I protagonisti indiscussi
di
questa storia sono zio Jesse e Bo. I sentimenti del patriarca dei Duke
verso il
suo più giovane nipote. Spero vi piaccia.
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My Little Thrill Seeker
By
McRaider
Traduzione
Lella Duke
Tentai
di farmi sciogliere il
nodo che avevo in gola mentre mi avvicinavo adagio alla macchina:
“lo so che
non ti piacciono le prediche, ma ci sono un paio di cose che vorrei
dirti.” Mi
fermai osservandolo raggiungere il Generale Lee. Non
c’è dubbio che stesse
cercando di nascondere le lacrime che gli avevano riempito gli occhi e
che
volesse evitare di vederle nei miei. “La prima è
che voglio tu sappia che ti
voglio molto bene.” Mi arrestai di nuovo, avvertendo ancora
il famigliare nodo
tornato a serrarmi la gola. Sorrisi stancamente e afferrai il mio
fazzoletto
rosso. Gli asciugai il naso come facevo tanti anni prima. Quello era il
mio
ragazzo. Quando incrociai i suoi occhi azzurri, mi si strinse il cuore.
“L’altra è che quando avrai finito di
fare ciò che desideri, rifletti sul fatto
che questa è casa tua e tu potrai sempre tornare.”
“Zio
Jesse, credo che sia Luke a
dover fare alcune riflessioni.” Annuii debolmente alle sue
parole e lo guardai
saltare nel Generale Lee.
Il
mio piccolo cercatore di brividi,
sin da quando era bambino e rincorreva ogni cosa. Sin da quando lo
trovai che
cercava di scalare un muro e aveva appena quattro anni.
Aveva
fretta di provare emozioni
forti: alla guida, andando a caccia. E lo capivo. L’ho preso
con me che aveva sei mesi di vita. L’ho cresciuto io.
Sospirai e permisi alla
mia mente di tornare indietro mentre osservavo il Generale sparire in
fondo
alla strada.
Lentamente mi incamminai nel cortile e scossi la
testa: “Bo, lascia in
pace quelle galline!” Urlai deciso.
Il mio piccolo, era sempre il più
vergognoso davanti a gente estranea,
ma era sempre il primo a cacciarsi nei guai.
Gli avevo tolto gli occhi di dosso un attimo, il
tempo di dar da
mangiare ai cavalli quando lo sentii urlare di terrore. Mi voltai verso
di lui
mentre il cuore mi si era fermato in petto. Aveva disturbato tanto i
muli che
si erano messi a scalciare senza controllo.
Non
ho mai saputo come fossi
riuscito a raggiungerlo e portarlo in salvo. Non volevo altro che
rimproverarlo
e sculacciarlo. Ma non potei far niente quando lo vidi in lacrime e
tremante di
paura tra le mie braccia. Dissi a Martha che lo avrei punito il giorno
seguente. E avrei voluto davvero… se solo non mi avesse
svegliato nel cuore
della notte spaventato da un incubo.
Non
era che un piccolo cercatore
di brividi ed era così sin da quando era un bambino.
Suppongo in parte sia per
colpa mia. Sono stato io a tirarlo su così. Mi comportavo
come un qualunque
padre con Luke. Lo punivo quando se lo meritava, gli davo il mio amore
quando
ne aveva bisogno. Sono stato un po’ più morbido
con Daisy, la mia unica
bambina. Mia nipote era la mia linfa vitale e lo è ancora.
Era molto più calma
dei ragazzi, ma questo non significa che non l’abbia mai
sculacciata. Ricordo
almeno un paio di volte in cui ho dovuto riprendere seriamente il mio
piccolo
angelo.
E
poi c’era Bo. Quando è arrivato
alla fattoria, io e Martha avevamo già Luke. Daisy si
è unita a noi un paio di
anni dopo. L’ho visto trasformarsi completamente
dacché era un bimbo gracile e
con difficoltà respiratorie. I dottori non ci avevano garantito che
sarebbe
sopravvissuto a causa dei problemi che si portava appresso essendo nato
prematuro. Forse è una delle ragioni per le quali non
l’ho mai punito tanto.
Con lui sono passato sopra a cose che a Luke non avrei mai perdonato,
ma penso
volessi solo fargli vivere felicemente la sua infanzia. Luke era
già più grande
di lui quando è venuto a stare da noi.
Non
nascondo di averlo punito
molte volte, si è sdraiato spesso sulle mie ginocchia, ma
molte altre il mio vecchio
cuore non mi ha consentito di castigarlo per quei guai che tutti i
bambini
prima o poi combinano.
Scrollai
la testa, il tempo non
lo aveva cambiato affatto. Crescendo era rimasto uguale. Di sicuro era
più
intelligente, più forte, più
coraggioso… ma era ancora così giovane e faceva
ancora errori che potevano costargli molto cari. Pregavo ogni notte
perché
maturasse velocemente ed acquisisse subito la responsabilità
necessaria.
Tuttavia era solo un ventenne, un ragazzo, il piccolo della famiglia.
Gli era
concesso comportarsi da giovane, da ingenuo.
Morivo
dalla voglia di stringerlo
a me come avevo fatto tante volte in passato. Volevo tenerlo come
quando gli
leggevo qualche storia o quando piangeva perché aveva fatto
un brutto sogno.
Non avrei voluto altro che abbracciarlo e dirgli quanto fossi fiero
dell’uomo
che era diventato. Avrei voluto dirgli quanto lo amo e cosa significhi
la sua
presenza, non solo all’interno della famiglia, ma per il mio
cuore.
E’
mio nipote, ma lo amo come un
figlio. Proprio come i suoi due cugini. Loro tre sono i miei bambini.
Li ho
tirati su io.
Daisy
e Luke mi accompagnarono in
casa, ero silenzioso, troppo occupato a pensare al più
giovane membro della mia
famiglia che aveva appena lasciato la mia casa. Bo non era tipo da
sfuggire ai
suoi problemi, ma quel giorno lo aveva fatto. Perché le cose
erano scivolate
così di mano, così in fretta? Già
sentivo la sua mancanza. Mi mancava il suo
sorriso, i suoi occhi. Quel ragazzo poteva illuminare una stanza grazie
alla
gioia che trasmetteva.
Spendemmo
un giorno e mezzo
tentando di evitare che quello sciocco si ammazzasse. Non avevo mai
urlato con
Luke come feci in quell’occasione, ma ero così in
ansia. Non per Daisy o Luke,
ma per Bo. Ero preoccupato che non saremmo riusciti ad arrivare in
tempo per
fermarlo.
Non
nego di aver provato vero e
proprio terrore quando ho visto Bo e Luke saltare tutte quelle macchine,
avrei
voluto strillare loro. Invece non feci niente. Vidi il cuore di Bo
rompersi per
la prima volta. Sapevo che aveva avuto altre ragazze, ma non si era mai
innamorato così prima. Era silenzioso, ma felice di esser
tornato tra di noi.
Non
mi sorprese sentirlo alzarsi
nel cuore della notte, il giorno stesso che la sua ragazza era partita.
Lo
seguii e lo trovai seduto sul dondolo sotto al portico. Mi sedetti
accanto a
lui.
“Stai
bene?” Chiesi dolcemente.
“Sono
un idiota.” Sussurrò in
risposta. Percepii un lieve tremore nella sua voce.
“Hai
fatto una cosa stupida, ma
questo non fa di te un idiota.”
“Si
invece… zio Jesse… Io…” Si
fermò e fissò i suoi occhi nei miei.
“Non c’è nessuno al mondo importante
come
te, Daisy e Luke. Nessuno. Ma… non so spiegarlo.”
Gemette nascondendosi il
volto con le mani.
“Vieni
qui, figlio mio.” Lo
accolsi tra le mie braccia e lo strinsi forte. Lo sentii imitare il mio
gesto e
affondare la faccia nel mio petto. “Non sei uno sciocco, sei
un uomo e gli
uomini commettono errori. Sei salvo, non hai perso niente. Luke ti
vuole bene,
ecco perché era così deciso a non farti fare
quel salto. Anche Daisy ti ama,
quella ragazza non potrebbe fare altrimenti.” Lo scostai da
me per un istante e
lo guardai dritto negli occhi: “e Bo, non smetterò
mai di amarti, neanche
quando Dio deciderà di togliermi da questa terra. Anche
allora continuerò a
vegliare su di te. Ti amo molto più di quanto saprai mai
anche se ci sono volte
in cui non sono d’accordo sulle tue decisioni. Sei il mio
ragazzo.” Sussurrai
dolcemente. Lo baciai sulla fronte mentre lui tornava tra le mie
braccia.
“Puoi
perdonarmi per quello che
ho detto e fatto?”
“Ti
ho già perdonato. Quando
avrai dei figli tuoi, allora potrai capire la profondità del
mio sentimento.
Sono così orgoglioso dell’uomo che sei diventato e
sono fiero delle scelte che
hai fatto. Sei ancora tanto giovane Bo, non puoi sempre fare la cosa
giusta. Io
sono vecchio e in molte occasioni sbaglio ancora.”
“Mi
riesce difficile crederlo.”
Lo sentii bisbigliare.
Sorrisi
e ghignai: “ho commesso
molti errori, di alcuni non ne vado affatto fiero, ma… ho
anche preso delle
ottime decisioni nella mia vita… tre delle quali portano i
vostri nomi.”
“Zio
Jesse, rimani ancora un po’
con me?”
“Resterò
qui finché ne avrai
bisogno.”
Sedemmo
in silenzio per un po’,
era ancora abbracciato a me e io continuavo a stringerlo forte. Poi lo
sentii
rabbrividire, l’aria notturna era diventata troppo fredda. Mi
alzai e gli tesi
una mano: “coraggio, ragazzo. A letto.”
Lo
accompagnai in casa fin
davanti alla sua porta. Mi presi ancora un attimo osservandolo entrare:
“va
tutto bene?” La voce di Luke fuoriuscì
delicatamente.
“Adesso
sto meglio… Luke mi
dispiace.”
“Si
lo so, dispiace anche a me.”
“Buonanotte.”
“Notte,
Bo. Dormi bene.”
Sorridendo,
mi incamminai verso
il mio letto, ma non prima di aver sbirciato nella stanza di Daisy e
averla
vista addormentata. Sospirai stendendomi finalmente. La mia famiglia
era di
nuovo unita. Fintanto che i miei ragazzi fossero stati felici, lo sarei
stato
anche io.
The
End
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