Drunk
L'ennesima
goccia scivolò pigra lungo il lato esterno del bicchiere
aggiungendosi alla pozza ormai creata. L'aria era afosa e il locale
emanava una puzza di fumo e fritto, talmente pesante, che chiunque
sarebbe fuggito
Il
ghiaccio si mosse scricchiolando sotto ai suoi occhi.
Una
banconota da dieci dollari era accartocciata sopra al bancone, in
attesa che l'oste la notasse e gli consegnasse l'intera bottiglia.
Bere
era la soluzione migliore in quei frangenti, una scelta più
saggia del buttarsi sotto ad un treno o schiantarsi in autostrada.
Il
jukebox si fermò interrompendo la canzone che gli uomini al
tavolo da biliardo avevano scelto. Non tardò molto prima che
la base di una canzone latino-americana riempisse nuovamente il
locale.
Con
un gesto secco, si allentò il nodo alla cravatta per poi
prendere il bicchiere.
Veloce,
si scolò il contenuto e rabbrividì quando sentì
per l'ennesima volta la gola bruciargli.
Doveva
bere.
Il
bere lo aiutava.
Lo
aiutava più di tutti.
Più
di tutte quelle stronzate che continuavano a rifilargli.
La
realtà era una bella mattonata nel viso. Un colpo di pistola,
un diretto nello stomaco.
Ci
avrebbe fatto i conti più tardi, adesso non ne era il momento.
Con
malagrazia, posò il bicchiere sul bancone richiamando così
l'attenzione del barman. Scocciato, trascinò la mano verso la
banconota e in cambio, lo ricompensò con la bottiglia.
Era
mezza piena, significava quindi che metà se l'era già
scolata.
Stappandola,
se la portò alle labbra, bevendo avido quel liquido ambrato
così seducente e forte.
Ecco
cosa tutti gli dicevano di essere: “forte”.
Una
parola.
Una
dannata parola che al solo sentirla, gli faceva venire il nervoso.
Con
un ringhio, si tolse la giacca restando solo in camicia. Aveva caldo,
stava bollendo, gli sembrava di essere all'inferno.
Si
stava finalmente ubriacando? Lo sperò vivamente.
Quella
sera lui doveva dimenticare, dimenticare tutto.
Era
ridotto in quello stato pietoso a causa sua.
Si,
la colpa era sua.
Sua
e sempre sua.
Era
ridotto così per una donna...
Una
donna meravigliosa che conosceva da tutta una vita.
Una
donna che con grande sacrificio, aveva deciso di seguirlo, di vivere
con lui, di vivere la vita con lui...
Bugiarda.
La
presa sulla bottiglia si rafforzò.
Bugiarda,
bugiarda, bugiarda!
Infuriato,
sollevò la bottiglia e ne tracannò giù un altro
sorso.
Bruciava
da morire.
Doveva
smettere di ricordare...
Doveva
offuscare dalla mente il suo volto, il suo sorriso, le sue mani, il
suo corpo...la sua voce.
Dimenticarla.
Doveva
levarsela dalla testa.
L'odiava.
L'odiava
in una misura tale da non essere classificata.
L'odiava
come mai aveva odiato prima d'ora.
Il
trillo del telefono lo strappò dai suoi pensieri riportandolo
bruscamente alla realtà.
Si
infilò una mano nella tasca e afferrò alterato il
cellulare.
Lesse
il nome e imprecò.
Sanji.
Il
dito nella piaga.
Obbligato
dal suono che stava diventando fastidioso, aprì lo sportello e
attese di sentire la sua voce.
-Zoro?-
Si,
Zoro.
Non
marimo come era solito chiamarlo o testa di muschio.
Avrebbe
dovuto farci l'abitudine al suo nome un' altra volta.
-Che
vuoi?-Domandò secco pronto a tornare alla sua lunga discesa
nei suoi pensieri.
-Ho
saputo la notizia...-Ammise dispiaciuto.-Io...-Non riusciva a trovare
le parole giuste-...mi dispiace.-
Quante
volte quel giorno aveva sentito e risentito quella frase?
Troppe.
Veloce,
riattaccò e lento, afferrò la giacca diretto verso
l'uscita. Nella sua mano pendeva ancora la bottiglia di Rhum...
Il
suono di vetri in frantumi si sparse per tutto il luogo.
Nessuno
lo sentiva, nessuno lo fermava.
Urlava
come un ossesso, contro se stesso, contro il mondo, contro di lei.
Gridava
da solo nel bel mezzo della notte.
Il
prezioso alcolico scivolò contro la pietra fredda giungendo
fino a terra.
-è
colpa tua!-Continuò barcollando in avanti, ma rimanendo in
piedi. -Ti odio!- Quella parola lo corroborava dentro.-Lo avevi
promesso Nami! Lo avevi promesso!- La voce gli venne meno non appena
ricordò quell'attimo.
“Sempre
insieme” avevano mormorato da ragazzini. “Sempre insieme”
avevano poi promesso da grandi. “Sempre insieme” si erano
poi giurati davanti all'altare.
Con
grande dolore, cadde carponi a terra.
-Bugiarda...-Mormorò
per l'ennesima volta all'indirizzo di sua moglie.
Alzò
la testa e incontrò la dura pietra davanti a se.
L'ubriacatura
non era giunta e il tormento, non era svanito.
Bere
non gli avrebbe fatto dimenticare la morte di Nami.
-Bugiarda...-
“ Torna”...
-Ti
odio...- “ Ti amo “ …
-Ti
detesto...- “ Non ho più niente...”
L'ennesimo
gridò lacerò il cielo notturno quella notte, l'ennesimo
di molti altri.
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Eccomi
a voi.
Sono
di nuovo giunta?
No,
macchè.
Gli
impegni sono i soliti, meno di prima forse, ma sempre tanti.
Stasera
mi ritrovo a scrivere per un amica. Placebogirl.
Domani,
precisamente alle 2, in un bel giorno di tempesta di tot anni fa, è
nata una bimba.
Ed
eccola qua tra noi.
La
storia non è delle migliori, le idee al momento mi costringono
a storie lunghe e il tempo per portarle avanti è impossibile.
È
una storia di merda.
Diciamocelo
chiaramente.
Sempre
depressa sono … >___> ...che faccio uccidere tutti...
Lasciamo
perdere.
Avrei
preferito essere lì con te a festeggiare ovviamente, ma
l'Italia ci divide. Grazie per tutto quello che fai per me Place,
dal forum, da consigliera e da amica.
Questo
e il forum sono il minimo!
:D
Marchette!!!
Hey
birbe, venite a trovarci al Midori Mikan, il primo forum italiano di
Nami e Zoro!
Ristrutturato
fresco fresco!
Trovere
fan art, fan fiction, video, doujishi e uno spazio apposito per poter
pubblicare le tue storie!
Che
aspetti?
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