Pompa il chakra nelle mani. Premi
sulla ferita. Ignora il sangue. Respira.
Invoca il
suo nome.
Pompa il chakra nelle mani. Premi sulla
ferita. Ignora il sangue che sgorga. Prendi fiato.
Chiedi
scusa.
Evita il suo sguardo. Chiudi la ferita. Blocca l’emorragia.
Non piangere.
«Naruto.. », pompa, chiudi, blocca, «Naruto, mi dispiace.»
Non devi piangere.
«Sakura, i battiti sono irregolari.»
Sta zitta Ino, sta zitta
e basta.
«Non puoi morire Naruto. Devi diventare Hokage...devi, capito?!»
Merda.
Konoha, 21
marzo, ore 18.56
Konoha
era in trepida attesa.
I
lavoratori ridevano e scherzavano fra di loro, fra una pacca sulla spalla muscolosa
e una sberla scherzosa sul capo, mentre correvano a destra e sinistra per
apportare gli ultimi ritocchi a quella che sarebbe stata l’ottava festa
primaverile del villaggio del Fuoco.
Le
ragazze sorridevano agli apprezzamenti di cui venivano riempite, mentre febbricitanti
entravano ed uscivano da un negozio all’altro, alla ricerca di quello che
poteva essere un accessorio fondamentale per la riuscita di un – probabile –
appuntamento romantico.
Il
sole irradiava quel giorno di festa, scaldando i corpi e gli spiriti dei
giovani e valorosi combattenti di Konoha, in pausa quel giorno, per la prima
volta dopo tanto tempo.
«Penso
che dovresti smetterla con queste superficialità, Ino.» La voce seccata di Sakura,
unica fra tutte, fece sorridere di cuore l’amica bionda in piedi di fianco a
lei, impegnata nella ricerca di una stoffa adatta per la festa serale a cui
entrambe avrebbero partecipato.
«Non
ti posso dare retta, Sakura; tu hai un cavaliere che ti accompagnerà con il
sorriso sulle labbra senza fare storie, sta sera; io sarò in compagnia di
quello che non noterà nemmeno il mio Kimono e la mia sensualità.» Disse
sincera, portandosi un ditino lungo e magro alle labbra, piegate in un’
espressione di crucciata indecisione.
Sakura
sbuffò, voltando il viso arrossato a causa dell’imbarazzo causato dell’amica, andando
ad incrociare per volere del destino un paio di occhi cerulei, sprizzanti di
allegria.
Il
cuore accellerò il suo corso, mentre Naruto si avvicinava a lei con un sorriso
splendente, le mani affondate nelle tasche ampie dei pantaloni arancioni di
almeno due taglie più grandi.
«Sakura-chan,
buongiorno. Hai cambiato taglio di capelli, per caso?» Ino trattenne una
risatina, osservando la mano di Sakura che andava ai capelli spuntati
leggermente quella mattina stessa. Nemmeno sua madre aveva notato quel
minuscolo cambiamento.
Maledisse
silenziosamente le sue gote arrossate, sorridendo in segno di assenso al
biondino, che cacciò una risatina imbarazzata, prima di farle un sincero
complimento che fu accettato di buon grado da un cuore palpitante.
«Ci
vieni alla festa questa sera, Sakura-chan?» Fece battere i polpacci uno contro
l’altro nervosa, guardando ogni dove eccetto che agli occhi di Naruto, teso per
via della risposta.
«Uhm.
Sì, io ed Ino ci andremo insieme. Tu ci vai?» Domandò pur conoscendo già la risposta:
Ino non aveva parlato di altro quella mattina.
«Certo
che sì! Teuchi-san ha anche deciso di regalarmi due buoni pasto per questa sera.
Che ne pensi di andarci insieme? Ho saputo che fino a prima di mezzanotte ci
sarà anche del saké gratis. »
Parlò
come una mitraglietta, tanto che sia Sakura che Ino fecero fatica a captare
ogni singola parola, più volte mangiata o spezzata a causa della velocità.
La
prima a riprendersi, nemmeno a dirlo, fu proprio Ino, che accettò a nome di
Sakura l’invito. Vinse un tacco sul suo alluce sinistro, che quella sera
avrebbe comportato obbligatoriamente ciabattine aperte, regalatele da Shikamaru
per il compleanno, l’anno prima.
«Ci
saremo sicuramente, Naruto. Invita
anche gli altri, mi raccomando.» Proclamò Sakura,
certa che la questione fosse chiusa.
Fu
sotto il sorriso soddisfatto di Ino che Naruto strinse Sakura in un abbraccio
ferreo e le guance della ragazza divennero dello stesso colore del Kazekage,
Gaara, per l’imbarazzo.
Sakura
portò una mano al petto, bloccando il cuore che minacciava di scappare, pronto
a rincorrere il ragazzo che saltellando urlava saluti e vari “’tabayo” ai
lavoratori, allontanatosi da lei in poche falcate, subito dopo una risatina di
scuse per lo slancio d’affetto.
Sakura
passò una mano tra i fili color pastello, mentre li osservava insoddisfatta
nello specchio della sua stanza, posto a pochi centimetri dal suo viso.
Prese
una matita dal cassetto, tenendo saldamente la palpebra, in modo di non commettere
errori e non sbavare il trucco.
Maledizione
ad Ino e alle sue folli idee; una festa in cui si sarebbe bevuto saké gratis,
con un kimono che copriva sì e no lo stretto indispensabile.
Con
uno schiocco di labbra, osservò il volto arrossarsi di nuovo al pensiero delle
mani di Naruto che le sfilacciavano l’obi e lo gettavano a terra.
Come
le fosse venuto in mente quel pensiero non lo sapeva: l’unica cosa di cui possedeva
certezza era il fatto che Naruto sarebbe stato a pochi passi da lei per tutta
la serata e, negli ultimi tempi, come Ino e TenTen le
avevano fatto giustamente notare, era diventato particolarmente bello e sensuale: una tentazione per mani e occhi.
Ma
solo lei era a conoscenza della vera bellezza di Naruto, che non aveva nulla a
che vedere con i suoi capelli biondi o gli occhi blu, grandi ed espressivi;
quello che, da qualche anno a quella parte, lei vedeva era il cuore. Un cuore
puro e fresco, graffiato più volte dall’insensibilità di chi lo circondava, ma
che mai rimaneva con una ferita sanguinante.
Un
cuore che batteva per lei e nessun’ altra, concluse mordendosi il labbro felice
come non mai.
Il
pennello macchiato dal marroncino scuro del phard andò a nascondere nuovamente
il rossore ed i vari difetti che nessuno avrebbe dovuto notare quella sera.
Sarebbe stata perfetta, tanto che Naruto non avrebbe trovato parole per farle
complimenti.
Una
volta alzatasi in piedi, osservò con malcelato orgoglio il suo riflesso: un
kimono rosato che le fasciava le forme da donna che, per strada, attiravano gli
sguardi di non pochi shinobi, causando la gelosia e gli schiamazzi stizziti del
biondino, suo compagno di Team.
Si
sporse lungo il lavandino del bagno, afferrando il rossetto ed applicandoselo
sulle labbra, che si tinsero subito di un color rosso carminio. Mandò un bacio
all’aria, prima di afferrare la borsetta ed abbandonare a passo di danza la
stanza, il sorriso soddisfatto sul volto.
Konoha, Ichiraku’s Ramen, ore
21.24
Fu
accolta dai fischi di Ino e TenTen di fronte
all’Ichiraku, dentro cui, come si poteva intendere dalle voci, Naruto e Kiba
stavano dando spettacolo, probabilmente aiutati da Lee.
Un
sorriso a metà fra l’esasperato ed il divertito si aprì sul viso truccato di
Sakura, che si fece accompagnare dalle due amiche fino ad un tavolo esclusivamente
dedicato a loro.
«Sakura-chaaaaaaaaaaaaaaaaaan!». Sussultò nel sentirsi
afferrare per le spalle da quelle che avrebbero dovuto essere le mani di
Naruto; incrociò i suoi occhi, probabilmente annebbiati dall’alcool, così come
quelli di Kiba, dietro di lui.
«Bisogna
ammettere che questa sera avremo una bella compagnia.» Proclamò il castano,
leccandosi le labbra mentre osservava avido l’ampia scollatura del Kimono
indossato da Ino; questa sorrise compiaciuta, riempiendo i bicchierini di saké
che una cameriera aveva da pochi secondi portato al tavolo.
Sakura
lo bevve tutto d’un sorso, ben decisa ad allontanarsi dalla stretta che le
stava bruciando le spalle; Naruto aveva il fuoco nelle mani: avrebbe dovuto
ricordarselo, da quel momento in avanti.
«Sakuruccia miaah...ma come sei
carina questa sera!».
Ino
era ubriaca neanche dopo tre bicchieri; avrebbe dovuto immaginarlo, non era una
ragazza abituata a bere. Non andava quasi mai a festeggiare per le missioni con
Shikamaru e Choji, visti i numerosi impegni all’ospedale.
Tossicchiò
imbarazzata, allontanandosi da lei e colpendo la spalla di Sai, anche lui evidentemente
attratto dalla scollatura di Ino.
Per
poco non scoppiò a ridere, mentre scappava trascinandosi dietro l’orlo del
kimono floreale. Raggiunse Tenten al bancone, abbandonando l’amica bionda a
quella che sarebbe stata la serata più interessante della sua vita.
Osservando
Naruto cantare con un bicchiere troppo grande per contenere saké, ordinò una
qualsiasi cosa che fosse alcolica, mentre la castana accanto a lei sorrideva
divertita, mescolando con una cannuccia la coca cola che toccava ancora il
bordo del bicchiere in vetro.
A
quanto pareva, ragionò Sakura, voleva festeggiare a modo suo e lucida, a
differenza di lei stessa e dei vari partecipanti alla festicciola improvvisata
che ospitava tutti quelli che, anni prima, si erano guadagnati il nome de “Gli
undici di Konoha”.
Spezzò
il sorriso malinconico al ricordo di quel numero sbagliato ingoiando d’un fiato
la bevanda che il giovane cameriere le aveva offerto.
Subito,
un senso di calore misto ad eccitazione si fece largo in lei, che non ci pensò
due volte ad ordinare la stessa bevanda per altre tre volte.
Fu
con un sorriso innaturale che superò TenTen per
raggiungere nuovamente Ino, impegnata a fare fusa ad un eccitato Inuzuka;
bloccò quel ridicolo siparietto, prendendo l’amica per mano, ed invitandola al
bancone con sé.
«Fatti
desiderare, Ino.»
«Anche
tu, Sakura-chan.» Trillò Ino con la voce impastata, ridacchiando sommessamente
e salutando Naruto, che le osservava con un sorrisone dall’altra parte della
sala.
Sakura
bevve ancora senza pensarci.
Ichiraku’s Ramen, tavolo centrale,
ore 22.45
Le
urla della gente le arrivavano ovattate alla mente, mentre teneva saldamente il
kimono a metà coscia, in modo di agevolare la danza in cui si era gettata senza
troppi pensieri, sul tavolo dove pochi minuti prima lei ed Ino stavano giocando
a carte, in compagnia di Naruto e Shikamaru.
Aveva
il trucco sbavato ed il rosso fuoco era quasi del tutto scomparso dalla sua
bocca, più volte sfiorata audacemente da quella di Naruto, che aveva pensato
bene di allentarle l’obi* del kimono.
Pestò
forte i piedi nudi sul tavolo, facendo cadere a terra un paio di piatti di
plastica, mentre Ino batteva a ritmo le mani ed urlava il suo nome, in un misto
fra commenti volgari e sorsate di saké, direttamente dalla bocca della
bottiglia.
Gli
occhi scrutavano il locale, una visione
appannata di tutto e tutti, in cui riconobbe solamente la figura di Naruto che,
in piedi proprio di fronte a lei, la guardava a bocca aperta.
Riuscì
a riconoscere il giubbino da chuunin – che gli stava maledettamente bene – slacciato
da lei stessa, che era alla ricerca di non si sa cosa lungo il suo petto,
sporco di rossetto.
Sorrise
con malizia, allungando le mani verso di lui, e muovendo le dita per attirarlo
a sé, aiutate da uno sguardo volutamente sensuale.
Fu
fra le urla del suo subconscio che la pregavano di smetterla e quelle di Ino che
la incitavano a continuare, Naruto la raggiunse sul tavolo, facendo aderire
senza troppe cerimonie i loro corpi e poggiando audace le mani sui fianchi
magri di Sakura.
Iniziò
a muoversi al suo passo, mentre lei gli sbottonava completamente il giubbetto e
lo gettava malamente in faccia a Kiba, a bocca asciutta lontano da Ino, e
iniziava a percorrere con le mani ogni singolo angolo di quel corpo che,
lentamente, la stava facendo impazzire.
Sentì
la stoffa del kimono venire sollevata dalle mani grandi e callose di Naruto, in
un viaggio che prevedeva lo sfioramento delle sue cosce sode; il biondo si
arrestò, guardandola negli occhi e sorridendo con malizia.
«Sei
bellissima, Sakura-chan.»
E
lei avrebbe dovuto capire che, da lucido, Naruto non sarebbe mai riuscito a
farle un complimento in modo tanto disinvolto e afferrarle la nuca, per poi
baciarla con una passione che non era né dell’uno, né dell’altra, ma solamente
di troppo alcool.
Ma
Sakura non aveva la forza di pensare a tutto ciò; era troppo impegnata ad assecondare
i movimenti lenti della lingua di Naruto per preoccuparsene.
Il
bacino di Naruto si ritrovò stretto dalle gambe di Sakura, in braccio a lui,
impegnata ancora ad assecondare i movimenti delle sue labbra.
Senza
pensarci due volte, con l’aiuto di Choji e Ino, scese dal tavolo, uscendo dal
locale e abbandonando dietro di sé le grida esultanti degli amici.
Parco sconosciuto di Konoha, ore 23.35
Il
naso di Sakura fu invaso dal forte odore di dopobarba che, probabilmente,
Naruto aveva utilizzato prima della festa.
Sorrise
gioiosa, aggrappandosi maggiormente al collo di Naruto, che canticchiava sottovoce
una canzone che lei non conosceva, ma che già amava.
Ridacchiò
sommessamente, sentendo le mani di Naruto accarezzarle la schiena e la sua
bocca che baciava placidamente il collo, probabilmente, non più bianco, ma
pieno di strani segni violetti.
«Dove
stiamo andando?» Domandò allontanandosi dal petto di Naruto, per poterlo
guardare in viso. Il sorriso che Naruto le mostrò le fece battere il cuore,
nonostante la mente fosse completamente staccata, in quell’ultima ora.
Se
Naruto avesse provato a farla camminare,
sarebbe caduta e avrebbe sbattuto il sedere a terra; l’alcool, i baci e le mani
di Naruto l’avevano fatta ubriacare. Eppure, non aveva ancora abbastanza di
tutto ciò: aveva ancora bisogno di sentire il suo seno che, con una lentezza e un’insicurezza
infinita veniva sfiorato dalle mani grandi di Naruto; voleva sentire le sue
labbra lungo tutto il corpo; voleva mostrarsi, per la prima volta, per quello
che era realmente.
«Ti
sto portando a casa, Sakura-chan.» Rispose dopo un po’ Naruto, facendole spalancare
la bocca inorridita.
Con
un gesto rapido e veloce, spinse via Naruto dal suo corpo, sciogliendo la presa
ferrea con cui le sue gambe lo avevano incastrato; cadde malamente a terra, con
gli occhi che già le pizzicavano.
Per
la prima volta in tutta la sua vita, però, Naruto non l’aiutò ad alzarsi.
«Sei
forse più scemo del solito, Naruto?» Sakura iniziava già a sentire il cervello
riprendere a ronzare, forse alla ricerca di ogni probabile insulto che avrebbe
potuto rivolgere al biondo di fronte a lei, impegnato a grattarsi la nuca
imbarazzato.
Si
erse in tutta la sua altezza in un secondo, Sakura, non spaventando minimamente
Naruto, il cui sguardo ubriaco aveva lasciato il posto ed un’espressione lucida
e decisa.
«Sakura-chan,
non voglio venire a letto con te perché sei ubriaca.» Borbottò abbassando gli
occhi, vergognandosi di aver espresso i suoi timori.
Sicuramente,
il giorno dopo tutti l’avrebbero preso per il culo, visto che non era riuscito
a scoparsi quella che, da una vita a quella parte, era la donna dei suoi sogni.
«Naruto,
io...so che farò l’amore con te, maledizione!» Lo afferrò senza possibilità di
replica per un braccio, conducendolo all’interno del boschetto che circondava
il parco, sbattendolo poi malamente a terra ed issandosi a cavalcioni su di
lui.
Naruto
deglutì.
«Sakura,
non credo sia una buona idea saltarmi addosso..» Tentò di dire, girando lo
sguardo verso una pianticella di fragole selvatiche che avevano un aspetto
decisamente meno invitante del corpo di Sakura sopra di lui.
Sbuffò
seccato, quando la lingua della ragazza penetrò la sua bocca con violenza, alla
ricerca di un contatto che fu subito spezzato.
«Sakura,
maledizione! Non voglio fare l’amore con te adesso! Siamo entrambi ubriachi e
senza protezioni...sai che catastrofe ne verrebbe fuori?» Esalò, mentre la
bocca di Sakura scendeva lentamente lungo il suo collo, fino al petto tonico.
«E
smettila con tutte ‘ste premure..»
Sollevò
gli occhi smeraldini, incontrando quelli spalancati del ragazzo, mentre portava
una mano alla lampo dei jeans; quando sfiorò il cavallo dei pantaloni, Naruto
capovolse la situazione con un gesto secco, finendo fra le gambe della ragazza.
«Vuoi
farlo, Sakura? Ok, ti accontento.» Proclamò con durezza, guardandola dritta
negli occhi.
Prima
che potesse anche solo aprire bocca, le labbra del ragazzo furono sulle sue, in
un bacio che non aveva nulla di Naruto.
Tentò
inutilmente di spingerlo via quando le mani del giovane si infilarono prepotentemente
sotto la stoffa del kimono, alla ricerca dei suoi seni, facendola rabbrividire
per il freddo. Si morse il labbro inferiore buttando il capo all’indietro, in
modo da non far cadere le lacrime di paura, causate solamente dalla sua
stupidità.
Quando
le braccia forti del ragazzo la circondarono le sfuggì un singhiozzo di
sorpresa, subito bloccato dalla bocca di lui, decisamente meno irruente di
qualche attimo prima.
Lo
vide appoggiare gli occhi sull’incavo del suo collo, mentre il respiro
affannoso le solleticava il petto scoperto dalla stoffa del kimono.
Senza
pensarci due volte lo strinse a sé, cullandolo silenziosa e chiedendogli scusa almeno un milione di volte, mentre Naruto
iniziava a ridacchiare imbarazzato, baciandola leggero qua e là.
«Perdonami.»
Sussurrarono all’unisono, prima di aprire nuovamente i volti in un sorriso
imbarazzato ma, per la prima volta in quella serata, sincero.
Casa di Sakura, ore 01.16
Sakura
socchiuse gli occhi, osservando con dolcezza le palpebre abbassate di Naruto,
mentre si scambiavano un bacio della buona notte, con le mani intrecciate per puro caso, per un contatto che non comportasse
lo scatto di una molla che, per quella sera, aveva già fatto troppi danni.
«Fai
sogni d’oro, Sakura-chan.» Soffiò Naruto ad un millimetro delle sue labbra,
tenendo gli occhi ben chiusi, facendo volutamente sfiorare i loro nasi in una
piccola ed intima carezza.
Sakura
ridacchiò, staccandosi da lui ed allontanandosi.
«Ti
chiedo ancora scusa, per prima. Fortunatamente, non eri abbastanza ubriaco per venire a letto con me.» Pronunciò
giocherellando con una ciocca di capelli color pesco.
La
sua mano agitata fu bloccata da quella ferma di Naruto, che le schioccò un
semplice bacio sulla guancia, prima di allontanarsi completamente da lei.
«Domani
dovremo partire per quella missione di livello B che Tsunade ci ha assegnato.
Al mio ritorno, però, non sarò più così paziente, Sakura-chan. Parola di Ninja.»
Disse malizioso, voltandole le spalle e lasciandola senza parole appoggiata al
muro del suo giardino, completamente spiazzata ma con un sorriso felice in
viso.
Avrebbe
di certo aspettato. E non avrebbe sicuramente bevuto, quella sera.
Canticchiando
quella canzone sconosciuta, armeggiò con le chiavi, entrando in punta di piedi
in casa sua, ben attenta a non svegliare nessuno.
Infondo,
i suoi vestiti odoravano ancora un po’ di alcool.
«Sakura, fatti dare un
cambio.»
Veloce. Pompa il chakra, morditi il labbro, trattieni il
respiro.
«Naruto, resisti.»
Per la prima volta, la
tua voce è ferma, nonostante le lacrime salate ti stiano solcando copiose il
volto pallido e sporco, a causa di quella missione mai conclusa.
Osservi tesa gli occhi
di Naruto schiudersi e già sai che è un brutto segno.
«Sakura...chan. Non...»
Afferra la sua maglia arancione, sporca di sangue.
Prega che Ino continui a
curare.
«Sht.
Naruto, sta zitto. Tieni le ultime forze, o non ce la...»
«Avrei tanto
voluto...mantenere la mia promessa...Sakura-chan.»
Sputò sangue, sotto il
tuo sguardo inorridito.
Curalo, Ino, curalo.
«Riporta a casa Sas’ke...per favore.»
No, no, no, no, no.
«Avevi promesso...che
l’avremmo fatto insieme...»
Singhiozzi senza pudore,
aggrappandoti a lui, ogni speranza perduta.
E anneghi nel suo
sorriso.
«Digli che non c’è l’ho
con lui...per questo.»
Indica la ferita e tu
piangi ancora.
NONONONONO!
«Non mi lasciare...»
E la tua voce non è mai
stata così supplichevole.
Nemmeno quella volta.
«Sei davvero...una
piagnucolona...Sakura-chan...»
E la sua mano non
accarezza più i tuoi capelli.
E i suoi occhi non ti
stanno più guardando.
«NARUTO!»
Bar di Konoha, ore 23.18
«Un
altro.» Borbottò senza entusiasmo, tornando a nascondere la fronte che, anni prima,
le aveva causato numerosi problemi, ed era stata accettata con un sorriso
sincero solamente da due persone.
Sentì
gli occhi pizzicarle nuovamente al ricordo di quei giorni, mentre il barista la
osservava mezzo schifato: una medic-ninja di successo ridotta in quello stato
pietoso.
«Sei
sola?» Non alzò nemmeno lo sguardo quando sentì la voce gutturale di quello
che, evidentemente, era un uomo intenzionato a trascorrere la serata con una
ragazza abbastanza piacente.
Biascicò
un vattene non molto convinto,
afferrando il bicchiere, poggiando successivamente le labbra ancora bagnate al
braccio, inumidendolo.
«Sai,
è da prima che ti osservo. Una sensuale» lui
avrebbe detto bellissima «ragazza con lo sguardo triste. Un spettacolo
magnifico.» Lui si sarebbe
dispiaciuto, invece di meravigliarsi.
Fu
con stizza che vide il braccio muscoloso dell’uomo poggiarsi audacemente sulle
sue spalle, mentre soffiava maliziosamente al suo orecchio destro, gesto voluto
per farla rabbrividire.
Le
scappò un mezzo sorriso, quando si voltò a guardarlo: Naruto non avrebbe avuto bisogno di quei vili trucchetti per
sedurla.
Si
alzò decisa, afferrando dal fondo della borsetta rossa una manciata di Ryo, più che sufficienti a pagare il conto del bar. Li
gettò malamente sul tavolo, prima di voltarsi e iniziare ad incamminarsi verso
la porta che dava sul viale principale di Konoha.
«Ehi,
aspetta!» Sentì il suo braccio venire afferrato in malo modo; si divincolò con
forza, guardandolo con astio negli occhi marroni.
«Perdonami.»
Proruppe in un tono che di dispiaciuto non aveva nulla. «Non sono abbastanza
ubriaca per venire a letto con te.» La presa si sciolse e le fu permesso di
uscire teatralmente da quel bar, maledicendo le lacrime che avevano iniziato
incessanti a rigarle il volto.
*cintura,
fascia in vita: parte tradizionale di un kimono giapponese
*
**** *
Stile
e grammatica: 9
Originalità: 9
IC dei personaggi: 10
Trattazione del pairing: 9,5
Giudizio Personale: 9
Tot: 46,5/50
Eccezionale. Semplicemente.
Ho adorato questa fic, perchè l'ho trovata straordinariamente reale.
I personaggi sono cresciuti, hanno preso strade diverse, ma pur sempre
conservando i tratti fondamentali del loro carattere.
Ho apprezzato l'intraprendenza di Ino, la serietà di Ten Ten
e l'inaspettata spigliatezza di Sakura: l'IC è indiscutibilmente perfetto.
Ho adorato Naruto sin dalla sua prima apparizione, proprio perchè è lui, in
ogni suo gesto ed espressione.
Ti faccio dei complimenti sinceri, perchè hai il dono di comunicare per
immagini: la storia scorre davanti allo sguardo attento e coinvolto del
lettore, che segue impotente la sequenza di eventi, con la costante ansia
dovuta alla certezza della mancanza del lieto fine.
Non è commovente: non fa piangere. Ha invece la straordinaria capacità di
lasciare quell'amaro in bocca più doloroso delle lacrime, quel peso sopra il
cuore difficile da digerire. Ecco com'è la tua storia: amara, di quell'amarezza
che non sarebbe tanto efficace, se non fosse affiancata a momenti tanto dolci.
Complimenti davvero!
N/a
Sono
stupita quanto voi di questo primo posto, non preoccupatevi. ù_ù
Per
un certo verso, trovo che l’inizio sia clichè. Già visto, già fatto. Concordo
con chi me lo dirà.
Però
ci tenevo a questa Fic, inutile dirlo. Ho messo il cuore a scriverla. Sul serio.
Ringrazio
tantissimo VavvyMalfoy per il commento, che mi ha
quasi commosso. E faccio numerosi complimenti alle altre podiste e a tutte le
persone che hanno partecipato.
Bhè,
che dire? Naruto sembra davvero nel mio mirino, quando si tratta di far fuori
un personaggio.. *smile*
Mimi