Momotarou
si rigira nella tenda e solleva le braccia per stringere il cuscino
contro il viso surriscaldato. Si lascia andare a un breve sospiro,
nonostante il desiderio di emetterne uno più intenso, rumoroso
e frustrato.
Non
lo fa per non farsi sentire. Perché nell'altra metà
dello spazio buio e silenzioso nel quale dovrebbe cercare di prendere
sonno si trova la ragione che lo tiene sveglio.
Non
vuole che Sousuke si accorga di quanto sia nervoso e arrabbiato,
semplicemente perché teme che quella situazione, alimentata da
un'altra sfuriata, possa solo degenerare.
Si
imbroncia e stringe le palpebre così fittamente da provare
fastidio, quasi dolore.
Il
cuore gli batte in petto con un galoppo impazzito e per una lunga
manciata di minuti è come se l'aria si rifiutasse di compiere
un giro completo nei suoi polmoni. Sente le narici piccole, ridotte a
due minuscoli spazi insufficienti a farlo respirare bene.
Basta
un movimento alle sue spalle -segno che Sousuke si è messo a
sedere e sta probabilmente guardando nella sua direzione- a far
spillare lacrime agli angoli degli occhi strizzati con ostinazione.
Non
gli piace quel silenzio e non sopporta la pesantezza di
quell'atmosfera.
«Momo.»
Ha
paura di quello che potrebbe dire questa volta e ha ragione di
averne.
Sousuke,
come ha avuto modo di apprendere abbastanza in fretta, è un
ragazzo calmo che difficilmente si infuria a tal punto da perdere le
staffe; pur infastidito da qualcosa, non alza mai la voce se non per
necessità e sa scandire le parole in tono fermo, mostrando
l'irritazione principalmente attraverso occhi glaciali.
Non
c'è mai stata, prima d'ora, occasione perché quello
sguardo letale fosse rivolto a lui. Mai una volta, prima di quella
sera in campeggio.
Momotarou
conosce le ragioni che spingono il suo ragazzo a guardare di traverso
Haruka Nanase e ora pensa di ammirare la capacità di
quest'ultimo di non manifestare la benché minima paura a
sostenere l'ostilità. Lui, che quegli occhi terribili se li è
visti puntare addosso per la prima volta poche ore prima, dopo mesi
di dolcezza quasi nauseante, è ridotto in lacrime.
Ha
come l'impressione di avere la testa immersa sott'acqua; gli sembra,
quando respira, che l'aria sia pregna di umidità. Si è
sentito così quando da piccolo è stato con Seijurou in
visita all'acquario, metri e metri sottoterra.
«Momo»,
ripete Sousuke al suo fianco.
Non
ha veramente timore di essere lasciato, non per una ragione così
frivola. Ha solo paura di essere rimproverato ancora, di averlo
deluso in modo irreparabile. Per questo affonda la faccia nel cuscino
e spera che le orecchie si tappino, in quella bolla di aria viziata
in cui è intrappolato anima e corpo, lì dove la
pressione è tutta scombussolata.
Succede
qualcosa che non si aspetta: Sousuke si stende di nuovo, ma questa
volta il suo corpo gli preme contro e il braccio lo avvolge da dietro
per stringerselo addosso.
Momotarou
trattiene il respiro con un singulto e riapre gli occhi di colpo. Sa
che Sousuke è arrabbiato con lui, perché dovrebbe
abbracciarlo?
«Non
posso dormire sapendo che mi detesti», gli sussurra
nell'orecchio come una risposta immediata ai suoi quesiti interiori.
Dovrebbe
essere il contrario. Lui non ha motivi per detestare Sousuke.
Sousuke
che da subito l'ha accolto in squadra con un sorriso gentile e che
non si è mai lamentato, sostituendosi a Rin, nel restare fino
a sera inoltrata ad assistere ai suoi allenamenti col cronometro alla
mano.
Sousuke
che si è comportato fin dal principio da senpai attento e
premuroso, criticandolo quando era giusto farlo e incoraggiandolo
quando era il momento. Sousuke che è diventato un amico,
successivamente, e che non l'ha lanciato contro una vetrata
nemmeno quando Momotarou l'ha aggredito bloccandogli la testa per
rubargli un bacio, nonostante la più volte dichiarata passione
per il gentil sesso.
Sa,
tuttavia, che per Sousuke è ancora difficile fidarsi
completamente di lui e mettere tutto il suo cuore in quella
relazione. L'ha capito soltanto quella sera, in ritardo di mesi,
quando tante azioni sono state compiute incautamente e tanti commenti
fuori luogo sono ormai stati fatti, impossibili da cancellare dai
suoi ricordi.
«Possiamo
tornare a essere quello che eravamo, Momo. Non devi sentirti
costretto a stare insieme a me. Posso capirlo.»
Il
cuore. Com'è possibile che basti quella tenera carezza sul
viso per farlo impazzire e guarire all'istante, ma sia poco più
che una serie di parole infilate assieme quasi senza emozione a farlo
sanguinare così crudelmente?
È
una tortura alla quale non sa resistere senza emettere un lamento
involontario e inudibile.
«Sono
stato io... a dire che ti volevo», farfuglia, in preda al
panico, la voce sottile come un foglio di carta.
«Lo
so. Ma è diverso desiderare qualcuno e avere una relazione
stabile. Questo potrebbe non essere quello che vuoi veramente da
noi.»
Non
sa cosa dire. Sa soltanto che fa troppo male anche deglutire e che la
gola si è ristretta allo stesso modo delle narici a una
velocità impressionante. Un'altra parola di Sousuke e potrebbe
morirne, anche se non smette di stringerlo con tutta la cura del
mondo, la voce calda e ragionevole che gli solletica i capelli sopra
l'orecchio.
«Ti
sei stufato di me», gli dice allora, con un tono così
distorto da somigliare a uno squittio.
Non
si è mai sentito meno virile di così, ma non può
farci niente se il mondo sta crollando e lui è l'unico ad
aspettare i detriti col viso all'insù e una paura fottuta.
«Perché guardo le ragazze e faccio il cretino e prendo i
loro numeri. Ma n-non è come pensi...»
Non
è superficiale come sembra e i suoi sentimenti non sono da
prendere alla leggera. Vorrebbe sapersi spiegare meglio di così,
dirgli che per lui quella storia iniziata quasi per un capriccio non
è affatto un passatempo, che ci sono sentimenti molto più
importanti e intensi di quanto mai avrebbe immaginato di poter
provare per un altro ragazzo.
«Mi
puoi biasimare se sono geloso? Puoi davvero guardarmi negli occhi e
dirmi che essere insicuro, anche se sono più grande, anche se
sono più alto, anche se sono più riflessivo, sia
assurdo?» Sousuke si ferma e sospira contro il suo collo.
Momotarou
si irrigidisce per un momento, per poi rilassarsi in quella stretta
che si fa ancora più possessiva.
«Sono
innamorato di te», continua il senpai dopo una lunga pausa. «E
non posso dividerti con nessuno. Può essere un mio limite.
Scusa se prima ti ho trattato male.»
Momotarou
sussulta ancora una volta e le lacrime rallentano la loro fuga dagli
occhi.
Non
è lui che deve scusarsi e in sé non è un male
che sia geloso, ma Sousuke non lo è senza ragione, non è
un maniaco del controllo che vuole impedirgli di socializzare con gli
altri o preferirebbe chiuderlo in una gabbia. Sa perfettamente che
quelle brutte sensazioni sono state causate dai suoi comportamenti
stupidi.
Si
gira in quell'abbraccio, ruotando il bacino con violenza per metterci
meno tempo possibile, e affonda la faccia nella sua maglietta
stringendo forte il cotone tra le dita fredde, rigide per la postura
raccolta tenuta troppo a lungo.
«È
colpa mia, SoSo! Sono io che ti faccio dubitare! Sono io che ti
faccio preoccupare e stare male!» Il respiro accelera, ma
l'aria che inala è ancora troppo calda e sbagliata, sembra
tutta anidride carbonica e non lo soddisfa. «Ti prego,
perdonami! Non succederà mai più! Non avevo capito di
ferirti, sono un idiota!»
Ad
ogni frase si spinge contro di lui come per usare una punteggiatura
fatta di scatti. Ad ogni breve pausa le mani cambiano presa sulla
maglietta, solo per stropicciarla di più e cercare un appiglio
sicuro, come se Sousuke fosse destinato a disintegrarsi e sparire.
Non
vuole ritrovarsi ad abbracciare il nulla. Terrorizzato, infila le
gambe tra le sue e le intreccia in un modo disperato sperando di
ingarbugliarsi al suo corpo.
«Fammi
un succhiotto!», strepita all'improvviso.
Sousuke
rilassa la stretta dell'abbraccio, sorpreso da quell'ultima
esclamazione, ma Momotarou si spinge verso l'alto e gli indirizza la
bocca contro il suo collo.
«Lo
mostrerò a tutti con orgoglio e dirò... dirò che
è stato il mio ragazzo a farlo.»
Una
delle grandi mani di Sousuke gli si posa sul capo e lo accarezza.
«Non
importa. Non è di questo che ho bisogno.»
«Ma
io sì!», insiste.
Si
separa da lui e cerca la sua fronte con la propria, alla cieca,
nell'oscurità pressoché totale della tenda da
campeggio.
«Io
sì», ripete con un filo di voce tremante.
Il
silenzio che segue non è pesante, ma è pregno d'attesa
e incertezza.
Momotarou
fa fatica a dire chiaramente quanto lo ami, a differenza di Sousuke
che adora sussurrarglielo labbra contro labbra mentre fanno l'amore o
al risveglio mentre riempie i suoi fianchi nudi di carezze in punta
di dita. Sousuke lo ripete almeno una volta al giorno e lo dice anche
nei suoi sorrisi.
Momotarou
è estremamente schietto in tutto, ma quando si tratta di
parlare di sentimenti così profondi e complessi si ritrova
come bloccato. Nessuno, prima d'ora, è stato così
importante per lui e ancora non sa bene come comportarsi.
Deve
trovare altri modi per comunicare il suo amore, deve farlo
assolutamente per evitare di esplodere in una bolla isterica.
Soprattutto in un momento come questo, subito dopo la loro prima vera
lite. La prima, orrenda incomprensione.
Le
labbra calde di Sousuke si appoggiano alla sua gola e lui
rabbrividisce sotto strati di paura che faticano ad abbandonarlo del
tutto.
Poi
sente le mani che si infilano sotto la maglietta e lo stringono
meglio toccando direttamente la pelle. Le unghie corte di Sousuke gli
imprimono piccole e per nulla dolorose mezzelune poco sopra le
scapole e nello stesso momento sente il primo morso tra spalla e
collo.
Il
corpo si inarca di riflesso e l'istinto lo porta a inclinare la testa
per offrirgli maggior spazio, per donargli più carne morbida
nella quale affondare i denti.
Si
lecca le labbra e il respiro si fa pesante, ma questa volta per
ragioni migliori e più piacevoli. La lingua di Sousuke
lambisce la pelle offesa subito dopo una mossa più intensa e
Momotarou spera che sia bravo a marchiarlo, perché vuole un
segno così scuro da essere visibile per giorni interi.
È
uno strano modo di fare pace, pensa. Più che con le parole
-anche se entrambi si sono scusati e questo in genere risolve molti
problemi-, è con quelle movenze lente e sensuali che il cuore
di Momotarou sembra ritrovare la giusta sequenza di battiti.
Ed
è stringendo le braccia attorno alla sua testa, poco prima che
Sousuke risalga a cercare un bacio, che capisce quanto sia giusto e
inevitabile innamorarsene ancora un po'.
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