Louis
spinge il piede destro sul freno e scala la marcia, decelerando
progressivamente fino ad arrestarsi del tutto in prossimità
del
semaforo rosso.
Lancia
una veloce occhiata a Lily, sua figlia, che, seduta sul sedile del
passeggero, non gli ha rivolto la parola per tutto il tragitto dalla
casa della sua amichetta di scuola e fissa imbronciata la pioggia che
batte sul parabrezza.
Louis
sospira e scuote appena la testa. “Tesoro, perché
odi Eleanor così
tanto?”
Lily
sbuffa in maniera esagerata, mostrando quanto questo argomento la
annoi, mentre incrocia le braccia al petto.
“Non è vero
che la odio” borbotta, gonfiando le guance,“zio
Zayn mi ha detto che vorresti
sposartela. Io non ho bisogno di una mamma, sono praticamente
un'adulta!”
Louis
soffoca una risata contro il dorso della sua mano. Controlla la luce
del semaforo, accertandosi che non sia scattato il verde, e si
sistema meglio sul sedile. Lily non ha mai visto di buon occhio la
sua relazione con Eleanor Calder – conosciuta tre anni prima
grazie
a Danielle, ex fidanzata di Liam Payne, con cui gestisce uno dei
più
rinomati uffici legali dell'intera Londra –, è
convinta che la
donna stia con lui solo per portarglielo via e farle un dispetto,
senza parlare poi dei benefici che potrebbe recarle il suo grosso
conto in banca (nonostante quest'ultima pulce le sia stata messa
nell'orecchio proprio da Zayn perché, beh, Lily non sa
ancora nemmeno cosa
sia un conto
in banca).
“Dove
abiterà poi?” Lily domanda, aggrottando le
sopracciglia bionde.
“Dovrò darle la mia cameretta?”
Louis
scoppia in una risata divertita. “No, tesoro” la
rassicura
immediatamente, allungando una mano per accarezzarle i capelli. Lily
non sembra crederci troppo, ancora crucciata dall'idea che Eleanor le
rubi la sua cameretta rosa piena di bambole e orsetti di peluche.
“Verrà a vivere con noi, ovviamente, ma
dormirà con me, nel mio
lettone. Nessuno toccherà la tua stanza.”
Le
sue parole, tuttavia, non raggiungono il risultato sperato: Lily
spalanca la bocca con espressione indignata. “No!”
urla
improvvisamente, sbattendo i piedini contro la pedana poggiapiedi
dell'auto e digrignando i denti (o almeno, quelli che non le sono
ancora caduti), minacciosa come un gattino appena nato. “Non
può
dormire nel tuo lettone, dove andrò io quando
avrò gli incubi?!”
Beh,
Louis non aveva pensato a questo. Boccheggia per qualche attimo,
stringendo maggiormente le dita intorno al volante, a corto di
parole. Lily lo fissa insistentemente con l'aria di chi si aspetta
delle spiegazioni finché la sua attenzione viene catturata
da
qualcosa fuori dal finestrino del conducente. Inclina la testa da un
lato, i capelli biondi che le sfiorano una spalla, e si sporge
leggermente in avanti.
“Papà,”
Lily indica con un dito il finestrino, “perché
c'è un principe
sul cartellone del castello?”
Louis
aggrotta la fronte e si volta, lanciando una distratta occhiata al
cartellone pubblicitario sopra le loro teste. Alza le spalle, senza
prestarvi molta attenzione, tornando subito a guardare Lily.
“E' un
manichino, per fare pubblicità.”
“Ma
sembra molto vero!”
Louis
scuote la testa. “No, non è vero. Adesso torna a
sederti composta,
tra poco il semaforo – Lily, che fai?!”
Lily
apre lo sportello dal lato del passeggero e si catapulta fuori,
incurante della pioggia. Corre velocemente verso il cartellone
pubblicitario, i capelli ormai fradici che ondeggiano tra le sue
scapole e sgocciolano sulla sua felpa grigia. Louis impreca ad alta
voce, slaccia con dita frenetiche la cintura di sicurezza e salta
fuori dalla Range Rover, correndole dietro.
Lily
si ferma proprio sotto il cartellone, il nasino all'insù e
gli occhi
grandi come due palline da golf. Quando Louis la raggiunge scopre che
il manichino, in realtà, non è un manichino: un
ragazzo magro e
dinoccolato, piuttosto, completamente bagnato e tremante che indossa
quella che sembra una calzamaglia blu scuro, infilata dentro un paio
di stivaloni neri in cuoio, con un mantello di velluto bordeaux lungo
fino alle caviglie. Sembra saltato fuori da un ballo in maschera.
Il
ragazzo sta bussando insistentemente contro il cartellone, urlando:
“Qualcuno di voi gentiluomini può sentirmi? Sono
Harry di
Andalasia, sareste così cortesi da indicarmi la via verso
casa?”
“Hey,
amico?” Louis urla in direzione del ragazzo, stringendo Lily
sotto
la sua giacca per ripararla dalla pioggia. Si passa una mano tra i
capelli bagnati per tirarli indietro. “Stai bene? Hai bisogno
di un
aiuto?”
L'estraneo
lancia loro un'occhiata da dietro la sua spalla, senza smettere un
attimo di bussare. “Oh!” esclama sorpreso,
“Sto bene! Aspetto
che qualcuno venga ad aprirmi!”
Louis
aggrotta le sopracciglia, perplesso. “Sei scivolato? Hai
sbattuto
la testa?” indaga poi, perché gli sembra la cosa
più logica da
chiedere. Una persona normale non va in giro vestito in quel modo
né,
soprattutto, si aspetta che un cartellone pubblicitario sia un vero
castello. “Sei sotto l'effetto di alcool o stupefacenti? Vuoi
che
ti chiami qualcuno?”
Il
ragazzo sventola in aria una mano. “Siete molto gentile,
signore”
cinguetta, “Ma non credo che la sentirebbero da
qui!”
Louis
apre la bocca ma la richiude immediatamente, non è certo di
aver
capito bene.
Il
ragazzo gli rivolge un sorriso, più brillante del faretto
che
illumina il cartellone, e riprende a bussare, spostando il peso del
suo corpo da una gamba all'altra per vincere il freddo. La pedana
metallica su cui si trova è larga solo pochi centimetri,
traballante e scivolosa, decisamente poco sicura.
“Credo
sia meglio scendere da lì!” E' quello che aggiunge
Louis, agitando
un braccio per segnalargli le scale antincendio.
“Siete
molto gentile a preoccuparvi,” il ragazzo indietreggia
pericolosamente verso la fine della pedana, senza curarsi del vuoto
che lo attende alle sue spalle.
Louis
sente Lily inalare bruscamente un respiro. Non ha tuttavia il tempo
di urlare al ragazzo di fare attenzione che quest'ultimo si
è già
spinto sull'orlo della pedana e, con uno squittio spaventato,
comincia ad agitare goffamente le braccia in aria per riacquistare
l'equilibrio.
“Papà,
aiutalo!” Lily urla, sgusciando fuori dalla giacca di Louis
per
spingerlo più vicino al cartellone. Louis lancia
un'imprecazione tra
i denti mentre si posiziona esattamente nel punto dove il ragazzo
dovrebbe atterrare, le braccia tese in avanti.
Il
cartellone pubblicitario non è posizionato molto in alto
– Louis
direbbe, ad occhio e croce, a circa tre metri d'altezza –, e
c'è
un cassonetto dei rifiuti sotto di esso ma, beh, non è
comunque il
posto più pulito dove cadere.
Louis
vorrebbe pensare che ha eroicamente salvato l'estraneo, afferrandolo
al volo con le sue forti braccia; in realtà,
però, è finito steso
sull'asfalto bagnato, sotto il peso del ragazzo. Guardando il lato
positivo: beh, almeno è riuscito ad attutire la sua caduta.
No?
Quando
il peso del ragazzo scompare dal suo corpo, Louis riesce un po' a
fatica a rialzarsi – l'asfalto gli ha bagnato la giacca e il
retro
dei pantaloni gessati, facendo appiccicare fastidiosamente il tessuto
contro la sua pelle.
“Oh,
mi dispiace tanto, non volevo rovinarvi il vostro
bell'abito!” Il
ragazzo si scusa, portandosi mortificato una mano al petto.
Louis
scuote la testa mentre Lily si agita intorno a lui, cercando di
asciugargli i pantaloni con un fazzoletto stropicciato e molto
probabilmente usato che ha scovato dentro le tasche dei suoi jeans.
“Cosa
ci facevi lì sopra?” domanda, comunque. Si prende
un attimo per
osservare bene l'estraneo che, zuppo e infreddolito com'è,
ricorda
vagamente un gattino bagnato. Ha la pelle bianchissima, i capelli
scuri appiccicati alla fronte e le labbra tinte di una deliziosa
sfumatura di rosa: sembra una versione maschile di Biancaneve. E'
alto, sfortunatamente molto più di Louis, e longilineo.
Quando
gli occhi di Louis cadono sulle sue gambe, avvolte da quella
aderentissima ed imbarazzante calzamaglia, non può fare a
meno di
apprezzare la loro forma morbida, tonica e quasi femminile.
Il
ragazzo, comunque, alza le spalle e lancia uno sguardo al cartellone.
“Ho vagato a lungo e senza meta e nessuno è stato
molto cortese
con me – ”
Louis
sposta lo sguardo di nuovo sul suo viso e solleva entrambe le
sopracciglia, poco sorpreso, borbottando un pungente: “Beh,
sì,
benvenuto a Londra”.
Il
volto dello sconosciuto si illumina come se Louis gli avesse appena
detto di aver vinto una fortuna alla lotteria. Louis dubita che abbia
colto il suo sarcasmo.
“Oh,
grazie!”
.
Quando
le porte metalliche dell'ascensore si aprono con un sonoro dling,
il
ragazzo – Harry,
Louis e Lily hanno appena scoperto il suo nome – batte
entusiasta
le mani, saltellando sul posto con occhi spalancati.
“Questa
è magia!”
Urla eccitato, scrutando ogni angolo dell'ascensore. “Questa
è una
scatola magica,
ci
ha portati in un posto diverso da dove eravamo prima!”
Mentre
Lily ridacchia divertita – coprendosi la bocca con una mano
così
come Louis le ha insegnato – con un milione di stelle
luccicanti
dentro i suoi occhi come se fosse in presenza della sua cantante o
principessa Disney preferita, Louis non può fare a meno di
roteare
gli occhi.
“Questo
è un ascensore e non ha nulla di magico. Inoltre, siamo
sempre nello
stesso posto, solo ad un piano diverso” annuncia con tono
monotono,
pescando dalla tasca della giacca le chiavi dell'appartamento.
Questo, comunque, non sembra scalfire l'eccitazione di Harry nemmeno
un pochino.
“Ci
sono un sacco di cose strane in questa landa sconosciuta, noi non
abbiamo tutto questo in Andalasia!” Harry continua,
rivolgendosi a
Lily che annuisce interessata e gli fa strada lungo il pianerottolo.
“Cristo,”
Louis sbuffa, infilando la chiave nella toppa mentre butta
un'occhiata perplessa al ragazzo. “Ma sei reale?”
Harry
raddrizza la schiena, sbatte le ciglia e “Io –
credo di sì?”
dice, anche se non sembra esserne molto certo.
Louis
sospira e decide di lasciarlo perdere. Fa scattare la serratura e
spalanca la porta di casa, scivolando da un lato per dar la
precedenza a Lily e ad Harry facendoli entrare per primi.
“Non
sono sicuro di come io sia finito qui,” Harry riprende,
guardandosi
curiosamente intorno. Louis si vergogna un po' ad ammettere che la
stanza, così come tutte le altre della casa, è
totalmente immersa
nel disordine. La vita di un padre single e sempre impegnato non
è
semplice. “Stavo camminando lungo il sentiero che porta al
castello; ero di ritorno dal mercato, avevo comprato queste
succulente mele rosse e – oh, sto blaterando! Dicevo,
camminavo
lungo il sentiero e ho visto un pozzo che, giuro, non avevo mai visto
lì prima d'allora...”
Louis
nota Lily pendere totalmente dalle labbra del ragazzo, ascoltando
ogni minimo dettaglio della sua storia e annuendo avidamente. Si
slaccia i lacci delle scarpe Oxford, lasciandole vicino la porta
d'ingresso e poi anche la giacca, appendendola sull'attaccapanni
fissato sulla porta del ripostiglio.
“...
mi sono sporto più di quanto avrei dovuto e,
improvvisamente, ci
sono caduto dentro. Poi sono spuntato qui – beh, non proprio qui,
era una
grande piazza con tante
luci e persone davvero, davvero scortesi...”
“Piccadilly,
probabilmente” Louis asserisce, un po' sovrappensiero,
andando alla
ricerca del cordless. Infilerà quello strambo estraneo sul
primo
taxi che trova e tanti saluti.
Harry
si accomoda sul divano, gesticolando animatamente in direzione di
Lily. “ … allora ho chiesto indicazioni a quello
che pensavo
fosse un gentile vecchino, che in realtà non era un gentile
vecchino
nemmeno per sogno e ha rubato la mia spilla di rubini!”
“Lily,
tesoro, è ora di lavarti i denti e metterti a
letto” Louis ignora
tutte le proteste della bambina, Lily è quindi costretta ad
interrompere il racconto di Harry e a trascinarsi controvoglia verso
il bagno. Harry, ancora sul divano, s'imbroncia leggermente e
ricomincia a guardarsi intorno, le sue mani infilate sotto le cosce
e i piedi storti.
Si
schiarisce la gola, ad un certo punto, e “So che Lei ha
già fatto
tanto per me ma se potesse indicarmi un posto dove riposare, come un
prato quieto o un posto abitato da nani: ho sentito dire che sono
molto ospitali...” chiede a Louis, giocherellando timidamente
con
le sue dita lunghe e piene di anelli.
L'uomo
interrompe la ricerca del cordless e si ferma a fissarlo in silenzio
per qualche secondo, sbatte le ciglia visibilmente frastornato.
“O—okay?”
Alla
fine, Louis trova il cordless nella cesta dei panni sporchi, nel
bagno di servizio adibito a lavanderia -- non ricorda davvero come o
quando ci sia finito lì dentro. Compone velocemente il
numero
dell'agenzia di taxi, si porta il telefono all'orecchio ed esce dal
bagno chiudendo la porta dietro di sé.
Lily
lo intercetta in corridoio. “Possiamo farlo rimanere qui
stasera?”
domanda speranzosa, il leggero thump-thump
dei suoi piedini scalzi risuona sul pavimento. Stringe tra le dita un
lembo del pigiamino rosa, con i fiorellini e le paperelle, e sporge
infuori il labbro inferiore. Louis tira un sospiro esasperato: sapeva
che sarebbe successo.
“Tesoro,
ascolta, non possiamo lasciare che un estraneo dorma in casa
nostra...” Louis s'inginocchia davanti a lei, cercando di
farla
ragionare.
“Ma
potrebbe essere un vero principe!” Lily ribatte, speranzosa.
“Non
possiamo --”
“Anche
se porta un vestito strano,” Louis la interrompe
bonariamente,
arruffandole i capelli con la mano che non tiene il cordless,
“non
vuol dire che sia un vero principe. Magari è andato ad una
festa in
maschera o magari è solo molto, molto
confuso.”
Omette
ovviamente la terza possibilità, ovvero: magari
è ubriaco o fatto da far schifo.
Louis non ha intenzione di corrompere l'innocenza di Lily, ci
penserà
il mondo a farlo un giorno.
I
grandi occhi azzurri di Lily si riempiono presto di lacrime. La
bambina tira su col naso e, con un'espressione così triste
da
spezzare il cuore, annuisce e si ritira nella sua cameretta. Louis si
chiede perché sia così difficile essere un
genitore.
La
voce dell'operatore della Addison Lee raggiunge il suo orecchio e
Louis si rimette in piedi, dirigendosi verso il salone d'ingresso.
“Sì,
salve, vorrei un taxi all'indirizzo – ” Louis si
blocca sulla
soglia del salone quando nota che Harry si è addormentato
sul
divano. Ha le ginocchia raccolte contro il petto, le palpebre che
fluttuano, la schiena curvata in una posizione probabilmente scomoda,
la bocca leggermente aperta e i ricci, ormai asciutti, sparsi sul
viso.
Sembra
tranquillo e dolce così, come Lily quando si addormenta
sulla sua
spalla. Fuori piove ancora, più forte di prima, e Louis non
se la
sente davvero di buttarlo dentro un taxi e lasciarlo da solo. E'
probabilmente molto confuso, ne sarebbe terrorizzato.
Louis
si morde indeciso le labbra mentre l'operatore attende pazientemente
le sue istruzioni. Decide di riattaccare, alla fine.
.
Louis
si sveglia con qualcuno che gli scrolla una spalla. Borbotta qualcosa
di incomprensibile persino a se stesso e poi torna a schiacciare la
testa contro il cuscino.
“Papà,”
Lily sussurra piano, continuando a scrollargli la spalla e
rimbalzando un po' sul materasso per costringere il padre a
svegliarsi. “Abbiamo dei topi in cucina!”
A
quelle parole, Louis spalanca di colpo gli occhi.
Topi in cucina?!
Si
affretta a districarsi dalle lenzuola e a balzare giù dal
letto
mentre Lily gli afferra una mano e se lo trascina dietro per tutto il
corridoio.
“Non
ho mai visto una cosa del genere!” Esclama estasiata,
lanciando
delle occhiate veloci da dietro la sua spalla per accertarsi che
Louis sia ancora dietro di lei – non che possa andare
altrove, a
causa della presa salda con cui la bambina lo sta tenendo.
Louis
soffoca uno sbadiglio contro il palmo della mano libera: è
ancora
pesantemente frastornato dal sonno, con i capelli sparati in tutte le
direzioni.
Non
capisce come mai Lily sia così eccitata dall'idea di avere
topi in
cucina finché non raggiunge la suddetta camera e vede una
miriade di
piccoli animaletti – non solo topi ma anche scarafaggi e
colombi –
impegnati a rassettare e ripulire il disordine e lo sporco da ogni
superficie, capeggiati ovviamente da un Harry allegro e canterino.
“Quante
pulizie quando c'è un bel clima di serenità;
basta solo un po' di
collaborazione, senza fare confusione e ogni oggetto
splenderà!”
Harry canticchia, lanciandosi in un piccolo e goffo balletto con un
manico di scopa – indossa una nuova camicia, oversize e
aperta
fino all'addome, la cui fantasia a fiori ricorda vagamente quella
delle tende del salotto di Louis. Lily lascia andare la mano del
padre e applaude entusiasta, senza fare nemmeno una piega quando un
gruppetto di scarafaggi le sfreccia davanti.
Louis,
invece, non riesce a credere a ciò che vede. Si stropiccia
violentemente gli occhi con i pugni, sperando che sia tutto solo
frutto della sua mente stanca e assonnata; quando li riapre,
però,
tutto è esattamente uguale.
“ … E
con l'allegria ogni cosa brillerà
– oh!” Harry si accorge della loro presenza e
smette di cantare,
optando invece per rivolgere loro un sorriso abbagliante.
“Buon
giorno!” cinguetta dolcemente, abbandona il manico di scopa
contro
il tavolo e corre verso di loro mentre si asciuga le mani sul
grembiule lilla, tutto fronzoli e con delle applicazioni in punto
croce che Jay, la madre di Louis, solitamente indossa quando va a
trovarlo.
“E'
così bello vedervi!” Fa una piccola giravolta e
poi: “Spero
abbiate dormito bene, la colazione sarà pronta in un batter
d'occhio!”
Louis
lo fissa sconcertato per qualche secondo con la bocca spalancata.
“Sei
impazzito?!” urla poi, dopo aver recuperato l'uso della
parola,
agitando le braccia per indicare il piccolo zoo formatosi dentro la
sua cucina. Harry sussulta. “Li voglio fuori da casa mia, adesso!”
“Oh”
L'entusiasmo di Harry si spegne immediatamente. Si guarda intorno,
come se non riuscisse pienamente a capire dove sia il problema.
“Ma
volevano solo essere d'aiuto...”
“Ma
non è igienico, possono portare malattie!” Louis
strilla,
fiondandosi come una furia sul manico di scopa e iniziando ad
agitarlo in giro per scacciare via gli animaletti – i ratti
squittiscono spaventati e si disperdono rapidamente in giro per la
stanza.
Lily,
sorprendentemente, trova il tutto molto divertente e decide di
scorrazzare a piedi nudi per tutta la cucina, rincorrendo alcuni
topini. Riesce ad afferrarne due per la coda, emettendo un verso
trionfante prima di “Dove li metto?” chiedere,
mentre i topini si
agitano senza sosta. Harry, tuttavia, è veloce a strapparli
dalle
sue grinfie.
“Questa
non è una favola, Harry,” Louis continua a
strillare, saltellando
da una parte all'altra per non calpestare le blatte che si muovono
frenetiche intorno ai suoi piedi. “E tu non sei Cappuccetto
Rosso!”
Harry
emette un verso stridulo, portandosi una mano al petto con aria
indignata. “Non mi piace essere paragonato a Cappuccetto
Rosso! Non
è l'amabile ragazzina che tutti pensano, ha rovinato la
reputazione
del povero lupo e – oh, Lily, cara, non maltrattare i
colombi!”
Louis
spera ancora che tutto questo sia un terribile incubo.
.
Quando
Louis riesce a mettere fine al tafferuglio che regnava in cucina e a
sbattere fuori dal suo appartamento anche l'ultimo ratto, si rende
conto che le tende del salotto – quelle dalla fantasia a
fiori
esattamente uguale alla camicia di Harry – sono state
ritagliate.
Sbatte sbigottito le palpebre: non riesce a credere che Harry abbia
rovinato le sue dannate tende per cucirsi dei vestiti. Come diavolo
ha fatto, poi, a cucirsi dei vestiti?!
Furioso,
si precipita a passo di carica verso il bagno. Spalanca la porta
senza prima bussare e sente le guance andargli a fuoco quando si
trova davanti un Harry completamente nudo e bagnato.
“Oh,
Louis!” cinguetta il ragazzo, inclinando leggermente la testa
all'indietro per permettere all'acqua di scivolare lungo il suo
petto, prima di raccogliersi intorno ai suoi piedi e scorrere
giù
per il tubo di scarico. Harry non sembra assolutamente turbato dal
fatto di essere nudo davanti a Louis.
“Questa
è una stanza magica! Da dove viene l'acqua che esce da
lì?”
domanda, indicando il soffione della doccia. Schiocca due dita, poi,
e due uccellini cinguettanti, sbucati da chissà dove, lo
coprono con
un asciugamano. Harry li ringrazia con un largo sorriso farcito di
fossette.
“Dai
tubi” Louis risponde, cercando fermamente di non fissare
Harry e
concentrando il suo sguardo su un punto indefinito del pavimento
piastrellato.
Harry
annuisce ed esala un oohhh
meravigliato mentre allaccia l'asciugamano intorno ai fianchi
leggermente carnosi. “E... cosa sono i tubi?”
Louis
si gratta distrattamente la testa. “Beh, servono per
distribuire
l'acqua – ” si blocca poi e scuote energicamente la
testa, “Non
cercare di distrarmi!” esclama, poi, puntando un dito
accusatore
contro Harry che lo guarda come un cucciolo confuso. “Non
sono
venuto qui per parlare di tubi, non puoi andare in giro a
distruggermi le tende!”
Harry
sbarra gli occhi e si porta una mano al petto.
“Oh!” esala
mortificato, “Mi dispiace davvero tanto, non volevo renderti
infelice!”
“Infelice?”
Louis borbotta acidamente. “Non sono infelice, sto fumando di
rabbia!”
Gli
occhi di Harry diventano ancora più grandi e curiosi mentre
la sua
bocca si spalanca. “Rabbia? Non ce l'abbiamo in Andalasia,
cos'è?”
Louis
emette un grugnito a metà tra l'esasperato e l'annoiato.
E’ sul
punto di spiegargli che la rabbia è quando qualcuno
è costretto ad
alzarsi prima ancora che lo faccia la sveglia perché la sua
cucina è
invasa da ratti e blatte e Dio-sa-solo-che-altro,
lasciati
entrare dallo strambo
estraneo convinto di essere un principe delle favole che ha ospitato
durante la notte e che, per ringraziarlo, gli ha pure distrutto le
tende del salotto per cucirsi una stupida camicia – Harry,
tuttavia, prima ancora che Louis riesca ad aprire bocca, decide di
uscire fuori dalla vasca e finisce con lo scivolare sulle piastrelle
bagnate, perdendo l'equilibrio per gettarsi di peso addosso all'uomo,
togliendogli l'aria dai polmoni e facendolo capitombolare
all'indietro.
Harry
squittisce quando entrambi atterrano rumorosamente sul pavimento, tra
la soglia del bagno e quella del corridoio. Louis strizza brevemente
gli occhi ed esala un lamento quando la sua schiena comincia
immediatamente a dolere a causa dell'impatto. Comunque, quando riapre
gli occhi e si accorge di avere Harry seduto sul suo bacino, con un
misero asciugamano a coprire il corpo nudo, Louis si scorda
immediatamente del bruciore alla schiena. Sbatte le palpebre mentre
le goccioline d'acqua che cadono giù dai capelli del ragazzo
gli
bagnano il viso.
Harry
ha le guance rosse – Louis non sa se per la vergogna d'essere
caduto o per la loro posizione compromettente – , il labbro
inferiore tra i denti e gli occhi quasi nascosti dai capelli.
“Oops”
dice in un sussurro timido, spostando parte del suo peso sul
ginocchio sinistro.
“Ciao”
Louis risponde stupidamente, senza nemmeno accorgersi di averlo
detto, sollevando appena la testa dal pavimento.
Rimangono
a fissarsi in silenzio per minuti interi – Gesù,
Louis pensava che
la sua fase bisessuale fosse finita all'Università dopo aver
conosciuto la madre di Lily! – finché qualcuno,
vicino a loro, si
schiarisce rumorosamente la voce.
Louis
sussulta e volta la testa, accorgendosi finalmente della presenza di
Eleanor. Cazzo. La donna ha le braccia incrociate sotto il seno e un
sopracciglio perfettamente curato sollevato, una borsa griffata
appesa nella piega del suo gomito. Lily, probabilmente quella che
l'ha lasciata entrare dentro casa, la guarda con astio.
Harry
si rimette in piedi frettolosamente e corre a stringere la mano di
Eleanor, l'asciugamano ormai lento intorno ai suoi fianchi.
“Ciao,
sono Harry! Vengo da Andalasia, stavo camminando lungo il sentiero ma
sono caduto dentro un pozzo e sono finito qui!” blatera
entusiasta,
continuando a stringere e a muovere energicamente su e giù
la mano
della donna.
Eleanor,
tuttavia, non sembra ascoltare nemmeno una sua parola, troppo
impegnata ad occhieggiare le linee definite del suo petto e dei suoi
addominali. Louis, ancora steso sul pavimento, rotea gli occhi.
Alla
fine, Eleanor riesce a scuotersi dal suo stato di torpore, lascia
andare la mano di Harry e torna a rivolgersi verso di Louis.
“Mi
avevi promesso che avremmo fatto colazione insieme,”
dichiara,
scuotendosi i capelli ondulati con una mano, “ti ho aspettato
un'ora intera al bar, chiamandoti ripetutamente al telefono, mentre
tu eri qui a fare il tuo pigiama party.”
A
quelle parole, Harry batte eccitato le mani. “Oh, un party!
Siamo
invitati?”
Louis
si morde le labbra per soffocare una risata, alzandosi lentamente dal
pavimento. Lily, al contrario, ride liberamente – forse con
leggermente più enfasi di quanto dovrebbe, giusto per fare
un
dispetto ad Eleanor: rido
alle
sue battute sciocche e non alle tue, prenditi questa!
“Chi
diavolo è lui?” Chiede seccata Eleanor indicando
con un cenno del
capo Harry, che continua a sorriderle zuccheroso. “Si droga,
per
caso?”
Louis
l'ammonisce con un'occhiata: non gli piace che si dicano cose del
genere in presenza di Lily. “E' un amico,” spiega
con una
scrollata di spalle, “aveva bisogno di un posto dove
dormire.”
A
quelle parole, Eleanor si gonfia come un palloncino. “Dormire
qui?!” esclama indignata mettendosi le mani sui fianchi,
“Stiamo
insieme da due anni e io non ho mai dormito qui! Ho lasciato correre
perché pensavo non volessi turbare la sensibilità
di tua figlia ma
non credevo fosse un problema di sovraffollamento!”
“El,
tesoro, non è così” Louis cerca di
rassicurarla, prendendole
entrambe le guance tra le mani per baciarla. La donna emette un verso
poco compiaciuto e lo allontana via.
“Spero
tu sappia che dovrai farti perdonare,” dichiara con il tono
di chi
non vuole assolutamente sentire ragioni, prima di marciare fuori
dall'appartamento pestando i piedi. Quando sente la porta sbattere,
Louis sospira stancamente massaggiandosi le tempie: non vede
già
l'ora che questa giornata finisca e non ha ancora nemmeno messo piede
in ufficio.
.
Louis,
dopo aver accompagnato Lily a scuola, porta Harry con sé a
lavoro –
non si fida di lasciarlo solo in casa, potrebbe decidere di
organizzare un nuovo party di pulizie con tutti i ratti e gli
scarafaggi dell'intera Londra.
Harry,
nonostante sia ancora un po' distratto e meravigliato dalle
funzionalità dell'ascensore, non ha smesso un secondo di
dargli
consigli (assolutamente stupidi, Louis vorrebbe aggiungere) su come
farsi perdonare da Eleanor.
“Dovresti
cantarle una canzone d'amore per rassicurarla del tuo
affetto!”
Esclama euforico, pigiando tutti insieme i pulsanti dell'ascensore.
Louis rotea gli occhi e gli afferra un gomito, intimandolo di
fermarsi.
“Io
non canto” borbotta Louis, sistemandosi il colletto della
camicia
con una mano. Si abbassa leggermente per prendere la ventiquattrore
che ha posato sul pavimento quando sente che l'ascensore sta per
finire la sua corsa.
Harry
non sembra per niente demoralizzato dalla totale assenza di
entusiasmo di Louis e non demorde. “Potresti ballare
allora!”
tenta di nuovo, facendo una giravolta sgraziata – finisce per
sbattere contro una parete dell'ascensore e Louis soffoca una piccola
risata.
“Non
ballo nemmeno” dice ancora, alzando le spalle.
Harry,
dopo essere riuscito a riacquistare il suo equilibrio, corruga la
fronte e gonfia le guance. E' adorabile; per un attimo, Louis pensa
che vorrebbe accarezzargli via con il pollice le piccole rughe tra le
sue sopracciglia.
“Allora
potresti mandarle dei fiori! O – o dei dolci fatti in casa!
Devi
farle capire che lei è il tuo vero
amore e vivrete insieme felici e contenti!”
Louis
sbuffa una risata. “Io non so nemmeno se riuscirò
ad essere felice
e contento a fine giornata, figuriamoci tutta una vita”
asserisce,
scuotendo la testa.
Il
volto di Harry si scurisce, come il sole quando viene nascosto da dei
grigi nuvoloni. A Louis non piace vederlo così, se deve
essere
onesto.
“Ma
tu devi farle sapere che l'ami!” insiste, testardo.
“Eleanor
lo sa già” Louis sventola con noncuranza una mano
in aria,
“Ovviamente non ne parliamo in continuazione però
lo sa.”
“Come?”
Louis
lancia ad Harry un'occhiata spazientita. “Che vuol dire come?
Lo sa
e basta.”
“Deve
capire che per te lei è speciale,”
Harry inizia improvvisamente a cantare, proprio quando le porte
dell'ascensore si aprono. Quella deve essere proprio la giornata
fortunata di Louis. “Se
non sai
dimostrarlo si domanderà...”
Il
corridoio, grazie al Cielo, non è affollatissimo; tutti i
presenti,
tuttavia, si voltano comunque verso di loro – Louis
è certo che
non siano mai stati così attenti e interessati a qualcosa
nemmeno
durante le riunioni d'ufficio. Tenta quindi di tappare la bocca di
Harry con il palmo della sua mano ma il ragazzo scivola via dalle sue
grinfie e fuori dall'ascensore, cominciando ad ondeggiare a ritmo di
una inesistente melodia. Inizia a chiedersi quando esattamente la sua
vita sia diventata un musical della Disney.
“...
Chissà
se lui mi ama, chissà se
sogna me...” Harry fa una
giravolta sbilenca, facendo svolazzare la camicia fiorata che indossa
fino a scoprirgli la pelle bianca dell'addome, poi corre verso una
donna con un tailleur nero e un austero chignon e le prende le mani.
“Potresti
scrivere qualcosa per
cui non può resistere, cogliere un fiore bello come
lei...”
La
donna cerca di scacciarlo via con la sua valigetta ma, alla fine,
finisce per farsi ammaliare dal suo entusiasmo e dalla sua bella
presenza, iniziando persino ad improvvisare qualche passo di danza.
Harry butta la testa all'indietro e ridacchia, facendole fare una
giravolta e stampandole un bacio rumoroso sulla guancia prima di
lasciarla andare.
Louis
si passa una mano davanti agli occhi, colmo d'imbarazzo fino alle
punte dei capelli.
“Cerca
di dirle ogni giorno che tipo di uomo sei, tanto lo so che lo
vuoi...”
Louis
esce dall'ascensore e “Okay, va bene, adesso andiamo
via” dice
frettoloso, curandosi di tenere lo sguardo basso per non farsi
riconoscere da nessuno, mentre afferra Harry per un polso.
“Potresti
portarla ad un ballo, sarebbe divertente!” Harry annuncia
emozionato, sgusciando nuovamente via dalla sua presa. Louis vorrebbe
tanto colpirlo in testa e fargli perdere i sensi una volta per tutte.
“No,
non lo è” ribatte irritato, cercando di
acchiapparlo.
“Dovrai
seguire l'istinto, guardarla come un dipinto...”
Harry intona di nuovo, danzando senza vergogna sotto gli sguardi
sorpresi dei presenti. “Tienila
stretta mentre balla insieme a te, dille che è tutto quello
che vuoi
tu, ti troverà favoloso e ti amerà di
più!”
Louis
grugnisce. Per sua fortuna, comunque, il piccolo show di Harry viene
interrotto bruscamente quando il ragazzo finisce per scontrarsi
accidentalmente contro Liam. Harry oscilla un po' sulle sue gambe a
causa dell'urto, ma Liam riesce a prenderlo prima che possa finire
steso a terra. Louis tira un sospiro di sollievo e si affretta a
raggiungerli.
“Scopri
chi è e da dove viene e rimandalo indietro” sibila
incattivito in
direzione di Liam, spingendo in malo modo Harry verso il suo ufficio.
.
Secondo
Harry, Andalasia si trova subito dopo i Prati della Gioia e la Valle
della Contentezza. Non è ovviamente segnata in nessuna
cartina
geografica di nessun continente né esiste qualche
riferimento ad
essa su Google. Non esiste, semplicemente.
Louis,
seduto dietro la sua scrivania con due dita unite sotto il mento,
osserva in silenzio Harry picchiettare incuriosito contro il vetro
dell'acquario e girarci intorno, mormorando paroline dolci ai
pesciolini che sembrano non avere assolutamente paura di lui. Louis,
chissà perché, non se ne sorprende.
Il
bussare della porta, poco dopo, cattura l'attenzione di entrambi.
Liam entra dentro la stanza accompagnato dagli ex-coniugi Mr e Mrs
Cole, impegnati ormai da mesi interi in una caotica battaglia legale
per la custodia del figlio.
Louis
si sistema velocemente la cravatta e si alza dalla sua sedia
girevole, accogliendoli con una stretta di mano formale prima di
farli accomodare sulle due poltroncine davanti alla scrivania. Harry,
incuriosito dalla loro presenza, si avvicina a Louis.
“Grazie
per essere venuti,” Louis dice, mettendo in ordine un plico
di
fogli. I due ex-coniugi annuiscono brevemente. “In seguito
alla
vostra richiesta di separazione e alla vostra incapacità di
giungere
ad un comune accordo, sarà il Giudice a decidere se
– ”
“Si
stanno separando?” Harry interrompe improvvisamente Louis,
aggrottando le sopracciglia castane con aria confusa. “E per
quanto
tempo?”
Louis
prende un lungo respiro per calmare i nervi e “Per sempre,
Harry.
Adesso, ti prego, fammi lavorare” ribatte sbrigativo,
riportando
l'attenzione sui signori Cole.
Harry,
comunque, non demorde. “Cioè... per sempre sempre?”
I
signori Cole lanciano un'occhiataccia a Louis, seccati dalla nuova
interruzione. Louis spera – prega
– che mantengano la calma.
Si
volta appena verso Harry, allora, “Sì, per sempre
sempre. Che ne
dici di uscire da qui e andare – che fai? Non
piangere!”
Harry
tira su con il naso, ha gli occhi umidi di lacrime, gli angoli della
bocca piegati all'ingiù e il labbro inferiore che tremola.
“Ma
non possono farlo!” protesta debolmente, la voce incrinata
dall'emozione, mentre una grossa lacrima rotola lungo la sua guancia.
“Che luogo spaventoso è mai questo?”
“E'
la realtà” taglia corto Louis, intimandogli con un
cenno della
mano di sloggiare. Harry non obbedisce, però, fa invece il
giro
della scrivania e comincia ad importunare i signori Cole.
“Come
potete separarvi e lasciar morire il vero amore? Lei, signore, come
può lasciare andare una così bella donna come sua
moglie!”
L'espressione
irritata della Signora Cole si ammorbidisce e i suoi zigomi si
tingono di rosa. Harry afferra le loro mani e le unisce insieme, un
sorriso gentile a piegargli le labbra. “Guardi!”
dice rivolto al
Signor Cole, “Guardi come brillano i suoi occhi! Si rende
conto
quanto è stato fortunato ad essere riuscito a possedere il
suo
cuore?”
Il
Signor Cole diventa paonazzo in volto e comincia a balbettare
imbarazzato. Louis si prende la testa tra le mani, ormai al limite
della sopportazione. Se Harry farà scappare i suoi clienti a
gambe
levate, Louis giura che –
“Il
vero amore non muore mai, signori.” Harry riprende con tono
appassionato, stringendo con una delle sue enormi mani quelle unite
dei due coniugi. “Anche se alle volte pensiamo che sia
così, non è
vero: tutto quello che dobbiamo fare è combattere per farlo
trionfare ancora!”
La
Signora Cole si sposta un ciuffo biondo dalla fronte, stringendo
spasmodicamente con la mano libera la sua borsetta di perline
poggiata sulle ginocchia unite. “Siamo stati insieme per
quindici
anni...” sussurra intristita, mordendosi le labbra.
Harry
annuisce con aria comprensiva mentre le dà leggere pacche
consolatorie sulla spalla. “E perché mai vorreste
mandare in fumo
tutti questi anni passati insieme? Sono certo siano stati
meravigliosi, non è vero? Ricchi di gioie, risate e momenti
felici.”
La
signora Cole fa sì con la testa, asciugandosi gli angoli
degli occhi
con l'indice. “Siamo stati tanto felici insieme, Grant,
vero?”
piagnucola rivolgendosi al marito, “Ricordi quando siamo
andati in
Francia, per il nostro terzo anniversario, e fecemmo l'amore nel
bagno di quel ristorantino – ”
Louis
grugnisce disgustato, coprendosi gli occhi con i palmi delle mani.
Harry, invece, ascolta con attenzione le parole della donna e sospira
sognante.
“Quando
nacque Luke” Grant si unisce alla moglie, adesso,
commemorando
emozionato le tappe più felici della loro vita insieme,
“pensai
che non avrei mai potuto amare un'altra donna al di fuori di te. Il
ragazzo ha ragione, sai, non ho mai incontrato nessuno con degli
occhi più brillanti dei tuoi.”
Harry
si porta commosso una mano al centro del cuore. “L'amore
è così
meraviglioso” sospira piano, mentre scioglie la presa sulle
mani
giunte dei coniugi Cole e torna a posizionarsi dietro Louis.
Alla
fine, i Cole decidono – con sommo disappunto di Louis
– di
prendersi un po' di tempo per pensare.
“Forse
siamo stati troppo frettolosi” si scusa Grant con una piccola
scrollata di spalle, tenendo stretto la moglie sotto un braccio,
“sono sicuro che anche il nostro ragazzo vorrebbe che
riallacciassimo i rapporti; ha solo tredici anni, dopotutto, ha
ancora bisogno di entrambi i suoi genitori.”
Louis
annuisce con aria stoica e professionale e stringe la mano che gli
offre l'uomo, augurando ad entrambi buona fortuna. Quando i Cole
escono fuori dal suo ufficio, però, si volta come una furia
verso
Harry.
“Ti
rendi conto che mi hai appena fatto perdere dei clienti con tutte
quelle stronzate sul vero amore?” abbaia. La giornata
è iniziata
male e, sicuramente, finirà anche peggio. Harry si stringe
nelle
spalle e “Ma il loro era vero amore...” risponde
flebilmente,
abbassando la testa.
Louis
alza le braccia al cielo. “Il vero amore non
esiste!” urla,
assestando un calcio arrabbiato al piede della scrivania. “Le
persone s'innamorano e poi, dopo qualche anno, smettono di farlo e si
abbandonano. E' così che funziona, non esiste il vissero
per sempre felici e contenti,
questa non è una stupida fiaba!”
Harry
solleva di colpo la testa. I loro occhi s'incontrano e Louis crede
che il ragazzo sia lì lì per scoppiare in
lacrime; i suoi occhi
sono grandi e liquidi, sorpresi da quelle parole così dure
ma, allo
stesso tempo, quasi comprensivi, come se ne capissero il motivo.
“Sei
stato abbandonato, vero?” mormora flebilmente, poi,
andandogli
vicino. “La persona che amavi, la madre di Lily, è
andata via?”
Louis
distoglie velocemente lo sguardo. “Sì. Ma non
m'importa e non vedo
cosa c'entri adesso.”
“Ma
ti importava prima, ecco perché sei
così...” Harry si prende un
attimo per pensare alla parola adatta da usare, “...
così
infelice.”
Louis
sbuffa una risata dal sapore amaro mentre torna ad abbandonarsi sulla
sua sedia. “Non sono infelice, solo non apprezzo quando
qualcuno
ficca il naso nel mio lavoro.”
Harry
stringe le labbra e annuisce, anche se non sembra crederci nemmeno un
pochino. Poi, senza chiedere il permesso, si accomoda sulle sue
ginocchia e avvolge le braccia intorno al suo collo, abbracciandolo
stretto.
“Sono
davvero dispiaciuto, Louis, ma troverai presto il vero amore e sono
certo che cambierai idea. Forse lo hai già trovato in
Eleanor,
sembra una carissima ragazza, non credi?”
Louis,
ancora preso alla sprovvista e con il peso di Harry sulle proprie
gambe che, stranamente, non sembra per niente scomodo, ricambia
goffamente l'abbraccio. Affonda anche il naso nella guancia di Harry,
inspirandone l'odore di pulito e del bagnoschiuma con estratti di
lamponi e more che usa Lily. Deve essersi lavato con quello, questa
mattina.
Harry
gli sorride contro il collo e giocherella con i ciuffi di capelli
alla base della sua nuca, schioccandogli un bacio sulla guancia prima
di lasciarlo andare e rimettersi in piedi. Louis vorrebbe quasi
pregarlo di tornare tra le sue braccia.
“E
tu,” chiede poi, “hai già trovato il tuo
vero amore?”
Il
volto di Harry s'illumina come un albero di Natale. Scuote la testa,
però, e “Non ancora ma lo troverò, un
giorno. Poi ci sposeremo e
ci scambieremo il bacio del vero amore!” trilla, sfoggiando
un
sorriso tutto zucchero e fossette.
Louis
ridacchia e scuote appena la testa, la furia di poco prima ormai
completamente dimenticata.
.
“Allora,
come funziona tutta questa faccenda del vero amore in
Andalasia?”
Louis
e Harry passeggiano lungo uno dei sentieri alberati di Kensington
Gardens – Louis ha deciso, dopo il fiasco con i Cole, di
prendersi
una piccola pausa dal lavoro e far cambiare un po' aria ad Harry. Il
ragazzo mangiucchia una mela caramellata, regalatagli dalla giovane
titolare della bancarella in cui si sono fermati insieme ad un
tovagliolino con il suo numero di cellulare scribacchiato sopra (che
Harry ha inconsapevolmente usato per asciugarsi le dita e poi gettato
via).
Louis
ha le mani infilate dentro le tasche dei pantaloni gessati e osserva
Harry con un piccolo sorriso ad increspargli le labbra sottili. Harry
è accattivante, così pieno di entusiasmo,
innocenza e buone
speranze – gli ricorda tanto la sua piccola Lily.
Harry
inclina appena la testa per strappare un altro morso alla sua mela;
ha le labbra rosse e lucide di caramello mischiato a saliva, e Louis
si ritrova inconsapevolmente a fissarle per quello che è
sicuramente
un lasso di tempo poco discreto. Si schiarisce la gola e sposta lo
sguardo verso la statua di Peter Pan, brulicante di turisti con le
loro Nikon immense appese al collo.
“In
Andalasia,” Harry comincia, dopo aver deglutito il suo
boccone,
“incontriamo la nostra anima gemella, poi cantiamo qualche
canzone
d'amore e, il giorno dopo, ci sposiamo.”
Louis
alza le sopracciglia. “Vi sposate il giorno seguente? Senza
nemmeno
conoscervi?”
Harry
solleva le spalle, distratto dai passanti e dallo stagno con le oche
e da tutto il resto. “Abbiamo l'eternità per
conoscerci!” gli
dice con un sorriso, come fosse la cosa più naturale del
mondo.
Louis,
piuttosto perplesso, non riesce a comprendere come si possa mettere
la fede al dito di un completo estraneo. Conosce Eleanor da tre anni
e, nonostante abbia intenzione di farle la proposta, crede ancora sia
troppo presto per fare un passo del genere – così
enorme e
spaventoso. Se non avesse una figlia di sei anni a carico, molto
probabilmente non si sarebbe più risposato. L'abbandono di
Hannah
era stato un duro colpo da incassare; Lily era ancora troppo piccola
per comprendere la situazione, ma Louis ricorda ancora – e
non
crede che riuscirà mai a scordarlo – quando si era
svegliato nel
cuore della notte con un lato del materasso freddo e un bigliettino
d'addio attaccato allo sportello del frigorifero.
Una
settimana dopo aveva ricevuto a casa le carte del divorzio insieme
alla madre di Hannah che, ancora più confusa di lui, aveva
spogliato
il loro appartamento di tutte le cose appartenute alla figlia. Era
stata dura affrontare il lavoro in ufficio, un divorzio, e una
bambina piagnucolosa da crescere tutto da solo. Hannah non ha
completamente abbandonato Lily, le manda cartoline e regali per
Natale e il suo compleanno, la chiama una volta ogni dieci giorni e
la invita sempre a Doncaster – città dove Louis
è nato e
cresciuto, città dove Hannah adesso vive con il suo compagno
e un
figlio nuovo di zecca. Lily non ha mai accettato, comunque: non le
serve una mamma, è quello che dice sempre. Louis sa,
tuttavia, che
ne ha bisogno, così come tutti gli altri bambini della sua
età.
Persino lui, a quasi trent'anni, a volte ne ha bisogno.
Louis
scuote la testa e decide di spazzare via quei cattivi pensieri,
tornando alla realtà. Harry sta ancora curiosando in giro,
le dita
di una mano strette intorno al bastoncino appiccicoso della mela
caramellata e gli occhi che cercano di assorbire tutto quello che lo
circonda.
“Ti
piace qui?” Louis gli domanda, chiudendo delicatamente una
mano
intorno al suo gomito e tirandolo appena verso di sé quando
si
accorge che Harry è nell'esatta traiettoria di un ciclista.
Harry,
beatamente ignaro del pericolo appena scampato, annuisce con
vivacità.
“Molto!
E' un Regno così diverso da Andalasia, ci sono un sacco di
belle
cose da vedere. Non capisco perché vadano tutti di corsa,
però,
senza fermarsi nemmeno un secondo a guardare il cielo, giocare con
gli scoiattoli o annusare un fiore. Ma mi piace, ha l'aria di essere
un posto pieno di avventure.” Harry spiega, le fossette che
spuntano fuori a bucargli le guance. Louis non può fare a
meno di
sorridere.
“Però
non capisco perché tutta questa faccenda del
divorzio,” Harry
continua con aria triste, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.
Indossa un paio di stivaletti di camoscio beige – Louis,
prima di
andare in ufficio, lo ha portato per negozi: non poteva farlo andare
in giro con degli stivaloni neri alti fino alle ginocchia e
quell'orrenda calzamaglia. Gli ha regalato anche un paio di skinny
jeans aderentissimi (Louis non si vergogna, beh forse solo un
pochino, ad ammettere di aver balbettato un po' quando Harry
è
uscito fuori dal camerino con le sue gambe longilinee e quasi
femminili fasciate perfettamente da quei jeans) e un foulard
colorato, che Harry ha deciso di avvolgere intorno alla testa per
tenere fermi all'indietro i suoi ricci. “Non capisco
perché
preferite separarvi per sempre piuttosto che affrontare e superare le
difficoltà, facendo trionfare il vero amore. E' tutto
così triste,
sono infelice per voi.”
Louis
sospira. “A volte prendiamo decisioni affrettate,”
commenta,
voltandosi distrattamente a guardare un gruppetto di adolescenti
giocare a calcetto sul prato, “pensiamo di esserci davvero
innamorati di qualcuno, siamo convinti che sia la persona giusta con
cui condividere tutta la vita e poi, un giorno, l'amore finisce
improvvisamente e ci accorgiamo di aver sbagliato. Probabilmente la
nostra anima gemella ci è passata accanto ma noi eravamo
troppo
occupati ad essere innamorati della persona sbagliata per rendercene
conto.”
“Pensi
che Eleanor sia la tua persona giusta?” Harry chiede, poi, e
Louis
smette di camminare, preso in contropiede. Harry tira dritto e solo
con qualche secondo di ritardo si accorge che l'uomo non è
più al
suo fianco. Si ferma, si guarda intorno spaesato e poi, dopo aver
individuato Louis, torna indietro con un sorriso imbarazzato sulle
labbra.
Louis
non ha mai pensato che Eleanor potesse essere la sua persona giusta.
Non perché non la trovasse all'altezza o non le volesse
abbastanza
bene, ma è che non ci ha mai pensato troppo. Si sono
conosciuti per
caso; lei era dolce e carina e, quando Louis le ha detto di avere una
figlia e un matrimonio fallito alle spalle, lei non è
scappata a
gambe levate.
Louis
vuole sposarla perché ha Lily, non può
permettersi di farla
crescere senza un figura materna ancora a lungo – nonostante,
tuttavia, a Lily non sembra andare molto a genio questa situazione.
Ci ha provato, sul serio, a farle piacere Eleanor: ha provato a
portarle fuori a cena per farle conoscere meglio ma Lily, ostinata
com'è, aveva passato tutto il tempo a fare i capricci e i
dispetti.
Eleanor, superato il desiderio iniziale di piacerle, si è
ormai
rassegnata e anche un po' scocciata.
Louis
non vuole giudicarla negativamente; è probabilmente troppo
giovane
per avere una figlia, anche se acquisita, ed è anche troppo
distratta dalla sua carriera di fashion blogger –
è abbastanza
popolare in Inghilterra, tanto da essere persino invitata alle
Fashion Weeks o qualcosa del genere, Louis non se ne intende molto.
Quindi
no, Louis non ha mai pensato che Eleanor fosse seriamente la sua
anima gemella, ma quante donne sono disposte a sposare qualcuno con
una figlia a carico?
“Io
– io non lo so?” mormora, infine, con tono incerto,
guardando
Harry.
Il
ragazzo aggrotta la fronte. “Quando la vedi il tuo cuore
batte
fortissimo e senti le farfalle e tanti scoppiettanti fuochi
d'artificio dentro lo stomaco?”
Louis
ci pensa su un attimo. “Non lo so, suppongo di sì?
Non ci ho mai
fatto caso.” Si giustifica, scrollando mestamente la testa.
“Ma
queste cose sono importanti!” Harry si indigna e solleva
improvvisamente le braccia in aria, facendo volare via la sua mela
caramellata. Non sembra accorgersene, nemmeno quando questa atterra
sopra il casco di un ignaro ciclista. “Come fai a non farci
caso?”
Louis
fissa divertito il ciclista con la mela caramellata appiccicata sul
suo casco che si allontana. “Non m'importa davvero delle
farfalle
nello stomaco, del vero amore e tutte queste stronzate,” dice
poi,
rivolgendosi di nuovo ad Harry – che si porta una mano al
petto ed
emette un verso scandalizzato.
Harry
batte un piede a terra. “Ma Louis!” si lamenta,
trascinando con
tono petulante la i
del suo nome. “Non puoi dire cose del genere!”
Louis
sbuffa una risatina e riprende a camminare, Harry lo segue a ruota
come un cagnolino disperso. “Sai, Harry, forse dovremmo fare
tutti
come dici tu: s'incontrarono, pranzarono e si sposarono.”
Harry
annuisce solenne. “E non dimenticare il e
vissero per sempre felici e contenti!”
“Già,”
Louis sorride al suo indirizzo, mentre piccole rughe d'espressione
gli increspano la pelle intorno agli occhi. “E poi vissero
per
sempre felici e contenti.”
Harry
applaude allegramente. Solo in quel momento sembra ricordarsi della
sua mela caramellata, e prende a fissarsi imbronciato le mani vuote e
appiccicaticce.
“Te
ne comprerò un'altra” Louis si offre mentre poggia
una mano sulla
base della sua schiena, guidandolo verso l'ennesimo venditore
ambulante di dolciumi.
Harry
lo ringrazia con un bacio appiccicoso sulla guancia.
.
Lily
butta la testa all'indietro e strilla di felicità.
E'
seduta a gambe incrociate sul divano, Harry è nella stessa
posizione
di fronte a lei – con addosso la nuova camicia con una
fantasia di
fenicotteri che Louis gli ha regalato per impedirgli di distruggere
le sue tende – e le sta molto probabilmente raccontando
qualche
aneddoto fiabesco su Andalasia. Louis non sta seguendo attentamente
la loro conversazione, immerso com'è nelle sue scartoffie da
compilare, si limita soltanto a guardarli di tanto in tanto e
sorridere tra sé.
Qualche
ora dopo, quando Lily è ormai andata a letto –
sorprendentemente
senza nemmeno protestare – , Harry si avvicina a Louis con un
sorriso timido e le mani intrecciate dietro la schiena. Ha i capelli
tirati indietro da un cerchietto rosso e raccolti malamente in una
treccia disordinata – senza dubbio opera di Lily.
“Posso
disturbarti?” chiede. Louis annuisce, si abbandona contro lo
schienale della sedia e soffoca uno sbadiglio stanco contro il palmo
della mano. Odia portarsi il lavoro a casa, lo sfinisce sempre.
Harry
allontana una sedia dal tavolo e ci si accomoda sopra, poggia i
gomiti sulla superficie del tavolo e intreccia le mani sotto il
mento. “Apprezzo molto che tu mi faccia rimanere ancora
un'altra
notte, sei un vero gentiluomo. Ti ringrazio.”
Louis
gli sorride e sventola una mano a mezz'aria, liquidando le sue
parole. “Non devi ringraziarmi, Harry. Non ti avrei
abbandonato a
te stesso in un posto come Londra; tra l'altro, la mia casa non
è
mai stata così pulita prima d'ora, direi che è
una vittoria per
tutti quanti. Ma, per favore, non portare di nuovo ratti in casa
mia.”
Harry
abbassa lo sguardo e ridacchia, sistemandosi dietro l'orecchio una
ciocca di capelli sfuggita dalla treccia. “Volevano solo
essere
gentili. Sono miei amici.”
“Beh,
apprezzo la loro gentilezza, ma credo riusciremo a sopravvivere anche
senza il loro aiuto.”
Harry
non sembra molto convinto ma decide di non insistere oltre.
“Canterei
una canzone per ringraziarti ma non credo ne saresti felice,
soprattutto non a quest'ora della notte”
Louis
scoppia a ridere e annuisce, passandosi una mano sui capelli
spettinati.
“Ti
preparerò qualcosa da mangiare, allora,” Harry
continua, pianta i
palmi delle mani sul tavolo e fa leva sulle braccia per alzarsi
dalla sedia – i muscoli delle sue braccia guizzano sotto il
tessuto della camicia e Louis deve schiarirsi rumorosamente la gola e
distogliere lo sguardo per impedirsi di fissarlo troppo, “non
hai
ancora cenato ed è davvero tardi.”
“Oh,
non disturbarti. Sono a posto così, davvero.”
Harry
scuote la testa. “Nessun disturbo” insiste,
“mi piace cucinare
per gli altri, è una delle cose che più
preferisco!”
Harry
si allontana allegramente verso la cucina e Louis non può
fare a
meno di chiedersi se i Principi Azzurri esistano veramente e se
è
stato così fortunato da trovarne uno.
.
Quando
Louis spalanca la porta del suo appartamento, la sera seguente, dopo
un'intensa giornata di lavoro, viene accolto da un delizioso
profumino di dolci appena sfornati.
Lily
gli sfreccia accanto, si sfila via in tutta fretta lo zainetto e le
scarpe, lasciandole sul parquet del corridoio, e poi corre in cucina.
Louis, dopo aver sistemato il suo trench coat beige, la sua
ventiquattrore e il disordine della figlia, la segue.
Sbarra
gli occhi quando vede decine e decine di vassoi pieni di muffin
ricoprire quasi interamente ogni superficie della cucina. Harry li
accoglie con un sorriso tutto fossette e un grembiule rosa pieno di
fronzoli – quello che solitamente Jay utilizza quando va a
trovarli
– allacciato intorno ai fianchi. Ha una macchia di farina
sulla
guancia destra e i ricci legati in un disordinato chignon sopra la
sua testa: sembra l'immagine della perfetta casalinga.
Louis
direbbe di aver davanti una visione paradisiaca, se solo non ci fosse
Nick Grimshaw, il suo vicino di casa, seduto al suo tavolo con un
sorriso sghembo e un muffin mangiucchiato tra le dita.
“Cosa
ci fa qui lui?” domanda quindi, senza nemmeno salutare Harry
o
ringraziarlo, indicando con un cenno del capo l'uomo. Lily, al
contrario, strilla entusiasta e ringrazia Harry con un bacio sulla
guancia prima che cominci ad osservare minuziosamente tutti i muffin
per scegliere quale mangiare.
Harry,
in ogni caso, non sembra ferito dalla sua reazione. “Oh, lui
è Sir
Grimshaw!” dice allegramente, “Non sapevo come
accendere quella
scatola magica che cuoce i dolci e lui è cortesemente venuto
in mio
aiuto. E' un gentiluomo!”
Louis
lancia un'occhiata poco impressionata a Nick che gli risponde
muovendo le sopracciglia con aria maliziosa prima di voltarsi verso
Harry e riservargli un finto sorriso innocente. A Louis non
è mai
piaciuto quello lì.
“E'
stato davvero gentile ad aiutarti” Louis sibila, stringendo
le
palpebre, “ma è tardi, credo sia meglio che vada.
Giusto, Sir
Grimshaw?”
Harry
apre la bocca e aggrotta la fronte, confuso dall'improvvisa scortesia
di Louis.
“Heyyy,
Louis!” lo richiama, posando entrambe le mani sui fianchi.
“Sir
Grimshaw è nostro ospite, dobbiamo trattarlo con
rispetto!”
Louis
è sul punto di sbottare qualcosa come chi
cazzo se ne frega del rispetto questa è casa mia,
ma Grimshaw lo precede e “No, tranquillo Harry”
dice, alzandosi
in piedi. “Louis ha ragione, è ora di tornare a
casa. Se hai
ancora bisogno di me, sai dove trovarmi. Grazie per questo”
agita
sorridendo il suo muffin in aria, “oh, e non dimenticare il
nostro
appuntamento!” conclude, prima di congedarsi con un pigro
cenno
della mano e andarsene via.
Solo
quando Louis sente la porta d'ingresso chiudersi,
“Appuntamento?”
chiede sconcertato.
Harry
annuisce, al settimo cielo, mentre tira fuori dal forno, premurandosi
ovviamente di indossare prima i guanti protettivi, un'altra teglia di
muffin cotti a puntino. Si guarda intorno, alla ricerca di uno spazio
libero dove posarla: alla fine, con una piccola alzata di spalle,
decide di metterla sul pavimento.
“Sì,”
dice poi, sollevando lo sguardo su di Louis, “Sir Grimshaw mi
ha
invitato ad un appuntamento, domani pomeriggio. Ho accettato
perché
sembrava una cosa divertente! A proposito... cos'è un
appuntamento?”
“Un
appuntamento è quando due persone che si piacciono escono
insieme
per conoscersi” s'intromette Lily, con le guance piene di
muffin,
seduta su uno degli sgabelli che circondano la penisola. Louis
l'ammonisce con lo sguardo e lei deglutisce prima di continuare.
“Vanno al ristorante, o al cinema, o in un museo... ma non
puoi
baciare qualcuno al primo appuntamento o crederà che tu sia
facile,
la sorella grande di Cindy lo dice sempre. Però io non so
cosa vuol
dire essere facile...” Lily conclude, stringendosi nelle
spalle,
mentre addenta il suo muffin.
Harry
emette un oohh
comprensivo e annuisce, portandosi le mani ricoperte dai guanti su
entrambe le guance.
“Non
puoi andare ad un appuntamento con Nick Grimshaw!” Louis
interviene, spalancando le braccia. Non può permettere che
esca con
Nick, Harry è ingenuo come una Principessa Disney
– parla persino
con gli uccellini, per l'amor del cielo! – e Louis non si
fida
davvero di quello lì.
Harry
s'imbroncia. “Ma potrebbe essere il mio Principe
Azzurro!”
sbuffa, soffiando adorabilmente via una ciocca di capelli che gli era
scivolata sugli occhi.
Principe
Azzurro un corno! è
quello che
pensa Louis, invece; Nick cambia ragazzo praticamente ogni week-end e
suona lo stereo ad un orario improponibile la Domenica mattina.
“Non
è il tuo Principe Azzurro, Harry, non è quello
giusto per te. Credo
dovresti ritornare in Andalasia per trovarne uno più
adatto.”
Harry
aggrotta le sopracciglia marroni e incrocia le braccia, increspando
il tessuto della t-shirt bianca, un po' troppo corta, che deve aver
rubato dall'armadio di Louis. Il tessuto della maglietta è
così
sottile che l'uomo riesce a vedere i suoi capezzoli.
“Credo
spetti a me giudicare se Sir Grimshaw sia giusto o meno.”
Louis
sospira e concede ad Harry un sorriso rassegnato. Sì, ha
ragione:
non spetta a lui giudicare. Louis non è suo padre e nemmeno
il suo
fidanzato, non può dirgli cosa fare o meno – Harry
sarà anche un
ingenuo sognatore e fermo credente nel vero amore, ma non è
un
bambino.
Forse
ha anche ragione: magari Nick Grimshaw è sul serio il suo
Principe
Azzurro e vivranno per sempre felici e contenti. Questo pensiero
lascia a Louis un po' l'amaro in bocca ed una strana sensazione alla
bocca dello stomaco – non sa spiegarsi cosa voglia dire e,
francamente, non vuole nemmeno saperlo.
“Va
bene,” mormora quindi, avvicinandosi al ragazzo per
accarezzargli
con le dita un mi
dispiace sulla
guancia. “Sono sicuro che ti divertirai.”
Il
volto di Harry si illumina con un sorriso. Lo afferra per un braccio,
poi, con lo stesso entusiasmo di un cagnolino scodinzolante, e lo
trascina verso il tavolo. Gli riempie le mani di muffin,
ficcandogliene uno in bocca – Lily scoppia a ridere divertita
e
Louis cerca di restituire ad Harry il favore, nonostante abbia le
mani occupate di muffin.
.
Lily
è impegnata in un tea
party
insieme alle sue numerose bambole, disposte in cerchio intorno a lei,
quando Harry bussa alla sua porta.
La
bambina solleva gli occhi dalle sue bambole e
“Avanti!” strilla,
tenendo a mezz'aria la sua tazzina vuota.
La
porta si apre appena, la testa di Harry che fa capolino dalla
fessura. “Posso entrare?” domanda educatamente.
Lily annuisce,
posa la tazzina sul tappeto peloso rosa shocking di Hello Kitty e
agita le manine, incitandolo ad unirsi a lei.
Harry
s'inginocchia in mezzo a due bambole bionde, e sorride con i palmi
delle mani premuti contro le cosce mentre aspetta che Lily prenda
un'altra tazzina dal suo servizio da tè giocattolo.
“Me
e le ragazze” Lily indica con un movimento del braccio le sue
bambole, “stavamo bevendo il tè e parlando
dell'ultimo episodio di
Violetta, ti serviva aiuto?”
Harry
annuisce. Prende la tazzina che Lily gli porge, così piccola
che
sparisce quasi completamente dentro le sue mani enormi, e finge di
sorseggiare il tè.
“L'appuntamento
con Sir Grimshaw è tra qualche ora e non so cosa fare o dove
andare,
non so nemmeno dove trovare una fata turchina così
all'ultimo
momento!”
Lily
arriccia un po' le labbra. Nemmeno lei è molto entusiasta da
tutta
questa faccenda dell'appuntamento con il signore della porta accanto
– solo perché il suo papà non ne
è felice, e lei vuole molto
bene al suo papà e non vuole che sia triste.
Tuttavia,
non vuole nemmeno che Harry sia triste. E' un Principe delle fiabe e
anche il suo amico, cucina dei muffin buonissimi ed è sempre
buono e
gentile con lei.
Essere
una bambina di sei anni è davvero difficile, ci sono troppe
decisioni da prendere!
“Possiamo
andare in giro per negozi,” Lily suggerisce infine,
“possiamo
usare la carta di credito di papà. E' per le emergenze, in
realtà,
ma non glielo diremo.”
Harry
si morde il labbro con aria apprensiva. “Ma non voglio che si
arrabbi” mormora, stringendo le lunghe dita intorno alla
tazzina.
Lily,
con un sorrisino furbo a piegarle la bocca, “Beh, non
può
arrabbiarsi se non lo sa” dice, muovendo le sopracciglia.
Alla
fine,si ritrovano dentro una boutique di YSL da Selfridges. Lily,
dopo aver pagato la corsa del taxi con la carta di credito di Louis,
ha trascinato Harry per tutta Oxford Street come se fosse lei
l'adulto della situazione mentre il ragazzo si guardava intorno
emettendo piccoli oooh
e aah di
stupore.
Harry,
comunque, è intento a rimirarsi allo specchio, nell'elegante
camerino della boutique, studiando attentamente un paio di aderenti
pantaloni in pelle neri, accompagnati da una semplice camicia
satinata dello stesso colore e la giacca a fantasia leopardata che ha
catturato la sua attenzione mentre lui e Lily curiosavano in giro per
il negozio.
“Mi
piace!” Dichiara entusiasta, facendo una giravolta su se
stesso.
Lily, appollaiata sul divanetto di velluto rosso del camerino, esulta
e solleva le braccia in aria, dondolando le gambe.
Harry
torna a guardarsi allo specchio. “Spero piaccia anche a Sir
Grimshaw!” dice, mordendosi il labbro inferiore.
Lily
storce la bocca e aggrotta la fronte. “Non dovresti andare ad
un
appuntamento con Sir Grimshaw, dovresti andarci con
papà”
suggerisce poi, con aria innocente. Harry si volta a guardarla con
un'espressione di stupore.
“Oh”
sussurra, “ma Louis ha Eleanor. Non sarebbe affatto
carino...”
Lily
balza giù dal divanetto e “Chi se ne importa di
Eleanor!”
esclama con vigore, sollevando il mento. “A lei non piaccio
nemmeno
un pochino e non voglio che sposi il mio papà!”
Harry
s'intristisce di colpo. Si avvicina a Lily e s'inginocchia davanti a
lei per essere alla sua stessa altezza. “Eleanor sembra una
cara
ragazza, forse dovresti conoscerla meglio?” suggerisce con
gentilezza.
Lily
scuote la testa, ostinata. “Non voglio conoscerla!
Perché non vuoi
andare ad un appuntamento con il mio papà? Tu sei un
Principe delle
fiabe e lui ha bisogno del vero amore!”
“Ma
Sir Grimshaw...”
Lily
afferra la mano di Harry. “Non puoi uscire con lui. La
sorella
grande di Cindy dice sempre che tutti i ragazzi sono uguali, vogliono
solo una cosa!”
Gli
occhi verdi di Harry si spalancano, grandi e rotondi come due
palline, a metà tra la sorpresa e l'ammirazione –
Lily sa così
tante cose, pensa il ragazzo, nonostante sia alta poco più
di uno
dei nani di Biancaneve.
“Ohhh,”
esala, quindi, portandosi una mano al petto, “e
cosa?”
Lily
lascia andare la mano di Harry e abbassa lo sguardo sui suoi
stivaletti neri lucidi. Solleva le spalle e poi biascica:
“Beh, non
lo so; la sorella grande di Cindy non vuole mai dircelo.”
.
Louis
fa cadere sul pavimento della cucina la bottiglietta d'acqua che
aveva preso dal frigo quando Harry, con addosso i vestiti acquistati
quel pomeriggio, fa il suo ingresso dentro la stanza. Il riccio gli
riserva un timido sorriso mentre le sue guance prendono colore.
“Sei
– sei – ” Louis balbetta, preso alla
sprovvista, mentre la
bottiglietta rotola sulle piastrelle. Tossicchia contro il suo pugno
chiuso prima di continuare, con tono più composto.
“Voglio dire,
stai benissimo. Sono sicuro che Grimshaw
apprezzerà.”
Harry
intreccia le mani dietro la schiena, dondolandosi leggermente sui
talloni. “Grazie molte, sei davvero gentile.”
Louis
rimane un attimo di troppo impalato sul posto, poi annuisce e si
china a raccogliere la bottiglietta d'acqua. “Passa una bella
serata” gli augura con un sorriso, forse un po' troppo
forzato ma
hey, non è colpa sua se Grimshaw non gli va molto a genio.
Harry
si tormenta il labbro inferiore per qualche secondo ma poi, dopo aver
preso un respiro, ricambia il sorriso di Louis con uno dei suoi,
sinceri ed entusiasti.
“Io
vado allora” mormora, guardando a lungo Louis prima di girare
i
tacchi ed uscire dalla camera. L'uomo sospira e scuote la testa;
stringe saldamente la bottiglietta, schiacciando e deformando con le
dita la plastica. Non può fare a meno, dopo, di guardare
fuori dalla
finestra Harry e Nick uscire dal condominio e camminare lungo il
vialetto.
Passa
la serata sul divano, davanti alla televisione al plasma con una
pinta di gelato Ben&Jerry's. Lily, seduta a gambe incrociate
sul
pavimento con un album da disegno sulle ginocchia, gli riserva
un'occhiata eloquente – lo sta giudicando, Louis è
un uomo adulto
e maturo che si fa giudicare da una bambina di sei
anni. Si
vendicherà un giorno,
decide, quando Lily sarà una teenager e gli
chiederà il permesso di
uscire con un ragazzo.
Due
ore dopo, quando il cucchiaio di Louis gratta ormai il fondo della
vaschetta di gelato e Lily è andata a letto, Harry rientra a
casa.
Louis
abbassa il volume del televisore, abbandona il gelato sul tavolino da
caffè di fronte al divano e lo accoglie con un sorriso
stanco. Harry
sventola una mano in aria e, dopo essersi liberato del cappotto e
degli stivaletti, lo raggiunge.
“Ti
sei divertito?” Louis domanda educatamente, anche se non
muore di
certo dalla voglia di sentirlo parlare del suo appuntamento con Nick
Grimscemo.
Harry solleva le spalle.
“Continuava
a ridere e a non prendermi sul serio mentre gli raccontavo di
Andalasia. Non credo sia il mio Principe Azzurro” ammette con
aria
un po' triste.
Louis
potrebbe mettersi a saltare sul divano dalla felicità, ma
non lo fa
perché è un uomo maturo che non trae
assolutamente piacere dalle
sfortune altrui. Assume quindi una (finta) espressione dispiaciuta e
cerca di consolarlo con delle pacche sul ginocchio.
“Vedrai
che troverai il tuo vero amore un giorno, non preoccuparti.”
Harry
si volta a guardarlo raggiante.
“Oh,
non sono preoccupato” cinguetta sicuro, mostrandogli le
fossette.
“So che il Principe Azzurro verrà. Comunque, come
funziona questa
scatola magica?” chiede subito dopo, indicando con un dito il
televisore. “Come hanno fatto ad imprigionare quelle persone
lì
dentro? Hanno bisogno di aiuto?”
Louis
osserva il profilo di Harry con occhi pieni d'affetto e ridacchia
piano.
“No,
non sono imprigionati lì dentro” lo rassicura.
“Sono attori,
vengono pagati.”
Harry
aggrotta la fronte. “Ma sanno che possono venire fuori quando
vogliono, vero?” domanda, genuinamente preoccupato.
“Possiamo dar
loro da mangiare, sono rimasti un sacco di muffin! Posso cucinare
qualcos'altro, anzi adesso vado – ”
Louis
ferma Harry, già in procinto di alzarsi dal divano e correre
in
cucina a preparare Dio-solo-sa-cosa, posando il palmo della mano
sulla sua coscia.
“Non
sono realmente dentro il televisore, Harry, non è necessario
cucinare per loro” gli spiega. Harry si sgonfia come un
palloncino
bucato, il suo entusiasmo rapidamente svanito. Lancia ancora qualche
occhiata dubbiosa al televisore, però non insiste.
“Allora”
Louis cambia argomento, “cosa vuoi fare domani? Ti va di
accompagnarmi di nuovo in ufficio?”
Harry
si stringe nelle spalle; solleva i piedi dal pavimento e li poggia
sul divano, piegando le ginocchia contro il petto. “Non mi
piace il
tuo lavoro, separi il Vero Amore.”
Louis
afferra il telecomando, sepolto sotto una pila di cuscini, e abbassa
di molto il volume del televisore. Si sistema meglio sul divano, poi,
ruota il busto per guardare meglio Harry mentre puntella un gomito
sullo schienale e sorregge un lato della sua testa con il palmo della
mano. Con l'altra mano, invece, arruffa gentilmente i ricci
scarmigliati di Harry.
“A
volte le persone devono separarsi,” spiega, la voce morbida e
delicata come se stesse parlando con sua figlia, “alcune
coppie non
hanno il loro e
vissero per
sempre felici e contenti. Quando
un marito fa male alla moglie e ai figli, quando uno dei coniugi ha
rapporti extra-coniugali, o semplicemente quando non si è
più
compatibili... a volte la separazione può essere una cosa
positiva.”
La
bocca di Harry si storce in un broncio. “In Andalasia un
marito non
fa mai male alla propria moglie” dice accigliato, poggiando
il
mento sopra le sue ginocchia. “Accadono cose molto brutte in
questo
posto.”
Louis
annuisce. Sì, questo è davvero un brutto posto
– è terrorizzato
dall'idea che la sua piccola Lily sia costretta a viverci. Una volta
cresciuta, sarà esattamente uguale a Louis e a tutti gli
altri: così
abituata a tutte le brutte cose che accadono intorno a lei al punto
da ignorarle, facendosele scivolare addosso senza alcuna cura. Lily
non riderà più quando vedrà un
cagnolino scodinzolare, scaccerà
via le farfalle che le voleranno intorno invece di ammirarle rapita,
non crederà più nelle Principesse e nelle fiabe,
non mangerà
troppo cioccolato per paura di ingrassare – Lily
diventerà
esattamente come tutti gli adulti e Louis non è pronto per
vederla
cambiare, per farsi scivolare la sua innocenza tra le dita.
“Vorrei
che tutto il mondo fosse come Andalasia” mormora. Harry gli
risponde con un sorrisino triste, prima di poggiare la testa sulle
sue gambe e abbassare le palpebre.
.
“Cosa
ci fa lui ancora
qui?”
Louis
rotea gli occhi mentre Eleanor entra come una furia dentro il suo
ufficio, senza nemmeno premurarsi di bussare. Harry, impegnato a
parlottare con i pesciolini dentro l'acquario, raddrizza la schiena e
accoglie la donna con un sorriso splendente che si trasforma
immediatamente in un piccolo broncio confuso quando lei lo ignora.
“Ciao
anche a te, El.” Louis ironizza, senza sollevare lo sguardo
dai
documenti che sta studiando. Eleanor si aggiusta l'enorme borsa sulla
spalla e sbuffa.
“Non
ti fai sentire da quattro giorni e tutto quello che sai dirmi
è ciao
anche a te?”
sbotta, la voce
come veleno.
“Ero
impegnato. Ti ho pensato tutti i giorni, però,
promesso” Louis
risponde distrattamente, sfogliando i fogli. Eleanor emette un verso
stizzito.
“Credi
che Danielle non me l'abbia detto?” sibila la donna,
assottigliando
gli occhi marroni. Louis sospira e stacca finalmente gli occhi dalle
sue scartoffie, concentrando la sua completa attenzione su di lei.
Non vede Eleanor da tre, forse quattro, giorni e un po' lo sorprende
il fatto che non ne abbia sentito per niente la mancanza. E' carina,
ben vestita e non ha nemmeno un capello fuori posto –
così come è
sempre stata da quando Louis la conosce, quasi fosse appena scesa da
una passerella – ma, adesso che ci fa caso, il suo cuore non
batte
fortissimo né sente strani sfarfallii alla bocca dello
stomaco.
Harry,
quel giorno al parco, gli aveva chiesto se fosse innamorato di
Eleanor, se sentisse le farfalle e i fuochi d'artificio: la risposta,
adesso che Louis è in grado di darne una, è no.
“Credi
che non mi abbia detto che durante l'Università andavi anche
coi
maschi?” Eleanor continua, con una nota di disgusto nella
voce,
incrociando le braccia sotto il seno.
Louis
sbatte le ciglia, preso in contropiede. Raddrizza la schiena e
intreccia le mani sulla scrivania, aspettando che lei continui.
“Mi
stai tradendo con lui?” domanda Eleanor, sventolando una mano
in
direzione di Harry – che spalanca smarrito i suoi occhioni e
si
appiattisce contro il muro, come un cervo sorpreso dai fanali
accecanti di un'automobile. “E' per questo che non ti sei
fatto
completamente sentire?”
Louis
spalanca la bocca, indignato da quelle malevole insinuazioni, ma la
donna tronca bruscamente le parole che rotolano fuori dalla sua
bocca.
“Hai
una figlia!” Eleanor sputa, puntandogli un dito pieno di
anelli e
accuse contro. “Sei un uomo disgustoso, come puoi dormire con
un
maschio mentre lei si trova sotto il tuo stesso tetto!”
Le
guance appena un po' scavate di Louis sbiancano di colpo sotto lo
strato di barba rossiccia che non toglie da due giorni. I suoi occhi
azzurri fiammeggiano, punti nel vivo, mentre il suo sangue si
trasforma in lava colata e il suo intero corpo si accende di rabbia.
Lily è qualcosa di assolutamente intoccabile per lui
– nessuno può
permettersi di dire che non sia un bravo padre, che non sia capace di
crescere sua figlia in un ambiente sano. Louis ha speso gli ultimi
sei anni della sua vita ad accudire Lily, senza farle mancare mai
nulla e a farsi in quattro per darle un'infanzia serena e dignitosa
nonostante l'assenza della madre: Eleanor non avrebbe dovuto toccare
quel tasto, non avrebbe dovuto affatto.
Louis,
quindi, si alza dalla sua poltrona di pelle pregiata e pianta i palmi
delle mani sulla scrivania, curvandosi in avanti. “Non osare
mai
più insinuare che io non sia un bravo padre. Che io dorma
con donne
o uomini, mia figlia verrà sempre al primo posto.”
Eleanor
arrossisce sulle guance ma, tuttavia, sostiene impettita lo sguardo
furioso di Louis.
“Non
ti ho mai tradito con nessuno, né tantomeno con
Harry” Louis
continua, la voce pacata ma fredda,dura e carica di disappunto.
Eleanor stringe le labbra, senza abbassare lo sguardo. “Non
so
perché tu abbia avuto questi dubbi ma, adesso, non
m'importa. Non
voglio stare con qualcuno che non si fida di me e crede che io non
sia un buon padre, è finita. Adesso esci pure dal mio
ufficio e
chiudi la porta.”
Le
spalle di Eleanor tremano mentre annuisce e batte in ritirata, senza
scusarsi o pregare Louis di perdonarla. Prima di andarsene via,
inchioda Harry con un'occhiata al veleno che lo fa quasi scoppiare in
lacrime.
Solo
quando la porta dell'ufficio si richiude, Louis si abbandona di nuovo
sulla poltrona. Tira sul col naso e torna a lavorare sui suoi fogli,
come se non avesse appena litigato con la donna che avrebbe voluto
sposare.
Harry
stacca la schiena dalla parete e si avvicina titubante a lui.
“Sei
infelice per colpa mia?” domanda, torturandosi il labbro
inferiore
con le dita.
“No,
Harry, non lo sono,” Louis scuote la testa, “sono
solo arrabbiato
e pieno di lavoro.”
Harry
annuisce, le mani dietro la schiena come un bambino. “Posso
portarti qualcosa?”
“Beh,
è quasi ora di pranzo” Louis si stacca
momentaneamente dai suoi
documenti per tirare fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni il
portafoglio, estraendone un biglietto da cinquanta sterline.
“Ti va
di andare al McDonald's qui di fronte e comprare qualcosa? Non ti
perderai, giusto?”
Harry
scuote solennemente la testa, facendo ondeggiare i suoi ricci da una
parte all'altra. Afferra i soldi e corre entusiasta fuori
dall'ufficio – senza nemmeno aspettare che Louis gli dia il
suo
ordine. Louis rimane imbambolato a fissare la porta per qualche
secondo prima di scoppiare a ridere.
Alla
fine, Harry ritorna senza cibo e senza soldi.
“C'era
una ragazza davvero triste, era seduta su una panchina e piangeva
tanto – mi ha detto che è stata lasciata dal suo
fidanzato e io,
allora, le ho dato i soldi per tirarle su il morale” Harry
spiega
mentre giocherella nervosamente con le dita e lancia sguardi fugaci a
Louis per tenere d'occhio la sua reazione.
Louis
solleva sorpreso entrambe le sopracciglia e poi comincia a ridere,
scuotendo la testa. Si alza dalla scrivania e si avvicina ad Harry.
“Tesoro,”
mormora, le sue labbra sottili si stendono in un sorriso affezionato,
“non puoi andare in giro a regalare i nostri soldi.”
Harry
abbassa mestamente la testa. “Mi dispiace.”
“Va
bene,” Louis gli accarezza la guancia con una mano,
affondando i
polpastrelli dentro la sua pelle morbida. “Sai cosa ti dico?
Andiamo a prendere Lily e pranziamo fuori tutti insieme, ci
stai?”
Harry
guarda Louis attraverso le sue ciglia e annuisce, mordendosi appena
le labbra. Louis sfodera un altro sorriso e continua ad accarezzargli
la guancia con il pollice ancora per qualche secondo prima di
rendersi conto del gesto e ritrarre immediatamente la mano, come
scottato.
.
Harry
mastica entusiasta il Chicken Zinger che ha sotto il naso come se si
trovasse in un ristorante di lusso, piuttosto che dentro un semplice
KFC, e stesse gustando la più prelibata delle pietanze.
Louis lo
guarda sorridendo da dietro la sua Pepsi.
Lily,
tra una patatina e l'altra, racconta qualcosa che è successo
ad un
suo compagnetto di scuola. Quando, poi, fa una piccola pausa per
bere, Harry si volta verso Louis e “E' un appuntamento
questo?”
chiede curioso.
Louis
si strozza con il suo panino. Deve colpirsi forte il petto con un
pugno, schiarirsi rumorosamente la gola e bere un lungo sorso di
Pepsi prima d'essere in grado di rispondere. “No,”
dice a
bruciapelo, “insomma, c'è Lily. Non si portano i
figli agli
appuntamenti, no?”
Lily
gli assesta un calcio da sotto il tavolo e gli lancia
un'occhiataccia.
“Oh”
è quello che sussurra Harry, abbassando lo sguardo sul suo
Chicken
Zinger mangiucchiato per nascondere la sua espressione appena delusa.
E' uno dei lati migliori di Harry quello di saper mostrare i propri
sentimenti senza esserne imbarazzato o spaventato –
è
probabilmente quello che Louis ama di più.
Lily
rotea esasperata gli occhi in direzione del padre che le restituisce
una smorfia. E' troppo intelligente per avere solo sei anni, Louis
non sa davvero come farà ad occuparsene una volta che
sarà
cresciuta e sarà diventata mille volte più
scaltra e perspicace.
La
bambina si schiarisce la gola e balza giù dalla sedia; poi,
con aria
solenne e il nasino all'insù, “Vado a fare
pipì” li informa,
guardando Louis con un'aria che dice sistema
la faccenda mentre io sono via,
prima di correre verso i servizi.
Louis
deglutisce e si pulisce la bocca con il tovagliolo di carta, giusto
perché non sa cosa fare con le sue mani. Guarda di sottecchi
Harry,
ancora a testa basta, e poi sospira.
“Vuoi
che questo sia un appuntamento?” domanda, allora.
Harry
solleva le spalle, giocherellando nervosamente con le sue dita sotto
il tavolo.
“Non
sei costretto,” mormora timidamente, fissando il contenuto
del suo
vassoio. “Sono stato proprio inopportuno, sarai sicuramente
ancora
innamorato di Eleanor – ”
“Non
sono innamorato di Eleanor” Louis lo interrompe.
“Io – io credo
di averlo sempre saputo. Non sentivo le farfalle quando stavo con
lei.”
Harry
solleva finalmente la testa e sbarra gli occhi. “E' una
brutta cosa
da dire...” mormora, pizzicandosi il labbro inferiore con il
pollice e l'indice.
Louis
annuisce mestamente. “Sì, è una cosa
brutta da dire, ma è meglio
scoprirlo adesso che poi. Giusto?”
“Forse,”
risponde Harry, incerto. C'è un silenzio esitante che
aleggia
intorno a loro per qualche attimo, entrambi più propensi ad
osservare le persone che li circondano piuttosto che parlare,
finché
Louis non si schiarisce la gola.
“Domani
sera,” deglutisce nervosamente, passandosi un po' imbarazzato
una
mano tra i capelli per tirare indietro il ciuffo – sono anni
che
non chiede a qualcuno un primo appuntamento e si sente un po'
arrugginito. “Possiamo andare al cinema, solo noi
due?”
Le
guance di Harry s'imporporano lievemente. Curva gli angoli della
bocca all'insù mentre strofina la spalla contro la guancia
con
un'espressione timida.
“Okay,”
decide infine, proprio quando Lily esce dal bagno e inizia ad
avvicinarsi al loro tavolo. “Anche se non so cosa sia un
cinema.”
Louis
ridacchia intorno alla cannuccia della Pepsi.
.
“C'è
qualcosa che non va nella mia faccia?”
Louis
sussulta, riscuotendosi dallo stato comatoso in cui è
piombato
mentre era intento ad osservare il volto di Harry.
Sono
seduti sul divano, davanti alla televisione accesa. Lily è
andata a
letto già da un pezzo – è stato un po'
difficile, in realtà,
vista la quantità decisamente sconsigliata di Pepsi che ha
bevuto,
ma alla fine è riuscita a sconfiggere
l'iperattività e ad
addormentarsi.
Harry
sta fissando Louis con cipiglio preoccupato mentre comincia a
tastarsi il volto con entrambe le mani. Louis fa segno di no con la
testa, chiude le dita intorno ai suoi polsi e lo costringe a
fermarsi.
“Non
c'è nulla che non va con la tua faccia,” gli
sussurra piano,
piegando la bocca in un sorriso morbido. “Sei
perfetto.”
Harry
arrossisce violentemente e abbassa la testa. Louis è
costretto a
sollevargli il mento con due dita; gli occhi di Harry sono un po'
sfocati dal sonno, ma sempre brillanti come l'intero manto celeste.
Louis
non sa come Harry, in soli cinque giorni, sia riuscito a mandarlo in
pappa. Sente le farfalle nello stomaco e il cuore battere forte
–
come quando, da bambino, ha scoperto di essere bravo a calcio; o
quando ha dato il suo primo bacio; o quando è stato
accettato alla
Facoltà di Legge; o ancora quando è nata Lily e
ha potuto tenerla
per la prima volta in braccio.
“Io
– ecco, mi ero incantato a guardarti” Louis si
giustifica con una
scrollata di spalle, senza vergogna, tracciando con i polpastrelli la
linea della mascella dell'altro.
Harry
lo guarda di sottecchi, rosso come un pomodoro, mentre si attorciglia
timidamente un ricciolo intorno al dito.
“Scusami,
non volevo metterti in imbarazzo.”
“Non
sono in imbarazzo... beh, sì, forse un pochino”
Harry ammette,
abbozzando un sorriso impacciato. “E' che vorrei davvero,
davvero,
baciarti.”
Louis
quasi cade giù dal divano. “Baciarmi? Cosa ne
è del bacio del
vero amore e tutto il resto?” domanda, le palpebre sbarrate
dalla
sorpresa.
Harry
si morde l'interno della guancia. “Credo ancora nel bacio del
vero
amore. Mi fido del mio cuore, Louis; e se sento questo forte
desiderio dentro di me, che non ho mai provato con nessuno prima
d'ora, nemmeno con Sir Nick, allora devi essere la persona giusta. Il
mio Principe Azzurro.”
Louis
boccheggia, palesemente in difficoltà. E' certamente
consapevole che
Harry non vuole un flirt passeggero. Non fa altro che blaterare di
Bacio del Vero Amore e di Principi Azzurri e di Vissero Felici e
Contenti; ma, Louis lo ha purtroppo imparato a sue spese, l'amore non
è un tappeto di rose né molto spesso ha finali da
favola.
Se
Louis vuole Harry, se davvero davvero davvero
vuole Harry, non può giocare coi sentimenti. Non
può baciarlo, non
può illuderlo, e poi spezzargli il cuore.
Tuttavia,
prima che possa prendere qualsiasi decisione razionale, si ritrova
Harry ad un palmo dal naso, seduto sulle sue ginocchia con le braccia
intorno al suo collo, le labbra sporte in avanti e le palpebre
abbassate.
Beh,
sarebbe molto sconveniente se Louis lo lasciasse cadere a terra, no?
Quindi
Louis chiude gli occhi e lo bacia. E' un bacio lento e delicato
– e
anche un po' goffo dalla parte di Harry; Louis traccia con la lingua
il labbro inferiore del ragazzo mentre accarezza con le nocche la
pelle morbida della sua guancia prima di far scivolare la mano
intorno alla sua nuca.
Le
loro labbra si muovono con calma, dapprima senza approfondire il
bacio, godendosi senza fretta ogni attimo di quel momento,
finché
Louis spinge la lingua tra le labbra socchiuse di Harry. Assaggia ed
esplora ogni angolo del suo palato, dei suoi denti, intrecciandosi
alla sua lingua inesperta ed incitandola a fare lo stesso.
E'
Harry a ritrarsi, alla fine, con un sospiro sognante. Sorride a
Louis, le guance rosse come fragole mature, e sprofonda il volto
nell'incavo del suo collo.
“Ciao”
mormora Louis, passando gentilmente le dita tra i suoi ricci.
“Tutto
okay?”
Harry
annuisce. “Credo di aver sentito i fuochi d'artificio dentro
la mia
testa” sussurra e Louis può sentire il sorriso che
ha premuto
contro la sua pelle.
“Ne
sono lieto” è quello che risponde, continuando a
trascinare le
dita tra i suoi capelli. Harry gli lascia un piccolo bacio sotto
l'orecchio, mormorando un piccolo e felice mmmh
a bocca
chiusa.
Louis
sorride – e il suo cuore sta per scoppiare.
.
Il
primo appuntamento di Harry e Louis va a gonfie vele, così
come il
secondo, ed il terzo, ed il quarto.
Louis
è più presente in questa relazione, a differenza
di quella con
Eleanor, e anche molto più innamorato. Si svegliano insieme
ogni
mattina e si addormentano insieme ogni sera, si prendono cura di Lily
e si amano ogni giorno più di quello precedente ma sicuramente meno di quello
che verrà.
Harry
trova presto lavoro in una pasticceria – e Lily è
fin troppo
contenta di mangiare gli avanzi dei dolci che il ragazzo porta quando
rientra a casa. Non vuole ritornare in Andalasia, nonostante Louis
glielo chieda spesso perché non vuole che sia infelice o si
senta
costretto a vivere lontano dal suo paese, dice sempre che Londra
è
caotica ma piena di avventure e di nuove occasioni per far sorridere
qualcuno.
Louis
lo ama e magari non glielo dice mai abbastanza, ma c'è
sempre tempo
per migliorare. Grazie a lui, adesso, crede un pizzico di
più alle
favole e al Vissero
Per Sempre
Felici e Contenti.
*
Hello! Eccomi tornata
con una nuova OS - ispirata al film Disney "Come D'Incanto" (che
è il mio preferito, tra l'altro).
Le canzoni che Harry canta sono questa
e
questa - ascoltatele ed imparatele a memoria bc
sono bellissime.
Detto questo, mi dispiace per l'assenza di smut ma è pur
sempre un AU Disney e non potevo andare oltre il bacio.
Buon Natale e felice anno nuovo, alla prossima! <3
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