Salve
lettori!
So
di avere altre fan in corso e prometto di aggiornarle il prima
possibile, ma l'aria del Natale mi ha contagiata, quindi non ho
resistito dal pubblicare questa mini long che è un
rifacimento
di una storia natalizia che io ho sempre adorato. Saranno due,
massimo tre capitoli e ne pubblicherò uno al giorno
più
o meno, comunque terminerò prima del ventiquattro. E' il mio
regalo per Voi che con le vostre recensioni e la vostra presenza mi
avete sempre sostenuta e emozionata.
Buon
Natale!
Anzi...
Merii
Kurisumasu
1.
“Perché
l'Hokage ci ha convocati?”
Quella
era la domanda che tutti i presenti si stavano ponendo e che nessuno
aveva il coraggio di proferire per non sembrare stupido agli occhi
degli altri.
Quella
mattina tutti i ninja di Konoha, compreso Gai e la sua sprintosa
sedia a rotelle, avevano ricevuto la visita di due anbu con il
compito di convocarli ufficialmente per una riunione improvvisa e di
vitale importanza presso il palazzo dell'Hokage.
La
richiesta era sembrata alquanto assurda, visto il periodo di pace che
il mondo ninja stava vivendo. I jonin della vecchia guardia, ormai,
si dedicavano a faccende che non avevano più niente a che
fare
con organizzazioni criminali o pazzi furiosi che volevano distruggere
il mondo, e l'idea di un nuovo pericoloso nemico aveva fatto
rabbrividire molti, ma non tutti.
L'unico
che sembrava vagamente lieto che un nuovo pericolo si stesse per
abbattere sulla noiosissima Konoha era Sasuke Uchiha.
Dopo
il suo definitivo ritorno al Paese della Foglia, post viaggio di
espiazione di tutti i suoi peccati, la sua vita era diventata
monotona e piatta. La sua giornata tipo iniziava in tarda mattinata
con un leggero allenamento nel giardino della sua casa, quella
casa, che aveva ristrutturato con una parte dei soldi
dell'eredità Uchiha che Kakashi gli aveva gentilmente
restituito dopo aver messo in galera i due complici di Danzo,
gettando la chiave. La casa era andata semi distrutta durante
l'attacco di Pain e così gran parte del quartiere, ma non si
era premurato di ristrutturare anche le altre case, casomai a
qualcuno fosse venuta la brillante idea di andargli ad abitare
vicino.
Nonostante
fossero passati degli anni, lui continuava ad amare la solitudine e
si era volontariamente ghettizzato in quel quartiere fantasma per
"vivere tranquillo" – aveva detto. Il resto della
giornata lo passava nel suo orto privato a coltivare i suoi amati
pomodori, a leggere qualche rotolo contenente qualche arte ninja
sconosciuta e pericolosa e... a evitare Sakura.
Già,
Sakura.
Il
motivo per il quale la evitasse non gli era del tutto chiaro, sapeva
solo che ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, anche per
sbaglio, l'istinto di darsela a gambe predominava su ogni altro tipo
di sensazione. Nonostante avesse capito ed espiato le sue colpe, il
"come" non era stato dato di saperlo, continuava a credere
che il suo istinto fosse infallibile e pertanto... se la dava a
gambe, senza troppe spiegazioni – lui non dava mai
spiegazioni –
si voltava semplicemente e andava via.
Con
il tempo, Sakura aveva iniziato a stargli alla larga di sua sponte e
tranne nelle occasioni in cui erano costretti a vedersi, come quella
mattina, non aveva più accennato alcuna volontà
di
avvicinarsi a lui oltre quella distanza di sicurezza che all'incirca
equivaleva alla strada che divideva Konoha da Suna. Lei, infatti, si
era trasferita proprio lì, o meglio, aveva accettato di
svolgere per l'Hokage una missione diplomatica presso il Kazekage.
Sasuke non se l'era mai bevuta quella storia convinto che il vero
motivo per il quale la ragazza avesse deciso di allontanarsi dal
Villaggio della Foglia fosse proprio lui e quelle parole che le aveva
detto poco prima di partire per il suo "Road Trip"; quelle
parole, accompagnate da quel gesto, che lei aveva ovviamente
frainteso.
Ma
su, se avesse voluto davvero suggerirle che per loro ci sarebbe stato
un futuro, la presenza di Kakashi non gli avrebbe certo vietato di
prenderla tra le sue braccia – il braccio, l'unico
braccio
– e baciarla, strapparle i vestiti di dosso e farla sua. Era
sicuro
che lei non aspettasse altro e se lui fosse stato un ragazzo normale,
con pulsioni normali e qualche pensiero in meno, tanto da non
sembrare un disadattato psicotico cronico, un po' emo, molto angst,
avrebbe potuto prendere in considerazione di accontentarla almeno
per quella volta. Ma c'era un'espiazione da affrontare e lei non
aveva niente a che fare con i suoi peccati e poi c'era Naruto che
sicuramente lo stava aspettando appena fuori dal Villaggio per dirgli
qualcosa di estremamente fraterno e commovente, insomma, aveva un bel
po' di cose da fare e poco tempo per farle. Inoltre, avendo passato
gli anni fondamentali della pubertà con Orochimaru, era
ancora
molto confuso in merito alle "pulsioni". Aveva bisogno di
stare solo per comprendere quale sarebbe stata da quel momento in poi
la sua strada, perché, strano ma vero, c'erano alcune cose
che
non gli erano chiare. Sul serio?
Tutta
la sua vita era stata poco chiara e proprio adesso decideva di
mettere i puntini sulle i?
Sakura,
come sempre, lo aveva assecondato nella sua ennesima stranezza e se
ne era rimasta buona, buona al Villaggio, vergine e innamorata come
la sposa di un marinaio che aveva preso il mare e che un giorno,
forse, sarebbe ritornato.
Erano
passati così due lunghi anni in cui la vergine innamorata
aveva rifiutato quasi venti proposte di matrimonio – la
Yamanaka
aveva tenuto il conto per sbatterlo in faccia all'Uchiha appena fosse
tornato – rinchiudendosi a vita monastica nell'ospedale di
Konoha
dove aveva preso il posto di Tsunade, contemplando quotidianamente
quel braccio posticcio che un giorno gli avrebbe riattaccato. Sasuke,
dal canto suo, era apparso per un attimo a Konoha durante l'ultima
apocalisse, scampandone poi un'altra con una delle sue fughe
strategiche: il matrimonio di Naruto. Sakura ci era rimasta molto
male di non aver avuto neanche la possibilità –
l'onore –
di vederlo, anche solo per qualche istante e si era presentata al
matrimonio del compagno di Team da sola, ancora vergine, ancora
innamorata e leggermente incazzata.
Fu
solo alcuni mesi più tardi che uno stupito Shikamaru Nara
comunicò che Sasuke Uchiha aveva varcato i cancelli di
Konoha
e si stava dirigendo verso il palazzo dell'Hokage. Sakura era
all'ospedale, precisamente in sala operatoria, quando le giunse la
notizia. E' inutile dire che lasciò il povero malcapitato in
mano a un assistente per correre subito dal suo unico amore che
questa volta, ne era sicura, era tornato per restare.
Il
motivo per il quale Sasuke era ritornato, non era Sakura, questo
è
ovvio, ma l'aver scoperto in quei due anni che senza i sigilli, che
si componevano con due mani - non una
- la tecnica che per generazioni aveva contraddistinto il Clan
Uchiha, il Katon, non fosse praticabile.
Kakashi
aveva annuito comprendendo perfettamente la difficoltà del
suo
allievo e aveva acconsentito alla sua richiesta di farsi trapiantare
il "posticcio" di Tsunade. Sarebbe stato scortese da parte
dell'Hokage fargli presente che fosse assurdo che avesse avuto
bisogno di due anni per rendersi conto che con una mano sola non
fosse possibile comporre i sigilli, inoltre, conoscendo Sasuke,
sarebbe bastata una parola storta per riportarlo sulla strada che
conduceva fuori da Konoha alla ricerca di un braccio da tagliare e da
riattaccarsi con ago e filo. Non voleva altri spargimenti di sangue e
poi, di sicuro, qualcuno in quel Villaggio sarebbe stato davvero
contento di rivedere l'Uchiha. Quel qualcuno che si era fatta strada
tra la folla e aveva raggiunto lo studio dell'Hokage, tramortito
l'Anbu che non voleva farla passare e letteralmente divelto la porta.
Sakura Haruno, nel pieno delle sue facoltà mentali, o quasi,
aveva fatto il suo ingresso nello studio del sesto che ebbe il timore
che la sua allieva prediletta potesse stramazzare al suolo da un
momento all'altro per l'emozione troppo forte alla vista di quel
barbone, che sembrava ancora più pazzo di quanto
già
non lo fosse, vestito di stracci, con un poncho totalmente
fuoriluogo, una bandana e un ciuffo di capelli davanti agli occhi. Se
lo ricordava più gnocco, ma sicuramente erano quegli abiti
che
dandogli un'aria trasandata non rendevano giustizia a quei muscoli
che aspettavano solo di essere toccati, a quel collo che bramava di
essere baciato e a quel "coso" che si augurava non avesse
ancora utilizzato. E poi, era Sasuke, sì, insomma, l'uomo
dei
suoi sogni, l'uomo che aveva desiderato sin da piccina e che anche
ricoperto di sangue e ferite rimaneva pur sempre un gran bel pezzo
di...
"Sakura"
Udire
il suo nome uscire da quelle labbra, le fece perdere completamente
quel minimo di senno che in quei due anni aveva tenacemente avuto e
senza pensarci due volte le si era buttata tra le braccia per poi...
venire gentilmente scostata.
Non
era proprio quello che lei si era immaginata dopo le aspettative che
lui le aveva creato nella testa, ma si convinse che quella freddezza
derivasse dall'imbarazzo e lì per lì non
pensò
affatto che, invece, di progressi da allora non ce ne fossero stati.
La
situazione si chiarì in fretta. Sakura tentava con ogni
scusa
di passare del tempo con lui che, al contrario, faceva di tutto per
non passare del tempo con lei.
La
evitava come una malattia contagiosa, una peste bubbonica e
nonostante la sua oggettiva bellezza facesse girare la testa a molti
uomini di Konoha e dintorni, a lui non faceva il minimo effetto. Non
che non la trovasse bella con quel caschetto, la riga da un lato, il
Byakougou sulla fronte e quel corpicino da ninfetta, ma appena lei
tentava un approccio nei suoi confronti, lui si chiudeva a riccio,
con tanto di aculei pronti a pungere.
Le
tempistiche di Sasuke e Sakura erano sempre state molto diverse e a
lungo andare quella differenza aveva portato a un revival di una
vecchia scena che aveva sancito la fine del loro "mai iniziato"
rapporto e aveva spinto Sakura ad accettare la missione a Suna.
Dopo
una cena a casa di Naruto, Sakura aveva convinto Sasuke ad
accompagnarla a casa – quella nuova, quella in cui viveva da
sola
– e giunti davanti alla porta, si era voltata verso di lui,
lo
aveva guardato con i suoi occhioni verdi da cerbiatta e aveva
allungato il suo collo da cigno fino a sfiorare le labbra del ragazzo
con le sue.
Sasuke
non aveva avuto altra scelta che tramortirla e lasciarla sulla
panchina del giardino, non chiedendosi il perché di quel
gesto, ma il motivo per il quale Sakura avesse deciso di mettere una
panchina in giardino. La realtà era che gli aveva preso il
panico e non sapendo cosa fare, aveva optato per una soluzione
indolore che in passato si era rivelata efficace.
Si
era sentito in colpa appena un po', soprattutto quando l'indomani
Sakura si era presentata alla sua porta comunicandogli la sua
decisione di partire per Suna – in esilio volontario
– perché
era un'ottima occasione per la sua carriera e non poteva perderla.
Lui aveva fatto spallucce e le aveva augurato buon viaggio. Lei aveva
pianto, urlato e aveva distrutto la libreria del salotto con un
pugno, blaterando qualcosa tipo "Sono rimasta vergine per te",
" Sei un maledetto egoista", " Io ti ho sempre amato",
"Pensavo che ci tenessi almeno un po' a me" , bla, bla,
bla. Uno sproloquio di circa mezzora in cui le uniche cose che lui
era riuscito a dire erano state "Sakura","Calmati"
e "Io non ti ho mai promesso niente". L'ultima frase, la
peggiore in assoluto che potesse scegliere tra tante, era riuscita a
zittirla. Rossa dall'imbarazzo e dalla rabbia, era scappata via e non
l'aveva più vista.
A
prima vista sembrava in ottima forma, erano parecchi mesi che non la
vedeva. L'aria di Suna le aveva fatto bene: aveva un bel colorito, i
capelli appena più lunghi e un atteggiamento fiero. Troppo
fiero... talmente fiero che quando lui, in ritardo per distinguersi
dagli altri, era entrato nello studio dell'Hokage, si erano girati
tutti tranne lei che comunque, ne era sicuro,
si era accorta della sua presenza. Si era appoggiato con la schiena
contro il muro vicino alla porta, attendendo l'arrivo di Kakashi e
sperando in cuor suo che ci fosse in giro qualche pazzo desideroso di
distruggere il mondo perché lui si annoiava a morte e la sua
vita iniziava a prendere una piega che poco si addiceva all'ultimo
sopravvissuto del Clan Uchiha.
Finalmente
Kakashi ebbe la decenza di arrivare e dopo essersi accomodato alla
sua scrivania e congiunto le mani davanti al viso, cominciò
a
parlare con tono solenne.
"Vi
ho convocati tutti perché ho una missione molto importante
da
affidarvi"
L'attenzione
era tutta rivolta verso di lui. Erano tutti in attesa di conoscere
quale misterioso pericolo si stesse per abbattere su di loro, quale
terribile nemico avrebbero dovuto combattere.
Kakashi,
portò le mani sotto la scrivania e la sua maschera si mosse
appena, mentre i suoi occhi si chiudevano mostrando un... sorriso?
Poco dopo sparì in una nuvola di fumo per poi ricomparire
con
indosso...
"Tra
poco è Natale, ragazzi!" esclamò, sventolando il
cappello da Babbo Natale che aveva indossato, sfruttando il fumo."Le
entrate ad effetto sono sempre state il mio forte" aggiunse,
mentre i presenti cercavano di riprendersi dallo shock.
"E
tu ci ha fatti convocare per questo?" tuonò, ovviamente,
l'Uchiha , profondamente deluso.
"Sì,
Sasuke, proprio per questo." rispose l'Hokage a cui non andava
molto a genio che Sasuke non gli desse del lei, ma per quiete comune,
faceva finta di farselo andare bene.
"Tsk!
Che idiozia"
"Mi
dispiace che la pensi in questo modo Sasuke, ma credo che ai tuoi
compagni non dispiaccia, vero?"
Silenzio
di tomba. Erano ancora tutti troppo scioccati per dire niente.
"Ok.
Forse la mia entrata è stata troppo d'effetto. Arriviamo al
dunque. Come sapete dopo la guerra molti bambini sono rimasti orfani
e quindi ho pensato che i miei migliori ninja potessero rendere il
loro Natale più felice"
"Kakashi-sensei"
un colpo di tosse " Hokage" Sakura prese la parola "La
guerra è finita più di due anni fa e gli anni
passati
per Natale non abbiamo organizzato niente di che, come mai questa
decisione? Inoltre le vorrei ricordare che ho dei pazienti a Suna e
che non potrò trattenermi molto"
Sasuke
fu quasi confortato dalle parole della ragazza, sia perché
aveva appena detto che non si sarebbe fermata a lungo, sia
perché
aveva fatto presente a Kakashi la stupidità della sua idea.
"Lo
so, Sakura, ma ti chiedo di rimanere solo fin dopo Capodanno, sono
pochi giorni dopotutto e ho già avvertito il Kazekage. Per
quanto riguarda la tua giusta osservazione, ho deciso di rispolverare
quest'anno un'antica usanza del Villaggio" rispose l'Hatake con
diplomazia, sapendo quale fosse la reale motivazione per la quale
Sakura non desiderasse rimanere, era lì, poggiata al muro
del
suo studio e non gli dava del lei. Tra l'altro sembrava anche di
pessimo umore e non poté quindi non condividere il desiderio
della sua allieva che sembrava essersi disintossicata da quella droga
letale chiamata Sasuke Uchiha.
"Di
cosa si tratta?" chiese Naruto, che aveva iniziato a spruzzare
entusiasmo da tutti i pori come sempre.
"Il
team dieci si occuperà degli addobbi, il team otto dei dolci
e
il team sette dei regali" decretò l'Hokage.
"Non
è giusto! Volevo occuparmi io dei dolci"
piagnucolò
Chouji, subito consolato dalla sua bella Karui.
"Agli
ordini" risposero in coro i ninja, tranne uno, che se ne era
andato da un pezzo, avendo già ascoltato abbastanza
assurdità
per i suoi gusti.
"Ragazzi,
ascoltate" esordì la Yamanaka " stavo pensando..."
"Già
che pensi Ino, inizio a preoccuparmi" intervenne Shikamaru,
scatenando l'ilarità di tutti.
"Idiota!
Stavo pensando che quest'anno potremmo non seguire la tradizione e
passare Natale tutti insieme, non è un'idea fantastica?"
La
tradizione, infatti, voleva che il Natale si passasse con la persona
amata e dato che il novantanove percento dei presenti era felicemente
accoppiato, l'idea di Ino non avrebbe escluso dai festeggiamenti
quell'uno percento composto da Sakura, Sasuke e Kakashi.
"Non
contate su di me" li interruppe proprio l'Hokage " Ho già
un impegno"
Da
un po' di tempo aveva iniziato a frequentare una ninja misteriosa,
anche se non convinto che la storia potesse durare aveva evitato di
renderla pubblica.
La
percentuale, di conseguenza, si era abbassata a quel 0,50%
rappresentato da Sasuke e Sakura. Per la ragazza, venire a conoscenza
che anche un orso marsicano come Kakashi potesse avere una vita
sentimentale, fu un duro colpo. Durante la sua permanenza a Suna,
nonostante avesse avuto diverse occasioni, il suo stato di vergine
non era mutato. In compenso quello di innamorata sembrava aver subito
un sostanziale cambiamento perché dall'amore folle era
passata
all'odio cieco e il solo sentire la sua voce e la sua presenza le
aveva fatto venire voglia di maciullarlo con le sue stesse mani,
chiudere i vari pezzi in tanti piccoli pacchetti e spedirli a
Orochimaru come dono così che si potesse divertire a
ricomporlo come un puzzle.
Tuttavia,
si disse, che dovendo lavorare a stretto contatto con lui, anche se
per pochi giorni, di occasioni ne avrebbe avute a bizzeffe,
soprattutto lontana da occhi indiscreti che l'avrebbero poi potuta
incolpare del suo omicidio.
Fu
proprio in quel momento che si accorse che Sasuke si era
elegantemente dileguato, come nella migliore delle tradizioni. Lui
le rispettava le tradizioni.
E
come sempre lei e Naruto, si erano dovuti scomodare a rincorrerlo
–
era assurdo come la storia si ripetesse ogni volta.
Lo
raggiunsero, quando era già in procinto di rientrare nella
sua
tana per chiudercisi a doppia mandata: le idee bislacche di Kakashi
non gli interessavano affatto e poi lui odiava il Natale.
Sua
madre gli raccontava sempre che lei e suo padre amavano molto quel
giorno perché proprio durante la notte di Natale, suo padre
le
si era confessato, con i suoi modi ovviamente, che lei aveva sempre
compreso. Il Natale per tradizione andava passato con le persone care
e lui non ne aveva, erano tutte morte. Non avrebbe più avuto
alcun Natale felice, quindi perché doveva prendersi la bega
di
renderlo felice a qualcun altro, poi a degli orfani che gli avrebbero
ricordato che anche lui lo era, orfano.
"Teme!
Fermati!"
Naruto
e Sakura gli stavano dando la caccia, di nuovo. Che tormento!
"Abbiamo
bisogno di un piano" esclamò Naruto che non poteva
credere di avere una missione da compiere con il suo Team dopo tanto
tempo "Noi dobbiamo occuparci di reperire i regali e consegnarli
ai bambini il giorno di Natale e poi c'è la festa, tu ci
vieni
vero? Sakura-chan ci viene."
Festa?
Regali? Mocciosi? Sakura?
Un
quartetto più inquietante di quello del suono.
Sakura
era rimasta in silenzio, lo sguardo rivolto prima al cielo, poi alla
terra, ovunque, ma non verso di lui.
"Non
sono l'unico a non essere entusiasta" pensò sollevato,
perché Naruto riusciva a tenerlo a bada, ma con Sakura la
storia era un po' più complicata.
"Prima
ci muoviamo, prima posso ritornare dai miei pazienti" disse la
ragazza, visibilmente insofferente.
"Dattebayo,
cosa stiamo aspettando?" urlò Naruto, l'unico davvero
felice.
-§-
Il
piano architettato da Naruto, data l'indisponenza degli altri due,
non era poi tanto male. L'idea era quella di reperire i regali, di
casa in casa, raccattando i giocattoli vecchi.
Sakura
si era offerta di svolgere questo compito perché era sicura
che a Sasuke non passasse neanche per l'anticamera del cervello di
bussare alla porta degli abitanti di Konoha e questo per due motivi :
il primo era che un Uchiha non si sarebbe mai abbassato a farlo e il
secondo che probabilmente la gente del Villaggio sarebbe morta di
paura ancor prima di sapere il motivo della sua inaspettata visita
–
e di morti sulla coscienza ne aveva già abbastanza.
Ovviamente
Naruto era stato d'accordo con la sua sempreterna
Sakura-chan e si era offerto anche di accompagnarla.
Sasuke,
seduto al tavolo della sua cucina, si era estraniato dalla
conversazione e stava valutando l'ipotesi di dare a quei due una
sbroccata delle sue per costringerli a desistere dal volerlo
coinvolgere in quella faccenda.
Rimaneva
quindi solo impacchettare e consegnare i regali.
Il
confezionamento espletato da due ex storpi con una protesi fatta da
Tsunade – grande nnja medico ma anche rinomata alcolista
–
rischiava di produrre una serie di pacchi informi e quindi anche per
quello Sakura diede la sua disponibilità, adducendo come
scusa
che "le donne hanno una manualità diversa" per non
offendere l'unico in quella stanza che meritasse il suo rispetto:
Naruto.
A
quel punto, pensando che il baka si sarebbe accaparrato il compito di
consegnare i regali, Sasuke si sentì nella posizione di dire
le seguenti parole: "Vedo con piacere che non avete bisogno del
mio aiuto, quindi se volete cortesemente accomodarvi fuori a parlare
dei vostri piani, io mi riposerei"
"Come,come?
Teme tu ci aiuterai! E' una missione del Team 7 e quindi dobbiamo
cooperare come quella volta dei campanelli" replicò
Naruto che non aveva ancora realizzato che il Team 7 fosse deceduto
molti, ma molti anni prima.
"Quella
volta se non fosse stato per me saresti morto di fame, quindi
potresti ricambiarmi il favore e tenermi fuori da questa storia"
tipica risposta da Sasuke per far morire sul nascere ogni tipo di
entusiasmo.
"Sakura-chan,
digli qualcosa"
"Oh,
sì, Sakura,
dimmi qualcosa." la
canzonò
mentalmente, sapendo che lei non avesse alcuna intenzione di
rivolgergli la parola.
"Facesse
come vuole. Andiamo Naruto"
Eh?
Naruto
l'aveva seguita fino alla
porta e stavano per uscire quando...
"Al massimo
potrei mettervi
a disposizione la mia cucina per impacchettare i regali" e lo
disse a voce alta, sperando che loro fossero già fuori e non
riuscissero a sentirlo. In quel modo avrebbe avuto la coscienza
apposto perché si era proposto di aiutarli in qualche modo,
ma
loro purtroppo non era riusciti a sentirlo.
Tese
l'orecchio per captare se i
due compagni fossero davvero andati via e quando ne fu certo, si
buttò sul divano a leggere uno dei tanti rotoli
perfettamente
impilati nella nuova libreria, dalla quale Sakura sarebbe dovuta
rimanere lontana.
Si
addormentò senza
neanche accorgersene, quando un rumore improvviso gli fece riaprire
gli occhi.
Era un
rumore metallico, non
troppo forte e sembrava provenire da quella che un tempo era la
stanza di Itachi.
In passato
aveva avuto a che
fare con ogni sorta di demone, redivivo e semivivo, quindi
ciò
che vide non lo spaventò più di tanto.
Itachi era
seduto sul suo letto,
con indosso la divisa da anbu e stava giocherellando con la sua
collanina, quella che solitamente era avvolta intorno al suo polso ma
che straordinariamente ora non c'era più.
Si
stropicciò gli occhi,
incredulo, cercando di razionalizzare cosa stesse accadendo.
"Cosa fai
lì,
Otouto?" gli chiese Itachi, smettendo improvvisamente di
infilare le dita tra gli anellini della sua collana.
"C-cosa ci
fai tu qui,
piuttosto" ribatté Sasuke che iniziava a pensare che si
trattasse di un brutto scherzo, orchestrato da Sakura casomai, per
vendicarsi.
"Sono
venuto ad avvertirti"
Sasuke
rabbrividì. Suo
fratello non era noto come portatore di belle notizie, quindi
iniziò
a prepararsi al peggio.
"Entra" lo
invitò,
battendo la mano sulla parte di letto vuota. Come se la sua
fosse
stata occupata... era un fantasma.
Si mise a
sedere al suo fianco e
Itachi gli sorrise.
"Sei
davvero cresciuto,
otouto. Non importa ciò che deciderai di fare da oggi in
poi... io ti amerò per sempre"
Sasuke lo
guardò
leggermente interdetto, quella frase gli ricordava qualcosa, l'aveva
già sentita, anzi era sicuro di averla già
sentita. Era
tornato dall'aldilà per dirgli di nuovo la stessa cosa?
Anche
Itachi sembrò
accorgersi della ripetizione e dopo un colpo di tosse volto a celare
l'imbarazzo, si alzò dal letto e puntando un kunai verso il
fratello, giusto per non perdere l'abitudine, riprese a parlare.
"Rifletti,
Sasuke! Cosa
manca nella tua vita? Sei felice?"
Il ragazzo
era come ipnotizzato
dal kunai che Itachi continuava a sventolargli davanti alla faccia,
ascoltando distrattamente le sue parole troppo concentrato a capire
da dove diavolo avesse tirato fuori quel kunai.
"Mi stai
ascoltando?"
Itachi odiava non essere ascoltato, soprattutto quando aveva da dire
qualcosa di vitale importanza per suo fratello.
"Non
proprio" confessò
Sasuke.
"Quello che
voglio dirti"
disse Itachi, abbassando il kunai " è che la tua
esistenza è vuota. Sei diventato arido e rischi di rimanere
solo"
"Solo sto
benissimo"
Itachi
alzò lo sguardo al
cielo. Possibile che nonostante fossero passati anni dal loro ultimo
incontro, Sasuke fosse rimasto uno zuccone?
"Ne sei
sicuro?" gli
chiese con tono solenne.
"Questa
volta non mi
freghi. E' una delle tue domande a trabocchetto, vero?"
Itachi
iniziò seriamente
a pensare che Danzo non avesse avuto poi tutti i torti a dire che
Sasuke fosse il suo più grande fallimento.
"No. Non lo
è"
rispose sconsolato.
"Nii-san,
stai bene?"
Che domanda
idiota. Era morto.
"Nei
prossimi giorni
riceverai delle visite e forse "– ma non ne era molto sicuro
–
"capirai "
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