Fandom: Big Hero
6
Prompt: Gogo/Wasabi,
passaggio in moto
Parole: 532
Nota: In cui
GoGo scopre un nuovo hobby: prendere in giro Wasabi.
Di gente senza
casco e sorrisi
sarcastici
«Ripetimi
ancora dove sono le chiavi della mia macchina?» domanda
massaggiandosi le
tempie con due dita.
GoGo
lo osserva con lo stesso sguardo di compassione che normalmente
è riservato a
Fred (più o meno ogni volta che apre la bocca), quindi,
gesticolando
vistosamente per evidenziare il concetto, ripete la frase.
«Le
ha prese Tadashi, gli serviva il tuo catorcio per portare Honey a
comprare non
so cosa?»
«Come
non sai cosa? Hai lasciato che prendessero la mia macchina e non sai
nemmeno
dove siano andati?»
La
ragazza scrolla le spalle con indifferenza.
«Non
sto dicendo che non me lo abbiano detto, semplicemente non li stavo
ascoltando».
«Ma
è la mia macchina!» geme Wasabi sconsolato.
«Vuoi
ripeterlo di nuovo? Magari così ti si materializza davanti
per magia».
«Il
tuo sarcasmo è del tutto fuori luogo, e se dovessero fare un
incidente e l’assicurazione
non lo coprisse?» domanda preoccupato.
«Se
guida Tadashi è impossibile, rilassati» risponde
GoGo dandogli le spalle, per
poi sbuffare scocciata nel sentirlo ricominciare a lamentarsi.
«E
se si bucasse una gomma? E se finisse la benzina? E soprattutto io come
torno a
casa?».
«Credo
che i tuoi amici nerd siano in grado di fare il pieno a quel catorcio
che
chiami macchina anche senza la tua supervisione, genio»
borbotta infilandosi il
casco e imboccando l’uscita del laboratorio.
Lo
saluta agitando svogliatamente la mano, ma non fa in tempo a percorrere
metà
corridoio che sente un fastidioso formicolio alla bocca dello stomaco:
senso di
colpa.
Impreca
sommessamente prima di tornare sui suoi passi e affacciarsi oltre le
porte
scorrevoli.
«Wasabi,
muoviti, ti do un passaggio».
L’amico
si illumina improvvisamente, ma ci vuole ben poco perché si
ricordi che GoGo
non ha una macchina, ma una pericolosissima moto che guida senza alcun
riguardo
per il codice stradale.
«Forse
posso andare a piedi…»
«Muoviti.
Adesso».
La
segue, senza avere il coraggio di aprire bocca, ma quando si accorge
che non ha
intenzione di dargli un secondo casco ha una mezza crisi isterica.
«Senti,
facciamo così» esclama la ragazza trattenendosi
dallo strozzarlo «Me lo tolgo
anche io per par condicio».
Non
gli dice che in realtà è una scusa,
perché ama sentire il vento tra i capelli e
l’aria sul viso; ignora le sue accorate proteste e monta
sulla moto,
lanciandogli un’occhiata perentoria che potrebbe significare monta o ti lascio qui, ma anche monta o ti metto sotto. Così
Wasabi,
deglutendo a fatica, sale dietro di lei e con mani tremanti le circonda
la
vita.
«Ti
prego vai piano» mormora.
GoGo
piega la bocca in un sorriso sarcastico, come
no. Non ci prova nemmeno ad andare per gradi, subito dopo
avere messo in
moto inizia ad accelerare; ride, sentendo la presa dell’amico
sul suo petto
farsi più forte, non lo vede, ma sa benissimo che sta
serrando gli occhi.
«Tutto
bene?» urla e il vento e la velocità si portano
via le sue parole.
Wasabi
lancia un urlo indistinto, probabilmente la sta implorando di frenare,
ma lei lo
ignora e spinge più forte l’acceleratore: questo
sì che è uno spasso.
Quando
finalmente arrivano di fronte allo sgangherato edificio in cui il
ragazzo
abita, GoGo frena bruscamente e con un sorriso di scherno lo osserva
smontare e
buttarsi a sedere sul marciapiede sporco.
«Mai
più» esala faticosamente Wasabi.
«Peccato»
lo prende in giro lei «Stavo cominciando a prenderci gusto
nel sentirti
urlare».
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