Campi minati
Attraversare i lunghi corridoi della Casa Bianca è diventata
un’operazione meccanica con il trascorrere del tempo, ma non abbastanza da
farla sentire sicura dei suoi passi: ogni qual volta, Olivia Pope ha l’impressione
di aggirare un campo minato e l’ordigno esplosivo ha un nome ben preciso.
Ecco perché, a un corridoio di distanza dallo Studio Ovale, Olivia compie dei
passi brevi e misurati, lasciando trapelare il dispotismo di cui si è forgiata
da anni. E Olivia ci crede davvero, con tutte le sue forze, quando cammina a
testa altra oltre la soglia che la separa dall’impossibile, ci crede persino
quando Fitz Grant fa sgomberare un intero Consiglio solo per parlare con lei e,
fermamente, confida tanto nella sua coscienza quanto nei suoi principi.
Chi andrebbe di proposito incontro a un campo minato, d’altronde?
Olivia indietreggia, ma non si fa da parte e questo è il suo grande errore:
rimane nell’angolo pur di avere un istante di quel che non potrà mai
avere, ruba attimi al tempo e finge che possano plasmare una vita degna di
essere vissuta.
Così, quando Fitz la invita nella loro piccola grande zona di verità – laddove le
telecamere non possono raggiungerli, laddove ogni cosa sembra avere un senso –
Olivia non riesce a opporsi e, richiamando ogni fibra del suo corpo, osserva con
accortezza il suo interlocutore.
Fitzgerald Grant insinua quell’occhiata, la interroga a sua volta e la
contempla: eppure sceglie la via più facile, la strada meno dolorosa, il
percorso che non lo condurrà mai ad un campo minato. Sceglie di bearsi del
sapore che lo scotch gli procura sulle labbra, per poi stampare la stessa
sensazione su quelle di Liv e fingere che siano un po’ vittime, entrambi,
di un piacere che si cela sottoforma di vizio.
Cosa importa se il Consiglio potrebbe rientrare in un batter d’occhio e l’ordigno
esplodere a istanti, in fondo hanno sempre i loro attimi – c’è sempre uno
spicchio di tempo che li divide dalla tempesta imminente.
«Fitz… Fitz…», ansima Liv, richiamandosi al dovere. «Stai tenendo fuori un
intero Consiglio per… questo».
Fitz poggia la fronte su quella di Olivia, com’è solito fare quando qualcosa lo
abbatte, poi segue un sospiro: «Fingiamo per un attimo che sia il Vermont».
Se i gesti mettono in discussione i suoi principi, sono le parole a far cadere
gli stessi: Olivia Pope simula una spinta all’indietro, ma fallisce miseramente
nel suo tentativo quando fa sì che il respiro al sapore di scotch, tossico e
tutt’altro che inebriante di Fitz si confonda con il suo.
«Un minuto».
«Puoi sempre fare la marmellata».
Liv scoppia a ridere fragorosamente, forse in maniera inappropriata, ma è in
quell’attimo che realizza quanto fragile sia il loro equilibrio.
È come essere in bilico tra la mina e l’ordigno sensibile, è come indugiare in
stallo: può evitare il contatto, ma Olivia Pope non si muoverà mai in direzione
del terreno. Non fin quando il Vermont le apparirà in lontananza o,
almeno, finché non arriverà il momento in cui non ci sarà nient’altro da
calpestare.
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Dunque,
sono ancora alla terza stagione ma Scandal è diventato definitivamente il mio
nuovo “nettare” telefilmico e Olivia/Fitz sono, sicuramente, una delle coppie
più complicate e intricate che abbia mai visto. Ed è proprio come ha detto Fitz
in un episodio, secondo me, “Non sarà mai finita” e ho voluto rappresentare
attraverso una serie di immagini e allusioni quel che ho percepito. Aggiungendo
anche qualche citazione sparsa (il Vermont, la marmellata…) al tutto.
Grazie per aver letto e buone feste!
Kì.