Ratman & Supergay in: Homo, Odio di ToraStrife (/viewuser.php?uid=44143)
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Ratman vs Supergay
Ratman &
Supergay
Homo, Odio
Per la serie, fandom sconosciutissimi.
Supergay, chi è costui?
E' un fumetto
online, dal seguito molto sparuto (neppure 4000 anime, al momento.
Questa è la pagina Facebook.
L'autore si
firma, almeno nelle prime tavole, con lo pseudonimo di Vime.
Contrariamente a
quanto potrebbe far supporre il nome, Supergay, il personaggio è
abbastanza atipico.
Ha 'gay' nel
nome, ma non è una parodia, né ricalca gli stereotipi del mondo gay. Il
suo orientamento sessuale è implicito, ma mai stato effettivamente
dichiarato.
E nonostante il
"super", non veste né mantello né calzamaglia (tantomeno rosa).
Indossa un
completo sobrio che lo avvicina di più a Matrix che non ha un chiassoso
eroe Marvel/DC.
E' dotato della
classica forza sovrumana, in grado di volare, di sparare raggi calorici
dagli occhi, ed in casi estremi anche di riscrivere gli orientamenti
sessuali delle persone (leggi: può farti diventare gay).
Tuttavia, l'uso
di questi poteri è puramente accessorio.
Essendo nato
come personaggio di denuncia contro l'omofobia, ricorre soprattutto
alle spiegazioni e alla logica, preferendo affrontare gli avversari con
la ragione, piuttosto che con la violenza, a cui ricorre solo se
costretto.
Perché questo
crossover?
Non saprei,
forse perché ce li vedo bene assieme, forse perché Ratman in sé porta
fortuna.
Lo avvallerebbe
il precedente crossover, con Simple&Madama.
La Magic Press
ne ha pubblicato il primo numero, dopo il precedente con Genus.
Insomma, da Internet i personaggi sono diventati carta. Un piccolo
miracolo, che auguro anche al signor Vime.
Nel frattempo,
si può godere la sua prima Fanfiction (devo avere un debole per
inaugurare fandom in sordina).
E non
tralasciamo l'argomento trattato che, dopotutto, è molto importante.
Salutando
affettuosamente Leo Ortolani e Vime.
Tanta fortuna a
voi, e buona lettura con ringraziamento anticipato a quei quattro gatti
che avranno la voglia di seguire questa minilong.
Vi auguro una
buona lettura.
"Città senza nome.
La città che non dorme mai. Quindi non lo faccio neppure io.
Tranne quando sono di ronda.
Per fortuna il Rat-wing è dotato di pilota automatico, così posso
schiacciare un meritato pisolino mentre distendo i piedi sui comandi e
lascio che il gioiello tecnologico comprato con i miei infiniti
risparmi mi culli durante il tragitto.
E rifletto sul perché i soldi non possano comprare le donne.
Io sono così negato con il sesso femminile che le lucciole sotto i
lampioni pagano me purché non le importuni.
Forse perché non sono alto come Alain Delon o Shaquille O Neill.
A un certo punto mi accorgo che qualcosa, anzi, qualcuno si affianca a
me.
Apro un occhio, poi lo richiudo. Poi li riapro tutti e due, in preda
allo sbigottimento.
Per poco non cado dal sedile.
E' un tizio volante, come Superman.
Un supereroe, come me?
Solo che non ha mantello né calzamaglia.
Non ha neppure la mascherina, a dire il vero: solo un paio di occhiali
dalle lenti giallastre.
Per il resto, uno smoking elegante con tanto di cravattino, forse
doveva andare ad una festa.
Mi squadra con un sorriso ammiccante, i capelli rossicci sparpagliati
dal vento. Mi fa un cenno con la mano, salutandomi, poi aumenta la
velocità e si allontana.
Se non era Superman, chi poteva essere?
Il mio genio che mi ha valso il titolo di Detective più abile del
mondo, titolo erroneamente attribuito ad un mio simile in fissa con i
pipistrelli, mi fa giungere alla conclusione più logica.
Torno a dormire, bofonchiando su quante ne studino gli extracomunitari
per tentare di lavare i parabrezza. E non li puliscono mai bene.
Neppure a mille metri di quota."
Il plurimiliardario Deboroh La Roccia si alzò di buon ora, come al
solito, dopo una notte di lavoro.
Era pomeriggio presto, il fido maggiordomo Archibald gli aveva
preparato la familiare colazione: chinotto caldo con panna e ciambelle
di salvataggio.
C'era ancora tempo per i consueti programmi della giornata: alle cinque
merenda al bar da Tiffany e poi la sera dal sindaco per discutere
sull'Ellegibitì-Pride che si sarebbe tenuto l'indomani.
Era la prima manifestazione del genere nella Città senza Nome.
Segno che i tempi stavano cambiando... sesso.
Pigramente sprofondato nella poltrona, prese il telecomando e accese la
TV, facendo apparirà la nota figura di Clara Clain, la moglie del
suo amico Brakko.
Costei stava presentando, microfono in mano, l'ennesimo caso di
cronaca nera.
- Ed è in questo vicolo che ieri notte si è consumato un nuovo,
scellerato caso
di teppismo, il terzo questa settimana, in cui le vittime hanno il
denominatore comune di appartenere al nuovo movimento politico
denominato Sforzo
Innovativo.
Un bellimbusto vestito di un pesante chiodo, piagato da un occhio
pesto e il naso rotto, intervenne, quasi strappando il microfono
all'inviata.
- E' stata una barbarie, vi dico! Una discriminazione! Questo tizio è
apparso all'improvviso e ci ha fatto una ramanzina assurda, dopodiché
ci ha presi tutti a pugni. Ma dico! Come si può stare tranquilli con
certi incivili in giro?
Dopo la sfuriata, l'inviata ebbe il tempo di riprendere il
microfono e formulare una domanda.
- Mi dica, che cosa stavate facendo lei e i suoi colleghi, per strada
alle quattro del mattino?
- Stavamo tranquillamente interloquendo con una coppia di pervertiti
che si tenevano per mano, due maschi, capisce? Stavamo illustrando loro
la nostra opinione di rispettabili cittadini.
- Questa opinione ha a che fare con la mazza chiodata che le vedo
nell'altra mano?
L'uomo guardò allibito lo strumento, poi fulmineamente lo fece sparire
dietro la schiena.
- Ma no, questo è solo il mio portachiavi! - Rispose, con un gran
sorriso nervoso.
- E questo... vandalo, com'era? Grosso? Minaccioso?
L'uomo porse una mano sul mento, riflettendo. - In realtà non sembrava
tanto alto, era vestito in giacca e cravatta, e aveva degli stravaganti
occhiali colorati e una pettinatura assurda. Doveva professarsi come un
supereroe, dato che si è presentato come... Supergay.
- Supergay? - Ripeté Clara, incuriosita.
- Sì, quello era il nome! - Confermò, mentre i suoi compari, tra
medicamenti e fasciature, annuivano davanti alla telecamera. - Uno
schifoso malvivente che si proclama paladino dei diritti gay. Un
pervertito! E cosa fanno i supereroi di questa città? Cosa fanno?
Riprendendo a fatica il controllo del microfono, Clara commentò alla
telecamera.
- A quanto pare, un misterioso vigilante ha fatto la sua comparsa nella
città senza nome. Il nostro supereroe, Ratman, come interverrà?
- I supereroi non servono a nulla! - Soffiò indignato l'uomo,
rimpossessandosi dell'apparecchio. - Qua ci vogliono pulizia ed ordine.
E
solo Sforzo Innovativo sarà in grado di salvare questa città dal
marciume!
A quel punto la contesa per il microfono si fece più concitata,
tanto che Clara preferì salutare e chiudere il servizio, mentre in
sottofondo continuavano le urla di propaganda.
Con esso, la televisione si spense, lasciando Deboroh a riflettere
sulle novità.
- Supergay... mi domando chi sia questa nuova minaccia!
- Se leggesse i giornali, sir. - Intervenne il maggiordomo,
mentre alzava il vassoio per portarlo via. - Saprebbe che sono già tre
notti che è all'opera.
- Arci, non è colpa mia se leggo solo la pagina dei fumetti! - Protestò
vivamente. - E poi sono tre notti che giro con il
Batwing, e non l'ho mai visto in giro.
- Ne è proprio sicuro, sir? - Domandò il domestico alzando un
sopracciglio. - Stando a quanto affermano i testimoni, costui è in
grado di volare.
- Volare? - Si chiese Ratman, mentre il domestico aveva già abbandonato
la stanza. - Ma non ho visto volare proprio nessuno, in queste notti, a
parte...
Un'illuminazione lo fulminò: l'extracomunitario del parabrezza.
Lo aveva salutato, ed in effetti stava...volando!
Che fosse lui Supergay?
- Che scempiaggini! - Concluse. - Non aveva neppure una tutina rosa!
Un poderoso Dling Dlong
interruppe la quiete della magione e deragliò il piccolo vagone di
riflessioni di Deboroh.
Dopo qualche minuto, Arcibaldo si presentò nella stanza.
- Sir, c'è una visita per lei. O meglio, l'altro lei.
- Fallo entrare tra un minuto, Arci, il tempo di cambiarmi in... Ratman!
Il fruscio coreografico di un mantello giallo, ed il supereroe fece la
sua apparizione.
- E adesso, sono pronto a ricevere l'ospite.
- ♥♥ Rattino!♥♥
Il tono contemporaneamente civettuolo e nerboruto della voce smontarono
immediatamente ogni entusiasmo al mascherato.
- Cinzia Otherside. - Bofonchiò depresso.
Il muscoloso transessuale fece la sua entrata nella stanza, la parrucca
bionda a scivolare lungo le spalle come in una pubblicità del Badedas.
Il maglione beige aderente lasciava intravedere i muscoli guizzanti e
ben scolpiti, risultato di anni di quidditch palestra.
Un paio di pantaloni attillati completavano il tutto, dagli sgargianti
disegni maculati.
- Allora, hai riflettuto sulla mia offerta? - Domandò con un
sorrisone.
- Eccome se ci ho riflettuto. - Confessò l'eroe. - Non ci ho chiuso
occhio!
Non aggiungesse che a causa di quella proposta non riusciva
più a dormire bene nel suo letto, con il risultato di assopirsi invece
nelle ronde da supereroe.
- Quindi verrai con me all'Ellegibitì Pride?
Le ciglia finte dell'ospite sbatterono ripetutamente, tra speranza e
civetteria.
- Scordatelo. - Fu la glaciale risposta.
Gli occhi del fedele compagno cominciarono a incresparsi di lacrime.
- Ma, Rattino...io...?
- Probabilmente ci sarò. Ma non in piazza, a manifestare con te e
quelli come te.
Si voltò, il riflesso davanti alla finestra. Preferiva non guardare
Cinzia in faccia, forse per vergogna di aver pronunciato quelle ultime
tre parole, un po' ghettizzanti.
Lei...pardon, lui era stato un amico fedele negli anni, ma quella
faccenda che gli aveva proposto era ben altra cosa.
- Mi dispiace, ma io sono un supereroe. Io mi occupo di criminali,
difendo gli innocenti e gli oppressi da...
- E noi non siamo gli oppressi? - Lo interruppe Cinzia. - Oppressi da
ingiustizie, dai pregiudizi della gente, da leggi ingiuste che...
- Sono appunto leggi, Cinzia. Un supereroe non infrange la legge, la fa
rispettare.
- Tzé. - Sibilò il transessuale con disprezzo. - Sei esattamente come
quei barbari di Sforzo Innovativo! Ti giustifichi con la legge, ma
delle persone non ti importa nulla! Non sei degno del titolo di
supereroe!
- Non è vero! - Si girò Ratman indignato. - Con tutto quello che ho
fatto per questa città!
- Con tutto quello che non
fai per me... e quelli come me.
- Aggiunse,
scimmiottandolo con stizza. - Supergay. Lui è un vero supereroe.
- Ancora quel nome! - Ripeté Ratman. - E già la seconda volta che lo
sento oggi.
- Ratty, se tu leggessi i giornali.....
- Va bene, va bene, Cinzia, ho capito. - Liquidò il mascherato. - Ma
come puoi definire eroe uno che ha aggredito un gruppo di bravi
ragazzi...
- Delinquenti spietati, semmai! - Lo corresse il platinato. Strinse il
pugno fino a far diventare le nocche bianche. - Quelli di Sforzo
Innovativo sono un gruppo di fanatici e violenti.
- Perché, ti hanno aggredito?
- Ci hanno provato. - Rispose Cinzia con un ghigno sadico, facendo
sottintendere i risultati.
- Ne hai le prove? - Continuò Ratman, scettico.
- Potremmo sempre fare l'esame del DNA. - Propose il transessuale. -
Dovrebbe esserci rimasto del sangue sulle nocche...
- Mi sembra che sia tu il vero pericolo. - Ribatté il vigilante, con
tono severo. - Tu, e quel buffone con la tuta rosa.
- Ratty, come al solito non capisci nulla! Ah, ma perché mi sono
innamorato di uno stupido?
E così dicendo Cinzia se ne andò, senza neppure ascoltare la risposta
dell'eroe, simile a un "Ma chi te l'ha chiesto".
Il rumore della porta sbattuta risuonò nella magione, facendo calare il
silenzio.
Arcibaldo, il fedele domestico, entrò nella stanza.
Con la sua solita flemma, non riuscì a fare a meno di parlare.
- Sir, se posso dire la mia, la signorina Cinzia non ha tutti i torti
nei confronti di quei selvaggi di Sforzo Innovativo.
- Arcibaldo, Arcibaldo. - Lo rimproverò Ratman con un tono paterno. -
Tu sei solo un domestico. Cosa vuoi capirne? Io invece sono un
miliardario, ho studiato nei migliori college, e sono in possesso di un
curriculum di tutto rispetto. - Aggiunse, tirando fuori dal mantello un
documento e sventolandolo con orgoglio.
- Quello è un pedigree, signore. - Rispose il maggiordomo, con tono
pacato. - E' di Fufi, il barboncino che ha comprato la settimana scorsa.
- Ma guarda, ecco dov'era finito. - Congetturò il roditore. - A
proposito, dov'è il cane?
- Ha vinto una cattedra ed ora insegna ad Harvard. -
- Oh, al diavolo, - Sbottò Ratman, stufo dell'atteggiamento del suo
sottoposto. - Anziché chiamarti Arcibaldo, dovresti chiamarti Arcigay!
Non è che tu...?
- Lo escludo, sir. Ma sull'essere gay, potrei sempre ricordarle
le voci che mesi fa giravano su di lei e su Topìn...
Ratman avvampò. - Non è colpa mia se era inciampato sul mio mantello ed
eravamo finiti a rotolare assieme proprio davanti alla sede della CSN
News! - Allargò le braccia per manifestare la sua innocenza.
Poi lo sguardo gli scivolò sull'orologio da polso.
- Oh, è già ora della merenda da Tiffany's. Io esco, Arci!
- Bene, sir.
Sulla soglia, l'eroe in calzamaglia si fermò per dare un'ultima
imbeccata al maggiordomo.
- E ricorda che l'intenzione di Sforzo Innovativo è solo quella di
voler eliminare le differenze!
- Certo, sir...
La porta si chiuse, il silenzio calò di nuovo.
Arcibaldo, cominciò a fare pulizie.
Nelle faccende, un ultimo commento gli sfuggì, tenue, di bocca.
- Eliminare le differenze, eliminando i differenti.
***
Questa piccola storia
apparentemente non c'entra nulla. Forse è solo una piccola parentesi,
ma non so perché, ci tenevo a raccontarla.
Anche la Città Senza Nome ha le sue piccole storie. Piccole,
drammatiche vicende.
Come quella, per esempio, di una ragazzina che stava trascinando i
piedi, l'espressione indecifrabile.
Era uscita dal catechismo, le parole di Padre Angelini gli rimbombavano
ancora nella testa.
"Dio ci ama per ciò che siamo".
Non ne era più così sicura. Non da quando aveva scoperto quell'orribile
verità. Aveva provato quel giorno a parlargliene, poi all'ultimo
momento le era mancato il coraggio.
Liz, i capelli rossicci, mossi da una lieve brezza, stava
ritornando così verso casa, senza sapere davvero che fare.
Aveva paura, una grande paura. E molta confusione.
Tirò fuori il cellulare. Ebbe la tentazione di chiamare la sua migliore
amica, chiedendole se magari avrebbe potuto dormire da lei.
Guardò il display colorato, e finalmente si decise.
***
Sede di Sforzo Innovativo.
Su di un pulpito, il capo stava intavolando un monologo infarcito di
toni duri e marziali.
I seguaci, una sfilza di energumeni dai capelli corti o rasati, pesanti
chiodi neri e pantaloni nel medesimo colore, infilati in anfibi
militari,, annuivano, salutavano ed esultavano.
- No all'ideologia Ellegibitì! - Proclamò il capo.
- Sìììì! - Esultò il pubblico.
L'oratore li corresse. - Ho detto no
all'ideologia Ellegibitì!
- Sììì! - Ripeté il pubblico.
- Dovete dire 'no'! - Sbottò il
capo, spazientito.
I presenti si guardarono, confusi, poi annuirono.
- Allora, avete capito?
- Nooo! - Rispose il pubblico, felice.
Il capo si passò una mano sulla faccia. - Va beh, lasciamo stare.
- Ora vi mostrerò un volgare pervertito con cui alcuni di noi stanotte
andranno a fare un confronto civile.
L'ultima parola provocò una serie di sghignazzate nell'aula.
Il comiziante indicò un poster appeso al muro.
Vi era rappresentato un uomo di mezz'età, imbrigliato in una camicia di
forza e con una museruola.
- Costui. - Spiegò il leader. - Si chiama Hannibal Lecter!
Un coro sbalordito si levò dai presenti.
Uno del pubblico si fece avanti per commentare.
- Ma costui non è colui che è stato appena rilasciato dal manicomio
criminale?
- Proprio così! - Esclamò soddisfatto l'arringatore. - E avrebbe dovuto
rimanerci, perché ha detto una cosa blasfema e inaudita!
- Che cosa? - Chiese un altro.
- Ha affermato esplicitamente che gli piacciono i maschi!
Un brusio di commenti indignati sparse a macchia d'olio.
- E noi gli faremo rimangiare tutto quello che ha detto!
- Nooo! - Fu il coro entusiasta del pubblico, che si azzittì davanti
allo sguardo omicida del comandante. - Sìììì! - Si corressero
immediatamente.
- Prendete subito le armi!
- Sììììì!
- Ecco, - Commentò sollevato il capo di Sforzo Innovativo. - Perlomeno
quando si tratta di picchiare, capiscono al volo.
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