Alesia

di Sottopelle
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La spada ha cantato fino all'alba
il sangue ha mormorato nei fiumi, sulle mani e le foglie:
il corno ha ululato guerra, la stessa che hai proclamato tu
voce controvento
ma i cuori, le armi, la sete di violenza
hanno saputo sentirti chiaramente.
Come le lame si diedero baci tra loro
crepe nel silenzio d'una battaglia taciuta
e fanno bruciare la carne debole 
sangue su sangue, stesso rosso, stessa viscositą
eppure noi siamo stati nemici.
Un re senza corona, senza sudditti, senza regno
piange sul trono, l'ultimo patto fatto con una vita a lui avversa
e dči altrettanto astiosi che
la furia dei morti non temono,
di fronte al fuoco che avanza, piange il cuore suo perduto
in nome della lotta che aveva sempre voluto poter vincere.
Le lacrime il pugnale non sa asciugarle, 
ma forse la morte
dalla mano gentile, ma spietata
avrą cura di cancellarle dal viso con
l'oblģo eterno che concede ai suoi protetti.
Ma siamo tutti stati scelti dalle sue dita danzanti, 
tessitrice di cadute e dei caduti,
e saremo richiamati tra le sue braccia di madre
che scioglie l'abbraccio dei figli, lasciandoli all'arte del ferro
e ne riceve le ossa bianche.
Quando gli dči torneranno a guardarci tu
ti proclamerai vincitore,
nonostante l'alloro sul capo non t'abbia mai donato,
ferita su ferita, hai cucito la tua storia di conquistatore
senza pietą come gli dči
ma con sangue diverso, pelle diversa
sempre la stessa č e sarą
l'insaziabile sete d'un sangue
che tu credi
non sia abbastanza rosso e denso
come il sangue versato tuo.


Agerath
 




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