Headcanon:
Anna’s hands splashing him in a creek on a hot summer day.
-May I (pt.2)-
Tutto
era cominciato quella mattina, con una semplice
domanda, ti andrebbe di fare un giro con
la slitta nuova? Che poi il suo interlocutore avesse
balbettato parole
senza senso, guardandosi la punta degli stivali e arrossendo fin quasi
a farla
preoccupare per la sua salute, quello era tutto un altro discorso.
Come
avrebbe potuto dirgli di no, se glielo chiedeva con
quella faccia? Anna era un essere umano come tutti e non aveva
abbastanza forza
di volontà per un diniego educato e principesco, come ci si
sarebbe dovuto
aspettare da lei, soprattutto se a chiederle di fare un giro era
Kristoff.
Lo
stesso che, praticamente, l’aveva sistematicamente
evitata dopo il disgelo di Arendelle, scappando a testa bassa ogni
volta che la
incrociava per caso tra le stradine del regno, che l’aveva
ignorata dopo il
loro primo bacio…dopo il suo primo
bacio! E Anna, non riusciva davvero a spiegarsi il suo comportamento:
perché
baciarla e poi sparire dalla circolazione? Ne aveva parlato con Elsa e,
tutto
quello che la sorella era stata in grado di dirle, dall’alto
della sua composta
sapienza, era stato che, molto probabilmente, il suo era stato un gesto
dettato
dalla gioia del momento, dalla felicità di essere ancora
vivi dopo tutto quello
che era capitato, e aveva concluso con un non
pensarci troppo.
E
ci aveva provato, dio solo sapeva quanto si era sforzata
di non pensarci, di non indugiare troppo sul ricordo di quel bacio,
sulla
piacevole sensazione delle labbra di Kristoff premute sulle sue, o
delle sue
braccia strette attorno alla sua vita.
Aveva
fallito miseramente, passando ogni istante, ogni
giorno, delle ultime due settimane, a pensare a quel momento, in cui si
era
sentita libera da ogni vincolo convenzionale, in cui si era spogliata
di ogni obbligo
relativo al suo status ed era stata solo Anna, non la principessa di
Arendelle,
non la seconda in linea di successione al trono, ma solo una ragazza
sbadata ed
imbranata, che aveva praticamente corrotto un montanaro, per farsi
portare da
sua sorella. Insomma una… normale.
Aveva passato ore intere
a fantasticare su una possibile replica di quella scenetta, che aveva
battuto
di gran lunga ogni romantico scenario per il suo primo bacio, che la
sua mente
aveva costruito durante tutti quegli anni, leggendo romanzi
d’amore, nascosta
dietro le tende della biblioteca.
Ed
ora si trovava lì, in mezzo alla natura, sopraffatta
dalla calura atipica di quella giornata estiva che le toglieva il
fiato, con i
piedi in un ruscelletto, non molto lontano dalla valle dei troll. Il
tocco
fresco dell’acqua che le scorreva contro le caviglie e la
lieve brezza che le
scompigliava i capelli, sarebbero stati più piacevoli se
sulla riva non ci
fosse stato Kristoff, intento a saziare la sua fidata renna con le
carote che
lei si era premurata di sottrarre impunemente dalle cucine del
castello. Non
che la sua compagnia la infastidisse, anzi, ma quando le aveva chiesto
di
andare a fare un giro, aveva pensato a qualcosa di diverso, qualcosa
che aveva
a che fare con lo spiegare la sua improvvisa timidezza nei suoi
confronti, o ancora
meglio a qualcosa per fugare ogni dubbio su quello che aveva
significato per
lui quell’unico bacio.
Purtroppo
non aveva ricevuto né l’una né
l’altra cosa, ma
solo un imbarazzante e persistente silenzio, dopo i convenevoli di
rito. Aveva
cercato di tirarlo fuori da quell'ostinato mutismo, ma i suoi
sforzi erano
stati vani e, cosa molto strana per la sua instancabile parlantina,
aveva
smesso di provarci, cercando di distrarsi in tutti i modi possibili.
Sapeva,
per esperienza personale, che Kristoff non era uno a cui piaceva
parlare molto,
ma diamine, lì si sfiorava il ridicolo: perché
invitarla e poi ignorarla quasi?
-“Ti
dispiacerebbe riportarmi a casa?”- gli disse, ormai
arresasi a quella situazione surreale.
-“Cosa?”-
scattò lui, preso alla sprovvista.
-“Ho
detto: ti dispiacerebbe riportarmi ad Arendelle?”-
ripeté secca, scalciando l’acqua con la punta dei
piedi, senza incrociare il
suo sguardo.
-“P-perché?
Qualcosa non va? T-ti senti male? Hai bisogno di
qualcosa?”- blaterò velocemente, andandole
incontro.
-“Rispettivamente:
perché si; si, qualcosa non va; no e
si.”- rispose ironica.
Kristoff
la guardò senza capire, aggrottando le
sopracciglia: “Che?”-
-“Perché
mi hai chiesto di venire con te?”- gli rispose
ignorando il suo sconcerto.
-“B-beh
mi sembrava una buona idea…anche Sven l’ha
approvata. Era per p-passare del tempo insieme.”-
l’ultima parte la borbottò
sottovoce.
-“L’idea
di base è apprezzabile, ma dev’esserti sfuggito
qualcosa durante il processo di attuazione.”- gli disse
facendo qualche passo
nella sua direzione, uscendo dall’acqua.
-“Cosa?”-
-“La
lingua.”- sbottò.
-“Aspetta,
che?”-
-“Praticamente
mi sono tenuta compagnia da sola e Sven ne è
testimone.”- lo accusò, indicando la
renna-“Non hai fatto altro che startene in
silenzio, da quando siamo arrivati qui. Non che mi aspettassi ballate e
sonetti
recitati a memoria da te, il che riflettendoci sarebbe stata una scena
esilarante…”- blaterò tra sé.
-“Potrei
farlo, se tu lo volessi, intendo cantarti ballate e
cose così, anche se non ne conosco, ma poteri impararle per
te.”- si affrettò a
dire lui, interrompendo quel monologo, inciampando sulle parole e
arrossendo
oltre il limite dell’umano.
Il
cuore di Anna perse un battito e la sua espressione abbattuta,
si addolcì a quelle parole, mentre un
morbido sorriso le piegò le labbra: “D-davvero, lo
faresti?”- gli chiese con
voce sottile.
Kristoff
annuì solamente.
Anna
gli si avvicinò ancora: “Sarebbe una cosa davvero
carina, ma non mi interessano le ballate e i sonetti in questo
momento.”-
puntualizzò, ritrovando la voce sicura e sfacciata di
qualche istante prima-“Il
punto è che, speravo in qualcosa di più, ad
esempio che avremmo parlato di
quello che è successo, che avremmo riso delle situazioni
irreali in cui siamo
capitati o…o di quello che è successo,beh, al
porto.”- farfugliò, torturandosi
le mani-“Sai… quella cosa, dopo averti mostrato la
slitta nuova...”- anche le
sue guance avevano cominciato ad imporporarsi, mostrando
irrimediabilmente il
suo crescente imbarazzo.
-“Oh.”-
riuscì solo a dire lui, abbassando lo sguardo.
Per
un momento tutti e due rimasero muti di fronte
all’espressione
impacciata dell’altro, guardando altrove.
-“Io
non ho fatto altro che pensarci.”- esclamarono insieme,
guardandosi negli occhi.
Poi
di nuovo silenzio, spezzato solo dallo scorrere dell’acqua
del ruscelletto.
-“Io
c’ho pensato e volevo scusarmi con te.”- Kristoff
fu
più veloce e prese per primo la parola.
-“S-scusarti?
E per cosa?”- chiese sbalordita Anna.
-“Per…il
mio gesto improprio, si insomma, per quel…b-bacio,
e…”- cominciò lui, allungando una mano
verso di lei, scusandosi.
Stavolta
fu lei ad esclamare: “Aspetta, che?”
-“Si, per il bacio,
perché
è stato avventato, e perché non avrei dovuto,
insomma tu sei la principessa e
io sono”- tentennò-
“…qualcuno senza tanta importanza.”
-“Questo
forse dovresti farlo decidere a me.”- ridacchiò
Anna, afferrando la sua mano, sospesa ancora a mezz’aria tra
loro-“Non hai
nulla da farti perdonare.”-gli sorrise incoraggiante,
avvicinandosi ancora di
un passo a lui-“O forse si.”- rifletté,
mentre un sorrisetto sghembo le
increspava le labbra.
-“Cosa?”-
le chiese, non staccando lo sguardo dai suoi occhi
grandi e di un azzurro quasi innaturale. Bellissima,
pensò.
-“Il
fatto d’avermi evitata per giorni, senza un reale
motivo.”- spiegò, avvicinandosi così
tanto, che un altro passo l’avrebbe
mandata a sbattere contro di lui.
-“Farò
tutto quello che vuoi, per farmi perdonare.”-
esalò,
come sotto l’effetto di qualche incantesimo
Così è fin troppo
facile però, Kristoff- si rallegrò tra
sé la principessa, felice dell’effetto
che aveva su di lui.
-“Beh,
potresti replicare il bacio del porto.”- gli
sussurrò, sbattendo le ciglia con fare civettuolo, facendolo
indietreggiare di
un passo, senza che lui se ne accorgesse.
Kristoff
sbarrò gli occhi e per poco non si strozzò con
l’aria:
“P-posso? Davvero?”- le chiese incredulo.
Lei
annuì semplicemente, mordicchiandosi il labbro inferiore,
pregustando già quello che sarebbe venuto dopo. Il ragazzo
non se lo fece ripetere
due volte, timoroso che Anna potesse cambiare idea da un momento
all’altro, e
si abbassò verso di lei.
Ma,
poco prima di poter fare quello che aveva sognato nelle
ultime due settimane, Anna lo fermò, posandogli le mani sul
petto: “Questo, è
per avermi fatta aspettare tutto questo tempo.”- gli
sussurrò in un soffio ad
un centimetro dalle sue labbra, sorridendo maliziosamente, e poi lo
spinse
facendogli perdere l’equilibrio.
E
un secondo dopo sedeva nel bel mezzo del ruscello, bagnato
da capo a piedi, con un’espressione inebetita in volto, come
se non avesse
ancora compreso che la principessa si era appena presa gioco di lui.
-“Ora
ti devo un bacio.”- gli disse, gustandosi la sua
piccola vendetta, raccogliendo le sue scarpette, dimenticate sulla riva
erbosa-“
Torniamo a casa?”
Ad
Anna non dispiaceva aver perso quell’occasione,
perché ora
sapeva che ce ne sarebbero state tante altre da afferrare al volo.
NdA: salve! Lo so faccio pena,
perché a) non ho ancora
risposto alle vostre recensioni e b)non ho aggiornato in tempo. Ma in
mia
difesa posso dire che la vita reale ci mette il suo zampino a volte e
che
quindi per vari motivi che non sto qui a spiegare, vi devo una shot
entro
stasera, prima di mezzanotte. Se sarete pazienti e fiduciosi
arriverà di certo
;) Grazie al mio instancabile seguito: Laura, Adriana, Martina e sangallo
(scusa cara, non credo d’averti mai chiesto il tu nome! XD)
per il loro
incoraggiamento, le loro bellissime parole e la fiducia (forse troppa)
che
ripongono in me e nei miei aggiornamenti ;) Grazie anche a Queen
Elsa
per aver aggiunto la ff tra le sue preferite (mi raccomando se leggi
questo,
sentiti libera di lasciare un tuo commento XD). Spero comunque che
questa mezza
cosa vi sia piaciuta…a prestissimo :)
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