JGF1
Just Good Friends
1.
Ci risiamo. Mi sono di nuovo lasciata trascinare.
Giuro che non avevo alcuna
intenzione di bere così tanto alcool. Giuro. Diciamo soltanto
che tutto era a sfavore della mia razionalità, questa sera.
Voglio dire, una festa meravigliosa,
un sacco di invitati –è incredibile il numero di amici che
Mimi riesce ad avere e ad invitare a casa sua- e un po’ di drink
che vivacizza la festa e che non fa mai male.
Non fosse che soffro poco
l’alcool, anche se in dosi così esigue, e che non avrei
potuto rifiutare. Non se ad offrirmi l’ultimo drink è
stato Michael.
Cammino come sulle uova, su tacchi
che mi martoriano i piedi, e barcollo in maniera vergognosa, cercando
nel contempo di smettere di battere i denti –ma tutto questo
freddo da dove viene? Possibile ci fosse anche all’andata?- e di
non scivolare clamorosamente a terra. E già lo so che la mia razionalità personale non sarà contenta di vedermi in questo stato.
Ma che avrei potuto fare? Ero decisamente su di giri, mi sentivo come se niente potesse andare storto.
Mimi mi ha portato Michael qui
dall’America, per queste vacanze di Natale: voleva mostrargli
Tokyo, e fargli incontrare di nuovo noi Prescelti giapponesi. Inutile
spiegare quanto la notizia mi abbia resa felice: era da un secolo che
non lo vedevo più. E, accidenti se non è diventato ancora
più attraente. Ha un sorriso davvero meraviglioso, così
cordiale, sempre gentile, sempre luminoso …
D’accordo, lo ammetto:
è principalmente per lui che sono venuta a questa festa, a casa
di Mimi. E d’altronde persino Mimi lo sa. Perché Michael
mi è sempre piaciuto, fin dalla prima volta che l’ho visto
a Digiworld.
Eppure, al momento sto maledicendo
con tutta me stessa i miei trampoli –messi per lui, ovvio, come
tutto il resto-, dato che rischio continuamente di cadere. Ora come ora
un paio di scarpe da ginnastica mi andrebbero molto più a genio
… Perché ho messo una gonna, perché?
Sono pronta ad affermarlo: Inoue Miyako è un’idiota.
Ma è un’idiota che ha un salvatore.
Finalmente, poco lontano da me, lo vedo. La mia salvezza.
Se ne sta appoggiato al motorino,
rigirandosi il casco tra le mani con aria assente, a testa bassa, e
vederlo lì mi fa trarre un sospiro di sollievo. E’ sempre
puntuale, fino all’esaurimento: sapevo che non mi avrebbe fatto
attendere affatto. Lui è fatto così.
“Soccorso, piedi doloranti
post-festa super ballerina!” Dico a voce alta, avvicinandomi a
lui. E lui si riscuote, sollevando il capo e poggiando il casco sulla
sella del motorino, già coperto da un qualcosa di scuro che non
riesco a vedere bene. Getta uno sguardo alle mie scarpe, per poi fare
una smorfia comprensiva.
“Ah, lo immagino. Non potevi
mettere qualcosa di più comodo?” Mi dice, e mi evita
l’ultimo tratto di strada che mi toccava fare, avvicinandosi a
grandi passi. E provo sincera invidia per il suo cappotto caldo,
così come per la sua sciarpa: notarlo, e sapere che il mio
cappottino non può nulla contro quel gelo invernale mi fa
correre molti più brividi dietro la schiena.
Rido istericamente, battendo i denti
senza dignità. “E’ la stessa domanda che non mi
dà pace da quando sono uscita da casa Tachikawa, Ken-kun”,
quasi strillo. “Non girare il coltello nella piaga.”
Se c’è una cosa che mi
piace particolarmente di Ichijouji Ken, tra le tante, è che gli
basta un solo sguardo per capire esattamente ciò di cui tu hai
bisogno. Sorride, per poi porgermi il braccio come un vecchio cavaliere
di altri tempi. Io mi appoggio, grata, a lui, ponendo fine al giramento
di testa e cercando ulteriore calore. “Ringrazia il cielo di non
essere una donna.”
Ken ride piano, accompagnandomi alla
moto, ben attento a non farmi cadere, barcollante come sono.
“Diciamo che in questo momento non capisco come tu faccia,
Miyako-san”, risponde, per poi sospirare. “Hai bevuto di
nuovo.”
Lo sapevo che avrebbe notato e disapprovato, lo sapevo. Lo conosco troppo bene, ormai.
“Solo un pochino”,
faccio, con un sorriso imbarazzato, e pregando che le mie gambe
ritrovino un po’ di forza.
Ken scuote il capo, lasciandomi
andare. Subito trovo l’appoggio nella moto dietro di me, anche se
il calore diminuisce sensibilmente. E intanto i suoi occhi azzurri mi
guardano per qualche istante, lievemente socchiusi a causa della fronte
aggrottata. “E stai tremando come una foglia. Forse avresti
dovuto scegliere un abbigliamento più … caldo.”
E subito lo vedo distogliere lo
sguardo, e arrossire lievemente, e capisco perfettamente dove vuole
arrivare: allude alla mia gonna troppo corta, che mi arriva a
metà coscia, e sta cercando di farmi notare che è
eccessiva in maniera educata.
Il fatto che sia così
discreto è un’altra caratteristica a suo vantaggio, anche
se alle volte non ce n’è proprio bisogno.
Alzo le spalle, e a dispetto del
fatto che rischio di morire assiderata, riesco ancora a difendere il
mio abbigliamento. Ci ho messo troppo tempo a prepararmi per non
conoscerne i pregi, andiamo. “Era una festa,
Ken-kun. Non posso andare in giro con un piumino ad avvolgermi, no? Tu
riusciresti a ballare così impedito nei movimenti?”Gli
spiego, pratica, incrociando le braccia in tono falsamente saccente.
Lui fa un sorrisetto –uno dei
suoi: posato, autoironico, divertito. Non conosco nessuno capace di
sorridere in modo tanto strano. “No. E nemmeno se fossi libero
nei movimenti, se è per questo.”
“Sciocchezze. Non hai mai provato!”
“Credimi sulla parola, Miyako-san.”
Sbuffo, rassegnata sulle sue prese
di posizione. In tanti anni di conoscenza non c’è mai
stato modo di convincerlo a ballare ad una festa, mai. Ma se è
per questo … quand’è stata l’ultima volta che
ha partecipato, ad una festa? Mi stringo maggiormente nel cappotto,
autoconvincendomi che basterà volerlo per stare più al
caldo. “Come ti pare. Ma un giorno giuro che ti trascinerò
in pista da ballo, fosse l’ultima cosa che faccio!”
Ken scuote il capo, chiaramente
divertito, porgendomi il casco che teneva tra le mani prima che mi
vedesse. “Non dovresti sprecare così il tuo tempo:
potresti dedicarti a cose più importanti, non credi?”
Sì, è davvero
scioccante che sia l’unico ragazzo sulla faccia della Terra
capace di smontare, con calma e razionalità, ogni mio tentativo
di minacciarlo con proposte che non gli piacciono. Detesto che sia
praticamente un genio, certe volte.
“Basta, ci rinuncio”,
affermo plateale, allacciandomi il casco. “Con te non
c’è gusto …”
“Mi dispiace sul serio.” Ma non è vero, si sta divertendo un sacco. Lo si vede dal lampo che ha negli occhi.
Mi imbroncio, guardandolo storto. “Devo fare finta di crederti?”
Ken ride ancora, per poi
avvicinarsi al motorino, e quindi a me. “Puoi fare quel che vuoi,
Miyako-san”, mi dice semplicemente. “Ma … forse
prima dovresti metterti quello, se hai freddo.”
Indica col dito il motorino dietro di me, e solo allora mi accorgo di cosa è poggiato sulla sella.
Un lungo, marrone, caldo cappotto invernale. Oltre a quelli che sembrano guanti abbinati.
Lo fisso esterrefatta per qualche secondo, come istupidita. “Che … un cappotto?”
“Avevo pensato che avresti
indossato abiti poco pratici per questo freddo. Senza contare che in
moto la situazione sarebbe solo peggiorata.”
Non ci posso credere. Ha sul serio pensato ad una cosa del genere. Ichijouji Ken non è umano.
Sbatto le palpebre, e osservo il suo viso. E’ chiaramente arrossito, e guarda da tutt’altra parte.
“E’ di mia madre.
L’ho … ecco … chiesto in prestito. Non ti
andrà perfettamente, ma, se vuoi …”
C’è ancora da chiedersi perché sia il mio migliore amico?
Forse la cosa che mi piace
più di lui è che mi vuole bene in maniera così
carina che ogni volta non posso che intenerirmi. Chissà quanto
dev’essere stato imbarazzante chiedere quel cappotto a sua madre,
quasi non riesco ad immaginarlo. Eppure lui l’ha fatto, e solo
per tenermi al caldo.
Lo abbraccio, grata, e sorrido
quando lo sento irrigidirsi di colpo. E non si può dire che sia
una novità, lo fa sempre quando lo abbraccio. “Sei sempre
tanto dolce, Ken-kun: grazie, grazie, grazie!”
“Ehi … non è
niente … Miyako-san, dai. Non è stato un problema”,
fa lui, tossicchiando a disagio. Si stacca quasi subito, il viso in
fiamme e gli occhi bassi, ma non si riesce ad avercela con lui. Se solo
non fosse tanto timido, probabilmente non si sarebbe scostato
tanto presto. “Se ti va di provarlo …”
Mi aiuta ad indossarlo,
perché ho ormai perso sensibilità nelle dita, ed è
un sollievo quando il calore del cappotto della signora Ichijouji mi fa
rabbrividire ancora più violentemente e stringermi ad esso,
finalmente trovando un po’ di pace. Lo abbottono in fretta,
sorridendo come una bambina davanti ad un regalo.
“E’ anche molto carino, tua mamma ha buoni gusti”, faccio, e rido, infilandomi i guanti.
Ken non dice nulla per un attimo, limitandosi ad osservarmi mentre termino l’operazione.
Solo quando sollevo le mani,
mostrandogli il lavoro concluso, si riscuote, e sospira. “Meglio
così. Vogliamo andare?”
“Oh, sì. Certo.”
Mentre salgo sulla moto dietro di
lui, e mi aggrappo forte per evitare di cadere quando Ken mette in
moto, non posso fare a meno di sentirmi una ragazza decisamente
fortunata, e felice. Dubito che qualcuno avrebbe fatto tanto per me.
Mi chiedo cosa avrebbe fatto Michael al suo posto. Forse non avrebbe avuto la trovata originale del cappotto di sua madre.
Ridacchio, appoggiando il capo sulla
schiena di Ken. “Sul serio, Ken-kun, io credo che tu ti sia
votato al martirio. Non sei obbligato a trasportarmi di qua e di
là solo per non farmi uccidere dai miei chiedendo passaggi ogni
volta che vado da qualche parte.”
“Te l’ho detto, non
è affatto un problema. Quando sono libero, ben venga.” Mi
risponde cauto, concentrato sulla strada davanti a sé.
Sospiro, esasperata.
“Sì che lo è”, gli spiego pazientemente, come
se fosse uno scolaretto ingenuo. “Di solito si portano da ogni
parte le proprie fidanzate, e tu ti ostini a portare da ogni parte me. Ovvio che io non posso che approfittarne, dato che sei ancora deciso a non averne una.”
Ci mette un po’ per rispondermi, preso com’è dalla sua guida. “Ora mi prendi in giro, vero?”
“Non sia mai”, rispondo,
angelica, e lo sento sospirare, rassegnato. Ma non dice altro:
probabilmente pensa che non ci sia nient’altro da aggiungere.
Sbagliato.
Osservo la sua figura
–perché tanto non si accorgerà mai che lo sto
spiando, posso farlo senza che lui si imbarazzi-, e mi acciglio.
E’ davvero un peccato che Ken sia così testardo
sull’argomento fidanzate:
è uno spreco, ecco. Ken è un ragazzo splendido, e non
parlo soltanto dei suoi occhi azzurri, così belli e penetranti,
o dei suoi capelli scuri e lisci, o dell’aura di mistero che
sembra circondarlo e renderlo così interessante, o ancora del
fatto che sia decisamente cresciuto, e in meglio, dall’avventura
di Digiworld di sei anni fa. E’ un ragazzo straordinariamente
attraente, ma non è solo questo.
E’ sempre attento, è un
caro amico, ed è sempre disposto ad ascoltare quando ce
n’è bisogno. Non sarà di molte parole, certo, ma
quando si apre davvero con qualcuno è capace di rivelare al
meglio la sua interiorità, che è meravigliosa,
benché lui stesso ne dubiti.
Peccato che sia convinto sul serio che non si fidanzerà mai con nessuna.
Me lo disse alcuni anni fa, quando
per la prima volta noi due scoprimmo di essere davvero in grado di
stringere un’amicizia speciale. E, per quanto sia assurdo, lui
sostiene che la sua convinzione derivi dal fatto che i suoi sentimenti
sono pericolosi, fonte di guai.
Scoppiai a ridere allora: credevo sul serio scherzasse. Come potevano essere pericolosi dei sentimenti?
Lui, però, non rise affatto. Si incupì, e mi zittì con due sole, quanto significative, parole.
“Digimon Kaiser.”
Non credo che abbia mai dimenticato
ciò che ha fatto anni fa a Digiworld. Naturale che il senso di
colpa si sia attenuato man mano che passava il tempo, man mano che il
Digimon Kaiser diventava sempre più un fantasma del suo passato
… ma in qualche modo ha trovato il sistema per avvelenargli le
speranze. Come un tarlo invisibile, è ancora lì, a
precludergli qualsiasi aspirazione ad una vita sentimentale.
Non c’è mai stato modo di fargli cambiare idea.
“L’ultima
volta che non ho frenato i miei sentimenti, tutti quanti voi ne avete
subìto le conseguenze, e sofferto”, mi disse, serio come poche volte lo avevo visto. “Non commetterò più lo stesso errore, mai più.”
Molto triste davvero.
Ma, checché ne dica lui, io
sono sicura che una ragazza capace di cancellargli quest’assurda
paura dalla mente esista, da qualche parte. Un giorno arriverà,
e allora lo farà impazzire sul serio, e al diavolo il controllo
dei sentimenti: come se fosse possibile vivere in questo modo.
Sicuramente, quella ragazza avrà tutta la mia stima: credo le
stringerò la mano.
“Sei silenziosa. La festa non
è andata come speravi?” Dice il soggetto dei miei pensieri
all’improvviso, e io mi riscuoto dalle mie fantasticherie.
“No, no, anzi!” Mi
affretto a dire. “E’ stata davvero carina, c’era un
sacco di gente. Ancora non capisco, piuttosto, perché tu abbia
preferito non venire, Ken-kun.” Il pensiero mi fa sbuffare,
critica. “Ti sei perso l’ennesima occasione per
divertirsi.”
Le spalle di Ken sembrano
irrigidirsi, ma solo per un istante: un secondo dopo sembra non essere
mai successo nulla. “Non conosco Michael”, obietta.
“Che motivo avrei avuto di venire? Non gli avrebbe fatto
piacere.”
Questa, poi. Cosa ne sa lui di quello che avrebbe pensato Michael?
“Questa avrebbe potuto essere
l’occasione per conoscervi, no? Michael è davvero
affabile, ti avrebbe fatto sentire a tuo agio all’istante, come
se vi foste conosciuti quando ci siamo conosciuti noi.” Mi
infervoro, rifiutandomi di assecondare oltre i suoi argomenti tanto
deboli.
“Avrei sottratto del tempo a te. A … a voi.”
Mi immobilizzo, sorpresa. Ha uno
strano tono stasera, sembra … seccato. No, forse non è
nemmeno il termine adatto. “Non c’è ancora un noi,
Ken-kun”, rispondo perplessa, cercando di individuare il
problema. “E comunque figurati, per qualche secondo non avresti
smontato i miei piani di conquista.”
Rido, un po’ titubante,
cercando di fingere di non essermi accorta di nulla. Resto una pessima
attrice, sempre e comunque.
Ken non ride, nemmeno un po’. “Lo vedi, Miyako-san? Hai dei piani, non potevo certo mettermi in mezzo.”
Altro che freddo della serata. Il suo tono è polare.
Ma che sta succedendo?
“Ken-kun, che hai? Sei strano”, gli dico, preoccupata. “Sembra quasi che tu abbia problemi con Michael!”
L’ho provocato. Mi aspettavo
avrebbe smentito, avrebbe detto che non era assolutamente così.
Era un’affermazione come un’altra, la mia.
Non mi aspettavo certo che ci avrei preso.
Ken sobbalza, e all’improvviso
sembra perdere il controllo del motorino: sterza bruscamente, mentre io
strillo e mi aggrappo a lui. Una macchina dietro di noi ci supera,
suonando furiosamente il clacson.
E giuro, mai era successo che Ichijouji Ken perdesse il controllo alla guida.
Lo fisso, scioccata, mentre lui si
stabilizza e continua ad andar dritto senza fermarsi. “Ma
insomma!” Sbotto, con la voce stridula.
“Scusami, mi dispiace”,
fa lui in fretta, imbarazzato. Ma non aggiunge nulla su Michael: lascia
che il suo atteggiamento parli per lui.
Allora ha sul serio problemi con Michael?
Questo, poi, è assurdo. Ken sta facendo il fratellino minore, adesso? Cerca di proteggermi dai ragazzi?
Possibile?
Però è un pensiero
carino, in fondo. Cerco di nascondere il sorriso che mi è nato
spontaneo, mentre comincio a parlare pazientemente.
“D’accordo, ascoltami: Michael è un ragazzo per
bene. Non ha cercato di farmi niente, a parte parlarmi con aria
gentile, invitarmi a ballare due … no, tre volte. Cos’ha
che non va?”
Ken non risponde, lo sguardo fisso davanti a sé. Lo prenderò come un invito a continuare.
“Anzi, a dirla tutta è
una persona che sembra avere tutto dalla sua”, riprendo,
lasciando che l’entusiasmo trapeli dalla mia voce mentre parlo
del ragazzo che mi piace. “Bello, attraente, piacente, simpatico,
gentile … sa sempre cosa dire, come comportarsi … Un vero
gentiluomo. Soprattutto stasera.”
Arrossisco di gioia, mentre ripenso
al suo sguardo, alla sua presenza accanto a me. “Mi ha detto che
suo padre sta girando un nuovo film. Sai che è un attore famoso?
E che lui sta pensando di seguire la sua carriera? Non sarebbe
fantastico se arrivasse anche lui sul grande schermo …?”
“Immaginavo.”
Ammutolisco, colpita dal suo tono gelido. “Cosa?”
“Da quello che mi dici, ti ha parlato solo di sé. Mi sembra un atteggiamento un po’ narcisistico.”
All’improvviso, ne ho
abbastanza: è come se la mia preoccupazione per lui sia
scoppiata come una bolla di sapone, lasciando il posto ad un sentimento
ben più sgradevole. Ora sono arrabbiata. Che motivo ha di
prendersela tanto?
Sbotto. “Mi ha chiesto anche di me, cosa credi? Non perderei tempo con qualcuno che non mi considera minimamente.”
“Tu dici?”
Scettico, e decisamente antipatico. Non l’ho mai visto così acido in tutta la mia vita.
“Ecco, ti rispondo
immediatamente: mi ha chiesto come me la passo, come vanno i miei
studi, e …” E’ assurdo, all’improvviso parlare
di Michael davanti a un Ken irritato e odiosamente freddo mi fa sentire
a disagio. Arrossisco sgradevolmente, cercando di ripensare alle
conversazioni tenute con il mio americano preferito questa sera, ma non
riesco a concentrarmi.
Non con Ken in questo stato.
“… E basta. Miyako-san,
perché perdi tempo con persone che non sono interessate a te
come tu lo sei di loro?”
“Ma scusa, cosa ne sai di lui?
Ti rifiuti di conoscerlo ogni benedetta volta in cui ci organizziamo
per vederci!” Quasi sbraito, frustrata, e persino la mia presa
sulla sua schiena è rigida, innaturale. Cerco di stargli
più lontana possibile, ora che sembra starmi dimostrando che non
è dalla mia, stavolta. “E poi chi lo sa? Magari potrei
piacergli. Credi sia impossibile?”
La mia ultima domanda mi esce fuori come uno strillo, pieno di rabbia.
Ed è strano, perché
proprio questo suono così strano e quasi buffo a sentirsi
è quello che sembra sospendere la nostra discussione: la moto si
ferma, e solo allora mi rendo conto che siamo arrivati davanti a casa
mia.
Tutto questo tragitto passato a parlare di nulla. E a sentirmi a pezzi.
Ken scende con un movimento rapido,
togliendosi il casco e porgendomi una mano per aiutarmi. Ma non riesco
a muovermi, mi sento pietrificata. Pietrificata nel cappotto lungo e
marrone della signora Ichijouji, che nasconde gonna corta e maglia
leggera e un po’ scollata. All’improvviso mi sento solo
sciocca, e in imbarazzo.
E ferita, tanto.
Gli occhi mi bruciano, e mi trovo
senza un motivo preciso a trattenere le lacrime davanti al suo sguardo.
“Tu credi che io non potrò mai piacere a nessuno,
Ken-kun”, dico, la voce tremante.
Credo di averlo spiazzato,
perché forse non si aspettava che fossi così diretta con
lui: abbassa il braccio, sconcertato. “Cos …?”
E non posso lasciarlo finire di
parlare: gli occhi mi brillano in modo vergognoso. Inghiottisco a
fatica, per farmi forza, e scendo dal motorino da sola, voltandomi di
spalle e armeggiando con il casco. Tutto, pur di non guardarlo.
“Non negare, ho capito benissimo. Insulti Michael per farmi
capire quanto io sia ridicola. Mi porti persino il cappotto da casa per
rimediare alla mia indecenza.
Non vieni alle feste per evitare di dirmi quanto ti vergogni di me.
Come ho fatto a non capirlo prima? Sempre a biasimarmi se bevo, se mi
vesto a festa, se sto con Michael … mi trovi ridicola e idiota.
Bene. Hai ragione …”
“Miyako-san, credi davvero una cosa del genere?”
C’è un tono nascosto,
quasi vibrante, nella voce di Ken, adesso. Non si può fingere un
tono del genere, dev’essere autentico. Deve essere autenticamente
pieno di impeto trattenuto, di stupore e amarezza insieme.
Mi blocco, turbata. Cos’è questo cambiamento, adesso?
“E cos’altro dovrei credere?” Chiedo, voltandomi per affrontarlo.
Ma poi sussulto, presa alla sprovvista.
Ken è proprio di fronte a me, e mi fissa, immobile e serio. Ma non è questo a fermarmi.
Sono i suoi occhi. Sembrano
inchiodarmi sul posto, sottrarmi il respiro dai polmoni, chiedermi
prepotentemente di essere osservati intensamente come loro osservano me.
C’è mai stato quel lampo, nell’azzurro profondo del suo sguardo?
Perché il mio cuore ha
accelerato tanto i battiti? Diamine, in tanti anni non ho mai guardato
negli occhi Ichijouji Ken, non ne ho mai osservato l’incredibile
forza che traspare da essi?
L’unico luogo in cui nessun suo sentimento è trattenuto, e tutto è messo a nudo …
Ho mai visto quanto mi parlassero?
Non riesco a muovermi.
E, un istante dopo, rapido, Ken mi bacia.
E non so se sia complice
l’alcool, che mi annebbia ogni capacità di ragionamento, o
se è la debolezza che mi fiacca lì contro il motorino, o
ancora le braccia di Ken che, calde, mi cingono per la vita in modo da
non farmi cadere, ma non riesco a fermarmi.
Rispondo al bacio, e per un istante mi scordo di poter pensare ad altro.
Altro che non sia il suo profumo, o
il calore insopportabile che mi cresce dentro. Altro che non siano le
sue labbra, che, in modo un po’ impacciato ma decisamente non
incerto, non ne vogliono sapere di abbandonare le mie. Altro che non
sia il desiderio sempre crescente di non smettere, non smettere
più …
Reggo ancora in mano il casco, e una
parte della mia testa mi ricorda che è un ostacolo a noi. Mi
chiede cosa si possa provare nel passargli una mano tra i capelli,
adesso. E allora apro le dita, e lascio che cada.
Ma ho dimenticato che la neve che doveva attutire il colpo non si è accumulata in strada.
Il rumore secco e fastidioso del
casco che si schianta sull’asfalto interrompe il momento. Ken si
stacca da me, con un sussulto, e io mi rendo conto solo allora di aver
chiuso gli occhi.
Li spalanco, stordita.
E guardo la sua espressione
attonita, il rossore del suo viso, lo sguardo pieno di orrore. Mi
guarda come se non credesse ai suoi occhi, e credo che le sue mani
stiano tremando.
E finalmente comprendo ciò
che è successo. Ichijouji Ken mi guarda con orrore perché
lui mi ha baciato. Perché io l’ho baciato. Perché
io avrei desiderato continuare a baciarlo.
Oddio.
Arrossisco di botto, e mi porto le
mani alle labbra in un gesto istintivo. E sono ancora più
sorpresa di sentirle calde –calde del suo bacio.
Prima che io possa fermarlo, Ken si
abbassa a raccogliere il casco, con gesti meccanici, per poi rimettersi
il suo e salire sulla moto. Il motore si accende, e io cerco invano di
richiamarlo, perché la voce sembra essere sparita. Forse si
è bruciata nel calore confuso di poco fa.
Prima che io stessa possa accorgermene, di lui non mi resta che una nuvola di smog.
E sono sola davanti a casa mia.
Sola, a cercare di respirare, a cercare di scacciare questa terribile sensazione di panico che mi avvolge sempre più.
Ovviamente, essendo io Inoue Miyako, fallisco in entrambe le cose.
Buon anno a tutti e buone feste
passate! :) Il periodo natalizio finisce e io penso bene di pubblicare
una storia natalizia in ritardo. Direi che sono appena in tempo con
l'Epifania, almeno non sono del tutto sfasata --' A parte questo
dettaglio che spero mi perdonerete... Bentrovati in questa brevissima
long! ^^ vi annuncio subito che non supererà i 4 capitoli -il
che per me è stranissimo, considerando quanto posso essere
prolissa nelle long o.o diciamo che volevo provare qualcosa di nuovo, e
non solo nella lunghezza. So che di solito la Friendzone si associa
prettamente a Taichi e Sora, o Takeru e Hikari... Ma si sa, io sono
Kenyako dipendente e non ho saputo resistere :P Sperando vivamente vi
sia piaciuta, vi saluto al prossimo aggiornamento!
Padme Undomiel
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