Ardentes Mali Flammae

di Mia
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Ardentes Mali Flammae
Masato Fujiwara
Prologo

Il cielo era sereno, tanto che dal santuario del Supremo era facilissimo distinguere la Terra.
Mr Popo passeggiava per le numerose stanze del palazzo, al fine di controllare, come era solito fare da ormai molti anni, che tutto fosse in ordine. Inoltre, nonostante egli sapesse che era praticamente impossibile che qualcuno giungesse fino al palazzo, da quando, ormai molti anni prima, Son Goku aveva compiuto questa impresa, le certezze del fedele assistente del Supremo erano crollate, ed ora egli faceva ogni giorno un giro di ricognizione. Una volta terminato il lungo ed abituale percorso, andò alla ricerca di Dende, che non si era fatto vedere per tutto il giorno. Lo trovò nella stanza dove era custodito il modellino del Drago Shenron; era immobile, in piedi davanti ad esso e lo fissava intensamente con evidente preoccupazione.
Al fedele Mr Popo, che da anni viveva accanto al giovane namecciano, non sfuggì questo stato d’animo e, dopo essersi avvicinato a lui, gli domandò con una certa apprensione se ci fosse qualcosa che non andava.
I suoi tondi occhi, come al solito, non lasciavano trapelare alcuna espressione, ma il tono di voce compensava questa inespressività, tanto che il namecciano, percependo quest’inquietudine, fu distolto dai suoi pensieri e si girò verso il fedele Mr Popo. Lo guardò per un attimo senza parlare, né cambiare espressione; infine disse, distogliendo lo sguardo: -Sento che qualche cosa di strano sta succedendo al modellino del Drago… non so cosa sia, ma le vibrazioni negative non fanno presagire nulla di buono. E’ come se una grande forza scaturisse da esso, non so se mi spiego… una forza malvagia; non te ne sei accorto anche tu, Mr Popo?-
Detto questo, il giovane Supremo si allontanò di qualche passo, avviandosi verso una delle immense finestre, dalla quale si poteva vedere la Terra. Guardò verso il basso con aria inquieta, come se temesse che il male proveniente dalle Sfere potesse intaccare, o stesse già intaccando, la pace e la serenità del pianeta. Quasi le parole del giovane namecciano fossero state udite dalla forza maligna, l’atmosfera si fece tesa e l’aria parve riempirsi di una sottile elettricità della quale si poteva quasi percepire lo sfrigolio sulla pelle. La sensazione che questa energia dava era quella di un focolare acceso, di ardenti fiamme che sfrigolassero in un camino, apparentemente innocenti e benigne, ma dalle quali avrebbe potuto scaturire un terribile incendio, qualora un solo, piccolo, insignificante tizzone fosse caduto sull’infiammabile pavimento di legno.
Quando, con un’intensa ondata di calore, l’influsso negativo ebbe raggiunto il suo apice, andò via via scemando, fino a scomparire del tutto, lasciando dietro di sé solo un teso e pesante silenzio, carico di dubbi.





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