“Sono senza
parole” concluse un giovane ragazzo, di poco più di venticinque anni, dai
capelli biondi, elegantemente e ordinatamente pettinati, di carnagione bianca e
due sfuggenti occhi azzurri. Un lungo cappotto nero lo riparava dal freddo, una
costosa sciarpa gli proteggeva il collo, una sigaretta iniziata fra le dita,
rosse per il freddo.
Perché
l’autunno a Praga è una dolce tortura. Le nuvole alte nel cielo a coprire un
timido sole, un gelido vento che soffia senza tregua, la pioggia leggera che
cade più volte al giorno, senza la minima avvisaglia.
“Non credevo
che sarei mai vissuto così tanto per poter vedere un Malfoy senza parole”
scherzò divertito un ragazzo dai capelli neri e due pungenti occhi grigi. I
suoi vestiti erano altrettanto eleganti, ma più eccentrici. Il velluto lo
ricopriva e il verde acqua era il colore che attirava gli sguardi.
I due
ragazzi se ne stavano seduti al tavolo di un bar, uno dei migliori caffè della
città.
“Blaise,
sono quasi due ore che siamo qui, e quasi sedici anni che ci conosciamo. Tu
dovresti sapere meglio di chiunque altro che io non ho mai perso la mia
loquacità, ma capisco che per un caprone come te sia difficile concepire il concetto
di frasi figurative. Però per alcuni di noi la vita è più che una semplice
avventura…” rispose altezzoso il ragazzo biondo, mentre sollevava la sua tazza
di the per portarsela alle labbra.
Era così che
i due ragazzi solitamente passavano i loro pomeriggi, seduti a bere senza
fretta, né obblighi.
Osservando
curiosamente i passanti attorno a loro correre freneticamente da una parte
all’altra della città, impegnati a trovare un luogo in cui ripararsi dal freddo
di Novembre, oppure intenti a cercare di guadagnarsi qualche soldo, altri con
la semplice convinzione che l’azione sia meglio che l’attesa.
“Ci sarai
questa sera Draco?” chiese il ragazzo moro.
“Non lo so
davvero Blaise, dovrei restare a casa e provare a scrivere, dovrei riuscire a
incominciare a concludere qualcosa di concreto” rispose Malfoy.
“Ma tu stai
già combinando qualcosa di buono! Anche solo restandotene qui fermo seduto a
vivere, a osservare il mondo e ad imparare da lui, dalla sua complessità e
dalla sua diversità. Dimmi Draco, come puoi pretendere di raccontare il mondo e
le sue nefandezze, se prima non ci immergi le mani e incominci a scavare?
Questa sera verrai con me alla festa dei Finnigan, e nessuna recriminazione!
Magari potrai incontrare qualcuno di così interessante da ispirarti un nuovo
personaggio per il tuo stramaledetto romanzo!” spiegò appassionato Blaise.
“Sono stanco
di te e delle tue prediche, lo sai…” incominciò a spiegare svogliatamente Draco
“Zabini, svegliati, non sono io la minaccia alla tua arte, ma tutto l’assenzio
che ingoi la notte o tutto il distruttivo oppio che fumi durante il giorno”.
“Non importa
quello che blocca la mia arte, sei tu quello che vuole riuscire a cambiare il
mondo, sei tu quello che vuole diventare famoso, che vuole vedere il suo nome
su qualche libro per la scuola. Io voglio solo essere lasciato in pace” disse
Blaise, mentre ingerì in un solo sorso il liquido trasparente che conteneva il
bicchierino di fronte a lui.
“Povero,
sensibile, triste, Blaise. L’incompreso. Sei patetico. Comunque devo ammettere che sei riuscito a
convincermi, questa sera verrò con te alla grande festa autunnale” tuonò Draco.
∞∞∞∞
Non era nato
in quella città e non aveva nemmeno mai veramente compreso come ci fosse arrivato.
Il suo cognome rappresentava una delle più antiche e nobili famiglie di tutto
l’impero Asburgico. Era stato allevato da una tata e da un precettore inglese:
la signora Sprite e il professor Snape. Sapeva perfettamente conversare in
Inglese, in Francese, nella sua lingua madre, e in Ceco, che aveva dovuto
imparare per poter sopravvivere. Conosceva il Latino e il Greco, la filosofia, aveva
studiato i grandi classici e al contempo aveva una eccellente conoscenza delle
scienze e della matematica. Sapeva suonare perfettamente il
violino e conosceva qualche semplice nota al pianoforte. Era bello,
aveva un corpo snello ed elegante, era garbato e gli erano state impartite le
buone maniere. I suoi lineamenti forti e ben delineati creavano un contrasto
magico con la delicatezza della sua pelle. Il colore e la morbidezza dei suoi
capelli lo facevano rassomigliare ad una visione angelica.
La
letteratura e la sua scrittura erano la sua grande passione, la sua ragione di
vita, il motivo primo per cui aveva accettato di trasferirsi in una città
lontana e straniera, perché Praga era la sua via di fuga da una vita
preconfezionata, da un matrimonio combinato, da una noiosa esistenza fatta di
ricchezza e imposizioni sociali.
Era scappato
per poter essere libero.
Draco non
voleva altro che poter incontrare e vivere una grande esperienza da poter
raccontare e tramandare al mondo, di cui poter scrivere e piangere.
Erano
passati nove mesi da quando era giunto su di un vecchio treno nella povera
Praga.
Aveva
trovato un bell’appartamento luminoso e spazioso, situato in Josefov, l’antico
quartiere ebraico.
Ma i
problemi per il giovane ragazzo incominciavano solo in quel momento a palesarsi
davanti ai suoi occhi.
I soldi che
aveva con il sé il giorno in cui aveva lasciato la sua casa natale erano oramai
finiti e lui non era ancora riuscito a scrivere nulla più che una decina di
capitoli del suo romanzo.
Proprio questo
era quello che riempiva, in quel momento, la mente del giovane rampollo dei
Malfoy, mentre si osservava davanti allo specchio, mirando la sua immagine
sempre perfetta e gradevole.
“Devo
trovarmi un coinquilino, devo riuscire a trovarmi un lavoro, devo crescere”
disse a voce alta, mentre raccoglieva dal suo letto il capotto, per poi
fermarsi e osservare il suo pulito appartamento.
“Credo che
abbia ragione Blaise: sarò sempre un maledetto borghese” disse ridendo con se
stesso, uscendo di casa e chiudendosi la porta dietro le spalle.
∞∞∞∞
I Finnigan
non erano altro che una delle più generose e magnanime famiglie di tutto l’Impero.
Nati in Inghilterra, ma cresciuti a Vienna.
Il figlio più giovane di una coppia di industriali si chiamava Seamus,
un ricco Don Giovanni.
Ogni mese i
Finnigan davano vita a un’ esclusiva festa nella loro lussuoso appartamento nel
centro della città. Venivano invitati solitamente gli intellettuali più
importanti e gli artisti più promettenti e talentuosi della città.
Blaise
veniva invitato regolarmente, in fin dei conti era l’erede della famiglia più
ricca della Romania, e le sue storie erano sempre pungenti e divertenti. Tutte
le famiglie più abbienti se lo contendevano per l’intrattenimento dei loro
salotti.
Draco veniva
così puntualmente trascinato dal suo migliore amico a queste feste che alla
fine risultavano sempre le più formali e tediose a cui avesse mai preso parte.
E pensare che veniva da una famiglia davvero attiva socialmente.
Entrarono
nel ricco ingresso della casa e furono accompagnati dalla bella padrona di casa
nel salotto. Un maggiordomo ritirò i loro cappotti e un cameriere offrì loro
dello spumante.
Blaise venne
subito chiamato da una decina di signori di mezza età, in trepidante attesa di una delle insolite
storie del giovane ragazzo di origine rumene.
Draco invece
cercò una comoda poltrona su cui sedersi.
Dal suo
appartato angolo poteva osservare liberamente le donne elegantemente agghindate
e gli uomini in doppio petto conversare amabilmente su ogni genere di
argomento, a partire dalle situazioni più frivole , per poi giungere a
discussioni sui grandi dilemmi della vita.
Sorrideva amaramente
Draco dal suo angolo protetto e nascosto, perché per lui era tutto così assurdo
e senza senso: quello che tutte le persone attorno a lui raccontavano era così
lontano da ogni esperienza da lui vissuta.
Le risate
gli rimbombavano nelle orecchie disorientandolo, così continuava a bere un
bicchiere dietro l’altro.
“Malfoy,
dovresti smetterla di nasconderti e cominciare a vivere” una voce interruppe il
circolo di pensieri del ragazzo dai
capelli biondi.
“Seamus,
cosa vuoi?” chiese infastidito Draco.
Gli si
posizionò davanti un alto ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi. Delle
lentiggini gli coloravano le guance. Un
sorriso perfetto rendeva il suo volto attraente.
“Draco,
vorrei poterti presentare qualcuno, così che tu possa smetterla di importunare
il povero Zabini” disse ironico Seamus.
“Ovviamente
così potrai averlo tutto per te” rispose serio Draco.
“Non so bene
per quale motivo, ma Zabini ha un certo successo con le donne e questo potrebbe
essermi molto utile” ribatté Finnigan.
“Credevo che
per quello bastasse la tua eredità” rispose Draco alzandosi dalla poltrona.
“L’acidità
non ti farà diventare un grande scrittore” concluse Finnigan conducendo il
biondo ragazzo lungo il corridoio per raggiungere il secondo salotto della
casa.
“Harry Potter,
questo è Draco Malfoy”.
Un tuono
ruppe la tranquillità del cielo, e un lampo illuminò la notte.
La prima
cosa che notò Draco furono gli immensi occhi verdi di Harry, i suoi vestiti
poveri, ma estremamente adatti a quel fisico così magro.
“Harry è
davvero un grande pittore” continuò a dire Seamus.
Draco
strinse la mano di Harry nella sua e accennò un debole: “Piacere”.
Harry
sorrise e disse: “Seamus come al solito esagera, sono solo un artista che cerca
di rappresentare la sua parte di mondo”.
Seamus non
perse occasione per correggerlo: “Non essere così modesto. Conosco Harry da una
vita, abbiamo fatto le scuole insieme in Inghilterra. Draco sai che Harry si è
appena trasferito da Parigi, dove ha avuto la fortuna d’incontrare artisti
della fama di Picasso?” chiese retoricamente Seamus.
“Come mai ha
deciso di lasciare Parigi in favore della nostra Praga?” chiese irritato Draco.
Nessuno lo aveva mai presentato come Finnigan aveva appena fatto con Harry.
“Parigi sta
diventando una città troppo mondana, oltre al fatto che volevo visitare la
patria di noi artisti Bohemien” rispose Harry.
“Tu saresti
un Bohemien?” chiese scettico Draco.
“Sì, perché
cosa vi infastidisce nella mia filosofia signore?” chiese Harry.
“Nulla
signor Potter, è solo che mi stupisce poter incontrare un artista che si
professi un Bohemien. Immagino che ami vestirsi così per attirare un po’ di
compassione, ma sospetto pure che la sua famiglia paghi regolarmente il suo
affitto e che le permetta di poter arrivare a fine giornata senza essere
posseduto dai crampi della fame” disse Draco con un sorriso ironico stampato
sul volto.
“Questo è il
problema delle persone con poca intelligenza, tendono a parlare a sproposito.
Io sono orfano, non ho nessuna grande ricchezza che mi sostenga. Sono solo, vivevo a Parigi in un appartamento
piccolo e sporco che dividevo con altri quattro amici, e questi sono gli unici
vestiti che possiedo. Non sono ricco, ma non m’importa, io non sopporto nemmeno
tanto il denaro. Sono un artista e l’arte e l’amore sono l’unica cosa che
possiedo e che bramo” disse Harry, mentre il suo torace si sollevava e
riabbassava in modo quasi ipnotico.
Draco se ne
stava in silenzio di fronte a lui estasiato dalla visione che ai suoi occhi si
presentava, Harry era indubbiamente attraente e affascinante. Però Draco Malfoy
era orgoglioso, e un’offesa non si dimentica facilmente.
“Allora
avevo ragione, signor Potter quello che vi manca è l’amor proprio e la decenza,
quel semplice sentimento di rispetto per gli altri esseri umani che devono
starvi accanto, e subire il vostro stato di disordine e di trasandatezza”.
“Scontato e
per nulla offensivo! Vede, Malfoy: ci sono persone che decidono di smettere di
pensare e che pensano che osservare il mondo possa bastare a descriverlo, e che
quindi decidono di incominciare a vivere con passione e dedizione” disse Harry
prima di girarsi e abbandonare una conversazione che non avrebbe portato nulla
di buono alla sua serata.
“Davvero
bravo Malfoy, complimenti” disse sarcastico Seamus, prima di seguire Harry e
lasciare solo Draco con in mano un bicchiere completamente vuoto.