Ricordo di un'estate

di lapoetastra
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Che io poi non li ho neanche mai rubati, quei soldi.
Solo che, come tutte le volte quando sparisce qualcosa, è sempre colpa mia, di quel ladro di Christopher Chambers.
Ora però avrei desiderato che mi avessero sbattuto in riformatorio, o in collegio, o addirittura in prigione.
O comunque in qualche posto che mi avesse impedito di trovarmi qui, adesso.
Guardo il ragazzo morto tra le fronde, a pochi passi da me, e mi vengono i brividi.
Sarei benissimo potuto essere io, uscito di casa come faccio spesso per andare a raccogliere bacche nel bosco.
E poi come lui magari anche io non mi sarei accorto del treno che arrivava.
Fisso i miei occhi lucidi di lacrime nei suoi privi di vita, e sento dentro di me che qualcosa si spezza in modo irreparabile.
Forse è questo che si prova quando si ha uno shock: il mondo intorno a te sembra sbiadire di colpo, rimanendo solo uno sfondo indistinto nel cui preciso centro si colloca l'orrore più grande a cui tu abbia mai avuto la sfortuna di assistere.
E vorresti piangere, ed urlare, ma rimani in silenzio, consapevole del fatto che la tua vita non sarà mai più la stessa.
È esattamente quello che mi sta succedendo ora, con il cadavere di Ray Brower che mi guarda come se volesse mettermi in guardia dal compiere il suo stesso errore.
E, per la prima volta da quando sono nato, ho paura.
Non di lui, perchè so che ormai non può e non mi può fare assolutamente niente, ma di me stesso.
Perchè non avrei mai creduto di poter soffrire in tal modo per una persona, ed adesso non ho la più pallida idea di come il mio corpo e la mia mente reagiranno.
Cadrò, forse.
O forse riuscirò a rimanere in piedi.
Non lo so proprio.




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