Lasciate che vi presenti
questa
mia ennesima traduzione. L’autrice la conoscete
già, è la stessa di “Of young
cousins”. McRaider è stata molto attiva nel fandom
anglofono di Hazzard negli
anni passati e, a parer mio, ci ha regalato pagine di rara
sensibilità. Da
brava fan si è scritta da sola i pezzi mancanti di alcuni
tra gli episodi più belli
e conosciuti.
Questa storia in
particolare
vuole andare a tappare i “buchi” presenti
nell’episodio “Brotherly love” (Una
vittoria di troppo in italiano). Vi avverto è davvero molto
dolce.
E’ la prima fan
fiction di
Hazzard che ho letto (parliamo del 2005 credo) ed occupa un posto
speciale nel
mio cuore. Mi auguro che possiate amarla quanto la amo io!
Questo il link alla
versione
originale: http://www.fanfiction.net/s/2515869/1/Brotherly_Love
Brotherly
Love
By
McRaider
Traduzione
di Lella Duke
Sedeva
accanto al cugino
stringendogli una mano tra le sue. La sua supplica divenne presto un
pianto
disperato quando rilasciò la testa sul suo petto. Riusciva a
ricordare tutte le
volte in cui, da piccolo, aveva degli incubi e suo cugino era
lì per
proteggerlo. Allora sperava che Luke fosse davvero suo fratello e si
augurava
che un giorno forse, avrebbero potuto scoprire che quello era il reale
legame
che li univa.
Sapeva
ormai che non sarebbe mai
potuto accadere e, nonostante amasse Judd come un qualunque membro
della sua
famiglia, non poteva fare a meno di sentirsi perso, triste, spaventato.
Temeva
che Luke avrebbe potuto dimenticare di avere già un
‘fratello’ e che avrebbe
potuto preferirgli la compagnia di Judd. Bo sapeva che non lo avrebbe
sopportato. Non poteva perdere suo cugino, l’unico fratello
che avesse mai
avuto.
Le
sue spalle iniziarono a tremare
quando avvertì le lacrime abbandonare i suoi occhi ormai
colmi. Non se n’era
accorto all’inizio, ma poi percepì il movimento
della mano le cui dita gli
stavano già attraversando i capelli color del miele.
Gli
occorsero diversi secondi, poi
alzò il viso rigato di lacrime e guardò suo
cugino. Le azzurre iridi di Luke
erano fisse su di lui; Bo gli sorrise tristemente.
“Stai
bene?” Chiese Luke
spostando la sua mano dai capelli al viso del cugino.
“Non
dovrei fartela io questa
domanda?” Ghignò lievemente Bo mentre aiutava il
cugino a sedersi. Luke gemette
mentre tenendosi la testa dolorante, spostò di nuovo lo
sguardo sul cugino. Le lacrime
gli inondavano ancora le guance.
“Beh,
non sono io quello che sta
frignando come un bambino di due anni.” Sogghignò
Luke.
Bo
non poté più resistere. Si
avvicinò al cugino e lo avvolse in un abbraccio tanto
stretto da ricordarne di
simili solo nella sua infanzia. Luke ricambiò immediatamente
l’abbraccio e la
ferrea presa. Sorrideva mentre gli dava dei leggeri colpi sulla schiena.
“Sono
vivo.” Sussurrò Luke. “Sono
vivo”.
“Non
farmi mai più una cosa del
genere Luke Duke.” Disse Bo allentando la presa sul cugino,
il suo miglior amico,
suo fratello.
“Non
ti prometto niente, ma farò
del mio meglio.”
Luke
osservò terrorizzato il
cugino scomparire sotto la superficie dello stagno. Amava il suo appena
ritrovato fratello, ma molto di più amava Bo. Lo aveva preso
un po’ in giro in
ospedale e rimpiangeva di non avergli detto cosa rappresentasse
realmente per
lui.
Un
uomo poteva trattenere il
fiato tanto a lungo, Luke conosceva storie di gente che riusciva a
rimanere
sott’acqua per tre o quattro minuti senza mai riemergere. Ma
per quanto ne
sapeva, Bo non si era mai allenato per simili imprese. Era un semplice
ragazzo
come tanti altri.
Bo
ruppe la superficie e con il
viso rosso per lo sforzo, si riempì di nuovo i polmoni per
poi scomparire
ancora sott’acqua. Non aveva preso abbastanza aria dal punto
di vista di Luke. Sedeva
lì, ma non stava pensando a quello che non avrebbe avuto se
suo fratello fosse
morto. Pensava a tutto quello che aveva fatto in vita sua con Bo; a
tutte le
volte che erano finiti nei guai per poi uscirne insieme. Il dolore che
provò
all’idea di perderlo, era più intenso di quanto
Luke avrebbe mai potuto
immaginare.
Alla
fine riemersero; prima uno,
poi un altro e infine Judd. Il cuore di Luke si fermò quando
si accorse che di
Bo non v’era traccia. Lo cercò con lo sguardo. Si
trattò solo di pochi secondi
in realtà, ma per Luke era già passata
un’eternità.
Finalmente
ricomparve anche lui.
Appena messa la testa fuori dall’acqua, ricominciò
a respirare. Nonostante
fosse sfinito, raggiunse il luogo dove la sua famiglia lo stava
aspettando. Gli
mancarono le forze e cadde proprio accanto al cugino.
“BO!”
Chiamò Luke stringendogli
il viso tra le mani. I suoi occhi erano pieni di stanchezza, paura e
dolore. Il
suo volto divenne pallido e tremò quando fu raggiunto da una
folata di vento.
“Io…”
Bo faceva fatica a parlare;
si limitò a guardare Judd. Sapeva che il benessere di Judd
sarebbe stato la
felicità di Luke. Con un singulto, Bo chiuse gli occhi e
permise alle tenebre
di avvolgerlo per un istante.
Finché
non sentì qualcuno
scuoterlo violentemente per le spalle. Aprì lentamente gli
occhi e vide Harley il
quale era stato trascinato in quel posto, con la sua ambulanza da Luke.
“Sta
bene, è solo esausto. Ha
bisogno di riposo. Tutti e tre i ragazzi hanno bisogno di riposo e di
buon cibo
fatto in casa.” Disse Harley.
“E’
proprio quello che avranno!”
Esclamò Daisy accovacciandosi e abbracciando Luke.
Erano
trascorse un paio d’ore da
quando Judd era partito; il sole era tramontato. Bo si era chiuso
già da
diversi minuti nella camera che divideva con Luke da tutta la vita. Si
era
preparato per la notte. Odiava ammetterlo, ma era esausto. Tutto il suo
corpo
era sfinito.
Tuttavia
si sedette sul bordo del
letto e strinse tra le mani la fotografia che teneva sul comodino. Vi
erano
ritratti lui e Luke subito dopo il suo ritorno dal Vietnam. Sospirando
Bo si
sdraiò sul letto. Chiuse gli occhi ripensando a tutto quello
che avevano
passato insieme.
“Hey…”
la voce lo distolse dai
suoi ricordi. Voltò lo sguardo in direzione del cugino.
“Hey…”
replicò sommessamente Bo.
Luke
gli si avvicinò con andatura
ancora incerta e si sedette sul letto accanto a lui. Soltanto
guardandolo, capì
a cosa stesse pensando il cugino: “va tutto bene?”
“Bene.”
Mormorò Bo.
“Sai…
ho detto a Judd che sarò
sempre qui per lui, ogni volta che ne avrà
bisogno…”
“E’
una buona cosa.” Rispose Bo.
“Bo…
Judd può anche essere mio
fratello biologico e per questo lo amerò sempre.
Ma… quando sono arrivato in
questa fattoria… io ero solo un bambino, tre o quattro anni
al massimo e non
avevo niente per cui essere felice. E poi sei arrivato tu. Oddio, odio
essere
sentimentale. Ricordo che ti guardavo e poi dicevo a zio Jesse che eri
troppo
piccolo. *Mi disse che non eri in buona salute, ma che eri un
combattente e
avresti lottato… e l’hai fatto. Sei entrato e
uscito dall’ospedale tante di
quelle volte che abbiamo smesso di contarle. Ma non importa quanto tu
fossi
malato o che cosa hai dovuto affrontare, non ti sei mai lamentato. Sono
cresciuto ammirandoti e con il bisogno di proteggerti. Occupi un posto
molto
importante nel mio cuore. Come amico. Come fratello. E’ stato
devastante
pensare che saresti potuto non riemergere dallo stagno. Per salvare
Judd. Non
credevo facesse così male.”
“Ti
voglio bene, Luke.”
Luke
allargò le braccia e strinse
il cugino proprio come lui aveva fatto quella stessa mattina.
Judd era suo fratello biologico e forse un giorno sarebbero riusciti ad instaurare
un bel
rapporto. Ma Bo sarebbe sempre stato suo fratello… per
scelta.
“Ho
sempre avuto un fratello. Semplicemente
adesso ne ho due.” Bisbigliò Luke.
The
End
* La maggior parte delle
autrici
d’oltre oceano concordano nel rappresentare un Bo bambino
malato o cagionevole.
Va per la maggiore l’idea che Bo nella sua infanzia soffrisse
di asma. Una
volta chiesi spiegazioni e mi fu risposto che questa teoria
è stata adottata in
quanto John Schneider effettivamente da piccolo era asmatico.
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