Della storia l'inizio o l'inizo della fine
Era strano pensare Mephisto Phels completamente indifeso, senza alcuna
protezione o altro. Anzi era quasi del tutto impossibile. Aveva
sicuramente un piano di riserva, un asso nella manica o una qualunque
cosa che gli avrebbe permesso di uscire illeso e trionfante.
Questa volta non era così. L'esorcista se ne accorse da uno
sguardo, un'espressione che non apparteneva al Mephisto che conosceva.
C'era stato un attimo di esitazione nel suo sguardo sempre sicuro e
fiero.
Fujimoto non riuscì a fare niente. L'istinto gli diceva di
aiutarlo, la ragione di scappare e la paura di rimanere immobile o, al
massimo, nascondersi. Ebbe anche lui un secondo di confusione, ma alla
fine la sua natura umana lo salvò. Agì quasi
meccanicamente, catalogando il demone immediatamente come amico e
alleato, si mise davanti a lui per proteggerlo, difenderlo da qualcosa
che neanche il secondo essere più potente di Gehenna poteva
contrastare.
Un gesto folle, ma che allo stesso tempo servì per accendere
una scintilla dentro il cuore di ognuno dei presenti. Mephisto
sussultò di sorpresa quando vide comparire l'esorcista di
fronte a sé.
Teneva la spada alta nelle mani, in posizione di difesa. Come poteva un
semplice pezzo d'acciaio salvarli da Satana in persona?
Perché c'era lui davanti a loro e si preparava a continuare
l'attacco interrotto dopo il secondo di stupore.
Stava per giungere la loro fine.
Mephisto forse poteva avere dei rimpianti dopo una vita così
lunga, ma Shiro no. Lui era convinto di farcela, di spuntarla anche
questa volta.
Gli umani sapevano essere davvero stupidi quando volevano, pure il
demone voleva sopravvivere, ma non per questo credeva ciecamente nella
follia, nonostante anche lui potesse apparire pazzo ogni tanto.
La sua determinazione, quella che l'esorcista stava mettendo nel parare
l'attacco di Satana era impressionante. Era il primo ad avere poche
chance di vincere, eppure eccolo lì in prima linea; un
demone non l'avrebbe mai fatto.
Erano essere secolari per un motivo.
Mephisto lo guardò e si accorse di essere emozionato, mai
aveva sentito il cuore battergli così velocemente nel petto,
mai si era sentito così vivo, nonostante avesse passato
metà della sua esistenza a ricercare emozioni simili.
Non poteva credere esistessero umani
così...speciali. Il suo corpo agì d'istinto,
forse di sopravvivenza, forse qualcosa d'altro, ma si mosse. Si
portò a fianco dell'esorcista e prese l'elsa della spada. La
tenne sollevata insieme al prete, il quale con un piccolo sogghigno lo
ringraziò. Ricambiò e finalmente Fujimoto
riconobbe il demone che tanto lo aveva fatto disperare, bizzarro,
stravagante, malvagio e quant'altro.
Satana li guardò. Erano due stupidi, completamente folli nel
rimanere lì, mentre il suo attacco li stava per distruggere.
Pareva anche che si divertissero in una simile situazione. Il demone
non li capiva, non riusciva a comprendere il figlio che viveva ormai da
secoli nel mondo umano e neanche l'essere patetico a suo fianco, il
quale sembrava così sicuro.
Ecco, forse, era proprio la fiducia l'umano sembrava avere nei
confronti del demone lo spiazzava, ma anche l'espressione sul viso di
Samael lo lasciava stranito. Non avevano avuto un buon legame, tanto
meno quando il figlio se n'era andato da Gehenna, ma era quasi del
tutto sicuro non avesse mai avuto una simile faccia .
Inoltre c'era l'emozione. Ciò che gli aveva fatto sussultare
il cuore, perché, qual dir si voglia, anche i demoni lo
possedevano, era stato quel sentimento folgorante, lo cercava ormai da
millenni.
Quei due avevano qualcosa che lui non aveva e per questo dovevano
morire, in particolare l'esorcista, perché era sicuro che
fosse lui l'artefice del cambiamento di Samael. Era stato quel misero
umano ad avergli fatto provare un simile sentimento.
Sarebbero morti entrambi.
*
Il campo di battaglia improvvisato era ricoperto di macerie. Si
trovavano in piccolo villaggio quando era iniziato lo scontro. Di
quelle poche case ne erano rimaste in piedi, si e no, due.
L'esorcista si rialzò dolorante. Aveva il corpo pervaso da
fuoco vivo, gli venne voglia di urlare. Adesso sapeva cosa si provava
ad essere posseduto e non da un demone qualsiasi, ma proprio dal loro
signore.
"Lasciatelo, padre" ringhiò qualcuno rialzandosi a sua volta
e scrollandosi di dosso i resti delle macerie. Aveva parlato
nell'antica lingua di Gehenna. L'esorcista si stupì di
capirlo. La sua bocca si mosse da sola, non capiva quello che stava
succedendo. Era come se osservasse la scena dall'alto, come un semplice
spettatore.
"Tu mi dai ordini?" domandò Shiro, ma con una voce che non
gli apparteneva. Più profonda, più inquietante.
"Sì" rispose tranquillamente Mephisto senza guardandolo
negli occhi "Lasciatelo"
Senza neanche dargli il tempo di finire il corpo dell'esorcista si
mosse con una rapidità che non gli apparteneva, estrasse la
spada e attaccò il demone.
Lui per nulla sorpreso parò i primi due affondi con il suo
ombrello, senza tuttavia riattaccare.
"Che c'è hai paura di farmi male?" domandò
maligno Satana che ormai aveva preso il completo controllo del corpo.
Fujimoto trovò quella scena totalmente sbagliata. Lui non
avrebbe mai voluto combattere contro Mephisto, ma non sapeva
esattamente quale fosse il senso di quella sua sentenza. Si sentiva
pesante, anche se gli sembrava di galleggiare in mezzo ad uno spazio
indistinto. Non sapeva neanche come diavolo faceva a vedere la loro
battaglia.
"Sì" ammise il demone più giovane schivando un
altro fendente, ma nonostante l'agilità gli
disegnò un profondo segno rosso sul braccio destro, lo
stesso con cui teneva l'ombrello. Non poteva e non voleva scappare, ma
al momento non riusciva a guardare in faccia il posseduto. Dopo la
pazzia che avevano fatto insieme, lui e Fujimoto era come se il
mondo intorno a lui fosse diventato improvvisamente
più luminoso, interessante e rumoroso. Quasi avesse scoperto
come vederlo da un'ottica diversa, magari con maggiore
sensibilità.
Shiro tornò ad osservare lo scontro con maggiore interesse.
Sembrava che il suo amico avesse la peggio in quel momento.
Aspetta. Amico?
Da quando lo considerava tale?
Questo sempre più crescente interesse pervase l'animo del
prete, che sentì come se man mano ragionava aveva
sempre più controllo su di sé. Tornò
con i piedi per terra e s'avvicinò allo scontro con genuina
curiosità. Potevano davvero umani e demoni considerarsi
amici ed esisteva un tale legame fra razze così diverse?
S'avvicinò ancora di più.
Il corpo di Fujimoto per un secondo si bloccò e Satana ne
rimase impressionato. Come poteva un semplice e comune umano
contrastare il suo controllo con così tanta
facilità?
Ormai il prete stava riprendendo completamente la padronanza di se
stesso. Faceva fatica, doveva concentrarsi e lasciare che l'anima di
Satana fluisse lontana da lui. Facile a dirsi, ma non a farsi.
Mephisto notò l'improvviso cambio di comportamento e il
più rapidamente possibile disegnò un pentagono in
aria manovrando l'ombrello, come una specie di pennello. Non era da lui
esorcizzare, anche perché, ricordiamolo, era un demone, ma
poteva benissimo aiutare qualcuno a farlo.
Satana guardò il figlio e scoprì che rideva senza
alcun controllo. S'infuriò ancora di più.
"Rassegnatevi padre, non potete competere con gli umani"
Prima che potesse anche solo tentare di attaccarlo, il re dei demoni
avvertì un ondata di calore invaderlo. Bruciava, era molto
doloroso, non poteva rimanere in quel corpo, ma avrebbe compiuto la sua
ultima vendetta. Con uno scatto improvviso del polso, estrasse la
pistola e sparò. Mephisto schivò con estrema
facilità e guardò per l'ultima volta il padre con
sguardo di sfida, prima che gli occhi ritornarono del loro solito
colore naturale: rossi.
L'esorcista si accasciò senza fiato e si accucciò
tentando di tornare pienamente padrone di sé. Mai
più avrebbe voluto rivivere una simile esperienza.
Avvertì un pesante tonfo e rialzò lentamente lo
sguardo.
Scoprì che Mephisto era nelle sue medesime condizioni, solo
che lui ridacchiava.
"Cosa ci trovi di tanto buffo?" ringhiò trascinandosi
accanto a lui e sdraiandosi supino per guardare il cielo. Il demone non
rispose subito. Si sistemò anche lui a pancia all'aria e poi
disse "Abbiamo appena firmato la nostra condanna a morte"
"La mia, se mai" ribatté l'esorcista abbozzando un piccolo
sorriso. Erano stati così vicini ad essa che
parlarne con leggerezza, ormai era d'obbligo.
"Anche la mia" corresse il demone scuotendo la testa, ma continuando a
sogghignare.
"Be', almeno siamo ancora vivi. Godiamoci ciò che ci rimane"
ridacchiò il prete contagiando anche Mephisto.
"Già, da oggi in poi ne vedremo delle belle"
annuì ed aggiunse "Abbiamo appena scritto la storia o,
quantomeno, l'inizio"
__Angolo autrice:
Sì, la storia è un po' pallosa, mancano
le loro solite battutine sarcastiche continue, ma volevo provare a
cimentarmi in qualcosa di nuovo. Così ecco qui, un testo
quasi totalmente privo di dialoghi.
Vorrei sapere un po' che ne pensate, magari suggerimenti? ^.^''
Questa vicenda avviene molto prima delle vicende del manga, volevo
scrivere di come Satana ha iniziato la sua disperata ricerca d'amore
nel mondo umano ed è venuto fuori questo. Ora. l'amicizia e
l'amore, a mio avviso, sono molto vicine come emozioni ed è
facile fare confusione, dovete capirlo povero Satana. Probabilmente ho
completamente sfondato nell'OOC, ma pazienza. (Anche qui, se avete
consigli da darmi, sono tutt'orecchi)
Cadrò nella ripetitività, ma temo sempre di
ferire i sentimenti di qualcuno. Io questi due li considero solo grandi
amici (anche se a volte il loro rapporto sfocia più
nell'odio, dettagli), non li accoppio, ma se qualcuno vuole vederci
qualcosa di più, ben venga, almeno ho fatto bene qualcosa
che non volevo fare XD.
Comunque sia grazie mille per aver letto.
Alla prossima
Tilia =|=
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