Bene! Rieccomi tra
voi...dunque...tre commenti x il primo capitolo non è male
^^ ma si può fare di meglio...comunque, questa volta mi
impegnerò a ringraziare tutti di volta in volta, altrimenti
finisce come nell'altra fic che mi tocca fare un capitolo a parte per i
ringraziamente...vabbè...
Grazie a:
Jaji: grazie, mi fa piacere che
ti piaccia l'inizio ^^
GaaRa92: beh, pure io aggiorno
molto lentamente (basta vedere quanto ci ho messo per postare la
vecchia fic ^^) comunque mi impegnerò a fare la brava!!!
Billa483: Hi hi...sono contenta
di averti incuriosito...ancora non so cosa succederà,
però questo capitolo è un po' più
tranquillo. Baci
E grazie anche a quelle tre
persone che hanno messo la fic tra le preferite ^^ (Billa483, Leleo91 e
Pazzerella_92).
Ok, ora ho finito. Kussen a tutti
^^
02.
BERLINO_CASA
DI LU
Suonai il
campanello e la mia amica mi venne ad aprire.
“Vieni
pure. Immagino tu abbia fame, quindi prima si pranza e
poi ti faccio vedere cos’ho preso per te” disse,
sorridendo.
Dopo pranzo,
che fu ottimo come sempre, Lu mi fece sedere sul
suo letto e mi disse di chiudere gli occhi.
Sentii
muovere dei sacchetti e quando riaprii gli occhi, vidi
almeno una decina di jeans e quasi quindici magliette.
“Ma
sei impazzita? Avrai speso una fortuna!” esclamai,
notando le marche stampate a caratteri cubitali su ogni capo.
“Non
ti preoccupare. Quelli che non ti piacciono posso
riportarli indietro” mi disse, sempre sorridendomi.
Provai
un’infinità di vestiti, poi, finalmente trovai il
look
giusto.
Jeans neri,
a sigaretta, con una maglia lunga nera e degli
stivaletti in camoscio neri che andavano molto di moda in quel periodo.
Insomma, stavo veramente bene.
Lu mi
saltellò intorno, soddisfatta.
“Che
bello, sei bellissima” disse. Restammo insieme per tutto
il pomeriggio, durante il quale la mia amica mi truccò, mi
pettinò e mi diede
anche un paio di lenti a contatto. Sembravo proprio un’altra
persona.
“Lu,
non so proprio come ringraziarti”
“Beh,
basta che questa sera canti e ti diverti, per me sarà
la ricompensa migliore” disse, abbracciandomi.
Alle otto e
mezza partimmo verso il locale di Andrea. Si
trovava proprio in centro ed era il live pub più in voga di
quel periodo.
Non appena
entrai, vidi mio fratello che stava letteralmente
litigando con l’amplificatore.
“Hai
bisogno di una mano?” chiesi, sorridendo.
“No,
grazie. Adesso arriva mia sorella…” si
fermò a metà
frase, esterrefatto.
Mi
guardò più volte.
“Mio
Dio…Ale sei fantastica. Altro che ragazza
immagine!”
esclamò.
Io arrossii,
poi sistemai tutti i cavi dell’amplificatore.
“Non
sei mai stato bravo con queste cose…” dissi,
sorridendogli.
Dopo aver
sistemato le sue cose, mi occupai dei microfoni.
Ero in
piedi, sul palco. Mi faceva uno strano effetto. Non
avevo mai cantato davanti ad un pubblico. Mi tremarono le gambe, poi
sentii una
stretta alla spalla. Mi voltai e vidi Matt.
“Non
ti preoccupare. Andrà tutto bene” disse,
sorridendomi.
Annuii,
arrossendo, poi mi preparai.
Ci sarebbe
stata proprio Andrea a presentarci.
Alle 21 in
punto, la biondissima fidanzata di mio fratello
saltò sul palco.
“Buona
sera!” esclamò attirando l’attenzione di
tutti. Il
gruppo di Eric era abbastanza conosciuto, quindi c’era
parecchia gente.
“Questa
sera, per voi si esibirà il mitico gruppo dei Damned.
Con la speciale
partecipazione di una voce femminile. A voi Eric, Jo e Matt,
accompagnati dalla
bellissima Alena!” esclamò.
Subito la
luce dell’occhio di bue mi illuminò. Ero
letteralmente appesa al microfono. Le gambe mi tremavano da morire.
La musica
partì e con essa se ne andò anche un
po’ di paura.
Cominciai a
cantare, chiudendo gli occhi, per non vedere
tutta quella gente.
La prima
parte terminò dopo quasi un’ora. Dovevamo suonare
ancora cinque o sei pezzi, a seconda di quanta gente d’era
ancora.
“Bravissima”
mi sentii dire, da una voce dannatamente
familiare.
Mi voltai e
vidi proprio David Jost. Il simpaticone che mi
aveva privato di tutte le corde per i ragazzi.
“Grazie”
risposi, fingendo di non conoscerlo.
“Mi
scusi, ma lei ha un viso familiare”
“Davvero?”
“Sì,
per caso ci siamo già visti?”
“Sinceramente
la mia memoria visiva è piuttosto scarsa, mi
dispiace” risposi.
“Oh,
ora ricordo. Ci siamo visti proprio ieri mattina. Al
negozio di musica”
“Ha
ragione. Che sbadata, mi scusi, ma ho mille impegni per
la testa, quindi…”
“Non
si scusi. In ogni caso è lei il leader del gruppo?”
“No,
è mio fratello, venga pure che glielo presento”
dissi,
sorridendo.
Sembrava
più simpatico del giorno precedente.
Eric gli
strinse la mano vigorosamente.
“Sono
David Jost e sono il manager dei Tokio Hotel. La vostra
band mi piace. Siete bravi e vorrei che apriste i concerti del prossimo
tour
del mio gruppo” disse, senza tanti giri di parole.
Mio fratello
e Matt si guardarono, mentre Jo mi sorrise. Ce
l’avevamo fatta.
“Per
noi sarebbe un piacere…” disse Eric.
“Allora
domattina vi presenterò ai ragazzi. Facciamo che ci
troviamo qui per le otto e mezza?”
“Benissimo
signore” disse Matt.
Sorrisi,
sapendo che lui era il più pigro dei tre.
La serata
proseguì normalmente. Alla fine avevamo ottenuto
quello che volevamo. Andrea era entusiasta quando le comunicammo la
notizia. Lu
continuava a ridere e a scherzare.
Tornammo a
casa più o meno alle tre. Tempo di sistemare tutte
le cose ed eravamo a letto, ma io non riuscii ad addormentarmi.
Saremmo
diventati famosi. Io, quella sfigata e cicciottella
che tutti prendevano in giro, avrei aperto tutti i concerti dei Tokio
Hotel,
avrei girato l’Europa.
Mi sorpresi
a piangere dalla gioia. Finalmente avevo ottenuto
quello che volevo.
Alle cinque
mi alzai. Non riuscivo proprio a starmene a
letto. Andai in bagno, mi lavai la faccia, poi scesi di sotto ed accesi
la tv.
Feci un
po’ di zapping, cercando di trovare qualcosa che non
fosse un film porno, quando finalmente mi fermai sul canale della
musica.
Ad un tratto
vidi una figura familiare.
Ero io!
Dannazione, ero in televisione.
Corsi al
piano superiore e svegliai tutti quanti.
“Ragazzi!
Siamo in tv!” gridai, quasi in preda ad una crisi
isterica.
Eric
saltò fuori dal letto ad una velocità
straordinaria,
seguito da Jo.
“Matt!
Sbrigati, siamo in tv!” dissi, scuotendolo.
Il mio amico
si mosse lentamente.
“Io
scendo. Muoviti” dissi, tornando di sotto.
Mio fratello
e Jo erano davanti al televisore.
In quel
momento stava parlando proprio David.
“Sono
molto contento di poter finalmente affermare di aver
trovato la band adatta per aprire il tour dei Tokio Hotel. Anche i
ragazzi mi
sono sembrati entusiasti quando ho mostrato loro il video di questi
quattro
giovani. Sono quasi coetanei e sono certo che lavoreranno bene insieme.
Bill
era al settimo cielo quando gli ho dato la notizia. Era in ansia
perché temeva
non ci fossero band in giro che mi piacessero abbastanza. In effetti ho
faticato molto per trovare questi quattro ragazzi”
“Ci
dica, cosa ha pensato non appena ha visto i ragazzi?”
“Beh,
prima di giudicare a priori, ho ascoltato la loro
musica. Abituato alla voce di Bill, mi ha fatto enormemente piacere che
ci
fosse una ragazza a cantare e questo è stato un punto a loro
vantaggio. Stavo
cercando un gruppo dove almeno ci fosse una presenza femminile, per
attirare
anche il pubblico maschile”
“Capisco.
In ogni caso ci ha parlato solo di Bill, gli
altri tre ragazzi cosa le hanno detto, riguardo ai Damned?”
“Beh,
Tom per prima cosa si è lamentato che l’avessi
svegliato, poi una volta ripreso ha osservato silenziosamente il video.
È
rimasto molto impressionato dalla bravura dei musicisti. I giudizi
sulla
cantante ve li lascio solo immaginare” disse
ridendo.
Io arrossii
vistosamente. Non volevo nemmeno sapere cosa
aveva detto quel ragazzo su di me.
“Ma
io lo ammazzo di botte!” esclamò Eric, stringendo
i
pugni.
“Georg
ha parlato a lungo del bassista e del suo
strumento. Ha detto che gli piace molto e che vorrebbe suonare con lui,
un
giorno. Invece Gustav, che è sempre il più
tranquillo e giudizioso ha detto
semplicemente che era soddisfatto della mia scelta e che sapeva che
avrei
trovato un gruppo all’altezza del compito”.
La giovane
intervistatrice lo ringraziò, poi terminò lo
speciale su di noi.
“Cazzo!
Certo che potevano avvisarci che ci avrebbero fatti
vedere in tv” disse Matt.
“Beh,
io ora vado a preparare la colazione. Voi che fate?”
“Io
vengo con te…” disse Eric.
“Io
vado a farmi una doccia” disse Jo.
“Scusatemi
se non mi aggrego, ma sono le cinque, quindi credo
che andrò a dormire ancora per
mezz’oretta” disse Matt, salendo nuovamente al
piano superiore.
Preparai il
caffè, poi misi in forno delle brioches.
“Senti,
Eric non devi prendertela per quello che potrebbe aver
detto Tom” dissi, sciacquando il lavandino e prendendo le
tazze.
“Invece
sì. Quello manco ti conosce e
si permette di fare commenti. Già lo so che
è uno sessualmente depresso. Scommetto che mi
toccherà litigarci”
Mi voltai e
gli diedi un bacio su una guancia.
“Che
cavaliere il mio fratellone”
“Ovvio!”
esclamò lui, arrossendo.
Jo si
unì a noi poco dopo.
“Allora,
pronti psicologicamente per conoscere la band
tedesca più famosa al mondo?” chiese, imburrando
una brioche.
“Guardami.
Ti sembro una pronta ad una cosa de genere?” gli
domandai, obbligandolo a fissarmi.
Rise.
“No,
ma nemmeno noi siamo preparati. Nessuno avrebbe mai
scommesso un centesimo su tre ragazzacci come noi”
“Hey,
ragazzaccio a chi? Parla per te” disse Matt.
“Senti,
mica dovevi dormire te?” gli domandai.
“Con
voi che blaterate mica si riesce a dormire e poi sto
troppo in ansia per questa cosa. Ma ci pensate che gireremo tutta
l’Europa,
senza lavoro, donne e altre varie rotture di palle?” chiese.
Sì,
lui è un po’ grezzo nel parlare.
Sorrisi.
“Sarà
la vostra chance! Diventerete famosi ragazzi!”
esclamai.
“Ammò
con sto diventerete? Diventeremo famosi Ale. Se non
fosse stato per te non ci avrebbero manco presi in considerazione. Hai
sentito
quello che ha detto David. Gli ha fatto enormemente piacere che ci
fosse una
ragazza a cantare e questo è stato un punto a nostro
vantaggio. Stava cercando
un gruppo dove almeno ci fosse una presenza femminile, per attirare
anche il
pubblico maschile…devo ricordartelo io?” mi chiese
Jo.
Abbassai il
capo.
“No,
hai ragione. Ora siamo un gruppo!” esclamai, sorridendo.
Salii in
bagno e mi feci una doccia, almeno per rilassarmi un
po’.
Sorrisi,
pensando a quanto sarebbe successo di lì a poco.
Andai in
camera mia e presi dei vestiti che mi aveva lasciato
Lu.
“Tienili,
ti saranno utili…” mi aveva detto.
Aveva
dannatamente ragione.
Mi vestii e
mi truccai, poi scesi.
“Con
che macchina ci spostiamo?” chiesi.
“Con
la tua!” mi risposero tutti e tre in coro.
“Certo.
Perché mi hanno detto che ci stanno quattro persone
in una smart!” esclamai.
“Allora
prendiamo su la Peugeot di Jo” disse Matt.
“Ovvio.
Anche perché è molto meno scassata delle
vostre”
disse il mio amico, ridendo.
Non appena
furono pronti, uscimmo di casa.
Jo mi porse
le chiavi.
“Perché?”
domandai.
“Fa
scena che sia la donna a guidare” mi rispose.
Scrollai le
spalle e partii.
Alle otto e
mezza precise eravamo davanti al pub ancora
chiuso di Andrea, ma di David e dei Tokio Hotel non c’era
nemmeno l’ombra.
“Star.
Si fanno sempre aspettare” commentò Matt,
accendendosi
una sigaretta.
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