cap1
Ciao fandom! È passato un po' dalla mia ultima
pubblicazione.
Avevo deciso di prendermi una pausa, poi la vita sadicamente beffarda
ha fatto in modo che fossi obbligata a mettere da parte fandom e fanfic
^^
A ogni modo questa storia l'avevo già scritta parecchi
mesi fa ed era poi rimasta silente nella sua cartella. Ho deciso di
riprendere pian piano con le pubblicazioni perché in
verità scrivere mi rilassa e mi aiuta molto. È un
ottimo antistress, così rieccomi qui ❤
Come di consueto sarà una fic sperimentale perciò
partiamo con gli avvisi: sottolineo in particolare il crossdressing,
invitando chiunque non gradisca genere e sottogeneri a saltare
tranquillamente questa storia; è una Thorki in toni incest che
però non avrà alcun elemento che vada contro il
regolamento e, per finire, è una rivisitazione di un mito
norreno [quest'ultimo avviso è per i puristi,
così non solleverò le ire di nessuno].
La storia si basa nella fattispecie sul mito di Thrymr e quindi sul
furto di Mjolnir. Vi lascio il link di Wikipedia dove viene riportata
per sommi capi la sinossi della Thrymskviða.
-> CLICCAMI
Ho rielaborato tutta la faccenda secondo una mia personale fantasia,
perché mi affascinava l'idea di vestire Thor da donna. Per
necessità di trama ho anche rielaborato il mito stesso
di Mjolnir.
La storia si sviluppa in quattro atti, come già detto,
scritti e finiti, quindi niente attese lungherrime.
Un grazie in anticipo a chiunque vorrà leggere e seguire
questa blasfema rivisitazione mitologica in chiave Thorki ;)
Kiss kiss Chiara
Disclaimer:
la storia
che segue è frutto della fantasia ed è scritta
senza
scopo di lucro. I personaggi protagonisti appartengono ai legittimi
proprietari e non vanto su essi alcun diritto.
[ Atto I ]
Era stata una giornata davvero pesante. Si era svegliato di buonora per
poter presenziare alla lezione che Mastro Ísarr avrebbe
tenuto
nei giardini ai nuovi studenti.
Loki era
stato uno dei suoi alunni migliori, il principe in verità
asseriva di essere stato il
migliore e quindi il vecchio maestro spesse volte gli chiedeva di
essere presente per mostrare ai giovani a quale tipo di livello
culturale avrebbero dovuto mirare. Non era raro che fosse Loki stesso a
portar avanti alcune lezioni, ma lui accettava solo per
non indispettire il padre Odino: il Re non avrebbe visto di
buon
occhio una dimostrazione di mancanza di rispetto verso il suo
precettore quale sarebbe stata il rifiutare la sua richiesta.
Terminato
quindi quel piccolo
obbligo, Loki aveva creduto di potersi dedicare ai propri piaceri ma
aveva poi dovuto ricevere Bergfinnr; l'incontro gli aveva portato via
buona parte della mattinata e aveva dovuto rimandare ogni suo impegno
al pomeriggio.
Il pranzo
si era invece
rivelato rilassante: suo fratello Thor non era presente, e
così
lui e i due sovrani avevano potuto pranzare piacevolmente orfani delle
sue mille chiacchiere.
Quel
dì sia il palazzo
sia i giardini erano poco affollati. Tutti erano all'arena, dove si
stavano svolgendo giochi di lotta e duelli di spade con cavalieri e
guerrieri venuti da ogni regno.
Thor era
ovviamente sceso
all'arena già di prima mattina e Loki lo aveva scontrato nei
corridoi con un'espressione eccitata sul viso. Si erano scambiati solo
un fugace “Buon giorno, fratello!” prima che il
maggiore
sparisse in compagnia dei suoi compagni, indossando sulle spalle un
insolito lungo mantello grigio.
Odino aveva
chiesto a Loki il
perché anche lui non fosse andato con Thor e il principe
aveva
risposto che era impegnato con Ísarr, solleticando
l'orgoglio
del padre e potendo così evitare di dire la
verità: non trovava alcun tipo di divertimento in
quelle
esibizioni da barbari.
Nel
pomeriggio si era
potuto dedicare ai suoi maggiori diletti e aveva anche trascorso
qualche ora nella compagnia di sua madre, con cui il principe cadetto
amava conversare di qualsiasi argomento.
Era ormai
il tramonto quando si era recato nelle proprie stanze per
potersi
concedere un lungo bagno prima di cena.
Mentre
rientrava, buttò
un occhio alla sua scrivania dove sostava la lettera che gli era stata
consegnata da Bergfinnr. Il sigillo in ceralacca era stato rotto ma
Loki non aveva trovato per nulla interessante il suo contenuto.
Le
dedicò quindi solo
un rapido sguardo prima di raggiungere le sale da bagno dove una vasca
colma di calda acqua profumata lo attendeva. Si denudò e
scese
lentamente i gradini di marmo finché il tepore del bagno lo
avvolse.
Affondò
con il capo e
poi riemerse poggiando le spalle contro la parete marmorea.
Reclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi beandosi
dell'abbraccio dell'acqua calda.
Vi era solo
silenzio, infranto dai suoi profondi respiri appagati.
Sentiva il
suo corpo
rilassarsi e i nervi sciogliersi, persino i pensieri parevano
alleggerirsi. Loki amava ritagliarsi momenti così, in
solitudine, con la sola compagnia del suo lento battito cardiaco e-
Il rumore
che udì infranse ogni quiete e calma.
Qualcuno
aveva aperto con violenza la porta della sua camera e con passi
altrettanto esagitati si stava recando nei bagni.
Aprì
gli occhi all'istante guardando malamente la figura chiassosa che era
appena apparsa.
«Dannazione,
Thor! Ma
non potevi bussare?!» lo rimproverò stirando i
capelli con
le dita. Quel testone di suo fratello sembrava ignorare il significato
dell'espressione “Spazi personali”.
«Loki,
devi aiutarmi!»
«Ma
cosa stai-»
La frase
rimase monca quando Thor si gettò letteralmente in ginocchio
portando il viso a un palmo dal suo.
«Ho
fatto un casino e
non so come uscirne!» Gli poggiò poi le mani sulle
spalle
nude e lo guardò con un'espressione che Loki avrebbe
definito
spaventata se non avesse conosciuto l'animo di suo fratello.
«Non
mi sembra una
novità che tu abbia combinato un casino...»
mormorò
scostando infastidito le sue mani.
Thor si
sedette sui talloni e
solo allora Loki poté guardare lo smarrimento nei suoi occhi
azzurri e una smorfia disperata che non si addiceva al suo viso di
guerriero impavido e avventato.
Stavolta
doveva averla combinata grossa.
«Allora?
Cosa
succede?» gli chiese abbandonando ormai l'idea di continuare
il
suo bagno. Thor non lo avrebbe mollato finché non lo avesse
ascoltato; sapeva essere tremendamente insistente.
«Io...»
iniziò il fratello facendo imporporare inspiegabilmente le
guance. «L'ho perduto.»
Loki
aggrottò la fronte senza comprendere.
«Chi?...
Si può
sapere che stai farneticando, Thor?» Già lo aveva
disturbato in un suo personale momento di piacere, adesso non aveva
neanche la decenza di spiegarsi in maniera chiara.
Thor prima
abbassò lo
sguardo stringendo i pugni che teneva poggiati sulle cosce, poi
tornò a guardare il suo viso e Loki vide la sua
gola
sussultare.
«Mjolnir»
disse. «L'ho perduto.»
Ci fu
silenzio, un silenzio in
cui Loki soppesò quella dichiarazione e varò
l'ipotesi
che Thor lo stesse prendendo in giro perché neanche un
tontolone
come lui poteva davvero farla così grave ma...
Il suo
sguardo, le sue guance,
le labbra che si stava torturando fra i denti, quel senso di colpa che
gli aleggiava intorno come l'odore pestilenziale di una carcassa.
Sospirò
accarezzandosi gli occhi.
«Ma
cosa diamine hai fatto, Thor?» bisbigliò incredulo.
*
Si erano
spostati in camera e Loki si era coperto con una lunga vestaglia e
aveva preso ad asciugarsi i capelli con un telo.
Thor sedeva
sul suo letto, con le gambe inelegantemente aperte e le braccia
poggiate molli sulle ginocchia.
Guardava il
pavimento mentre i capelli gli ricadevano sul viso quasi celandolo. L'espressione contrita
però era visibile nonostante il sipario dorato.
Gli aveva
raccontato che aveva sottratto di nascosto Mjolnir dalla Sala delle
Reliquie per portarlo con sé all'arena.
Il motivo era stato dei più sciocchi: far colpo su una
ragazza.
Hilja, la fanciulla in questione, era fra le poche a non essere stata
conquistata dal fascino selvaggio del principe. Il suo atteggiamento
distaccato e a tratti arrogante aveva spinto Thor a inseguire ancora
più intensamente la ragazza, perché sarebbe stata
una
delle sue più grandi conquiste.
Morale: era andato in bianco anche quel giorno.
Loki era
rimasto sorpreso
quindi fino a un certo punto, ciò che lo aveva stupito fu,
infatti, solo l'ascoltare che Thor aveva furtivamente trafugato l'arma
riuscendo perfino a farla sotto il naso dei soldati.
«È
stata
un'azione insolita per te, Thor... così
clandestina.»
Aveva sorriso e suo fratello aveva lasciato andare un lungo sospiro.
«Era
lì, accanto
a me, non l'ho mai perso d'occhio» affermò Thor
come
parlasse in solitudine e poi schiantò un pugno sul letto.
«Come ho potuto smarrirlo?!»
«Non
dire sciocchezze,
Thor, qui non si tratta di uno smarrimento ma di un semplice
furto» asserì Loki gettando sulla sedia il telo
umido con
cui aveva tamponato i capelli e scegliendo dall'armadio le vesti da
indossare.
«Furto?»
Dal tono di Thor si capiva che non aveva per nulla vagliato
quell'ipotesi e Loki scosse il capo.
«Ragiona:
come si
può perdere qualcosa di così grosso e soprattutto
pesante?» chiese retorico afferrando un paio di indumenti e
chiudendo l'anta. «E poi lo hai detto tu: hai cercato
dappertutto
senza risultati. Non credo che gli siano sbucate le zampe e se ne sia
andato via di sua volontà.»
Vide Thor
saltare in piedi.
«E
chi può essere stato, fratello?» chiese ansioso.
«Beh,
hai portato quel
martello in un luogo dove si erano radunati tutti i più
grandi
guerrieri dei regni... diciamo pure che i sospettati sono il 90% dei
presenti all'arena, senza contare quei fanatici degli spettatori. In
parole povere, Thor, sei davvero nei guai.»
Detto
ciò sollevò le spalle e prese a vestirsi sentendo
suo fratello ricadere nuovamente sul suo letto.
«Per
le Norne, Loki... e
adesso cosa faccio?» brontolò prendendosi la testa
fra le
mani. «Mi sarebbe bastato aspettare un mese, un misero mese e
Padre mi avrebbe affidato ufficialmente Mjolnir e lo avrebbe vincolato
a me. E nessuno più avrebbe potuto brandirlo... e invece...
quanto posso essere stupido?!»
Loki non
aveva mai visto suo
fratello così desolato. Aveva agito con
superficialità,
come suo solito, e forse con fin troppo azzardo, eppure sembrava
sinceramente pentito, soprattutto, sembrava terrorizzato dalla reazione
che avrebbe avuto Odino.
Ne aveva
ben donde.
Mjolnir era
fra i tesori
più preziosi che il Grande Padre possedesse: forgiato nel
cuore
di una stella morente era un'arma unica e letale, che già
dalla
sua creazione era stata destinata a Thor. Ma Odino avrebbe atteso che
suo figlio compisse diciotto anni per consegnarglielo e legarlo a lui
tramite un potente incantesimo che avrebbe reso chiunque altro
impossibilitato perfino a sollevarlo da terra. Già allo
stato
attuale era necessaria un'ingente forza per maneggiarlo. Loki, ad
esempio, non aveva neanche tentato di farlo perché non ne
aveva
la semplice forza fisica. Thor invece lo brandiva con
facilità,
quasi come la sua mano fosse fatta per stringere la possente
impugnatura.
La superbia
e l'egocentrismo
però lo avevano tradito e adesso il principe rischiava
davvero
di perdere la fiducia e il rispetto di suo padre.
Ormai
vestito, Loki raggiunse il proprio letto e si sedette accanto al
fratello.
«Devi
parlarne con
nostro padre» disse, poggiandogli una mano sulla spalla.
«Non vi è altra scelta.»
«Oh,
no, no!» Thor
scosse il capo guardandolo negli occhi. «Mi
ucciderà,
Loki! E poi mi esilierà!»
Il giovane
fratello sorrise. «Esiliare un cadavere non ha molta
utilità.»
«Non
scherzare,
fratello... Lo conosci. La sua ira si abbatterà con violenza
su
di me e non potrò evitarlo.» Thor tornò
a
nascondere il viso nei palmi e Loki gli accarezzò la schiena
con
la mano.
Era
insolito per lui un gesto così affettuoso, ma vedere Thor in
quelle condizioni era altrettanto insolito.
«Devi
rifletterci, Thor.
Mjolnir potrebbe essere stato preso da chiunque abbastanza forte da
sollevarlo, ma se fosse egli un nemico di Asgard?» Thor
ascoltò in silenzio le sue parole e Loki
continuò.
«Non si tratta solo della punizione che ti spetterebbe, ma di
mettere in pericolo l'intero regno. Padre non ha ancora vincolato il
martello e qualcun altro potrebbe farlo al suo posto e a quel punto
un'arma tanto micidiale si ritorcerebbe contro il regno che avrebbe
dovuto invece difendere.»
«Hai
ragione...»
sospirò infine Thor con occhi bui che però presto
si
tinsero di una nuova luce. «Ma se riuscissi a recuperarlo?
Padre
non lo scoprirebbe mai e Asgard non correrebbe pericoli.»
Loki non
condivideva la sua idea.
«E
in quale modo pensi di farlo? Non sai chi lo abbia preso. Sarebbe come
cercare un ago in un pagliaio e-»
«Un
incantesimo!»
propose il maggiore afferrandolo per le spalle. «Puoi fare un
incantesimo per trovarlo e poi andremo a riprenderlo.»
«Ah,
ho capito. Allora
questa è stata la tua idea fin dall'inizio... È
per
questo che ti sei fiondato nel mio bagno senza decenza?!»
sibilò Loki assottigliando lo sguardo e Thor
abbassò il
proprio confermando la sua intuizione.
Era la
regola: Thor non
ascoltava mai nessun consiglio, faceva sempre di testa propria, finiva
così nei guai e a chi toccava salvarlo dalla melma con cui
si
era invischiato?
Loki amava
suo fratello,
però non sopportava questa sua strafottenza, più
di
tutto, non tollerava che desse sempre per scontato il suo aiuto.
A volte non lo
incrociava per giorni, mentre se ne andava in giro con Sif e il resto
della banda, e poi se lo ritrovava davanti con gli occhi da cucciolo a
supplicare per il suo aiuto.
Il giovane
figlio di Odino si
definiva una persona molto intelligente e scaltra, eppure ricadeva in
quel piccolo tranello ogni volta. Avevano dato a lui il titolo di
Ingannatore, ma spesso si diceva che anche Thor ne avrebbe meritato uno
simile.
«Allora
mi aiuterai, fratello?» Ecco la richiesta, ecco lo sguardo,
ecco la trappola.
Loki
restò in silenzio qualche attimo, guardandolo con occhi
freddi ma poi sospirò con un mezzo sorriso.
«Potrei
fare altrimenti?!»
Thor lo
abbracciò stringendolo forte e ringraziandolo.
Loki ci era
ricaduto ancora una volta.
*
«Cosa
fai?»
«Un
rito di localizzazione.»
«E
funzionerà?»
«Certamente.»
«Ne
sei sicuro?»
Gli
lanciò un'occhiataccia che lo fece tacere.
Prima lo
pregava di fare un incantesimo per trovare quel dannato martello e poi
metteva in dubbio la sua efficacia!
Loki prese
una
brocca con
dell'acqua limpida e la versò nella tinozza di bianca
ceramica
che aveva sistemato sul tavolo della sua stanza.
Attorno
alla tinozza aveva posizionato cinque candele, tutte alla medesima
distanza, e le aveva poi accese.
Aprì
un cassetto e afferrò un piccolo stiletto d'argento.
Thor
seguì ogni suo
gesto senza proferire parola e quando Loki gli chiese di porgergli la
mano, lo fece senza fare domande.
Il giovane
mago passò
quindi la fredda lama nel palmo del fratello tracciando un taglio non
troppo profondo che arrivava fino alla punta dell'indice.
Thor non
emise un suono e si lasciò guidare fino alla tinozza dove
Loki fece cadere svariate gocce nell'acqua.
«Anche
se Mjolnir non
è ancora vincolato a te, esso è stato comunque
forgiato
affinché ti appartenesse. Il tuo sangue ci
guiderà da
lui» spiegò anche se non erano giunte domande, ma
gli
occhi di Thor avevano parlato.
«Ho
capito»
sospirò quindi il maggiore e lasciò che la mano
sanguinasse nel tino finché Loki non gli disse che poteva
ritrarla. Avvolse un fazzoletto attorno al palmo e guardò
intensamente l'acqua.
Loki
pronunziò
l'incantesimo e il sangue che si era sciolto nell'acqua si
coagulò in una sola piccola macchia rossa che sembrava
tremare
sulla superficie limpida.
La macchia
si allungò e
divenne un sottile serpente che si avvolse a spirale. Poi il serpente
cambiò forma e si disegnò in un simbolo che
entrambi
conoscevano bene.
«È
Mjolnir!» disse Thor guardando le tre punte dello stemma.
Loki
continuò il suo incantesimo. Adesso che era riuscito a
richiamare l'essenza dell'arma, doveva capire dove fosse.
Il sangue
cambiò ancora
forma tornando a uniformarsi in una macchia tondeggiante; rimase sul
pelo dell'acqua per diversi minuti.
«Cosa
succede?» chiese Thor dopo quel lasso di tempo.
Loki
guardò l'acqua che ribolliva.
«Come
temevo»
sospirò. «Mjolnir è tenuto in un luogo
avvolto da
una spessa barriera mistica.» Riusciva a percepirne la forza
sotto la sua stessa pelle che iniziò a sudare.
«Ma
così
sarà più difficile trovarlo!»
affermò Thor e lui sorrise. Era palese che non fosse per
nulla avvezzo all'uso dei
seiðr.
«Al
contrario»
ribatté. «Non
tutti sono così abili da creare una barriera di questo tipo.
Se
riesco a scoprire che tipo di seiðr la sorregge,
scoprirò
anche l'ubicazione esatta del suo possessore.»
Thor lo
guardò sorpreso e chiaramente impressionato.
«Davvero
puoi farlo?» gli chiese e Loki lasciò salire una
risata mentre teneva i palmi aperti sulla tinozza.
«Tuo
fratello è il più grande Maestro di magia di
tutta Asgard, Thor. Non dimenticarlo.»
«Oh,
e io ti amo per
questo!» E gli stampò un bacio sulla guancia per
poi
avvolgergli un braccio attorno alle spalle.
Thor era
sempre così eccessivo in tutto.
«Però
adesso lasciami lavorare» lo ammonì lui e
tornò a concentrarsi sul suo incantesimo.
Sulla
superficie dell'acqua,
il sangue stava mutando ancora forma. All'iniziò non fu
comprensibile carpirne il significato, ma più i contorni
divenivano nitidi, più Loki sentiva caldo. Era il
seiðr del
ladro che si faceva più vicino al suo.
Doveva fare
attenzione a non
essere scoperto, altrimenti il ladro avrebbe potuto spostare nuovamente
il martello o, peggio, celarlo con un altro sigillo stavolta ancora
più ostico da trovare.
Una cosa
era però
chiara: chiunque avesse preso Mjolnir, aveva un grande potere, il che
voleva dire che i suoi timori che si trattasse di un nemico del regno
erano più che fondati.
La sua
fronte era ormai madida di sudore e così sentiva il resto
del corpo.
Un fuoco
bruciava nella sua carne e il sangue nell'acqua stava ormai ultimando
la sua forma.
Ci voleva
un ultimo sforzo.
L'acqua
ribollì ancora,
fumando a propria volta come fosse lava; il sangue divenne
più
scuro, quasi rasentò il color ebano, e Thor al suo fianco
sciolse l'abbraccio per guardare a labbra schiuse ciò che
accadeva.
La forma
era più che nitida adesso.
«Ma
cos'è?» chiese Thor avvicinandosi con gli occhi.
«Sembrano...»
«Due
lupi» rispose
Loki con un leggero fiatone guardando le due teste di lupo che si
diramavano speculari l'una all'altra.
«Teste
di
lupo...?» mormorò Thor e sgranò gli
occhi. Loki
ebbe la stessa reazione e abbassò le mani terminando
l'incantesimo e poggiandosi stanco alla scrivania.
Non poteva
essere proprio lui, eppure...
Che
sciocco, avrebbe dovuto essere uno dei primi sospettati!
«Thrymr!»
urlò Thor dando voce ai suoi pensieri. «Le due
teste di
lupo! È lo stemma della sua casata! Figlio di buona donna,
stavolta lo ammazzo con le mie mani!»
«Ehi,
calmati» lo
richiamò passandosi il dorso della mano sulla
fronte
sudata. Thor stava già per raggiungere la porta ma si
fermò. I suoi occhi bruciavano come aveva fatto pocanzi la
sua
stessa pelle.
«Se
il tuo incantesimo
ha detto il vero, allora stasera Thor Odinson metterà fine
alla
vita di quello sporco ladro!»
«Non
dire stupidaggini. Non puoi andare da Thrymr a dichiarare
guerra.»
«E
perché? Lui ha
rubato Mjolnir. Ha arrecato una grave offesa ad Asgard e a Odino
stesso! C'è bisogno di giustizia, fratello.»
«Sai,
Thor, a volte mi
chiedo se tu sia nato così stupido o lo sia divenuto con il
tempo» brontolò Loki, sedendosi sulla sedia e
guardando con
biasimo il fratello per nulla offeso dalle sue parole.
«È
ciò che si merita!» si difese Thor mostrando il
pugno.
«Sì,
ma se andrai
lì a volto scoperto ad accusarlo di aver rubato Mjolnir, si
scoprirà che tu l'hai trafugato in segreto e condotto fuori
dal
palazzo. A conti fatti non è stato Thrymr a rubarlo, ma sei
stato tu a porgerglielo su un piatto d'argento. Se fosse rimasto nella
Sala delle Reliquie, quell'avido arrogante non si sarebbe mai sognato
di prenderlo e avrebbe continuato a bramarlo in maniera più
o
meno palese come ha sempre fatto.» Stavolta le sue parole
tagliarono un po' l'orgoglio di suo fratello che tacque serrando
però la mascella con furia repressa. «Tanto valeva
andare
da Padre e raccontargli tutto. Non pensi?»
«E
allora cosa proponi di fare?»
Loki
rifletté a lungo.
Andare da
Thrymr con un'accusa
come quella era una pessima idea. Già i rapporti con Odino
erano
dei meno stabili e i due si tolleravano solo per doveri di alleanze
sigillate da vecchi trattati. Era anche vero che il suo incantesimo non
poteva sbagliarsi e che quindi era stato proprio il Signore delle Terre
dei Lupi a sottrarre Mjolnir dalla custodia di Thor, forse
approfittando di una sua distrazione, o molto più
probabilmente,
distraendolo di proposito con qualche piccolo sortilegio.
«Qualsiasi
cosa va fatta con prudenza ed evitando decisioni poco
ponderate» considerò a voce alta.
«Le
guardie!»
urlò d'improvviso Thor spezzando il corso dei suoi pensieri.
«Fra poco ci sarà il cambio e si accorgeranno
della
sparizione!»
Già,
anche quello era un problema, ma Loki poteva risolverlo con qualche
piccolo trucchetto.
«Creerò
un'illusione di Mjolnir sul piedistallo» propose.
«Finché non viene toccata nessuno
capirà che
è un falso.»
Thor
annuì e si grattò la testa poggiando l'altra mano
sul fianco.
«Così
guadagniamo tempo» disse.
«Sì,
ma non ne
abbiamo molto» lo avvertì ancora Loki.
«Come dicevo
prima, se Thrymr sigilla il martello per sé, nessuno
potrà più portarglielo via.» Anche se
il rito per
legarlo era lungo e difficile, Thrymr non avrebbe atteso molto prima di
far sua per sempre l'arma.
Se dovevano
agire, dovevano farlo subito.
«Una
cosa non la comprendo»
disse poi Thor osservando un punto lontano del pavimento.
«Cosa
ci faceva Thrymr qui oggi? Non è un tipo da duelli o lotte.
Perché era ad Asgard?»
Alla sua
domanda Loki si ritrovò a guardare la scrivania su cui
sostava la lettera ricevuta la mattina.
«Deve
aver accompagnato suo figlio Bergfinnr» disse recuperando il
messaggio e rigirandolo fra le mani.
Thor nel
frattempo lo aveva raggiunto e gli aveva sfilato la lettera dalle dita.
«Cos'è?»
chiese aprendola.
«Un
invito a un ballo di
questa sera, per il suo compleanno» rispose mentre
suo
fratello leggeva con fronte corrugata il contenuto.
«Bergfinnr
è venuto a consegnarmelo di persona proprio questa
mattina...
Suo padre sarà venuto con lui e non si sarà
lasciato
scappare l'occasione quando ha scoperto che Mjolnir non era
più
protetto nella Sala.»
Thor
intanto aveva finito di leggere l'invito e scuoteva il capo confuso.
«Perché
quel
babbeo di Bergfinnr sarebbe venuto a invitarti al suo
compleanno?» chiese ancora e Loki gli strappò
dalle mani
la lettera gettandola nuovamente sulla scrivania.
«Forse
perché crede che siamo amici.»
«E
lo siete?»
Sorrise
alla domanda d Thor.
«Secondo
te?»
No, non lo
erano. Si erano
incrociati solo un paio di volte e avevano scambiato qualche parole ma
Bergfinnr, che era un ragazzotto timido e anche alquanto ottuso,
sembrava aver apprezzato fin troppo quei brevi dialoghi
e aveva
iniziato a considerare Loki un amico. Gli aveva perfino inviato lettere
e gli faceva visita spesso e volentieri. Quando poteva, Loki si faceva
negare e lo guardava andare via sconsolato dalla sua finestra. Non
poteva fare a meno di sorridere sadicamente divertito.
In
verità lui non aveva
fatto mai nulla per assecondare quell'amicizia unilaterale, ma
Bergfinnr era più ottuso di quello che aveva creduto.
Guardò
ancora l'invito con un ghigno quando un pensiero attraversò
la sua mente.
«Ma
certo»
sibilò sottovoce. «Potrei andare al ballo di
questa sera e
cercare Mjolnir senza che nessuno sospetti nulla.»
Thor
ascoltò quella proposta a voce bassa e si
illuminò.
«È
un'idea
magnifica, Loki!» disse. «Con tutta quella gente ci
sarà un gran casino e potremmo trovare Mjolnir e portarlo
via
senza problemi! Oh, fratello, sei un genio!» Loki si
ritrovò ancora una volta stretto in uno dei suoi abbracci e
ancora una volta ricoperto di baci sulle guance. E ancora una volta
Thor aveva compreso male.
«Non
ti agitare troppo,
non è così semplice» affermò
mentre si
puliva il viso con il dorso della mano.
«E
perché?» chiese Thor fin troppo entusiasta per il
suo piano.
«Come
perché?
Perché tu non puoi venire» chiarì
infine facendo
nascere sul viso del fratello un'espressione sconcertata.
«Cosa?!
Ma tu non riuscirai mai a portare via Mjolnir senza di me!»
«Pensi
che non lo
sappia!?» gracchiò Loki irritato dal modo poco
gentile con
cui Thor gli aveva dato del debole. «Ma non possiamo
presentarci
insieme. Se Thrymr ti vedesse lì si insospettirebbe mentre
io
passerei più in osservato, anche perché
è stato
suo figlio in persona a invitarmi, quindi sarebbe mio diritto essere
lì. E poi...» Raccolse nuovamente l'invito,
spiegò
il foglio e glielo mostrò indicando una riga in basso.
«“Invito
strettamente personale per Vostra Signoria e rispettiva accompagnatrice.”»
lesse a voce alta mentre Thor riprendeva la lettera.
«E
questo cosa significa?»
«Che
anche se volessi
non potrei portarti con me. L'invito parla di un'accompagnatrice, e tu
non sei per niente una donna» spiegò facendolo
demoralizzare di nuovo.
Thor
ringhiò come una bestia in gabbia e Loki cercò di
pensare a una maniera per uscire da quella situazione.
Poteva
andare al ballo per
fare un sopralluogo e trovare poi successivamente un modo
affinché Thor lo raggiungesse quando avrebbe rintracciato il
martello. Ma Thrymr era un abile seiðmaðr e se Loki
avesse
fatto un incantesimo per occultare la presenza di Thor, se ne sarebbe
probabilmente accorto.
Non
potevano però
tirarla ancora per le lunghe. Tutto andava risolto quanto prima,
soprattutto nel più assoluto dei segreti.
«Dannazione!
Se solo fossi una donna...» borbottava Thor digrignando i
denti.
Loki lo
scrutò con un
ghigno divertito. Se Thor fosse stato una donna sarebbe di certo stata
una donna orribile: con la barba e quel grugno minaccioso, per non
parlare di quel vocione che si ritrovava.
Certo aveva
un punto vita
così stretto da fare invidia a una qualsiasi fanciulla, e
morbidi
capelli che sembravano onde d'oro, e i suoi occhi azzurri con quelle
lunghe ciglia castane e...
Fu un
pensiero veloce come una saetta, e come una saetta squarciò
la sua mente.
«Thor?»
lo
chiamò e il fratello si volse a guardarlo. Loki
osservò
il suo viso e si convinse che sarebbe stata una soluzione fattibile.
Sorrise e disse: «Forse ho un'idea.»
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