Penultimo
capitolo, manca solo l'epilogo!
Grazie
per
la pazienza e grazie a tutti quelli che stanno ancora seguendo questa
storia!
Spero
che
questo capitolo A/A vi piaccia!
L'epilogo
arriverà nei prossimi giorni, giuro!
Se
vorrete
farmi sapere cosa ne pensate, mi farà felice!
Sentimenti
alla luce del sole
"E allora Athos, hai deciso di fare pace
col tuo
cervello o hai intenzione di continuare ad essere idiota ed ottuso
come ti sei dimostrato fino a questo momento?". La voce di
Aramis era un miscuglio di rabbia, freddezza e delusione. Athos la
stava deludendo, lui, che lei aveva sempre considerato il
più
saggio, intelligente, integerrimo... Ma che gli stava prendendo? Il
suo astio verso di lei lo comprendeva ma perchè,
perchè si stava
comportando così anche con d'Artagnan e i suoi figli? Aveva
spezzato
il cuore della piccola Julie che Athos sapeva stravedere per lui, Si
era azzuffato nel fango con il suo migliore amico come se fosse stato
un ragazzino di quindici anni! Dannazione, questo non era Athos!
Athos era intelligenza, raffinatezza, eleganza, educazione, dolcezza
anche... Era ora di far tornare le cose nel giusto ordine! Era sempre
stata una donna forte e se fosse stato necessario l'avrebbe fatto
ragionare a suon di scarpate in testa, ci teneva troppo! Athos non
doveva perdersi, non poteva farsi accecare dalla rabbia e dal dolore!
Era troppo in gamba e prezioso per farlo e lei glielo avrebbe
impedito!
"Sta zitta!". Gli occhi di Athos erano
iniettati di rabbia, non ragionava più... Era combattuto
dalla
dannata voglia di urlarle dietro e... di spingerla contro l'albero
accanto a loro e baciarla con passione!
Aramis gli si avvicinò furiosa.
"Al diavolo, non
starò zitta! Non ci è mai riuscito nessuno a
zittirmi e di certo
non lo farai tu con il tuo comportamento idiota! Athos, dannazione
che ti prende?".
"Sta lontana da me!" - tuonò la
voce di
Athos, mentre il temporale imperversava intorno a loro. Non doveva
avvicinarsi troppo Aramis, non era così sicuro di resistere
alle sue
tentazioni non troppo pure...
Incurante, Aramis gli si parò
davanti, prendendolo per
il colletto con un gesto veloce. "Al diavolo, io quì ci
resto!
E se non la smetti, ora sarò io a prendere a pugni te! E ti
assicuro
che potrei essere più brava di d'Artagnan!".
Athos si accigliò,
momentaneamente sorpreso dalla foga
della donna. Aveva visto tante volte Aramis combattere, animata dalla
concitazione di una battaglia, ma mai l'aveva vista tanto arrabbiata.
"Più brava di d'Artagnan a fare a pugni? Tu... sei una...".
"Una donna! Dillo Athos, su non farti
remore! Si,
sono una donna! La stessa che ha combattuto per anni con voi, la
stessa che con voi ha sfidato la morte più e più
volte, la stessa
con cui ti piaceva allenarti con la spada! Ero e sono al vostro
livello, oggi come ieri! E tu ti stai comportando da idiota!".
Disse, spintonadolo e facendolo arretrare fino al tronco del grosso
tiglio che svettava nel suo giardino.
Athos digrignò i denti. "Ora
è diverso!".
"Ora è diverso perchè
sai chi sono?" - urlò
Aramis, mentre i tuoni sovrastavano la sua voce.
Athos scosse la testa, rabbioso. "No, non
per
quello! E' una questione di fiducia! Hai tradito la mia, la nostra!
Se davvero vuoi saperlo, io non ho mai creduto al fatto che tu sia un
uomo! Ho sempre saputo la verità, l'ho intuita dal primo
istante in
cui ti ho vista!".
Aramis si bloccò, a bocca
aperta. Athos quindi...
sapeva? "Cosa?".
Athos si avvicinò a lei con
sguardo duro, di
rimprovero. "Già, sapevo! Ma sai cosa? Non mi interessava,
non
mi sono mai chiesto i motivi per cui tu lo facessi! Mi fidavo di te
come mi fidavo di Porthos e del capitano De Treville. E poi di
d'Artagnan, quando è arrivato anche lui! Eri un buon amico,
eri
leale, tenevi a noi... O almeno, credevo...".
Aramis sussultò. Athos era
partito usando un tono
rabbioso ma che poi era scemato in un sussurro triste e risentito.
"Cosa vuol dire? Che non ti fidi più di me?".
Athos fece un sorriso freddo. "Come potrei?
Non ti
ho mai chiesto nulla perchè ritenevo che dovessi essere tu a
volerci
dire qualcosa, se ti andava... Ero convinto che tu avessi i tuoi
buoni motivi per essere entrata nei moschettieri e li rispettavo! A
me bastava la tua amicizia sincera! Credevo tenessi a noi, credevo
che per te fossimo importanti e questo mi bastava! E invece da un
giorno all'altro sei sparita e te ne sei andata, volatilizzata nel
nulla. Non un saluto, non una spiegazione. E se il principe e i figli
di d'Artagnan non fossero finiti per puro caso sulla tua strada, di
te non avremmo saputo più niente".
Aramis si bloccò, frastornata da
quelle parole. Athos
aveva sempre saputo, Athos aveva accettato silenziosamente ogni sua
decisione... E probabilmente era quello che più era rimasto
ferito
dal suo allontanamento di dieci anni prima. Forse, era ora di dire la
verità, di dirgli davvero tutta la sua storia.
Sospirò, mentre il
suo sguardo si perdeva nella campagna, allagata da quell'immenso
temporale. "Sono venuta a Parigi per vendicare la morte del mio
uomo, ucciso da Maschera di Ferro e da Mansonne tanti anni fa. Era il
mio amore, l'uomo che avrei dovuto sposare. Il capitano De Treville
sapeva chi fossi e mi ha accettata e io ho fatto di tutto per
nascondere la mia identità perchè non volevo che
lui passasse dei
guai a causa mia. Ho conosciuto te, Porthos e gli altri moschettieri
e sono stati anni bellissimi... Siete i miei ricordi più
belli! Mi
sono sentita a casa con voi, come se avessi una famiglia anche se di
fatto non ne avevo più una. Il resto della storia lo conosci
anche
tu! Maschera di Ferro e Mansonne sono stati sconfitti e io ho avuto
vendetta... Credevo che dopo tutto questo, avrei continuato a vivere
come un moschettiere, con quella vita che ormai amavo. Ma a quel
punto la menzogna che avevo portato avanti tanti anni è
diventata
pesante da sopportare. Che sbocchi avrei avuto, che vita avrei avuto
se fossi rimasta a Parigi? Una vita non vita, non vera! Ogni rapporto
che avrei creato sarebbe nato sulla menzogna... Una menzogna che
ormai mi aveva intrappolato e che prima o poi sarebbe stata
scoperta... Per questo me ne sono andata in silenzio... Non sapevo
cosa dire, cosa fare, avevo paura delle vostre reazioni, avevo paura
di crearvi problemi. Credimi, andarmene ha fatto più male a
me che a
voi! Voi a Parigi vivete una vita alla luce del sole, io non avrei
potuto farlo! Mi spiace che tu ti sia sentito ferito, giuro che non
lo avrei mai voluto... Sei sempre stato quello che ho più
ammirato,
il più integerrimo, il più astuto, il
più intelligente, il più
saggio...".
Athos rimase in silenzio per alcuni
istanti, tramortito
da quel fiume di parole che Aramis gli aveva riversato contro. Ora
sapeva, ora tutto pareva assumere una logica precisa... La rabbia
sembrò scemargli dentro, lasciando posto a una assurda
stanchezza.
Già, essere arrabbiati era un ottimo modo di disperdere
forze ed
energia... "Stanno davvero così le cose?".
Aramis alzò le spalle. "Si,
stanno davvero così...
Sapevo che vi avrei ferito ma non potevo fare altro... Il mio posto
non era quello, benché lo amassi... E' stata una fuga la
mia, lo
so... Non avevo scelta! E inoltre, sapevo che voi sareste rimasti
insieme e avreste condotto una vita comunque serena. Io sarei
diventata per voi un ricordo sempre più lontano, uno dei
tanti
moschettieri che hanno incrociato le vostre vite negli anni. E mi
andava bene così!".
Athos sospirò. Il viso di Aramis
sembrava triste e
questo in un certo senso lo feriva. La preferiva pochi minuti prima,
arrabbiata e pronta a prenderlo a cazzotti. "Se nessuno
sapeva... Come mai d'Artagnan non è parso sorpreso quando ti
ha
rivista, vestita da donna? Perchè a lui l'hai detto?". Era
una
cosa che lo faceva impazzire... Perchè non si era fidata di
lui,
come si era invece fidata del guascone?
Aramis sorrise. "Ma io non gliel'ho detto,
l'ha
scoperto da solo durante la battaglia di Belle Ille. Mi ero ferita e
mi si era strappata la camicia! E ha visto, mio malgrado, tutto
quello che c'era da vedere! Sono stata costretta a dirgli la
verità
a quel punto e gli ho chiesto di non farne parola con nessuno. E lo
conosci, se d'Artagnan promette, poi mantiene! E' una persona pura e
onesta, leale. E negli anni ha acquisito molto carisma, carisma che
non gli consente di perdere le staffe come hai fatto tu in questi
giorni! E' il successore ideale di De Treville, ne sono sicura! Non
dovresti essere geloso di lui! E dovresti chiedere scusa alla piccola
Julie, se vuoi un consiglio!".
In quel momento Athos si sentì
un idiota! Aveva
dimenticato la fiducia, l'amicizia, la lealtà che aveva
sempre unito
gli uni agli altri. Erano stati un grande gruppo loro, una grande
forza! Sarebbe bastato parlare, chiedere a lei e a d'Artagnan per
avere risposte sincere! E si sarebbe risparmiato tutto quel sangue
amaro che lo aveva avvelenato negli ultimi giorni! Aramis era stata
sincera, forse ora avrebbe dovuto esserlo lui... E magari tutto
sarebbe andato a posto... "Ero geloso!".
"Lo so!" - rispose lei, sicura.
Athos inspirò profondamente.
"Geloso e stupido...
Ti ho sempre apprezzata in silenzio, ero incantato da te e da ogni
cosa che facevi! Ti consideravo unica perchè non esistono
donne come
te! Per Porthos e d'Artagnan tu sei stata un vero amico ma per me, la
tua perdita... è stata uno strappo al cuore! Prima il dolore
e poi
la rabbia perchè non capivo! Perchè non riuscivo
a credere che te
ne fossi andata senza dire nulla a me! Credevo di essere importante
per te, credevo che il nostro fosse un tipo di rapporto più
forte
rispetto a quello che avevi con gli altri... Te ne sei andata e io
non mi sono sentito come uno che ha perso un amico... Io mi sono
sentito come un... amante... abbandonato dalla donna che ama!".
Aramis sussultò. Non se lo
aspettava, non poteva
crederci! Il tono di voce di Athos era stato rabbioso ma anche
addolorato e... passionale. Era vero, Athos aveva ragione, per lei
lui era diverso, più speciale degli altri. Vedere giorno
dopo giorno
Athos era stata una medicina per il suo cuore distrutto dal dolore di
aver perso Francois. Sapeva di esserne attratta, da sempre! Sapeva di
avere imparato ad amare Athos giorno per giorno ed era stata
terririzzata da questo sentimento che non poteva vivere. Ma ora
sapeva che Athos era a conoscenza di tutto, che si era fidato di lei
in silenzio senza dire nulla, senza chiederle nulla! Se entrambi
avessero avuto la forza e la determinazione di vivere i loro
sentimenti alla luce del sole, le cose sarebbero forse andate
diversamente per entrambi. Meno solitudine, meno dolore, meno rabbia.
E più gioia data da una vita piena.
Aramis non disse nulla, non aggiunse altro.
Le parole
non servivano! Gli si avvicinò, lasciando liberi quegli
istinti che
aveva obbligatoriamente sopito negli anni.
E lo baciò, con passione.
Athos spalancò gli occhi,
sorpreso. Ma poi rispose al
bacio, riversando su di lei anni di dolore e mancanza, anni di
desiderio mai realizzato, anni di amore silenzioso.
"Ti sei sentito come un amante abbandonato
è?"
- sussurrò maliziosa, fra un bacio e l'altro.
"Si..." - rispose lui, col fiato corto,
mentre
le sue mani vagavano sui fianchi della donna.
"Mi sei sempre piaciuto Athos, ma ti ho
sempre
considerato irraggiungibile!" - mormorò lei, accarezzandogli
il
petto.
"La stessa cosa vale per me! Bella e
irraggiungibile, terribilmente in gamba! Ti amo da sempre,
Aramis...".
"René... mi chiamo
René..." - mormorò lei
di rimando – "E ti amo da sempre anch'io, da quando hai
scaldato il mio cuore, aiutandomi e confortandomi, in quel mondo di
soli uomini! Senza il tuo aiuto, sarei stata persa!".
Athos non disse più nulla.
Rabbia e dolore ormai
lontani. Lei era bella, era lì fra le sue braccia e gli
sembrava di
impazzire di gioia, di desiderio e... beh, di qualunque cosa gli
stesse macinando dentro, facendogli sentire in ogni fibra del suo
essere un fuoco violento. Baciandosi raggiunsero il fienile,
lasciando fuori tutto quello che li aveva divisi e quell'infinito
temporale che scuoteva la campagna.
Chiusero la porta, si stesero sul fieno.
E si amarono appassionatamente tutta la
notte...
|