Soul Society, 9 novembre –
tutto tranquillo. Apparentemente.
All’interno
della Seireitei tutto segue la solita routine, allenamenti, turni di
guardia e di pulizia, Ichimaru che tormenta chiunque gli capiti sotto
tiro con quel suo sorrisetto inquietante stampato in faccia, ufficiali
occupati a smaltire chili di scartoffie, Yumichika chiuso per ore nel
bagno a prepararsi, squadre di shinigami in partenza per una qualche
missione sulla terra, Kuchiki Byakuya gelido ed impassibile
già di
prima mattina, che distoglie lo sguardo imbarazzato incontrando il suo
luogotenente…
No, aspetta.
Kuchiki Byakuya, quel
Kuchiki Byakuya, che diventa di una tonalità rosso acceso di
fronte al
ghigno divertito del suo vice?! E che poi lo allontana seccato,
cercando di riprendere un minimo contegno, dopo che questi gli ha
sussurrato qualcosa all’orecchio con un’espressione
decisamente
maliziosa?
Certo
che Renji si è dato da fare ultimamente, eh?
D’altra parte, Matsumoto e
Yumichika messi assieme sono qualcosa di impareggiabile in queste
cose…
A proposito, dove si è
cacciato quell’idiota effeminato?
-
Yumi! Ehi, ti vuoi sbrigare? …Dai, che poi il capitano ci
ammazza! – i
passi di Ikkaku risuonano lungo il corridoio ormai vuoto, mentre lascia
la finestra della sua camera, dalla quale stava osservando le persone
che passavano lungo la strada, per andare a ricordare al quinto seggio
dell’undicesima compagnia che Zaraki Kenpachi non ha
precisamente la
fama di essere una persona paziente.
- Allora? Sei stato mangiato
quell’aggeggio che ti ha portato Rukia, o ci puoi degnare
della tua presenza?
-
“Quell’aggeggio” si chiama piastra,
Ikkaku, ed in ogni caso no, sto
benissimo ed ho quasi finito, sto arrivando.. – arriva la
risposta
dall’altra parte della porta chiusa.
- Ayasegawa Yumichika, hai detto la
stessa identica cosa esattamente un’ora
fa. Muoviti, maledizione! – replica lo shinigami visibilmente
spazientito, intento a valutare se buttare giù quella
dannata porta a
calci.
- Eccomi, eccomi… - per
sua fortuna,
la suddetta porta viene aperta da uno sfavillante Yumichika, vestito,
pettinato e truccato in modo a dir poco impeccabile – Come
sto? –
chiede con un sorriso raggiante.
- Come al
solito. Andiamo, che è tardi. – lo liquida senza
tante cerimonie
l’altro, voltandogli già le spalle, diretto agli
uffici del quartier
generale dell’undicesima.
S’incrina, il
sorriso del quinto seggio, ma è questione di un attimo
soltanto, e il
compagno, precedendolo, non può vederlo. – Eddai,
aspettami..! – gli
urla dietro, come se nulla fosse successo, affrettandosi a seguirlo.
Possibile che ogni volta debba
metterci di più a prepararsi? Neanche dovesse andare ad un
appuntamento!
Un
appuntamento… già, magari con Shuuhei. Non fa
altro che parlare di lui
ultimamente. “Mi ha consigliato Shuuhei di prendere questo
vestito, ti
piace?” oppure “Come sto? Shuuhei ha detto che
questo taglio mi sta
benissimo!” e via dicendo.
Comunque, è tardi.
Mostruosamente tardi.
-
Oh, benarrivati. Mi sembrava giusto di avervi detto di venire tre ore
fa. – ecco, anche l’unico giorno in cui Zaraki
è nel suo ufficio. Ma
oggi proprio tutte storte ah.
- È colpa di Yumichika,
capitano. Ci ha messo tre ore e mezza per prepararsi.
- Grazie per avermi difeso, Ikkaku,
bell’amico. – sbuffa lo shinigami in questione.
-
Non importa, c’è del lavoro da fare ora. Ikkaku,
l’allenamento delle
matricole. Yumichika, Yachiru deve fare i compiti che le ha dato Nanao.
Per punizione, stasera resterete per riordinare gli uffici.
-
Cooosa? Tutto quanto?! – in effetti, gli ufficiali
dell’undicesima
divisione non erano propriamente persone ordinate… in
particolare il
vice-capitano Kusajishi.
- Tutto. Solo voi
due. E ora sparite, forza, o vi faccio a fettine. –
evidentemente
Yamamoto ha costretto Kenpachi a sbrigare quei due o tre mesi di
documenti che occupano la sua scrivania, è l’unica
spiegazione
plausibile per la presenza del capitano e il suo pessimo umore questa
mattina.
Alla
fine la giornata trascorre senza altre stranezze particolarmente
rilevanti, sebbene il narcisista non si sia più fatto
vedere, come se
volesse evitare di proposito ogni contatto.
Che stia ancora tenendo il broncio
per stamattina?
Quand’è
ormai buio e tutti se ne sono ormai andati, entrambi hanno finito il
proprio lavoro e sistemato le stanze. Ogni cosa, senza scambiarsi una
parola.
- Oh no, pure la pioggia. Anzi, il
diluvio. Questa non è decisamente la mia giornata fortunata
– si
lamenta infine Ikkaku, guardando sconsolato il pessimo tempo
all’esterno dell’edificio.
- Potrebbe ancora diventarla, se solo
tu non fossi così… così stupido, ecco.
– mormora l’altro, seccato.
-
Insomma Yumi, se è per il ritardo al tuo appuntamento di
stasera con
Shuuhei, piantala di tenermi il muso e vai, tanto sarà
ancora là ad
aspettarti – replica il primo, girandosi a fronteggiarlo.
- Appuntamento? Shuuhei? Ma di cosa
stai parlando? – chiede di rimando Ayasegawa, sinceramente
perplesso.
-
Se non hai un appuntamento, perché oggi ci avresti messo
così tanto a
prepararti, scusa? E se hai un appuntamento, è ovvio che sia
Hisagi.
Non fai che parlare di lui, da una settimana. – spiega
Ikkaku,
monocorde.
- …Sei proprio un idiota
totale. –
sospira, mentre si avvicina allo shinigami con un mezzo sorriso di
compatimento. – Sai almeno che giorno è oggi? -
-
Eh? Beh… domenica 9, e quindi? – qualcosa gli
sfugge, e fa un mezzo
passo indietro, mentre il narcisista prosegue verso di lui, fermandosi
soltanto quando sono pochi centimetri a dividerli.
- Come sarebbe a dire “e
quindi”? – continua, sporgendosi infine per
allacciargli le braccia al collo – Sei proprio stupido, tu.
Di
fronte allo sguardo interrogativo del terzo seggio, Yumichika non
può
far altro che sospirare sconsolato e posargli un veloce bacio sulle
labbra. Così Ikkaku, almeno, dalla confusione passa allo
stupore, e
magari capisce subito le parole pronunciate a pochi centimetri dal suo
volto.
- Il mio appuntamento di questa sera
è con te. Buon compleanno, baka. –
La Fortuna gira, è vero.
Ma ci sono alcune persone irrimediabilmente fortunate, per le quali Lei
è sempre presente.
I
gemiti ed i sospiri si perdono tra le pareti degli uffici deserti, e
nella penombra due corpi si uniscono in una danza antica come il mondo.
-
Dimmi una cosa… era tutto progettato fin
dall’inizio, vero? – la voce è
bassa e roca, lo sguardo scivola lungo il corpo dell’altro
prima di
risalire nuovamente, fino ad affondare nei suoi occhi.
-
Già – risponde semplicemente Yumichika. I suoi
capelli non sono mai
stati così in disordine, ed a lui non è mai
importato meno.
-
Lo immaginavo – un altro bacio, e le parole lasciano spazio
ai gesti,
che riescono ad esprimere cose che un singolo
“auguri”, sussurrato a
fior di labbra, non spiegherebbe.
Ci sono alcune persone irrimediabilmente fortunate in questo
mondo, ed io sono una di esse.
--- Owari
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