Titolo: Necessità
Autore:
Liberty89
Genere:
Introspettivo, Malinconico
Rating: Verde
Personaggi:
Jak, Daxter, Keira, Samos
Avvertimenti:
One-shot, What if?
Note dell'autore:
*sbircia da dietro l’angolo* Salve! Alla fine sono arrivata
anche qui dentro x3 Jak & Daxter l’ho conosciuto solo
di recente e me ne sono innamorata, soprattutto "Renegade" mi ha presa
tantissimo (l’ho trovato uno dei giochi migliori per
rilassarsi dopo una faticosa giornata
all’università *non fa menzione di tutte le volte
che è esplosa con uno zoomer*). Per questo, ho voluto
approfondire e “modificare” la scena che precede la
gara di Classe Due. Parliamo di legami, scelte e cambiamenti voluti e
non, ma tutto era necessario e Keira dovrà capirlo.
Non è questa gran cosa, lo so, ma spero che vi piaccia :3
Buona lettura!
Disclaimer: i personaggi di questa
fic non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo
di lucro.
Necessità
Le parole dure e accusatrici di Keira lo lasciarono interdetto per un
attimo. Come poteva puntargli il dito contro senza sapere cosa gli era
accaduto, cosa gli avevano fatto -in cosa lo avevano trasformato- in
quei due lunghi anni? Piegò le orecchie
all’indietro e strinse i pugni abbandonati contro i fianchi,
impegnandosi con tutto se stesso per non esplodere.
Non poteva far uscire il mostro davanti a lei, no. La sola reazione di
Daxter al loro primo incontro, dopo quei due anni di torture, gli era
bastata per tutta una vita. Ricordava ancora la paura che aveva invaso
i suoi occhi azzurri e mai avrebbe voluto vederla sul volto di Keira.
Già, Keira.
Di nuovo le sue insinuazioni gli tuonarono nelle orecchie e gli
lacerarono il cuore. Proprio lei, tra tutti, sembrava sul punto di
tradirlo e la sola idea lo ferì nel profondo. E quella
ferita bruciava, più di un foro provocato da un proiettile.
Indietreggiò di un passo, portandosi una mano al petto, che
gli sembrava sempre più stretto, e l’altra alla
tempia pulsante. Le parole del Saggio Samos gli rimbombavano in testa,
ma quel se stesso che avrebbe dovuto trovare si era perso tra le spire
dell’Eco Oscuro; i richiami di Daxter erano lontani,
nonostante lui fosse lì vicino, il viso contorto da un misto
di preoccupazione e paura. In un attimo, però, tutto
scomparve in un malsano mare nero e viola che lo scosse da capo a piedi
come il suo stesso ruggito di rabbia.
-Oh no. No, Jak.- disse rapidamente l’Ottsel, mettendosi
davanti alla ragazza con le mani aperte, in segno di resa. -Jak, devi
resistergli!- esclamò, mentre il biondo indietreggiava,
tenendosi il capo e il torace.
-Daxter, cosa sta succedendo?!- domandò Keira, confusa e
impaurita.
-Resta indietro figliola.- intervenne Samos, prendendo la giovane per
un braccio e tirandola dietro di sé. -Daxter.-
chiamò gravemente il Saggio Verde, senza mai distogliere lo
sguardo dal ragazzo che aveva di fronte.
L’interpellato aveva capito bene quale fosse
l’ordine celato nell’unica parola pronunciata dal
vecchio Samos. Non si voltò a guardarlo, ora non aveva occhi
che per il suo migliore amico.
-È l’Eco Oscuro.- spiegò. -Fa leva
sulla sua rabbia e… Jak!- chiamò ancora,
avvicinandosi di un passo per immobilizzarsi l’attimo dopo
quando il ruggito dell’amico lo investì.
Keira trattenne il fiato, paralizzata dalla paura, gli occhi sgranati
erano fissi sulla creatura
in cui Jak era mutato: pelle e capelli -tra cui era spuntata una coppia
di corna- erano tinti di un freddo bianco, avvolti da piccole scosse
viola di Eco Oscuro, i suoi occhi da blu erano diventati totalmente
neri come l’inchiostro, e dalle dita si erano protesi lunghi
e affilati artigli.
Tremante, si strinse al padre, in cerca di protezione, ma la sua
attenzione fu catturata da una macchia arancione in movimento. -Daxter
cosa fai? Stai indietro, ti attaccherà!-
-No, non lo farà.- affermò convinto. -Vero,
amico?- domandò poi al colosso furente, impegnato a
guardarsi in giro con i denti digrignati, in cerca della preda da
assalire. -Jak, sono io, Daxter. Mi riconosci, vero ragazzone?-
proseguì, ottenendo un’occhiata perforante da quei
bulbi oculari bui e profondi come baratri.
L’Ottsel deglutì e scacciò il timore
dal proprio cuore, avanzando ancora. Il suo amico aveva bisogno di
fiducia, non di paura, e lui era l’unico in grado di
dargliela in quel momento.
-Andiamo Jak, lo so che puoi farcela. Tu sei forte, amico. Molto
più forte dell’Eco.- affermò,
fermandosi di fronte al suo compagno di avventure, che si
chinò leggermente su di lui, quasi incuriosito. -Forza
amico, è proprio come il giorno in cui ci siamo ritrovati.
Puoi farcela.-
Anche se ovattate, le lunghe orecchie dell’eroe dei
Bassifondi percepirono le parole del piccolo Ottsel, ora fermo a un
passo di distanza da lui. Lentamente, oltre al battito cardiaco, i suoi
occhi scuri riuscirono a scorgere anche la figura color arancio, che si
fece strada nel suo campo visivo come un raggio di sole
all’aurora che squarcia il velo della notte.
Jak Oscuro inclinò il capo da un lato, mentre la rabbia
sfumava pian piano. Perché si era arrabbiato? Ormai, non lo
ricordava più, era divenuto cieco alle motivazioni che
l’avevano risvegliato, sovrastato unicamente dal bisogno di
sfogare la sua rabbia. Quella figuretta arancione, però,
l’aveva già vista. Era una memoria lontana e
vicina allo stesso tempo e d’istinto allungò un
braccio per sporgersi e acciuffarla.
Dove e quando aveva visto quelle orecchie e quel pelo luminoso? Si
chinò sulle ginocchia, sporgendosi ancora di più
e allora ricordò.
Ricordò le fredde e umide prigioni, i loro pochi superstiti,
le urla -sue e di altri sfortunati- gli esperimenti che
l’avevano generato e, infine, lui, il suo amico.
L’unico che era riuscito a riportarlo indietro
dall’abisso della rabbia e dell’odio.
L’unico che era stato in grado di strapparlo dalle grinfie
spietate dell’Eco Oscuro.
-…D-Dax… Daxter?- disse a fatica Jak, protendendo
un artiglio verso l’Ottsel per scorrerne il profilo, senza
toccarlo.
L’altro sorrise, posando una mano su quello stesso artiglio.
-Proprio io, ragazzone. L’unico e solo.- asserì
Daxter, mentre quella pericolosa unghia si faceva più
piccola e morbida, tornando al suo aspetto originale, esattamente come
il resto del corpo di Jak.
La pelle tornò rosea, i capelli si tinsero di biondo e verde
e il nero degli occhi sfumò nel solito blu. Il ragazzo
crollò definitivamente in ginocchio, ansante, mentalmente
sfinito, ma di nuovo se stesso.
-Tutto bene, amico?- chiese l’Ottsel, posando una mano sulla
guancia del giovane per fargli alzare lo sguardo.
Jak annuì. -Ti ho spaventato… mi dispiace.-
-Nah, mi hai sorpreso una volta, è stata sufficiente per
abituarsi a questo tuo brutto carattere.- replicò lui con
ironia, strappandogli un sorriso amaro ma pieno di gratitudine.
-Jak.- chiamò il Saggio Verde, avvicinandosi. -Stai bene?-
domandò, scrutando nelle iridi blu alla ricerca delle tracce
lasciate dall’Eco Oscuro, ma non trovò altro che
un profondo rammarico.
-Sì, Samos…- mormorò il ragazzo,
tornando in piedi e distogliendo lo sguardo da quello
dell’anziano per incrociare quello dell’unica
ragazza presente nella stanza. -Keira…-
Trattenne il respiro, gelato dall’espressione di timore che
albergava sul viso, ora pallido, dell’amica
d’infanzia. Deglutì a vuoto e si voltò,
per poi incamminarsi verso l’uscita dell’officina.
-Non avresti… non avreste dovuto vedermi in queste
condizioni. Scusatemi.- disse Jak, uscendo, sordo ai richiami del
piccolo Daxter e all’annuncio della gara di Classe Due.
Sentendosi impotente come non mai, l’Ottsel
osservò il suo amico andarsene da solo, in silenzio,
ignorando l’appello dei corridori per la gara che stava per
iniziare. Voleva seguirlo, saltargli sulla spalla come al solito e
tirarlo su di morale, ma sapeva che non era il momento,
perché il suo compagno aveva bisogno di stare con i propri
pensieri per un po’. E poi c’era la corsa.
Sospirò, sentendosi all’improvviso pesante ma allo
stesso tempo svuotato di tutta l’ansia che gli era montata in
corpo quando aveva visto Jak trasformarsi.
-Daxter… io… mi dispiace…-
balbettò Keira, muovendosi di un passo verso
l’amico, che si girò all’istante
mostrandole due occhi severi.
-Non è con me che dovresti scusarti.- replicò
Daxter. -Sei stata dura con lui, non lo meritava. Non sai cosa gli
è successo- cosa gli è stato fatto
in questi due anni, Precursor, nemmeno io lo so con certezza. Posso
solo immaginarlo… ed è sufficiente.-
L’Ottsel non si sarebbe mai permesso di usare un simile tono
con Keira, ma sapeva che era necessario. Jak era cambiato a causa degli
esperimenti di Praxis, ma un cambiamento sarebbe avvenuto in ogni caso
vivendo in quella città grigia, Daxter ne era sicuro. Anche
lui aveva faticato a convivere con i mutamenti del biondo, ma li aveva
accettati perché quello era sempre il suo migliore amico,
che ogni tanto mostrava tracce del vecchio se stesso.
Non gli piaceva la vita che stavano conducendo, nemmeno a Jak piaceva
lavorare per quell’infido di Krew, ma per portare a termine
la propria vendetta era disposto a tutto. Keira doveva comprendere
tutto questo, se non voleva perdere il legame, non più saldo
come un tempo, che aveva con l’eroe dei Bassifondi.
Daxter sospirò ancora una volta, voltandosi a guardare prima
Samos, da cui ottenne un lieve cenno d’intesa, segno che
aveva compreso, e poi il meccanico.
-Ora vado, qualcuno deve vincere questa corsa
perché ci
serve per arrivare al Barone, esattamente come i contatti
di quella palla di lardo.- affermò avviandosi fuori dal
garage. -Rifletti Keira.- concluse, per poi concentrarsi unicamente
sulla gara da cui doveva uscire vittorioso a ogni costo.
Mancava poco, ancora pochi sforzi e avrebbero raggiunto
l’obiettivo finale. Lui e Jak, insieme.
|