Verso Parigi.

di Lady Atena
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Saphir balzò sopra un tetto e accelerò la corsa, guardò sotto di sé osservando le guardie a cavallo; una dai capelli dorati indicò alla loro sinistra.
“Tagliate verso Notre Dame!” ordinò.
Saphir scivolò sul tetto dal lato opposto, rimbalzò su un tendone e atterrò in piedi davanti ad un panettiere; che strillò facendo cadere la teglia. Saphir sporse le braccia verso l'alto, la capretta le cadde in braccio e lui la posò in terra. Fece un inchino al panettiere, afferro due forme di pane e corse via seguito dall'animaletto; le ciocche nere gli battevano sulla camicia aperta.
“Perché dovremmo andare a Notre Dame?” chiese.
La capretta belò ripetutamente scuotendo la testolina, ci fu un tonfo e Saphir rallentò alzando il capo. Cloe sorrise, strinse con una mano la cima del lampione ondeggiando il berretto con i campanelli con l'altra.
“Lì c'è diritto d'asilo, non possono prenderci” spiegò.
Saphir scosse il capo, riprese a correre per la via guardando verso l'alto, Cloe balzò con una piroetta e atterrò accanto al gitano, rimise il berretto e fece la ruota.
“Molti di noi stanno tentando di nascondersi lì, ma se scoprono che esci non puoi rientrare”.
Saphir svoltò a sinistra, balzò sulle casse di un fruttivendolo facendo saltare il contenuto, tornò in terra e corse in avanti afferrando alcune mele.
“Non sembra molto adatto a me!”.
Cloe rise, si arrampicò su un palo ed indicò in avanti con il dito sottile.
“Molto meglio di quello, mio principe dei gitani!”.
Saphir guardò in avanti, la capretta belò vedendo i cavalli dei gendarmi.
“Prendetelo, in nome del Monsignor Arcidiagono!” ordinò il gendarme biondo.
Saphir strinse il fagotto di cibo, si gettò in terra scivolando sotto il primo cavallo, ruotò su se stesso tirandogli un calcio al calcagno e la creatura si rizzò sulle zampe posteriori nitrendo e scalciando. Saphir si rizzò, forse fino ad una finestra aperta e vi si infilò dentro. Una donna urlò, indietreggiò sbattendo contro il tavolino e Saphir le si accostò. Le fece l'occhiolino, le schioccò un bacio e la superò saltando sul tavolo. Uscì dalla porta, corse fino al ponte e vi salì sopra camminando in equilibrio. La capretta al suo fianco indicò verso la cattedrale che si vedeva oltre il fiume, belò ripetutamente saltellando e Saphir sfregò i denti tra loro.
“A quanto pare ci tocca” sussurrò.




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