Teardrop

di SkyDream
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Teardrop
 
E’ un continuo susseguirsi di lacrime, corrono imperterrite e le detesti con tutta te stessa.
Non puoi fare altro che detestarle perché di fermarle proprio non ci riesci, e contrai le labbra in un sorriso che esce più simile a una smorfia.

“Perché?” Lo sussurri così piano che nemmeno tu lo senti e ciò ti fa ancora più male.
Metti una mano sul viso, è completamente bagnato e continui a piangere contro di essa, ti poggi alla parete e ti stringi i capelli così forte da farti male.
Sbatti un pugno al muro, altro dolore sulla tua pelle.

“Perché?” Lo dici ora un po’ più forte, ti volti verso la finestra, digrigni i denti e ti ricordi che una volta il Sensei ti ha detto che è un istinto animale che nessuno riesce a reprimere.

Quanta rabbia ti scorre nelle vene, Kazuha?
Quanto sale scende sulle tue dita morbide e ti sta facendo venire la nausea?
Continui a piangere, un pianto forte e dilaniante, e sai di essere sola in quel salone troppo grande, a piangere la morte del tuo unico padre. Di quel padre così duro e dolce con te che a volte ti chiedevi se potesse veramente essere la stessa persona che era con la gente della polizia.
La stessa persona che, quando da piccola smarristi la strada e arrivasti in centrale bagnata fradicia, lasciò tutti i poliziotti a sbrigarsi le loro faccende per poterti cambiare e riportare a casa.
Ora era morto, per colpa di qualche uomo pazzo era morto.
E tu eri rimasta in salotto, vigliacca, senza riuscire a consolare tua madre che era caduta ai tuoi piedi con le mani tremanti e le unghie nel viso per la disperazione.

“Shh” Te lo dice piano lui, ti abbraccia da dietro e ti carezza i capelli mentre le tue gambe cedono sul pavimento e lui ti segue sempre carezzandoti e cullandoti dolcemente.

“Perché? Perché? Rispondimi, diamine!” Lo urli con così tanta potenza che ti fa male la gola, che i polmoni restano secchi e che puoi solo contorcerti in te stessa per il troppo dolore. Perché sai che ora è tutto cambiato, e tu non sei mai stata incline ai cambiamenti.

“Non lo so, dovevo proteggerlo…invece non ci sono riuscito.” Vorresti controbbattere, non sai nemmeno come, ma non ci riesci e quindi il pensiero di proferire parola svanisce così com’era nato.

Il suo petto è così caldo che ti sciogli totalmente, che quel magone sullo stomaco scompare in un fiume di lacrime e gemiti che non ritieni opportuno reprimere.
Poi, mentre la tua mente si annebbia per le troppe emozioni, ecco che lui ti stringe forte e senti che singhiozza, proprio come te. Con i timpani troppo occupati ad ascoltare l’eco delle tue urla per non accorgerti che lui sta soffrendo con te, che una piccola parte del tuo dolore è anche sua.
Lo abbracci forte, ora non ha importanza se ti stai rendendo ridicola. In questo momento tutto ti è concesso, sai Kazuha?
Lo stringi forte e lui continua a fare lo stesso, non smetti di piangere finchè non ti addormenti stremata e tremante tra le sue braccia, fissandolo con occhi acquosi come per chiedergli sostegno e lui ti sorride, un sorriso non luminoso, ma caldo e ti porta in camera. E in quel tragitto solo capisci che hai due angeli.
Uno in cielo e uno in terra.

 
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