Hermione stava
attraversando il
corridoio all'ingresso della Tana quando venne raggiunta dalle voci di
due persone che discutevano animatamente. Preoccupata, uscì
nel
trasandato giardino dei Weasley e constatò con sollievo che
si
trattava solo di Lupin e Tonks.
“Devi
riprendere il controllo,
Tonks,” stava sollecitando in tono teso il suo ex insegnante,
“lo
capisci che lasciandoti andare a questo modo abbasserai la guardia e
finirai col metterti in pericolo?”
Tonks, adirata e
incredula, ribatté
sprezzante:
“Quindi
sarei io quella che si
sta mettendo intenzionalmente in pericolo? Che
faccia tosta
che hai a farmi la predica!”
Lupin assunse
un'aria colpevole, esitò
a lungo e infine allungò un braccio, posandole la mano su un
fianco.
Hermione
pensò che, da persone gentile
qual era, stesse cercando di consolarla, ma Tonks reagì
allontanandolo con insofferenza, marciandole poi incontro senza
più
voltarsi indietro.
Cercò
di fermarla: solo pochi mesi
prima lei, la giovane Auror e Ginny erano amiche e chiacchieravano
spesso, ma Tonks non si univa più a loro da tempo e avrebbe voluto
comprenderne il motivo, oltre che capire cosa fosse successo alla
ragazza divertente e loquace che ricordava.
Ma Tonks la
sorpassò come se non
l'avesse neppure vista, seguita da Lupin che, però, si
arrestò
prima di raggiungerla.
“Prof...
ehm, Remus, cosa sta
succedendo a Tonks?” chiese Hermione preoccupata. “È
sempre così triste.”
Anche Lupin
aveva un pessimo aspetto,
ma era abituata a vederlo in quello stato, anche se il fatto che il
Plenilunio fosse ancora distante forse avrebbe dovuto insospettirla.
L'uomo sostava
con lo sguardo ancora
inchiodato nel punto dove Tonks era scomparsa, Smaterializzandosi; si
decise a parlare solo quando sembrò rendersi conto che il
suo
silenzio si era protratto a sufficienza da suscitare ulteriori
domande. Tuttavia, prima di risponderle, la esaminò con con
cura,
probabilmente per valutare cosa avesse inteso della conversazione che
aveva colto involontariamente.
“Tonks...”
iniziò, spostando
nervosamente il peso del corpo da un piede all'altro. “Lei si
sente
responsabile di... beh... cercavo di spiegarle che non è
colpa sua,
che deve dimenticare e andare avanti, perché ci sono altre
persone,
persone migliori...”
Hermione
corrugò la fronte.
“Scusami,
ma non credo di aver
capito...” disse, malgrado le costasse ammetterlo. Sapeva che
Lupin
la stimava per la sua perspicacia, che la considerava una strega
molto brillante per la sua età. Interpretando la nuova pausa
di
silenzio in cui erano piombati come una conferma della sua delusione,
Hermione si sforzò di arrivare da sola a quella conclusione
a cui
Lupin, palesemente, aveva dato per scontato che lei giungesse senza
bisogno di ulteriori spiegazioni.
“A
meno che...” pensò ad alta
voce. “Beh... ma non dovrebbe sentirsi responsabile per
Sirius, no?
Ricordo che Bellatrix stava combattendo con lei prima di concentrarsi
su di lui, ma...”
Lupin
sbatté ripetutamente le
palpebre.
“Sirius?”
ripeté stranito, ma fu
solo un attimo di esitazione prima di riacquistare sicurezza.
“Sì,
ecco... è il 'senso di colpa dei sopravvissuti',”
le spiegò
disinvoltamente.
Seppur
soddisfatta di essere riuscita a
sbrogliare da sola il mistero, Hermione non riuscì a tacere:
Lupin
aveva detto una cosa che l'aveva decisamente disturbata:
“Però
non è stato molto carino dire
che ci sono persone migliori di Sirius,” gli fece notare.
Lui distolse lo
sguardo e avanzò di
qualche passo, lasciandola a fissargli la schiena.
“Hai
ragione, Hermione, non mi sono
spiegato bene. Capisci, Sirius manca molto anche a me...”
La ragazza si
morse il labbro, che
sciocca era stata! Aveva forse scordato che stavano parlando della
morte dell'ultimo amico che restava a Lupin? Era naturale che
quell'argomento lo mandasse in confusione, doveva soffrirne ancora
molto.
“Perdonami,
Remus, io non volevo...
siamo tutti molto dispiaciuti per Sirius.”
“E
Harry come l'ha presa?” le
chiese lui all'improvviso, sicuramente per deviare l'attenzione da
sé. “Spero di riuscire a scrivergli presto.
Diglielo. Se posso,
gli scriverò.”
***
Hermione era
nella stanza di Fred e
George assieme a Ron e Ginny, erano corsi al secondo piano della Tana
subito dopo aver scoperto che la notte precedente era arrivato Harry,
che in quel momento di trovava ancora infilato nel letto di uno dei
gemelli.
“Continua
a invitare a cena Tonks.
Vorrebbe che Bill s'innamorasse di lei. Magari, dico io. Preferisco
mille volte avere lei in famiglia,” stava spiegando Ginny a
Harry,
che aveva appena scoperto che Fleur e Bill si sarebbero sposati
presto.
“Mmm,
funzionerà di sicuro,”
commentò Ron sarcastico, “ascolta, nessun uomo
sano di mente può
innamorarsi di Tonks quando c'è in giro Fleur. Voglio dire,
Tonks è
carina quando non si fa quelle cose stupide ai capelli e al naso,
ma...”
Ron
s'interruppe, lo sguardo rivolto
alla porta dava sul corridoio sbilenco.
Anche Hermione
si voltò e vide Lupin
fermo sulla soglia, ma si mosse così velocemente che scorse
la sua
espressione solo per un istante.
“Miseriaccia,”
esclamò Ron, senza
fiato, “avete visto come mi ha guardato? Che gli è
preso?”
“Sai
benissimo cosa devi fare per
scoprirlo, no? Va a chiederglielo!” incalzò
Hermione.
Ron la
guardò spaventato.
“Cosa?
No, sei pazza?”
Lei
sbuffò spazientita.
“Cos'è
di preciso che ti spaventa?
Non sarà perché è un lupo mannaro, non
è vero?” gli chiese
minacciosa.
“Ma
no, storia vecchia, Lupin è a
posto!” replicò lui, offeso.
“E
allora?” sbottò lei,
chiedendosi se avesse davvero urtato la sua sensibilità. A
volte lo
sottovalutava, ma era talmente zuccone da spegnerle sul nascere
qualunque senso di colpa nei suoi riguardi, inoltre lui la offendeva
di continuo!
“Allora
magari, e dico magari ma
intendo di sicuro, Fleur piace anche a Lupin e non vuole certo
discuterne con me. Insomma, piace anche a papà, ma mica va a
strombazzarlo in giro!”
Hermione lo
zittì con un'occhiata
omicida: come poteva pensare che maghi adulti come il signor Weasley
e Lupin si lasciassero abbindolare dai poteri di Flebo?
Ron
era così infantile e superficiale!
“Bene,
visto che sei troppo vigliacco
per parlarci tu, lo farò io!” disse, alzandosi dal
letto di Harry.
Ron,
però, non si tirò indietro.
“Vado
io!” le urlò, superandola di
corsa. “Con te sarebbe anche peggio, non lo capisci? Ti
sembra un
argomento che un uomo vorrebbe discutere con una ragazzina?”
Hermione,
furiosa per l'epiteto con cui
l'aveva definita, non rinunciò a intervenire, ma venne un
istante
dopo investita da Ron che tornava sui suoi passi a tutta
velocità.
“Guarda
che Lupin è andato di la'!”
“Hermione,
devo chiamare la mamma,
lui è... non so cos'è successo...”
La ragazza
intravide Lupin riverso a
terra in fondo al corridoio.
“Ron,
cosa Merlino gli hai fatto?”
***
Avevano
trasportato Lupin sul malconcio
divano del salottino della Tana e ora tutti gli occupanti
dell'abitazione si accalcavano attorno a lui, preoccupati.
Qualcuno
bussò alla porta e Molly si
affrettò a raggiungere l'ingresso per porre le domande di
rito
all'ospite.
“Per
fortuna è arrivata! Ora ci
penserà lei,” esclamò, evidentemente
soddisfatta dalle risposte
ricevute, prima di intimare ai ragazzi di uscire dalla stanza.
Tutti si
voltarono, certi di vedere un
Medimago, invece...
“La
mamma ha intenzione di lasciare
Lupin nella mani di Tonks... ma è matta?”
reagì Ron, sbigottito.
“Guarda
che Tonks è un'Auror,
smettila di sminuirla!” gli ringhiò contro Ginny.
“Beh,
Ginny, visto che ti piace
tanto, perché non te la sposi tu?”
replicò lui, piccato.
Tonks nel
frattempo si era accostata al
capezzale di Lupin e gli aveva puntato la bacchetta al petto.
“Reinnerva!”
formulò.
“Vedete,
ha sbagliato, la formula
corretta è Innerva,” brontolò Ron.
“'Innerva'
funzionerebbe solo
se tu avessi Schiantato Lupin...” commentò
seccamente Hermione.
“Lo hai fatto?”
Lupin si stava
lentamente svegliando e
Molly ordinò nuovamente loro di lasciare la stanza, questa
volta
spingendoli fuori con la forza.
***
“Come
stai?”
sospirò Tonks, accomodandosi accanto a lui accompagnata dai
cigolii
delle molle del vecchio divano dei Weasley.
“Cos'è
successo?” le chiese Remus, guardandosi attorno smarrito.
“Sei
svenuto...
terrorizzando il povero Ron.”
Remus
si stava
ancora sforzando di mettere a fuoco la stanza con una certa ansia.
“Non
ti
preoccupare, Molly ha fatto uscire tutti, siamo soli... guardati, sei
mezzo morto di fame, per forza sei collassato. Suppongo che nel
branco giochiate al salto del rancio...”
Remus
si chiuse nel
solito silenzio, l'unica riposta che offriva a qualunque domanda gli
ponesse riguardo la sua missione tra i lupi mannari.
“Beh,
ti avverto,
Molly ha un imbuto e non ha paura di usarlo. Intende ficcartelo in
gola e ingozzarti come un'oca, prima che tu te ne vada di nuovo ti
farà scoppiare il fegato...” pensò di
sorridere, invece sospirò.
“Qualche giorno fa mi ha detto cos'hai raccontato ai
ragazzi.”
“Cioè
cosa?”
domandò lui, ma lei capì dalla sua voce tesa che
già presagiva a
cosa alludeva.
“Che
sono
distrutta dal senso di colpa per aver causato la morte di
Sirius.”
Remus
impallidì
visibilmente. Straordinario, considerando che il suo colorito di
partenza era già spaventosamente cereo.
“Lo
sai che non
lo penso veramente, vero?” pronunciò con enfasi.
Lei
tacque.
“Tonks
è
importante che tu lo capisca, nessuno incolpa
te.”
“Tu
sì e
a pensarci bene non hai tutti i torti,” gli
mormorò con voce
malferma.
“Tu
sai perché
ho mentito, lo so che lo sai.”
Tonks
inghiottì la
rabbia, lasciandosi sfuggire un singhiozzo soffocato.
“Oh,
Ninfadora...” le mormorò lui, accarezzandole
dolcemente una
guancia. “L'ho detto solo perché non volevo... non
volevo...”
“...
che Hermione
pensasse che è a causa tua se sono una pezza?”
Remus
si tormentò
le mani con un'espressione di grande sofferenza.
“Mi
disprezzo,”
mormorò, “e so che non cambierò
mai.”
“Non
ti ho mai
chiesto di cambiare.” Tonks lo fissò dritto negli
occhi. “Non
avevo alcuna intenzione di raccontare ai ragazzi di noi due. Non l'ho
detto a nessuno, neppure a Molly, ma i nostri amici lo hanno capito
lo stesso... credevi che avessi vuotato il sacco per farmi compatire
e spingerli a fare pressione su di te?”
Remus
pensava
esattamente quello, comprese, cosa che la ferì profondamente.
“E
allora come lo
hanno capito?”
“Dal
mio
Patronus... è cambiato e io... beh, avrei potuto evocarlo
incorporeo come fai tu, ma la prima volta che è apparso mi
ha presa
alla sprovvista, l'hanno visto tutti, compreso Piton...”
Lui
rivolse
istintivamente gli occhi alla bacchetta che stringeva ancora nel
pugno.
“Il
tuo
Patronus?” ripeté, come in trance. Era l'unico
membro dell'Ordine
a ignorarne la forma.
“Si
è
trasformato in un lupo, Remus, perché sei
tu il mio pensiero
felice più intenso.”
Fu
come se l'avesse
pugnalato, ma ciò che seguì alla prima, istintiva
reazione, la
lasciò sbigottita: Remus scoppiò a ridere
reggendosi prima la
pancia e poi la testa e presto i suoi occhi si riempirono di lacrime,
che gli balzavano dalle ciglia a ogni nuovo attacco
d'ilarità,
percorrendogli con scie irregolari le guance, il mento, il collo.
Tonks
si strofinò
il naso con il dorso della mano, l'altro palmo premuto sullo stomaco.
“Perché
deve
fare così male?” chiese all'uomo che amava e che
ancora rideva e
rideva, ma il loro dolore non era un Molliccio e quelle risa che
sembravano più un pianto non l'avrebbero ingannato neppure
se lo
fosse stato.
***
Hermione
corse
incontro a Tonks, fermandola nell'atto di estrarre la bacchetta dal
mantello per Smaterializzarsi.
“Tutto
bene?”
chiese ottimista. Aveva udito delle risate provenire da dietro la
porta del salotto dove Molly aveva chiuso lei e Lupin.
Lei
si strinse
nelle spalle, era molto pallida e non c'era traccia sul suo viso
dell'allegria che dovrebbe accompagnare delle risate.
Hermione,
pur
comprendendo che l'amica non voleva confidarsi, desiderava offrirle
il proprio sostegno.
“Non
è stata
colpa tua, Tonks.”
Tonks
tirò le
labbra in un sorriso triste, prima di prendere a girare su se stessa
e svanire nel nulla.
*frasi
tratte da
Harry Potter e il Principe Mezzosangue.
Ho
pensato a Tonks
che, secondo Hermione, ha problemi con le Metamorfosi ed è
sempre
depressa perché soffre del 'senso di colpa dei
sopravvissuti' dopo
aver letto la biografia di Remus... Remus, già,
perché da ciò che
dice Hermione pare che sia stato proprio lui a parlargliene, e
sarebbe stato proprio da lui mentire per coprire il motivo
reale dello strano comportamento di Tonks, no? Perché in
realtà Tonks, di certo addolorata anche
dalla morte di Sirius (come tutti i membri dell'Ordine), sta male
perché teme che Remus si faccia
ammazzare a causa sua, non perché si sente in colpa per
Sirius.
Beh,
questa è la mia spiegazione ;-)
(chissà,
magari ho preso una grossa cantonata XD)
ps-in questo passaggio: “Lei si sente responsabile di... beh... cercavo di spiegarle che non è colpa sua, che deve dimenticare e andare avanti, perché ci sono altre persone, persone migliori..." naturalmente Remus si riferiva a se stesso, non a Sirius.
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