My Life Changed

di _Black_Rainbow_
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Quando Elsa l'aveva chiamato quel pomeriggio era rimasto piuttosto stupito, avevano deciso di vedersi in serata per mangiare una pizza e guardare un film. Senza esitazione le rispose e spalancò gli occhi quando riconobbe la voce di Anna all'altro capo del telefono.
-Scusa, non avevo il tuo numero Jack, pensavo volessi saperlo... Elsa è in ospedale.
Il ragazzo rimase immobile con il telefono appoggiato all'orecchio, sentiva i singhiozzi soffocati di Anna e la sua voce leggermente incrinata chiamarlo, ma non riusciva a muoversi.
-Arrivo.
Indossò velocemente un paio di scarpe e si lanciò fuori dal suo piccolo appartamento. Salì in sella alla sua moto e, incurante di ogni norma stradale, raggiunse l'ospedale.
-Terapia intensiva.
Quelle parole non fecero che allarmarlo ulteriormente. Non sapeva neanche cosa le fosse successo, ma già pregava perché riuscisse a riprendersi. Non era un bel posto quello. Troppo asettico ed impersonale, neppure un tocco di colore, solo le luci al neon ad illuminare i corridoi e le varie stanze.
Jack sperava di andarsene il prima possibile, con Elsa.
Raggiunse in fretta la stanza che gli era stata indicata dall'infermiera e proprio lì davanti trovò Anna ed i suoi genitori in lacrime. Poco lontano notò anche Kristoff, doveva essere passato per stare con lei e, magari, consolarla. Non ricordava bene le dinamiche dell'incontro, sapeva che Anna si era stretta a lui singhiozzante e poco dopo aveva avuto il permesso per entrare nella camera.
Era rimasto fermo al centro della stanza a guardare il viso rilassato della fidanzata ed i capelli biondi sparsi sul cuscino. In quel momento poteva davvero ricordare un angelo, di ghiaccio.




-Cosa le è successo?
Anna era ancorata alla sua felpa, ma ormai non ci faceva neppure più caso. Doveva sapere perché Elsa era in quella stanza.
-Era al fiume, va spesso a passeggiare lì. Dei bambini stavano giocando con la palla quando è finita in acqua... uno di loro ha provato a recuperarla, ma è caduto dentro e lei ha subito cercato di aiutarlo. È riuscita a portarlo fuori.
Alzò lo sguardo sugli occhi lucidi della madre di Elsa, erano così diversi. Non riusciva affatto a sentirsi meglio sapendo che aveva cercato di salvare un bambino.
-Lui come sta?
-Bene, è già tornato a casa.
-Lei?
-Ipotermia, dicono che dovrebbe svegliarsi ora che la sua temperatura si è ristabilita.
-Allora perché è qui?
-Vogliono monitorare le sue condizioni.
-Ehi Elsa. Mi hanno detto che ti sei fatta un tuffo... se me lo chiedevi ti portavo in piscina sai.











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