Trick
or treat?
Stava lì, come una candela accesa
in un granaio che brucia.
[Alessandro Baricco]
L’aveva
colpito subito, con la stessa forza e rapidità di un Boccino che tenta la fuga.
E,
di sicuro, con la stessa discrezionalità.
Vi
aveva gettato lo sguardo quasi per caso, di sfuggita, scivolando tra una
chiacchiera e l’altra del suo logorroico cugino – il suo opposto ideale – e
saltellando tra una maschera e l’altra.
Aveva
dovuto ritornarci sopra una seconda volta per catturare qualcosa in più, oltre
allo scintillio di luce acciuffato dai suoi occhi grigi ad un primo acchito.
Non
aveva mai visto quel genere di travestimento in vita sua, neppure per sbaglio.
Un azzurro così rilucente difficilmente avrebbe potuto dimenticarlo. Dovette
guardare una terza volta per accorgersi che non era l’ampio grembiule a sviare
ogni attenzione, né il vestitino di un bianco accecante dalla larga gonna a
campana, quanto le scarpe da ballerina.
Rosse.
Ma
non il rosso che foderava il suo mantello nero, quello che completava lo
smoking e la maschera da Conte; tanto meno lo sbafo di pseudo sangue che gli
scendeva silenzioso dal labbro, a denotare un morso cannibalesco in perfetta
sintonia con il travestimento.
No,
era un rosso diverso.
Era
più acceso, più … fosforescente, ecco.
Un
rosso fosforescente.
Sapevano
attrarre e calamitare lo sguardo su di sé senza la benché minima intenzione,
scintillando nel buio appena intaccato dai lumi che i tanti Jack disperdevano
sopra le loro teste. *
Così
piccole, che non poté fare a meno di stupirsi – appena, impercettibilmente,
perché rimaneva comunque un Conte e una Serpe – di fronte al fatto che qualcuno
potesse avere un piede tale da riuscire a calzarle.
Si
torturava una ciocca castana: sembrava annoiata, o forse solo intimidita; difficile
giudicare un viso semi-nascosto da una graziosa maschera lattescente.
Eppure
… No, non era un vestito adatto ad
Halloween quello. Magari andava bene per qualche cerimonia, ma lì … Era un
tantino fuori luogo. E le scarpe, così rosse … erano davvero troppo rosse, ecco.
Anche
le sue labbra erano rosse e bruciavano, bruciavano nel caos di ballerini
improvvisati.
Aveva
voglia di baciarle e volere è potere.
…
Giusto Scorpius?
Non
perse tempo in inutili congetture e quando lei alzò lo sguardo su di lui – finalmente
su di lui e sul suo contegno da Conte – ogni scrupolo andò a farsi benedire
chissà dove.
Passo
deciso e portamento elegante, segni indistinguibili della sua essenza anche
nella notte più terrificante dell’anno.
Perché
un Conte rimane sempre tale, nel bene o nel male.
Si
fermò solo quando le fu dinanzi, con il marrone degli occhi di lei ben
impiantato nelle iridi – nella mente – di lui.
Poi,
inavvertitamente, allungò un mano affusolata e la guardò con quel suo modo di
fare disarmante, incisivo e penetrante come nessun altro sapeva fare.
E
lei, nemmeno lei resistette e, protendendo timidamente la mano, afferrò con
dolcezza quella fredda del Conte.
L’impatto
fu lieve, tuttavia il calore scaturito da quel contatto bastò a riattivargli
qualcosa proprio lì, tra il cuore e i polmoni, rinascendo in un battito di
ciglia.
Non
servirono inutili parole o richieste banali, perché lei lo seguì in pista senza
il bisogno di tante sottigliezze e, una volta qui, si lasciò condurre dalla sua
presa esperta al ritmo gentile di una musica lenta.
Le
scarpe rosse, sul pavimento, battevano riguardose il tempo con deliziosi e
inoffensivi tic-tic-tic che lui,
stranamente, trovò apprezzabili.
In
un istante di malsana lucidità, Scorpius pensò che avrebbe dovuto chiederle il
nome almeno, ma l’attimo dopo ogni pensiero navigava sul filo conduttore
trasportato dal marrone gentile degli occhi di lei.
Fu
naturale per lui sporgersi verso le sue labbra rosse, davvero, davvero rosse,
per lasciare anche lì il segno del suo passaggio.
Vi
depose le proprie dapprima con un movimento fugace, quasi timoroso – e lui, da
Serpeverde, non era mai timoroso –
prima di saggiarne di nuovo il sapore e soffermarsi con tormentosa lentezza
sulla morbida consistenza di quella bocca.
Aveva
un gusto dolce, fragolina, che lasciava al palato un’inebriante sensazione di
déjà vu.
Chi
era quella ragazza?
Con
quella domanda, Scorpius si separò da lei.
Con
quella domanda, rimase a fissarla con aria interrogativa, quasi perplessa,
mentre la vedeva sorridergli dolcemente.
Chi
era …
Chi …
…
“Dolcetto
o scherzetto?”
“Eh?”
Lei sbatté le palpebre, una, due volte.
Di
fronte a lei due occhi verdi come lo smeraldo più puro la fissavano sorridenti
e in visibile attesa di qualcosa.
“Dolcetto
o scherzetto, Rose! Andiamo!” Ripeté fingendosi esasperato lui, alzando gli
occhi al cielo a voler supplicare una grazia divina.
“Oh,
certo. Dolcetto o scherzetto …”
“Perciò?”
Insistette ancora il ragazzo, impaziente.
Lei
alzò il capo, fissandolo incerta. “Perciò cosa Al?”
Albus
Severus Potter sbuffò sinceramente spazientito, stavolta. “Dolcetto o
scherzetto, no?”
“Ah.”
Annuì con fare grave Rose, pensierosa. “Ehm … Dolcetto?”
Era
stato un azzardo, il suo, ma quando lo vide sorridere ancor più apertamente di
prima capì di aver dato la risposta giusta.
“Cioccorane.”
Spiegò felice Albus, mentre le porgeva i cioccolatini.
“Dove
le hai prese?” Sgranò gli occhi lei, stupita.
Per
tutta risposta le mostrò l’occhiolino. “Sorpresa!” Esclamò, tuttavia Rose aveva
la netta sensazione che c’entrassero parecchio sia il Mantello
dell’Invisibilità che la Mappa del Malandrino in quella sorpresa.
“Che
poi, devi ancora spiegarmi da cosa di sei travestita.” Puntualizzò il ragazzo
poco dopo, perplesso.
“Te
l’ho detto, da Dorothy.”
“Già,
già, il Mago di Oz, giusto?” Nel dirlo aveva inarcato un sopracciglio moro a
rivelare in questo modo il proprio scetticismo davanti alla smaniosa passione
della cugina per quel bizzarro libro Babbano, filo-magico, dove la realtà
sfumava in tinte pastello di pagina in pagina.
“Grazie,
comunque.” Cambiò discorso Rose, accennando piuttosto ai cioccolatini che le
aveva depositato tra le mani.
“Ma
figurati!” Menò l’aria Albus, lievemente imbarazzato dal sorriso contagioso
della cugina, smorzando poi l’aria nell’intrattenere un’allegra chiacchierata
con Roxanne, in vena come sempre più di scherzetti che di dolcetti.
Rose
intanto aveva già scartato una delle sue Cioccorane, mangiandone in fretta il
contenuto per evitare inutili impacci con la rana di cioccolato.
Stava
giusto ingollando l’ultimo boccone quando, alzando lo sguardo, incrociò veramente due incredibili occhi grigi.
Il
cuore perse qualche battito, all’improvviso, e fu certa di essere diventata
paonazza in viso, ma ciò nonostante si impose di mantenere un certo contegno di
fronte al ghigno impertinente del Conte.
Sembrava
ancora più pallido del solito con indosso quel costume da vampiro provetto e i
capelli dorati, di solito lasciati a ricadere docili sulla fronte, erano
stretti nel rigido controllo del gel che li spingeva all’indietro favorendo
un’immagine quanto più nobiliare possibile – come se ce ne fosse mai stato
bisogno, quasi che non lo fosse di suo già abbastanza – in armonia con l’idea
generale del travestimento.
Poi
Scorpius mosse le labbra e anche se la musica le impediva di udire, Rose riuscì
a leggere con facilità – e con una certa preoccupante aritmia cardiaca – ogni
parola mimata con cinico ma al contempo genuino divertimento dalla bocca di
lui.
“Dolcetto o scherzetto, Weasley?”
* Jack-o’-lantern è il nome dato alle zucche lavorate a mano
intagliandovi volti minacciosi con una candela accesa all’interno e adoperate
la notte di Halloween.
N/A
Piccola fanfiction per celebrare Halloween, nonostante arrivi in
netto ritardo. Non è niente di speciale, ma avevo bisogno di svagare un po’ il
capo e ultimamente le idee sulle Scorpius/Rose arrivano abbastanza di
frequente, perciò mi sono detta: perché no? Tra l’altro, adoro questa coppia! *.*
Se non si fosse capito, la prima parte non è altro che il frutto
della fervida immaginazione di Rose che, senza alcuna ragione apparente in
quanto né lei né lui sono consci di ciò che provano reciprocamente, fantastica
su come sarebbe stato se Scorpius avesse deciso di baciarla proprio lì, in quel
momento. La visuale è dal POV di Scorpius, almeno nella prima parte, giusto per
dare l’idea opposta a ciò che in effetti era. Ragionamento contorto, me ne
rendo pienamente conto.
Me lo lasciate un commentino? Ne avrei davvero bisogno. In
questo periodo specialmente.
Alla prossima e buon passato-Halloween a tutti!
Memi J