliersi il ragazzo di dosso e fare sesso con lui fino a morire dalla
stanchezza.
Ah, che cosa divertente, aveva pensato proprio la parola
‘morire’… beh, se la situazione non cambiava drasticamente, era sicuro che non
mancasse molto per lui.
Facendo un enorme sforzo per scacciare dalla testa quei
pensieri decisamente poco casti e inconvenienti, al momento, tirò nuovamente,
con più forza, i capelli intrecciati alle sue dita, e pronunciò una sola
parola, con voce tanto bassa e debole che stupì lui stesso, prima di scivolare
nell’oscurità che lo avvolgeva.
“Allen…”
1.
The Two Princes’ Clubs
Quando sentì la campanella avvertire gli studenti della fine
della lezione, Rabi si posizionò meglio sull’occhio
destro la benda nera comprata tre mesi prima e raccolse da terra lo zaino,
poggiandolo sul banco e iniziando a infilarci dentro, a forza, l’enorme libro
di Storia. Non badò particolarmente all’inespressiva voce del professor Bookman mentre ricordava ai ragazzi, che già irrequieti si
fiondavano verso la porta, di studiare per il test del giorno seguente.
Ovviamente nessuno lo sentì. E lui non diede segno di irritazione alla mancata
attenzione. Il professor Bookman era uno di quegli
insegnanti a cui non importava che gli studenti fossero bravi o meno, che
ascoltassero le sue spiegazioni o no, che intervenissero; non li rimproverava
né pretendeva la loro concentrazione. Per lui contavano solo i voti dei test.
Non gli interessava assolutamente sapere se la persona si era impegnata e si
era sforzata di dare il suo meglio. “Tutto
dipende dal test” era il suo motto. Lavi aveva sempre pensato che fosse una
tecnica di insegnamento particolarmente triste. Era vero che i professori
dovevano mantenere un certo distacco dai loro allievi, ma non fino a questo
punto. E non era solo questione della classe. Più volte l’uomo si era
dimostrato impassibile davanti ai problemi dell’Istituto; ad ogni accesa
discussione tra professori, o professori e studenti, lui stava sempre zitto,
osservava e ascoltava con attenzione, come se stesse guardando un film da
imparare a memoria, ma non faceva mai niente per la comunità scolastica. Era
ormai da tempo che giravano, per il vecchio, soprannomi come ‘Senza Cuore’,
‘Faccia Smorta’, ‘L’Antico’, ‘Panda’. Cioè, l’ultimo non c’entrava niente col
fatto che risultasse totalmente impassibile ai problemi del mondo; era un
soprannome dovuto al suo aspetto: basso, calvo se non per una ciocca di
ondulati capelli grigi al centro della testa e con occhi scuri e contornati da due
cerchi neri. Piuttosto che trucco, sembrava che qualcuno lo avesse preso a
pugni da mattino a sera. Nel complesso, quindi, il vecchio sembrava più un
monaco del Tibet che un insegnante di storia, dato anche il suo abbigliamento.
Indossava spesso, infatti, una veste bianca e nera che, chissà perché, metteva
sempre una certa soggezione agli studenti. Questo ovviamente solo in classe, al
suo cospetto: una volta fuori dall’aula tutti si impegnavano strenuamente a
screditare il professore, parlando del suo irritante modo di fare e prendendolo
in giro per quella bizzarra usanza della matita nera intorno agli occhi.
Nessuno però aveva mai osato mettere in discussione la sua conoscenza: di
sicuro Bookman era uno degli uomini più colti del
mondo; aveva scritto molti libri di storia, che avevano avuto grande successo,
e il suo sapere si estendeva anche nei campi più improbabili. E il ragazzo
l’aveva constatato proprio durante quell’estate problematica. Era inoltre
conosciuto per avere un’ottima memoria fotografica, che gli permetteva di
leggere un testo una sola volta per ricordarselo perfettamente.
E lo stesso valeva per suo nipote. Proprio così, Rabi Bookman era imparentato con
il ‘vecchio Panda’ ed era persino nella sua classe di storia. Di solito una
disposizione del genere la si evitava nelle scuole, ma sapendo dell’assoluta
imparzialità del professore, il preside aveva pensato che per una volta si
poteva fare un’eccezione.
Anche Rabi aveva una memoria
fotografica straordinaria, si diceva persino migliore di quella del nonno, e
ovviamente questo rappresentava un vantaggio incredibile dal punto di vista
scolastico: grazie alle sue capacità, si era mantenuto al primo posto nella
classifica della scuola per entrambi gli anni precedenti. Ora che il
nuovo anno era cominciato, però, il suo titolo di ‘miglior studente’ sembrava
essere minacciato da un nuovo arrivato, che al momento era alla pari con lui
nella classifica. D’altronde Rabi aveva temuto che le
cose potessero cambiare, ma era sempre stato convinto di poter contare sulle
sue doti e la sue mente: per due anni era stato il ‘beniamino’ dei professori,
il più corteggiato dalle ragazze e, in pratica, il più popolare della scuola.
Ma dall’inizio dell’anno scolastico un fattore che Rabi
non aveva calcolato stava mettendo a rischio tutto ciò per cui il ragazzo aveva
lavorato. Due insignificanti nuovi arrivati.
Si portò una delle due bretelle sulla spalla mentre con la
mano libera si arruffò i già disordinati capelli rossi, per scacciare dalla
mente quei pensieri fastidiosi, e uscì anche lui dall’aula, tentando piuttosto
inutilmente di non farsi trascinare dalla folla che si era scatenata nei
corridoi alla fine della lezione. Dopo essersi aperto una breccia tra un gruppo
di ragazzini del primo anno, arrivò al suo armadietto, lo aprì e iniziò a
togliere alcuni dei libri più pesanti della cartella che non avrebbe dovuto
usare a casa per il giorno dopo.
“Oi, Rabi.”
Chiamò una voce femminile alle sue spalle. Si voltò e vide la ragazza, ora
davanti a lui, che aveva parlato arrossire lievemente. Era una studentessa del
secondo anno, decisamente carina, con neri e lunghi capelli raccolti in due
codini e grandi occhi castano scuri. Rabi sorrise:
per quanto riguardava l’estetica, se l’era scelta decisamente bene.
“Ciao, Lee” le disse, e si chinò un poco per raggiungere le
sue labbra. Dopo un breve bacio, che aveva fatto arrossire la ragazza ancora di
più, Rabi continuò: “Allora, cos’è che dovevamo
andare a vedere oggi?”
“E-ecco… Era proprio di questo che
volevo parlarti...” balbettò a mezza voce. Rabi le
lanciò uno sguardo di disappunto.
“Non dirmi che ne hai un altro…”
disse con un tono di voce che era un misto tra il ferito e l’arrabbiato.
“… Vedi, il fatto è che oggi lui ha lezione e ci siamo tutte
date appuntamento fuori dalla palestra… Non che a me
interessi davvero, lo sai! Però è una cosa così, che fa piacere farla ogni
tanto con le amiche…” la voce della ragazza era
diventata praticamente inudibile.
“Rimandare ogni volta un appuntamento con il tuo ragazzo per
andare a spiare un branco di uomini che si sbracciano con delle stupide spade
di legno e che sudano come maiali, non lo chiamerei esattamente ‘un semplice
passatempo con le amiche’, Lenalee.” Rabi stava iniziando ad irritarsi. Non gli piaceva affatto
la piega che stava prendendo questa relazione. Aveva avuto svariate ragazze
prima di lei ed era abbastanza certo che un comportamento del genere non fosse
normale. Se aveva lui, c’era davvero bisogno di andare a guardare un ragazzo,
per quanto fosse bello, praticare kendo nella palestra scolastica? Okay, lo
ammetteva anche lui che quel tizio era sexy, fosse stato dell’altra sponda
c’avrebbe fatto un pensierino, ma sicuramente non se era già impegnato!
“Non vado a vedere un branco di uomini che sudano!” la voce
di Lenalee aveva assunto una sfumatura di
indignazione “Vado a vedere sol-“ si fermò nel mezzo della frase, probabilmente
rendendosi conto che ciò che stava per dire non era particolarmente corretto
nei confronti del ragazzo di fronte a lei.
“Vai a vedere solo lui? Oh, beh, questo sì che mi
rincuora.” Rabi si lasciò scappare un sorriso
sarcastico “Già è innaturale che tu sia iscritta a un club del genere, avendo me.
Ci manca solo che indossi anche la s—“ Non poté finire la frase quando adocchiò
un riflesso di luce proveniente dalla maglia della divisa di Lenalee. Sul suo volto si formò un’espressione di puro
disgusto.
“Che. Cos’è. Quella. Roba.” Scandendo ogni singola parola, Rabi puntò un dito verso l’oggetto del suo sconcerto. A
questo punto la faccia di Lenalee avrebbe fatto
invidia a un pomodoro.
“V-vedi Rabi…
Oggi le davano gratis, e non sono riuscita a resistere, così ne ho presa una e…” portò velocemente una mano all’altezza del cuore, per
coprire una piccola spilla blu che scintillava alla luce che entrava dalle
finestre del corridoio. Ma ormai Rabi l’aveva vista
così tante volte, addosso a tante altre ragazze, che l’immagine stampata su
essa era dipinta nella sua testa perfettamente. Ogni tanto rimpiangeva di avere
una tale memoria fotografica. Sul piccolo cerchio di ferro blu vi era stampata
la foto di un giovane dall’aria scontrosa, con gli occhi a mandorla e nero
pece, le sopracciglia leggermente aggrottate e la fronte coperta da una spessa
frangia di capelli neri. Il fatto che avesse i capelli, lunghi e raccolti in
una coda alta, così scuri, faceva sembrare la sua pelle ancora più pallida e
trasparente. Un paio di pesanti occhiaie contornavano il bordo inferiore degli
occhi, stranamente conferendo al viso un aspetto ancor più affascinante. Se non
avesse saputo chi era, avrebbe scommesso che fosse una femmina.
Rabi stava impazzendo. Come poteva
Lenalee sbavare così per uno che non conosceva
minimamente il significato di parole come ‘battuta’ o ‘sorriso’ ?? Ricordava
bene la prima volta che aveva cercato di parlargli, all’inizio dell’anno
scolastico, poco dopo il suo arrivo. Aveva fatto una simpatica e innocentissima battuta sui suoi capelli e pochi secondi
dopo era miracolosamente riuscito ad evitare il fendente di una katana lunga e
affilata che, però, non gli aveva risparmiato qualche ciuffo di capelli rossi.
Dopo quell’incidente, avvenuto in mensa, il preside dell’istituto aveva
proibito al ragazzo dai capelli neri di portare nuovamente la spada a scuola.
Ma dopo essersi iscritto al club di Kendo e aver dimostrato la sua bravura, gli
era stato concesso come premio di poter tenere con sé la spada di legno che
usava per gli allenamenti. Rabi aveva sempre pensato
che non fosse molto logico premiare qualcuno così pericoloso in questo modo, ma
era noto a tutti che il preside Lee non era esattamente un tipo normale.
“Ma non si suppone che tu sia la mia ragazza, Lee?! Come
diavolo puoi andare in giro con la spilla del Club delle Fangirls
Svitate?!” Rabi sapeva perfettamente che
insultare le amiche di Lenalee poteva essere
pericoloso. La ragazza era così dolce e gentile solitamente, ma dopo la prima
volta in cui Rabi aveva avuto da ridire sul
comportamento da oche di alcune sue compagne di classe, il giovane aveva, a suo
discapito, scoperto che Lenalee sapeva tirare dei
calci niente male. Faceva ginnastica artistica da quando aveva 4 anni, in
fondo, non c’era tanto da stupirsi che quelle lunghe e toniche gambe
riuscissero a raggiungere facilmente il suo collo dando luogo a un impatto
notevole. Da allora era sempre stato molto attento nel discutere con lei. Ma al
momento, sinceramente, non gli importava molto, riteneva di avere tutti i
diritti di essere irritato. A quanto pare anche Lenalee
lo pensava, dato che non gli arrivò nessun calcio in faccia.
“Non sono assolutamente Svitate, Rabi!
È un Club come gli altri, e il suo nome è Club dei Principi! E il fatto che io
lo frequenti non significa che ami alla follia quel ragazzo: è come avere una
passione per qualche attore famoso e bello! Non c’è niente di male in un po’ di
fangirlismo!” gridò Lenalee,
poi, improvvisamente, la sua espressione passò da una scioccata a un’altra
leggermente triste. “Senti, non ci metterò tanto oggi, voglio solo passare del
tempo con Rou Fa e le altre…
Quando avrò finito, se vuoi, possiamo andare un po’ ai parchi, ti va?” sorrise.
Rabi fu tentato di credere che lo
stesse dicendo più per compassione che per vero interesse nei suoi confronti,
ma impedì a se stesso di formulare un tale pensiero. Non aveva più molta forza
per discutere, contando anche che, dopo che entrambi avevano alzato la voce,
molte teste curiose si erano girate verso di loro per scoprire cosa stava
succedendo. Se avessero dovuto continuare quella spiacevole conversazione,
l’avrebbero fatto in un luogo più appartato; i parchi, nel caso, sarebbero
andati bene. La sua fronte si aggrottò ancor di più, ma disse semplicemente,
con un tono rassegnato.
“E quando saresti libera?” In fondo gli piaceva passare il
tempo con Lenalee, gli piaceva farla ridere e gli
piaceva vederla sorridere con quel sorriso luminoso che pareva rischiarare le
sere passate insieme in giro per la città.
Lenalee rispose con aria più
serena: “Alle 17.00 me ne andrò, prometto.”
Rabi tentò di sorridere insieme a
lei e poggiò una mano sulla testa della ragazza, arruffandole i capelli.
All’”Ehi!” di protesta, ghignò e la tirò via, lasciandola ricadere lungo i
fianchi. Sinceramente, non capiva perché continuare in questo modo. Era palese
che Lenalee non provava più la stessa attrazione di
mesi prima per lui, ma… magari…
se avesse continuato a starle vicino, facendole capire che non era disposto a
lasciarla andare…
---
Un Anno Prima
“STRIIIIIKE!!!” gridò eccitato Rabi
quando vide una ragazza mora, dal corpo snello e gli occhi grandi da cerbiatto
passare nel corridoio, poco lontano da lui.
“C-chi..cosa..? Rabi stai be- …Oh,
no.” mormorò il ragazzo biondo in piedi di fianco al rosso, alle prese con
la serratura del suo armadietto perennemente rotto l’attimo prima di venire
distratto dagli urletti isterici di vittoria.
“È..è…una BOMBA!!” la voce di Rabi si stava facendo a ogni parola più acuta, di lì a poco
nessuno avrebbe potuto biasimare il suo amico per aver tentato di strappargli
le corde vocali “Baka-Bak, guardala! È fantastica! E
da come sorride e come cammina, si capisce che non solo è bellissima, ma anche
gentile e divertente!” i suoi occhi smeraldo non si staccavano dalla figura che
stava ormai per svoltare l’angolo.
“Ah, ora capisci i caratteri delle persone solo guardando
il modo il cui ancheggiano?” commentò acido Bak. Rabi però si accorse della punta di irritazione nel suo
parlare.
“Ehi… Non è lei…
la ragazza di cui mi hai parlato, vero…? La
misteriosa stupenda ragazza a cui facevi fotografie di nascosto e per cui
sbavavi dalla mattina alla sera?” chiese esitante il rosso.
“Beh, effettivamente sì, è lei” confessò Bak. “Lenalee Lee, sedici anni,
ottima studentessa, sorella dell’attuale preside e frequentatrice del Club di
Ginnastica Artistica.” Assunse poi un’aria più dignitosa, come per sfidare
l’amico a prendersi gioco di lui, e si voltò di nuovo verso il suo nemico di
ferro che era a quanto pare deciso a non aprirsi, a qualsiasi costo. “Ma ora
non è più affar mio. Mi stupisce davvero, comunque, che tu ti sia accorto
di lei dopo quasi due mesi dall’inizio dell’anno. Probabilmente stai perdendo
il tuo fiuto micidiale. Ma non preoccuparti, la vecchiaia arriva per tutti.”
“Ehi, non l’ho mai vista semplicemente perché solitamente
le prime stanno al primo piano, no? E immagino che le—. No, aspetta un attimo,
in che senso non è più affar tuo?? Mi hai asfissiato per ben due mesi con i
tuoi racconti poetici sulla sua bellezza e sul suo essere divina, e ora,
all’improvviso, non ti interessa più? Voglio dire, se davvero ci tieni a lei,
io pos—“
“Non è più affar mio semplicemente perché due giorni fa Fou mi si è dichiarata.” lo interruppe Bak
bruscamente. Rabi notò il rapido crescere del rossore
sulle guance del ragazzo, mentre questo ora piantava lo sguardo dritto al
pavimento di marmo del corridoio. Gli ci vollero esattamente otto secondi per
realizzare appieno ciò che l’amico aveva appena detto. Fu allora che, sbarrando
gli occhi, lasciò la mandibola cadere verso il basso per lo stupore.
“Co-…aspet-..COSA??” La faccia
di Bak aveva assunto una nuova tonalità di rosso, più
intensa e il povero ragazzo, preoccupato che orecchie indiscrete potessero
sentire, fece segno a Rabi di abbassare la voce,
portando agitato un dito alla bocca. Il rosso allora riprese: “Fou si è dichiarata?? E non mi dici niente, Baka-Bak?” sussurrò indignato “E come diavolo è potuto
accadere che la Regina della Violenza abbia fatto una cosa tanto da… da… ragazza normale?!”
Bak era ancora intento a
fissare il pavimento, per cercare di nascondere il suo arrossimento “Beh, ecco… Eravamo a casa mia a vedere Alien,
hai presente, quella sera in cui tu non potevi venire perché avevi un
appuntamento con la tua vicina di casa... Praticamente, quando è finito il
film, abbiamo parlato e riso un po’… alla fine della conversazione ha
borbottato “Mi piaci, scemo”, e quando io non le ho risposto perché ero troppo
sconvolto per parlare, lei mi ha tirato un pugno.” Bak
scosse le spalle, come ad indicarlo come un dato di fatto. Se possibile, la
mandibola di Rabi si abbassò ancora di più. Dopo
almeno un minuto di imbarazzato silenzio tra i due, il rosso scoppiò a ridere.
Bak alzò finalmente lo
sguardo da terra, scocciato “Ehi, quel pugno è stato doloroso, non ridere dei
mali altrui!”
Rabi sembrava non poter
fermare il suo attacco di risate, ma, con un immenso sforzo, riuscì a ridurlo a
un ghigno divertito e, appoggiando una mano sulla spalla dell’altro, commentò:
“No, è che siete troppo perfetti insieme… In realtà
ho sempre pensato che tu le piacessi, ma data questa tua mania per la Ragazza
Misteriosa, non riuscivo a prevedere come sarebbe potuta finire.” Ora Rabi sorrise sinceramente, guardando Bak
negli occhi e dandogli un colpetto sulla spalla su cui appoggiava la mano
“Quindi ora state insieme? Avrai detto di sì, spero! Fou
è una ragazza un po’ irruenta, ha bisogno di qualcuno fiacco come te che
la tenga a bada” il ghigno ritornò a estendersi sulle sue labbra.
Bak gli lanciò
un’occhiataccia “Ehi, non scambiarmi per il preside! … Comunque sì, le ho detto
che se voleva potevamo stare insieme. Lei mi ha risposto con uno sbuffo e se
n’è andata via. Quindi presuppongo che al momento noi stiamo insieme. Suppongo.
Non si può mai essere sicuri al cento per cento con Fou.”
Rabi ridacchiò e riportò
la mano ai suoi fianchi: “Ti devo dar ragione… E Lenalee? Come hai fatto a dimenticarla così velocemente?”
Bak scrollò le spalle:
“Immagino fosse solo un sentimento passeggero, dovuto più che altro a
un’attrazione fisica… Fou è
sempre stata una mia amica e, quando si è dichiarata, credo di aver realizzato
solo allora cosa significasse davvero lei per me.”
Rabi lo guardò, incerto
su cosa dire: “Ehm, perfetto! Quindi… non ti dispiace
troppo se ci provo con Lenalee, vero?
Bak ritornò
all’armadietto, pronto a provare un’ultima volta. “No, non particolarmente.”
Il sorriso di Rabi si fece più
largo, quando, spostando leggermente Bak da un lato,
serrò le dita della mano destra a pugno e colpì con forza l’armadietto del
biondo all’altezza della serratura. Questo, dopo aver emesso un sonoro ‘click’
insieme al rumore di ferraglia, si aprì.
Bak fissò sbalordito
prima l’armadietto, poi il pugno di Rabi, poi Rabi, e di nuovo l’armadietto. “Farlo prima ovviamente no,
eh?”
Il rosso si voltò verso la folla di gente che inondava il
lungo corridoio dalle pareti bianche, cercando rapidamente tracce della ragazza
mora, senza trovarne.
“Vuoi che ti presti la macchina fotografica?” lo canzonò Bak mentre toglieva alcuni libri dallo zaino.
Rabi lo fissò
spalancando gli occhi color smeraldo, fingendo un’espressione scioccata: “Io?!
Una macchina fotografica?! Non ho bisogno di quelle cianfrusaglie.” Sfoderò il
suo miglior sorriso da pervertito “l’ho già memorizzata tutta, ancheggiamento
per ancheggiamento.”
Bak sospirò: “Quando
parli così, Rabi, mi sembri un tale maniaco sessuale
che mi chiedo perché io ti frequenti ancora.”
L’altro ragazzo sorrise soddisfatto, come se considerasse
l’affermazione un ottimo complimento, ma non rispose. Ritornò invece a guardare
senza particolare interesse le persone che passavano per il terzo piano. ‘Bene’
pensò, ‘quest’anno scolastico sta iniziando a
diventare più eccitante...’
---
Un’idea gli balenò improvvisa nella mente. Un’idea assurda,
probabilmente Lenalee non sarebbe stata d’accordo, ma
al momento non gliene importava più di tanto.
“Vengo con te.” disse. Lo disse velocemente, senza stare a
pensarci tanto, e lo sconcerto si poteva facilmente leggere sul volto della
mora.
“…Cosa, scusa?” no, non era solo
sconcerto, c’era anche dell’irritazione.
“Ho detto che vengo con te. Sai, ho sempre pensato che ogni
individuo della coppia, affinché questa funzioni a dovere, debba interessarsi
agli hobby dell’altro, in modo che si crei più intimità tra di loro e si
rafforzi l’intesa. Quindi, vengo con te. È ora che veda e segua da vicino ciò
che ti piace, per poterti soddisfare meglio, no?” Rabi
stava sorridendo,uno scintillio ambiguo nel suo unico occhio visibile.
“I-io non penso che sia davvero necessario… voglio dire, non devi sforzarti di seguirmi in tutto
e per tutto e di amare tutto quello che amo io, mi va bene anche così,
davvero!” Lenalee sembrava piuttosto disperata.
“Suuu, Lee-chaan,
non preoccuparti, non è un peso per me! È come passare del tempo con te, solo
in modo più originale!”
In pochi secondi successero una serie di rapidi movimenti
che Lenalee non colse distintamente, ancora sotto
shock per la proposta avanzata dal diciottenne. Sentì le sue labbra unirsi
nuovamente a quelle dell’altro e un colpo metallico provenire da dietro di lui;
il suo polso venne afferrato di scatto e trascinato da una forte mano lungo il
corridoio affollato dagli studenti.
“Mi-mi sa che non hai chiuso il tuo armadietto, Rabi!!” ansimò, tentando disperatamente di evitare tutti i
corpi che le si paravano davanti mentre il ragazzo la conduceva verso una certa
aula del quinto piano.
“Chi se ne importa, ritornerò dopo a chiuderlo! Chi vorrebbe
mai rubare un libro di scuola? È da mentecatti!” le rispose Rabi.
Pochi minuti dopo arrivarono, entrambi un po’ ansimanti,
davanti a una porta bianca, con appeso un poster. Esso raffigurava lo stesso
ragazzo della spilla attaccata alla maglia di Lenalee,
ma Rabi non riusciva a capire se era la stessa foto o
un’altra, dato che il soggetto sembrava non avere una spiccata mimica facciale.
Era ancora lì, con lo stesso sguardo irritato, la stessa frangia nella stessa
posizione, le stesse sopracciglia aggrottate e gli stessi occhi neri e
cerchiati da occhiaie. Ah no, l’ombra del naso era in un’angolatura diversa
rispetto a quella dell’immagine sulla spilla. ‘Ma dai, sembra un cadavere
vivente! Come possono esserci tante sue fans? Non
conta solo la bellezza, si tratta anche di esaminarne il carattere, e lui è un
pezzo di –‘ il suo pensiero venne bruscamente
interrotto da una gomitata nello stomaco.
“Ahio!” imprecò verso Lenalee.
“Allora, vogliamo entrare o vuoi stare ancora in
contemplazione del poster?” fu la sua acida risposta “Sei voluto venire tu qui
al Club, ora o entri e affronti le altre o puoi cogliere la tua ultima
possibilità di andartene e aspettare le 17.00”
Rabi lanciò un’occhiataccia prima
a Lenalee, poi di nuovo al poster, cercando di
trasmettere telepaticamente al moro, dovunque egli fosse, tutta la sua rabbia.
Era grato che la stanza scelta per ospitare il Club fosse una del quinto piano,
che non veniva usato quasi mai. Di solito il piano dei Club era il quarto,
quindi questo rappresentava un’eccezione. Rabi
sospettava fortemente che il motivo di ciò fosse il pericolo che il diretto
interessato di tutta la faccenda, se avesse scoperto che esisteva un comitato
del genere, probabilmente avrebbe fatto fuori il preside per averne permesso la
fondazione. Il che non avrebbe giovato molto al rosso, dato che il preside era
il fratello della sua ragazza. Si stampò quindi un sorriso ebete sulle labbra e
si rivolse alla ragazza.
“Ovviamente no, Lee, sono qui per te. Entriamo pure” detto
ciò, appoggiò la mano sulla maniglia color oro e la girò. Quando sentì la
serratura scattare, la spinse verso l’interno, facendosi da parte per far
passare prima Lenalee.
O0o0o0o0o0o0o0o0o0O
Rabi non era mai stato in quella
stanza. Se uno non fosse stato sicuro al cento per cento di essere entrato
nell’edificio scolastico, aver salito cinque rampe di scale e aver percorso un
lungo corridoio per arrivarci, avrebbe potuto benissimo pensare di essere
finito in un qualche palazzo reale. Il rosso sentì il braccio di Lenalee sfiorarlo mentre ella avanzava sorridendo verso il
numeroso gruppo di ragazze, sedute al centro del pavimento su enormi e soffici
cuscini blu notte, che parlavano tra di loro facendosi girare tra le mani dei
fogli scritti. Sembravano decisamente immerse nella loro privata conversazione,
tanto che alcune esclamarono dallo stupore quando Lenalee
si aggiunse a loro, continuando a sorridere e salutando ognuna con un breve
bacio sulla guancia. Dato che nessuna di loro fece una piega sul fatto che Rabi fosse lì, in piedi, davanti alla porta, con uno
sguardo a dir poco scettico, il diciottenne concluse che quasi sicuramente non
l’avevano visto. Sbuffando, si guardò attorno ancora una volta: le pareti della
piccola stanza bianca erano ricoperte da poster e foto ritraenti
tutte lo stesso identico soggetto. ‘Ecco, credo di aver appena trovato il mio
Inferno privato… altro che frustate e minacce di
morte: se qualcuno volesse davvero distruggermi psicologicamente, non deve fare
altro che chiudermi a chiave qui per tre giorni interi senza lasciarmi
possibilità di fuga’ pensò. Notò che, come anche nelle immagini sulla spilla e
sulla porta d’ingresso, il moro non guardava mai dritto, e ciò suggeriva che le
foto fossero state scattate a sua insaputa e poi lavorate con un programma come
Photoshop per cambiare lo sfondo e magari rifinirne dei particolari. Rabi rabbrividì: ogni tanto le ragazze potevano fare
davvero paura… Lungo ogni parete, inoltre, vi
erano dei bassi mobili color oro che supportavano, sullo scaffale superiore,
quantità infinite di grosse candele dalla cera blu, nera o rosa antico, e parecchi lumini semi-consumati, mentre su
quello inferiore, numerosi libri infilati l’uno accanto all’altro in ordine
cromatico. Infine, nell’unico punto del muro in cui non era appeso nulla, si
apriva una larga finestra che dava sul cortile interno dell’edificio.
“Ehi! Ma quello è Rabi!”
“Cosa?!”
“Dio, quant’è bello…
Perché ha una benda sull’occhio? Esiste anche un Club per lui?”
“Cosa ci fa qui?!”
“Molte ragazze ci avevano pensato, ma poi si è messo con
Lenny, ed è severamente proibito aprire un Club su una persona fidanzata. E
comunque i Principi non possono essere comparati a nessuno.”
“Come mi hai appena chiamato??”
“Lenalee, lo hai portato tu??”
Rabi stava ancora osservando l’ex-aula-ora-santuario con sguardo perso nello sconcerto più
profondo, perciò non notò subito le svariate paia di occhi che si piantarono su
di lui. Poi sentì una voce che lo invitava a sedersi, e lì si ridestò. Sbatté
le palpebre un paio di volte in modo alquanto stupido, fissando il gruppo, poi
si avvicinò e si lasciò cadere accanto a Lenalee
nello spazio del cuscino di lei rimasto libero.
Era sempre stato convinto che ci fossero molte fans del moro, ma non credeva fossero così tante. In
fondo ce n’era un altro di Principe nella scuola e, a quanto ne sapeva lui, era
quello che aveva riscosso più successo. Ma subito dopo fece caso ad alcune
facce che era assolutamente sicuro facessero parte dell’altro club, e si
chiese se quindi questa non era per caso una riunione straordinaria a cui tutte
le ragazze che dimostravano di essere abbastanza pazze erano invitate.
“ Buongiorno ragazze, come va la vostra seduta di oggi?”
disse sorridendo e spostando i suoi occhi sulle espressioni scettiche di ogni
membro presente. Non la stavano prendendo particolarmente bene, a parte due o
tre, che lo guardavano con un’aria sognante degna di quella della protagonista
di un manga shojo. Una delle studentesse sedute più
vicino a lui, voltò di scatto la testa verso Lenalee,
il suo sguardo irradiava ira. ‘Che reazione esagerata’ pensò tra sé e sé Rabi.
“Lena, cosa ti è saltato in mente di portare il tuo ragazzo
qui?! Avrei potuto capire se avessi portato un maschio in generale, sai bene
che lo yaoi io lo approvo e lo sostengo totalmente,
ma lui no!” sibilò tra i denti.
Il rosso realizzò subito che quella doveva essere la capobranco.
E sia per questo, sia per come si stava rivolgendo a Lenalee,
che era arrossita per la vergogna all’accusa, Rabi
iniziava già ad odiarla. Non che sul suo viso mostrasse traccia di quel
sentimento, era piuttosto bravo a fingere e una volta stampatosi il suo tipico
falso ghigno sulle labbra, niente riusciva a cancellarlo.
La ragazza in questione era alta, snella e formosa,
corti capelli ondulati, folte sopracciglia castano chiaro e occhi dello stesso
colore. Rabi, per sua sfortuna, era costretto a vederla
spesso, per i corridoi, durante più di una lezione al giorno, e aveva notato
che manteneva sempre un comportamento autoritario e altero. Era una studentessa
del suo stesso anno, e si atteggiava, con tutti gli altri ragazzi più giovani
di lei come se fosse loro assolutamente superiore. Nonostante si proclamasse
fedele amica di quelle altre che stavano di solito sedute con lei sui morbidi
cuscini blu, il rosso sapeva perfettamente che, sotto quell’apparenza di
gentile giovane sempre disposta ad ascoltare e pronta a guidare le compagne
verso la scoperta dell’amore, si nascondeva un carattere molto più freddo e
calcolatore. Pensandoci bene, chi poteva essere il leader di una tale squadra
di pazze innamorate, se non Bridget Fay?
“Oh, ma non è stata colpa sua.” Intervenne allora Rabi, sempre sorridendo “Sono voluto venire io, anzi,
l’ho costretta a farmi venire. Per un giorno, credo di poter resistere alla
visione di un allenamento di Kendo.”
L’espressione di Bridget si fece
ancora più scettica: “I ragazzi non possono venire qui, a meno che non siano
omosessuali, perché in quel caso –“
“Avete parlato di una regola del genere da qualche parte?”
la interruppe Rabi, squadrandola malevolo con il suo
occhio verde smeraldo.
“No, ma solo perché non ritenevo ci fosse bisogno di un –“
“In tal caso, credo che resterò.” Rabi
sfoggiò un sorriso a trentadue denti alla stupefatta leader, che sembrava
essere rimasta senza parole, scioccata dal fatto che qualcuno avesse osato
interromperla ben due volte nel giro di pochi secondi. Rabi
si sforzò di non ridacchiare, divertito dalla sua reazione.
Si voltò quindi verso due ragazze che conosceva come amiche
abbastanza strette di Lenalee: portavano entrambe
grandi occhiali da vista rotondi, una aveva i capelli scuri raccolti in folte
trecce che scendevano rigide dietro le spalle minute, l’altra li aveva invece
lisci, di un castano molto chiaro, e li teneva sciolti lungo la schiena.
Entrambe continuavano a fissarlo, senza un minimo di ritegno, come se stesse
ballando la samba davanti a loro. Rabi pensò che
erano inquietanti, da un certo punto di vista. Ma erano amiche di Lenalee, ed era risaputo che le amicizie di Lenalee fossero un po’ strane. Bastava guardare Bridget.
“Scusate la mia domanda, Moore e Rou
Fa, ma voi non eravate del Club del Principino?” Rabi
chiese interessato, anche se non riuscì a mascherare del tutto la sfumatura di
sarcasmo con cui pronunciò l’ultima parola della frase.
Le due ragazze, colte totalmente alla sprovvista,
arrossirono violentemente e piegarono in avanti la testa per nascondere il
viso, incapaci di rispondere adeguatamente. Rabi si
chiese preoccupato se le due stessero bene: era normale reagire così a una
semplice domanda? Oppure si vergognavano della risposta che avrebbero dovuto
dare? Però era davvero curioso di conoscere le loro motivazioni. Era
assolutamente certo di ricordare bene: Lenalee gli
aveva parlato molto di Rou Fa, raccontandogli delle
sue origini cinesi e dell’amore sconfinato che nutriva per il Principino.
Di Hesse Moore sapeva meno, ma non perché non si ricordasse, questo era
impossibile che accadesse, quanto per il fatto che neanche Lenalee
era molto informata: la ragazza si era trasferita nella scuola solo quell’anno,
come i Principi, e le due non avevano ancora avuto modo di stringere una grande
amicizia. Ma la mora aveva detto che era una ragazza timida e gentile e che,
come Rou Fa, era rimasta ammaliata dal fascino e
dalla gentilezza del Principino. Quindi non si spiegava perché fossero
lì, Rou Fa non aveva mai mostrato un particolare
interesse per il bel ragazzo dai lunghi capelli neri e con essa anche Moore.
Sperando che le due ragazze si riprendessero dall’immotivato imbarazzo, Rabi aspettò un attimo, il silenzio opprimente della stanza
che gravava sull’intero gruppo, le altre presenti che continuavano a spostare
velocemente lo sguardo dal rosso, alle due ragazze interpellate e a Bridget.
Fu a quel punto che Bridget si
svegliò dalla trance in cui era piombata: “Rou Fa,
Moore Hesse e svariate altre studentesse ora presenti, sono qui per partecipare
a questo evento speciale su mio invito, dato che oggi il loro Principe non è
venuto a scuola e quindi non frequenterà il Club di Cucina. Dato che trovavo
ingiusto farle rimanere nella loro aula a guardare le foto in loro possesso e a
discutere del Principe…” Okay, stava scherzando,
vero? Dio, Rabi
non era sicuro di poter trattenere lo scroscio di risate che minacciava di
interrompere una terza, fatidica volta, la decisa capogruppo. Il rosso trovava
ridicolo il suo modo di parlare tanto pomposo di una cosa assolutamente assurda
come quella. Ma sapeva che non se si fosse lasciato andare, questa volta il
calcio in faccia da Lenalee non sarebbe riuscito ad
evitarlo “…nel giorno in cui di solito vanno ad
ammirarlo nell’Aula di Cucina…”, ‘a spiarlo,
intende dire’, pensò Rabi, ‘Cristo, queste
ragazze non si rendono neanche conto di quello che realmente fanno!!’ “…ho proposto loro di fare una visita d’eccezione al nostro
Club, per andare a visitare il Nostro Principe nel suo ambiente naturale…”, ‘ma stanno parlando di un essere umano o di
un animale in via d’estinzione?!’ “…il
luogo che probabilmente è stato fondato con la scuola tempo addietro, solo per
Lui, per il suo arrivo tra noi.” ‘Fate
largo al Messia! Se non fossi sicuro
al cento per cento di non essere pazzo…’
Pausa d’effetto. Assolutamente non necessaria, secondo Rabi.
La poeticità del discorso si era eclissata circa dopo le prime tre parole “… La
palestra per l’allenamento di Kendo!”
Un profondo silenzio, nato dal rispetto e dall’ammirazione
per le fervide parole appena pronunciate dalla leader, calò al centro della
stanza bianca e oro. Si sentì, vagamente, solo un grugnito soffocato. Anzi, per
essere precisi lo sentì solo Lenalee, la più vicina
al punto da cui era provenuto. La ragazza lanciò un’occhiata carica di sdegno
verso Rabi, che, rimanendo silenzioso, le fece gli
occhi da cerbiatto, come per chiedere per quale arcano motivo gli era stato
concesso uno sguardo del genere. Ma il rosso non si era lasciato sfuggire
quell’attimo in cui Lenalee aveva assunto
un’espressione leggermente imbarazzata ed era arrossita. Ne dedusse che persino
secondo lei l’elogio al presunto Dio della Bellezza era forse stato un po’
esagerato. Il ragazzo ne era profondamente grato.
Il resto del gruppo, Rabi rifletté,
si poteva facilmente dividere in due blocchi: da una parte coloro la cui
reazione era simile a quella avuta da Lenalee, e che,
lui supponeva, erano per la maggior parte le frequentatrici dell’altro Club.
Dall’altra parte quelle che, invece, ostentavano un’espressione di pura estasi
e commozione, mentre guardavano il vuoto con occhi luccicanti, la mente persa
in chissà quali pensieri poco casti.
Allora Bridget, dopo aver lanciato
un’occhiata al suo orologio da polso, trasse un lungo sospiro, appoggiò
entrambe le mani sul cuscino di velluto blu e si issò sulle gambe: “È ora,
ragazze. Andiamo.”
A queste sole parole, quasi simultaneamente tutte le
presenti si alzarono di scatto e marciarono agitate verso la porta bianca,
precedute dalla loro leader, che a differenza di loro, sembrava calma e
composta.
Rabi non si era quasi accorto che
anche Lenalee si era unita alla scia di studentesse,
perciò velocemente si alzò anche lui e la raggiunse, circondandole il bacino
con il suo braccio destro, mentre portava la mano dell’altra braccio verso la
fronte, per sistemarsi meglio la bandana.
“Quindi, oraaa… Stiamo andando in
palestra, no?” Rabi chiese a bassa voce. Lenalee annuì.
“Beh, diamine… wow, non credevo
che avrei mai… fatto una cosa del genere, ecco”
continuò ridacchiando. Lenalee alzò lo sguardo verso
di lui, decisa, senza dire niente, ma sfidandolo a dire qualcosa contro di lei.
“Oi oi,
non sto mica dicendo che tutto questo è talmente surreale che mi sembra di
trovarmi in un incubo dove ci sono pazze che spiano ragazzi dai tratti
inquietantemente femminili “ altro falso sorriso. Rabi
ci stava davvero prendendo la mano “Piuttosto… solo
per curiosità, sono più numerose le fans del piccolo
o del grande?”
Lenalee, facendo, fortunatamente
per lui, finta di non aver sentito la prima frase, assunse un’aria pensierosa:
“Credo siano di più quelle del Principino, ma di poco, dato che in generale
alle ragazze piacciono i ragazzi più grandi, e lui è del terzo anno… Se anche il Principino fosse diciottenne, allora non
saprei, magari in quel caso lo stacco sarebbe maggiore. In fondo lo sanno tutti
che lui è molto gentile e premuroso verso tutti, mentre il Principe ha un atteggiamento… come dire, più aggressivo.”
“E tu, minacciare di morte per tagliuzzamento anche gli
essere inanimati lo consideri solo ‘più aggressivo’?” commentò Rabi sarcastico “E, per favore, potresti smetterla
di chiamarli Principe e Principino? È demoralizzante.” Rabi gemette e mise il broncio “Tu non mi chiami mai
principino.”
A questo punto Lenalee ghignò (un
tipo di sorriso che sulla faccia della ragazza non era poi così frequente) e
allungò una mano verso una guancia di Rabi “Beh, mio
Principe, posso sempre iniziare” Rabi ridacchiò di
nuovo, trattenendo un sospiro di sollievo per essere riuscito a cambiare il
discorso sulla situazione attuale prima di rischiare ancor di più di ricevere
un calcio indesiderato in qualche particolare parte del corpo.
Quando le affusolate dita di Lenalee
arrivarono a toccare la benda nera posizionata sull’occhio destro del rosso, i
suoi occhi si intristirono. Fu questione di un secondo prima che tornassero
vivaci come prima, ma l’altro occhio verde smeraldo di Rabi
non se li lasciò sfuggire. La ragazza riabbassò il braccio lungo il fianco.
Non aveva mai raccontato a Lenalee
di come si era procurato quell’orribile ferita all’occhio, e non aveva
intenzione di farlo ancora per molto. Quel che era successo tre mesi prima non
era un ricordo piacevole, per nessuno dei due. Erano andati vicini, troppo
vicini alla rottura, e Rabi non voleva, non poteva
rischiare, raccontando tutto ora. Magari più tardi…
“Eee, altra curiosità” Rabi interruppe il suo stesso flusso di pensieri. Non
voleva rischiare di peggiorare il suo attuale stato d’animo.
“Quanta curiosità tutta in una giornata scolastica.”
commentò Lenalee sarcastica “Lo sai, prima o poi
questa tua smania di ricerca della verità, ti metterà in qualche serio guaio.”
Rise. Scherzava naturalmente.
Ma non sapeva quanto dannatamente aveva ragione.
“Aww, Lenaleeee,
sono cresciuto in una famiglia di storici, ce l’ho nel sangue la sete di
sapienza.” disse Rabi in tono lamentevole, facendo
spallucce, per indicare che stava esprimendo un semplice dato di fatto.
“Bene, che vuoi sapere?”
“Sbaglio ooo… la Bridgy laggiù ce l’ha con me più di quanto ce la dovrebbero
avere persone con cui avrò scambiato qualche frase o meno?”
Lenalee arrossì. Un attimo,
arrossì?
“Beh, vedi… Hai sentito le
ragazze, quando sei entrato nell’aula del Club, che stavano parlando di te?
Quando hanno chiesto se c’era un Club anche per te? Ecco, verso la fine del tuo
primo anno qui, per qualche tempo è effettivamente esistito questo Club…” Gli occhi di Rabi si
spalancarono per lo stupore e lui restò a bocca aperta a fissare la
diciassettenne mentre raccontava. ‘Un Club su di me..?’ si disse tra sé
e sé, come per assaporare l’idea ‘…fico!! E
com’è possibile che io non ne abbia mai scoperto l’esistenza? Beh, immagino per
lo stesso motivo per cui neanche quel principe effeminato l’ha ancora scoperto… Ehi, aspetta, io non sono un totale idiota.’
“E, ovviamente, il leader del gruppo era…
era proprio Bridget.” Ormai avrebbero potuto dire a Rabi che un asteroide stava precipitando sulla Terra, che
ET stava tentando di conquistare il mondo, a questo punto ci avrebbe potuto
credere, perché che quella Bridget, in
passato, si fosse presa una cotta per lui sfociava nel surreale.
“Co-cosa?! In prima io piacevo a Fay??”riuscì a balbettare dopo qualche minuto di
silenzio.
“Non solo al primo anno, anche all’inizio del secondo… Fino a che non ti sei messo con me.” Lenalee si stava guardando i piedi mentre parlava, spinta
in avanti dal braccio di Rabi sui suoi fianchi. “Da
allora ti ha preso in antipatia perché… credo che tu
sia stata la sua prima seria cotta e, quando tu, a una gara di corsa di fine
anno, la prendesti in braccio per portarla in infermeria dopo che si era
slogata una caviglia sulla pista, lì è stato quando ha creduto che potesse
esserci qualcosa…”
Rabi smise un attimo di camminare.
La corsa? Quale corsa? ‘…Ah, quella corsa…’ Il rosso cercò di riportare alla memoria il
giorno in questione e, rapidamente, gli scorsero davanti agli occhi le immagini
della scena: la ragazza che prima cadeva per terra mentre nel prato faceva una
prova della partenza, poi si metteva seduta per tenersi con le mani la caviglia
dolorante, lui che era lì vicino per fare lancio del peso ed era l’unico ad
averla notata, lui che si avvicinava e gli chiedeva se stesse bene, lei che non
rispondeva e continuava a guardare dritto per terra, lui che allora la prendeva
in braccio per portarla dai giudici di gara per avvisare del nuovo problema.
Dalle sue, parti questa non era proprio una dichiarazione di
amore, ma lasciamo perdere questi dettagli…
“Quindi la scuola è finita, e lei ha avuto alcuni mesi per
pensarci sopra e decidere che aveva molte chances di
conquistarti. L’anno dopo, proprio quando era sul punto di fare un passo
avanti, tu hai iniziato a provarci spudoratamente con me e lei…
si è sentita tradita.”
Non sapeva come questo potesse essere possibile, ma ora Rabi si vergognava un po’ di se stesso. Ma perché poi?! Non
era colpa sua, lei non aveva fatto niente per farglielo capire, si ricordava
bene che durante il primo anno, nonostante condividessero molte ore di lezioni
insieme, lei non gli aveva quasi mai rivolto la parola! Non era colpa sua,
dannazione, se era rimasta delusa! E ce l’aveva con lui per una cosa successa
un anno prima?!
“E il Club che fine fece?” Rabi
disse con voce strozzata. Ecco, ora non riusciva neanche a parlare
decentemente! Che storia assurda.
“Andò avanti fino a che tu non mi chiesi di diventare la tua
ragazza e io accettai” Lenalee concluse “Ovviamente Bridget non ne faceva più parte.”
Rabi sorrise malignamente e
abbassò lo sguardo verso di lei “E tu, ne facevi parte?”
La mora, a sua volta, guardò il rosso negli occhi, prima di
voltare la testa in avanti, senza rispondere, lasciando Rabi
leggermente confuso.
“Non lo so… mi sento come se lo stessi
tradendo… Tu no? Voglio dire, non c’è niente di male,
però…”
“Si, ti capisco, ma cosa ci possiamo fare? Lui non è venuto
a scuola oggi, e le foto nuove non sono ancora arrivate…
Tanto valeva che venissimo…”
Rabi colse una piccola parte della
conversazione che alcune ragazze, che camminavano davanti a loro, stavano
bisbigliando. Due di queste erano Rou Fa e Hesse. A
quel punto Rou Fa si voltò verso Lenalee,
alzò la mano all’altezza della pancia e la mosse su e giù, segnandole di venire
avanti con lei. Lenalee guardò Rabi,
facendo un timido sorriso, come a chiedergli perdono, si sfilò dal braccio di
lui che ancora era appoggiato al suo bacino, e andò avanti.
Rabi, rimanendo più indietro, si
portò le mani alla nuca seguendo il flusso che si dirigeva rapidamente verso la
palestra.