Girls
Nota
dell'Autrice: ho scritto questa storia senza il minimo scopo
di lucro, per puro divertimento personale e di chi la leggerà.
Ogni riferimento a fatti, cose e persone è (quasi) puramente
casuale. I Jonas Brothers appartengono a loro stessi, ogni diritto
sulle canzoni del suddetto gruppo è di proprietà della
Hollywood records.
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A
Kim, perché ci siamo avvicinate grazie a loro.
A
Trix, perché i nostri discorsi sono insostituibili.
Ad
Alice, perché sta diventando grande.
A
tutti voi.
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Hello
Beautiful.
Girl,
I can tell you've been crying
And you needing somebody to talk to
Girl, I can tell he's been lying
And pretending that he's
faithful and he loves you
Girl, you don't have to be hiding
Don't you be ashamed to say he hurt you
I'm your girl, you're
my girl, we your girls
Don't you know that we love ya
-Girl
Destiny's Child-
-Ari,
dai andiamo al parco giochi!-
Un
piccolo uragano di sette anni chiamato Alice trascinò con poca
grazia la ragazza che la teneva per mano nel parco della trafficata
zona di Los Angeles.
-Alice,
dai.. oh e va bene. Andiamo,ma per poco. Dobbiamo passare a prendere
la cena per questa sera.-
Alice,
un metro e venti di dolcezza e determinazione, non perse tempo e
corse ad arrampicarsi sulla struttura di legno nel grande parco.
Arianna,
20 anni da compiere, sorrise nascondendo il viso dietro i grandi
occhialoni scuri. Che cosa ci faceva a Los Angeles, ancora non le era
ben chiaro nonostante fosse cresciuta lì. Genitori
stacanovisti sul lavoro, con poco amore per le coccole e una strana
concezione di famiglia, avevano messo al mondo ben quattro figlie, i
cui estremi ora si trovano in quel parco. Ari, così era
chiamata da tutti, era la maggiore delle sorelle e la cosa
che più si avvicinava ad un surrogato di madre per le altre.
Alta e ambiziosa, iscritta al college con la speranza di diventare
qualcuno e che quel qualcuno fosse possibilmente lontanissimo da
studi legali e tribunali.
Guardando
con occhio vigile la sorellina, si raccolse i capelli con una matita
lasciando cadere delle ciocche qua e là. La
diciannovenne Giulia, chiamata comunemente Trix, era un concentrato
di ambizione, passione, testardaggine ed egocentrismo. Ari e Trix
erano legate da qualche cosa di strano e profondo: erano sorelle,
amiche, confidenti e, come piaceva pensare ad Ari, lei e le sue
sorelle erano anime gemelle, mentre i ragazzi erano solo quegli
individui carini con cui divertirsi, cosa che in effetti le due
avevano preso come filosofia di vita e spesso, fin troppo alla
lettera. "Legami seri, questi sconosciuti" dicevano sempre.
La terza sorella, quella che ancora viveva nel mondo delle favole e
che aveva decisamente una visione più romantica dell'amore,
era Chiara, per il mondo Kim, quindici anni e un mare di sogni.
-Ari,
vieni a spingermi sull'altalena?-
Ed
eccola, l'ultima. Alice, 7 anni, secondo anno della Junor High School
[quella che corrisponde alle elementari italiane] e tanta voglia di
crescere, il concentrato delle tre sorelle maggiori in uno.
Ari
sorrise vedendo la sua sorellina. Era fantastica, non c'era niente da
fare. Era ormai iniziato settembre, era il primo giorno di scuola per
lei e decisamente non era nel suo carattere starsene ferma per più
di 20 minuti dopo un'estate passata tra surf, concerti con le sue
pazze sorelle, viaggi più o meno ufficiali e tanto sano
shopping.
La
sorella maggiore gettò vicino ai suoi piedi la borsa e la
cartella sorella, divertendosi a lanciarla in aria.
-Frankie!
Frankie! No, ti prego! Big Rob è dall'altra parte della
strada! Frankie!-urlò un altro ragazzo.
-Non
ti serve Big Rob per fare il fratello!-rispose quel bimbo che doveva
essere Frankie.
Ari
sorrise alla scena, continuando a spingere Alice che divertita
lasciava che il vento le scompigliasse i capelli castani, decisamente
troppo italiani per Los Angeles.
-Hai
ragione, Frankie. Dai, vai a giocare. Ti aspetto qui!-rispose il
fratello.
Guardava
la scena divertita, e a giudicare dagli occhietti vispi di sua
sorella non era l'unica. Il ragazzo si appoggiò ad un'albero,
nascosto dietro un paio d'occhiali scuri ed un cappello da baseball.
Le
piaceva immaginare che tipo di persona poteva celarsi dietro un
determinato atteggiamento, ma a bloccare la sua indagine psicologica
fu il suo telefono.
Con
un pò di perplessità rispose.
-Pronto?-chiese.
-Buon
pomeriggio, chiamo dallo studio legale Lloyd & Ruggieri. Attenda
in linea, le passo subito l'avvocato Ruggieri.-
-Va
bene.-sbuffò.
-Chi
è?-chiese Alice.
-L'avvocato
Ruggieri amore. Vediamo se è mamma o papà.-
Quando
l'odiosa musichetta finì, una voce decisamente maschile
rispose.
-Pronto?-
-Papà?-chiese
Ari sorpresa.
-Oh,
Giulia! Bene, volevo parlarti.-
-Papà,
sono Arianna.-
Ari
alzò gli occhi e Alice con fare teatrale si diede una piccola
sberla sulla fronte.
-Ah
sì giusto, Arianna. Dove siete?-
-Sono
al parco con Alice, la più piccola, nel caso lo scordassi. Ha
7 anni.-
Era
quasi certa che suo padre stesse prendendo appunti, per la serie:
"Arianna più grande, no Giulia, Alice 7 anni, piccola".
-Ah,
bene. Salutala.-
Conversazioni
imbarazzanti, le aveva sempre odiate.
-Ali,
ti saluta Alfredo, ehm.. il papà.-
Alice
con un'alzata di spalle corse verso lo scivolo, dove il bambino che aveva visto arrivare poco prima giocava.
-Fatto.
Ti serviva qualcosa?-
-Ehm,
sì. Non rendermi le cose difficili. Stasera io e mamma abbiamo
prenotato per tutti e 6 da SoHo, per una cenetta in famiglia. Vi
aspettiamo lì alle 9. Ora scusa, devo attaccare!Ciao!-
-Fanculo!-bisbigliò
toccando il touch screen del suo iPhone.
Ogni
minimo contatto con loro la metteva immediatamente di cattivo umore,
cosa che non sfuggì alla sua sorellina che corse ad
abbracciarla.
-Kevin,
Frankie!Mi avete fatto prendere un colpo- sussurrò un
energumeno avvicinandosi al ragazzo.
-Dai,
Big Rob. Eravamo lì di fronte. E come vedi, sia io che la
piccola rockstar stiamo benissimo.- rispose pacato con un sorriso.
-L'ho
detto che non era una buona idea. Su, adesso muoviti. Dobbiamo
andare.-
-Lascia
divertire Frankie ancora un pò, dai.-
Big
Rob aveva un aspetto da duro, ma quando riguardava i suoi ragazzi non
era in grado di dire di no a niente, a dire il vero non era sicuro
che si divertisse solo Frankie, visto che il giovanotto teneva
d'occhio una giovane donna, con un paio di short di jeans molto corti
che lasciavano scoperte le gambe leggermente abbronzate, e un top
nero.
Frankie
sembrava non accorgersi dell'arrivo di Big Rob e tutto preso aveva
iniziato a giocare con altri bambini.
-Vedi,
queste sono le cose che a volte mi mancano. Essere anonimo. Quanto ci
è voluto a Frankie per fare amicizia con quella bimba dai
capelli scuri?-
Big
Rob lo ascoltò in silenzio, fissando il bambino che sembrava
davvero divertirsi un mondo.
Ari
raccolse di malavoglia le sua cose da terra.
-Ali,
amore, dobbiamo andare a casa. Dobbiamo avvisare la Trix e la
Kim..su, saluta il tuo amico.-sorrise.
-Sì,
ciao Frankie! Ci vediamo domani a scuola!!-lo salutò allegra.
Frankie,
capelli color miele e sguardo furbetto la salutò a sua volta
con un sorriso solare correndo anche lui verso il fratello.
-Kevin!
È lei la bambina che ti dicevo: Alice!-
Frankie
indicò le due sorelle che uscivano ridendo dal parco,
tenendosi per mano.
-Frankie?
Tu la conosci?- chiese il fratello maggiore, mentre scrutava con
interesse gli short di jeans.
-Kevin!
Te l'ho appena detto! È quella che mi piace!-
-E
ci credo..-borbottò.
Big
Rob rise sommessamente, spingendo verso il Suv dei Jonas i due
fratelli.
Quella
sera, Kevin tentò di informarsi con molta disinvolutura dal
fratellino, senza nemmno sperare di vederla ancora.
"It's
never enough
you've heard it all before
it's money we adore, oh
baby
it's never enough
what makes us all want more
it's
never enough, oh baby"
Parcheggiata
la sua Mini Cooper che condivideva con la sorella, Ari e Alice
corsero verso l'ingresso, pronte per un arrivo trionfale. Le note di
Never Enough si sentivano fin sulla strada, cosa non male
considerando il fatto che a Beverly Hills (codice di aviamento
postale 90210, of course) per ogni piccola trasgressione venivi
additato come strano. Tutti, tranne loro. Diciamo che essere le
figlie degli avvocati divorzisti delle star poteva avere anche dei
vantaggi oltre a quelli economici. Una grossa mano l'aveva data loro
la natura, dotandole di una buonissima dose di fascino, bellezza ed
eleganza. Sì, anche di modestia.
"where
am I from
since when did I need so many things.
where are your
priorities?
But I love these modern luxuries"
Trix,
solo all'anagrafe e ai suoi genitori -forse- nota come Giulia, era in
piena fase esibizionista cantando sul divano, il corpo perfetto
fasciato in un succinto completino intimo nero e viola, i capelli
corti rosso scuro e il trucco marcato, ma non volgare, muovendosi
come una Pussicat Dolls e usando una spazzola come microfono.
Sull'altro divano Kim, in reggiseno e slip di una tenute tonalità
di giallo con pizzetti, si muoveva imitando la sorella in tutto e per
tutto. I lunghi capelli castani le ricadevano morbidi sulle spalle.
-Sorelleeeee!-urlò
Ari divertita per salutarle.
Trix
le fece l'occhiolino e Ari non se lo fece ripetere due volte. Si
tolse la maglietta e rimanendo lei stessa in reggiseno, si mise a
saltare sul divano seguita poco dopo da Alice, naturalmente
quest'ultima vestita. Sì, si erano sempre divertite un sacco
loro, e sempre avrebbero continuato a farlo.
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Welcome
everybody!
Innanzitutto,
grazie per aver letto di vostra spontanea volontà questa
storia. Non è la prima che scrivo, ne ho scritte diverse
altre, ma è la prima che pubblico qui su EFP. Cercherò
di aggiornare con scadenze regolari, la storia è quasi del
tutto scritta ormai.
Un
grazie particolare a tutti quelli che la leggeranno e ancor più
speciale a chi lascia un commento.
I
feedback sono sempre graditi e spesso aiutano l'autore.
Con
affetto,
Ari
PS. Un grazie
particolare alle mie sister. Vi amo.
PPS. La canzone che
cantiamo sul divano è Never Enough di Belinda.
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