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Alcune precisazioni: la storia che vi state accingendo a leggere, partecipa al contest Dramione, Fremione e Romione indetto da MistyEye sul
forum di EFP. La coppia scelta è una Fremione. La citazione
iniziale è dello scrittore francese Antoine de
Saint-Exupéry e ho voluto inserirla solo ed esclusivamente perché mi sembrava affine al prompt Orizzonte da me scelto.
La storia è ambientata 5 anni dopo la fine della guerra. Fred
Weasley non è morto nella battaglia pur avendo rischiato la vita
ed Hermione, da allora, non è più tornata ad Hogwarts
nemmeno per ultimare gli studi. Ora lavora comunque al Ministero della
Magia.
Spiegate queste piccole licenze da “autrice”, vi auguro Buona Lettura!
All’orizzonte, l’amore di una vita
"Aimer, ce n'est pas se regarder l'un l'autre,
c'est regarder ensemble dans la même direction."
(Antoine de Saint-Exupéry)
Era
stato doloroso ritornare ad Hogwarts dopo aver ricevuto quella lettera
ma, di fronte all’insolita insistenza dei suoi genitori, era
stata costretta a cedere. Hermione Granger, dopo aver scovato nel
profondo della sua anima il coraggio necessario, aveva varcato la
soglia del castello in un pomeriggio stranamente caldo per
l’inizio di quel mese. Era il 2 Maggio 2003.
Cinque anni erano passati dalla battaglia finale combattuta proprio
quel giorno in quegli stessi confini magici contro Voldemort e da
allora molte cose erano cambiate.
Prima
fra tutte il fatto che Hermione non fosse più una ragazzina. Ora
aveva 24 anni e, contrariamente a quanto tutti si sarebbero aspettati
da lei, conduceva una vita tranquilla da strega single in
un’anonima villetta poco distante dalla casa dei suoi genitori. A
stupire coloro che la conoscevano, non era stato tanto il fatto che
vivesse da sola, quanto piuttosto che non si fosse sposata con Ron
Weasley. Perché Hermione, dopo la guerra, non se l’era
sentita di intrecciare un rapporto più profondo con Ron che era
perciò rimasto il suo migliore amico, proprio come il famoso
Harry Potter. Il motivo per cui la ragazza avesse gentilmente rifiutato
la corte ormai evidente del più piccolo di casa Weasley, era
cosa sconosciuta a tutti persino a Ginny, la sua migliore amica, che
aveva sperato fino all’ultimo di poter diventare sua cognata. Ma
le sue speranze erano state vanificate dalla decisa presa di posizione
di Hermione: per lei Ron era solo un amico.
Hermione
si guardò attorno nella grande Sala d’Ingresso del
castello. Hogwarts le era mancata terribilmente, doveva ammetterlo.
Eppure, nonostante ogni anno dalla fine della guerra avesse ricevuto
una lettera da parte della professoressa McGranitt che invitava lei -e
molti altri- alla Giornata del Ricordo per non dimenticare coloro che
avevano perso la vita combattendo contro Voldemort, lei, Hermione
Granger, non aveva mai avuto il coraggio di parteciparvi. Ricordi
troppo dolorosi gravavano ancora sul suo giovane cuore. Ma
quell’anno, in occasione del primo lustro di quella giornata
commemorativa, aveva finalmente deciso di prendervi parte.
“Non ci posso credere! Hermione, sei davvero tu?” Un Neville Paciock tutto sorridente le si fece incontro.
Hermione a stento riuscì a riconoscere il ragazzo che, uccidendo
il serpente Nagini con la spada di Grifondoro, era stato determinante
per la sconfitta di Voldemort. Era parecchio tempo che non vedeva
Neville anche se sapeva che era l’assistente della professoressa
Sprite ad Erbologia da ormai due anni.
“Neville!
Ciao! Come sono contenta di rivederti!” Hermione lo
abbracciò ricambiando con affetto il saluto caloroso del ragazzo.
“Lo
sapevo che prima o poi saresti venuta” aggiunse Neville
staccandosi appena dal suo abbraccio e guardandola soddisfatto.
Hermione
arrossì, lievemente imbarazzata. In quegli anni si era sempre un
po’ vergognata della sua codardia ma, affrontare il ritorno ad
Hogwarts era stato più difficile del previsto. Neville parve
capire il motivo del suo rossore.
“Tranquilla,
Hermione. Nessuno si è mai permesso di biasimarti per la tua
assenza. Anche altri non ce l’hanno fatta. Prendi Hanna, per
esempio. Il primo anno era assente anche lei.”
Hermione
si sentì per un attimo confortata. Poi si ricordò che la
fidanzata di Neville, nonché loro compagna negli anni di scuola,
era di Tassorosso, casa che non aveva mai brillato nella qualità
del coraggio. Tuttavia Hanna Abbott si era dimostrata migliore della
studentessa più brillante di tutta Hogwarts che non era ancora
riuscita, dopo cinque anni, a superare le sue paure mettendo da parte i fantasmi del passato.
Nonostante
fosse ancora un po’ abbattuta, Hermione tentò un sorriso.
Neville dopotutto aveva cercato solo di rincuorarla.
“Vieni.
Harry, Ron e gli altri sono già nell’ufficio della
McGranitt. Quando gli studenti avranno terminato le lezioni del
pomeriggio inizierà la commemorazione.”
Hermione
si lasciò condurre lungo i corridoi così familiari, verso
l’ufficio che un tempo era stato di Silente. Giunti dalla
McGranitt, Hermione venne accolta con entusiasmo non solo dalla sua
professoressa preferita ma anche dai suoi amici che non la vedevano da
circa un mese. La ragazza infatti era impiegata sì al Ministero
della Magia proprio come loro, ma spesso si dedicava a missioni
delicate da svolgere all’estero per cui, gli incontri tra il trio
di amici più famoso del mondo magico erano un po’
diminuiti. Hermione pensò che il suo incarico al Ministero, che
la obbligava a trascorrere parecchio tempo all’estero, era stato
una vera fortuna quando aveva capito che Ron non sarebbe stato per lei
niente più che un amico. La continua lontananza della ragazza
infatti era stata una buona scusa per stroncare sul nascere qualunque
rapporto oltre l’amicizia nel quale Ron, e non solo, aveva
sperato.
Hermione
si ritrovò ad abbracciare un po’ tutti i presenti: Harry,
Ginny e persino Ron che, dopotutto, non le portava più nessun
rancore.
“Ehi,
Granger. Finalmente abbiamo l’onore di rivederti fra noi.”
Una voce canzonatoria e irriverente catturò la sua attenzione
salvandola dall’abbraccio ancora un po’ imbarazzato di Ron.
“Fred, non pensavo che ci tenessi tanto a rivedermi.”
Il
gemello, in piedi alle spalle di Ginny, scoppiò a ridere.
“Beh, rimani comunque un’amica di famiglia. Non ti possiamo
cancellare solo perché hai rifiutato la corte del piccolo
Ronnie.”
Ron
avvampò ed Hermione si trattenne a stento dallo schiantare Fred
solo perché si trovava in presenza della McGranitt. Irritare
Hermione e mettere in imbarazzo il fratello minore, era ancora uno dei
passatempi preferiti di Fred… e George, naturalmente. Il gemello
gli stava accanto e si era trattenuto dal pronunciarsi solo
perché Angelina, ormai sua fidanzata ufficiale, lo teneva
d’occhio.
George
però era pur sempre George. E come poteva resistere alla
tentazione di dare man forte al gemello in una situazione che poteva
prospettarsi esilarante?
“Sono
pienamente d’accordo con Freddie. Granger, è un onore
averti qui. E sarai sempre di famiglia anche se ormai ti è
rimasta poca scelta se davvero vuoi entrare a far parte degli Weasley a
tutti gli effetti. Dovrai accontentarti della mia brutta copia” e
indicò Fred che non gli risparmiò una smorfia
“oppure di Charlie” proseguì come se nulla fosse,
accennando all’altro fratello poco distante da loro.
Charlie,
che stava vicino alla scrivania della preside, sentendosi chiamato in
causa ma non avendone colto il motivo perché occupato in una
discussione sui draghi con Hagrid, guardò spaesato nella
direzione di George.
George
alzò gli occhi al cielo e si sporse verso Hermione per
sussurrarle qualcosa all’orecchio. “Forse ti conviene
davvero puntare sulla mia brutta copia. Dubito che una ragazza, anche
se carina come sei diventata tu, possa sviare l’attenzione di
Charlie dai draghi.”
Hermione
stava per rispondergli a tono quando Angelina, che aveva sentito tutto,
prese in mano la situazione prendendo George per un orecchio e dandogli
una bella lavata di capo sotto lo sguardo d’approvazione della
signora Weasley.
I
signori Weasley furono gli ultimi a salutare Hermione, dopo Fleur e
Bill. La signora Weasley fece un lieve commento a mezza bocca sul fatto
che trovasse Hermione un po’ troppo magra, ma per il resto, la
stritolò in un abbraccio così caloroso che le fece capire
che anche lei l’aveva perdonata per non essere diventata la
fidanzata del suo ultimogenito.
La
McGranitt riportò tutti all’ordine spiegando, soprattutto
per Hermione, come si sarebbe svolta la cerimonia e al suono della
campanella che indicava la fine delle lezioni pomeridiane, tutti
scesero nella Sala Grande.
Fu
davvero una commemorazione toccante. Il raccoglimento che Hermione
notò in tutti gli studenti presenti la sbalordì non poco.
Tutti, dai più piccoli ai più grandi, sembravano essere
pienamente consapevoli di quanto fosse importante, per tutto il mondo
magico, quel giorno. Dei maghi e delle streghe come loro, avevano perso
la vita combattendo per un mondo migliore e, se loro oggi avevano
ancora la possibilità di frequentare Hogwarts in un tempo di
pace, era anche merito di coloro che avevano sacrificato la loro vita
per una giusta causa. Le parole di Harry commossero tutti e molte
lacrime scivolarono sui visi composti dei presenti.
Ma,
come disse lo stesso Harry, ora bisognava andare avanti con la
consapevolezza che quelli che ci avevano lasciato sarebbero sempre
vissuti nei cuori e nei ricordi dei loro cari.
Terminato
il momento di cordoglio per le vittime, iniziò il banchetto,
come sempre sontuoso e ricco di pietanze preparate con solerzia dagli
elfi domestici che ora, lavoravano liberi ad Hogwarts.
Hermione
però non se la sentì di prendere parte a
quest’aspetto ludico della cerimonia tanto le parole di Harry
l’aveva scossa. Decise così, senza farsi notare, di uscire
dal castello e, inconsapevolmente, si ritrovò a dirigersi verso
il Lago Nero.
Era
il tramonto ormai e il sole infuocato stava calando dietro le montagne
per lasciare posto ad una prematura luna crescente. Gli ultimi riflessi
dorati si riflettevano sulle acque del lago ed Hermione rimase immobile
a fissare l’acqua assumere tonalità scintillanti.
“Come mai qui tutta sola?”
Hermione sobbalzò e per poco non mise un piede in acqua.
“Mi hai spaventata.”
“Non volevo, scusa.”
Hermione
sgranò gli occhi di fronte a quanto Fred le aveva appena detto.
Il ragazzo si sedette sulla riva erbosa del Lago e le fece cenno di
fare altrettanto. Hermione, un po’ perplessa, si accomodò
accanto a lui sull’erba che cominciava già a diventare
umida.
“Allora, non hai risposto alla mia domanda. Cosa ci fai qui da sola mentre gli altri sono al banchetto?”
“Non mi andava di mangiare” disse semplicemente la ragazza tornando a fissare il suo sguardo sulle acque del lago.
“Mia mamma ti stava cercando. Penso volesse propinarti almeno una dozzina di bigné.”
La
battuta del ragazzo fece ridere Hermione. “Sei davvero dimagrita,
Granger. Stai bene?” La voce di Fred aveva un certa sfumatura di
preoccupazione così inusuale per un tipo come lui, che Hermione
non poté fare a meno di guardarlo stupita.
“Sto
bene, Fred. Da quando ti preoccupi per me?” il tono di lei
risultò un po’ più acido del previsto.
“Sai che mi sono sempre preoccupato per te, Hermione. Su questo non puoi biasimarmi.”
Hermione
arrossì. D’accordo. Doveva ammettere che Fred si era
sempre preoccupato per lei. Prima l’aveva fatto solo per pura
cortesia, almeno era così che le aveva detto quando lei aveva
cominciato ad accorgersi delle attenzioni che lui le rivolgeva
soprattutto durante il suo quinto anno ad Hogwarts. Poi però
aveva scoperto che tutte quelle attenzioni erano il frutto di
un’infatuazione che Fred aveva confessato di avere per lei.
Un’infatuazione, aveva inoltre aggiunto, che gli sarebbe
sicuramente passata dato che si vedeva lontano un miglio che lei,
Hermione Granger, era cotta di suo fratello Ron. Quella dichiarazione
inaspettata, avvenuta al matrimonio di Bill e Fleur, aveva minato la
sicurezza di Hermione sui sentimenti che pensava di nutrire per Ron
così, proprio per questo motivo, dopo la guerra, si era
allontanata da Ron e si era chiusa in sé stessa impegnandosi al
massimo nella sua carriera lavorativa. Ma ora, Fred le stava di nuovo
facendo battere il cuore all’impazzata come quando le aveva fatto
quella strana confessione.
“Lo
so, Fred. Ma davvero, sto bene. Stavo solo pensando alle parole di
Harry.” Ora lo sguardo di Hermione si era concentrato sul
tramonto, su quell’orizzonte indefinito che stava, a poco a poco,
diventando scuro.
“E a cosa pensavi esattamente?”
“Sei
curioso?” Hermione accennò un sorriso senza però
distogliere lo sguardo dagli ultimi raggi del sole.
“Lo sono sempre stato.” Fred fece spallucce, ma lei non lo notò. Tutta la sua attenzione era rivolta altrove.
“Pensavo all’andare avanti.
Harry ha detto che dobbiamo andare avanti e io mi sono resa conto di
essermi fermata da quando abbiamo sconfitto Voldemort.”
“In che senso? Spiegati meglio.” Fred ora la guardava interessato.
Hermione
si costrinse a guardare Fred negli occhi. Era giunto il momento di
liberarsi di tutti i suoi rimpianti, di tutti i suoi fantasmi del
passato.
“Da
quando abbiamo vinto la guerra, mi sono resa conto che qualcosa in me
è cambiato. Ho ritrovato i miei genitori perché sapevo
che, sepolto dentro il loro cuore, c’era ancora un piccolo
barlume di amore per me e io li amavo e li amo ancora. Però, per
quanto riguarda altre persone, non sono più riuscita a volere
bene a loro come loro ne vogliono a me. In qualche modo, mi sono come
fermata. Sono egoista, lo so. Ma mi sono accorta che il bene che mi
vogliono Harry, Ginny, Ron, i tuoi stessi genitori… io non lo ricambio pienamente.”
Hermione chinò il capo affranta e una lacrima solitaria le
rigò il volto andando a cadere su un filo d’erba come se
fosse una goccia di rugiada.
Fred
le alzò il mento, prendendolo tra il pollice e l’indice e
la costrinse nuovamente a fissare lo sguardo nel suo.
“Hermione,
non è nulla di grave. D’altronde ognuno vuole bene a modo
suo. Nessuno ti rimprovera per questo.”
“Io
stessa mi rimprovero, Fred! Non riesci a capire?” In uno scatto
di stizza la ragazza si era alzata ed ora fissava nuovamente il suo
sguardo verso un orizzonte sempre più scuro. Sentì Fred
che si alzava al suo fianco, ma non disse nulla. Non prese le distanze
da lei ma neppure le annullò. Rimase immobile. Così vicino ma al contempo così lontano,
pensò amaramente Hermione. Eppure Fred era lì ad
ascoltarla. Fred meritava una spiegazione. Doveva sapere perché
lei, in quei cinque anni, aveva fatto di tutto per uscire dalla vita
degli Weasley o, per lo meno, aveva cercato di limitare al minimo i
loro incontri.
“Fred,
io non ricambio pienamente l’amore degli altri perché ho
paura. Ho paura di perderli e di soffrire come ho sofferto durante la
guerra. Ho visto morire troppi compagni, troppi amici, troppe persone
la cui vita è stata spezzata in un istante…”
Hermione
non riuscì a proseguire. Ora non era più solo una lacrima
solitaria a bagnarle il viso. Un pianto liberatorio si era impadronito
di lei che, finalmente, era riuscita a dire tutto ciò che la
tormentava. Fred fece per metterle un braccio attorno alle spalle ma
lei, con un respiro profondo, gli fece intuire che ancora non aveva
bisogno della sua compassione. C’era dell’altro. Non aveva
ancora terminato.
“E
poi Fred, quando ti ho visto ferito alla fine della battaglia…
quando ho visto tua madre, George, tuo padre e tutti gli altri in
lacrime perché temevano che tu non ce l’avresti
fatta… in quel momento ho sentito come una spada trafiggermi il
cuore. Ed è forse stato allora che ho capito che ti amavo e che
non avrei mai più voluto soffrire in quel modo. Così ho
preso l’unica decisione che potevo prendere in quel momento. Se
tu fossi sopravvissuto, ti avrei lasciato andare. Avrei sepolto il mio
amore per te e ti avrei lasciato vivere la tua vita. Perché non
volevo più soffrire. Per questo ho cominciato a volere un
po’ meno bene a tutti quanti e ad allontanarmi da voi. Se vi
avessi volto meno bene, al momento di un futuro, inevitabile distacco
da voi, non avrei sofferto così tanto. Sono una codarda. Non
sono degna di essere una Grifondoro.”
Questa
volta l’abbraccio di Fred non si fece attendere. Il ragazzo la
tenne stretta a sé fin quasi a toglierle il fiato; finché
non cessò la nuova ondata di lacrime che l’aveva
nuovamente sopraffatta.
Fred
iniziò a baciarle i capelli castani e cespugliosi, lasciò
una scia di baci leggeri e dolci vicino al suo orecchio e percorrendo
lo zigomo, arrivò all’angolo destro delle sue labbra.
Hermione trattene il respiro per una frazione di secondo poi
sentì distintamente le labbra di Fred posarsi sulle sue. Un
calore che non aveva mai provato prima, le proruppe nel petto e tutta
la paura che aveva avuto di soffrire, parve dissolversi come una bolla
di sapone che scoppia a contatto con un oggetto. La bocca di Fred era
sulla sua e poteva sentirne il sapore di menta fresca. Fred si
staccò appena da lei e, guardandola in viso, le scostò
una ciocca di capelli ribelli rimettendogliela dietro l’orecchio.
“Hermione,
tu non sei una codarda. Hai fatto solo quello che pensavi fosse giusto.
Nessuno vuole soffrire se può evitarlo. Ma adesso che mi hai
detto tutto questo, è il momento di andare avanti davvero.”
Le
prese la mano e con l’altra indicò il tramonto ormai
diventato crepuscolo. “Vedi l’orizzonte, Hermione? Vedi che
il sole se n’è andato? Il sole muore ogni giorno, ma non
per questo soffre a tal punto da non sorgere più il giorno
successivo. Certo, lo so che il tuo brillante cervello starà
pensando che quando noi moriremo lasceremo questo mondo e non vi
torneremo più.” Questo sottile complimento velato da una
punta di amarezza, strappò un sorriso alla ragazza.
“Eppure
non possiamo impedirci di amare, di voler bene a qualcuno solo per
paura di soffrire. Dobbiamo vivere fino in fondo la nostra vita. E io
voglio viverla con te, Hermione. Permettimi di amarti come si deve se
tu mi ami ancora.”
Hermione
lo guardò, sbalordita. Fred non poté trattenere una
risata divertita di fronte alla buffa espressione assunta dalla
ragazza. “Sì, Hermione. Hai capito bene. La cotta che
avevo per te non mi è mai passata. Anzi, è diventata
qualcosa di gran lunga più bello.” Un sorriso sghembo si
delineò sulle sue labbra. “E nemmeno la paura di soffrire
per la tua perdita è riuscita a farmi dimenticare quello che
provo per te.”
Questa
volta fu Hermione a baciarlo, ad intrecciare le sue dite in quella
massa scomposta di capelli rossi. E Fred, visto l’impeto con cui
veniva baciato dalla ragazza che si era reso conto di amare tempo
prima, rispose con altrettanto entusiasmo trascinandola piano
sull’erba, ormai umida, lambita dalle acque del lago. E mentre in
cielo cominciavano ad apparire le prime stelle e qualcuno in Sala
Grande si stava chiedendo che fine avessero fatto Fred ed Hermione, la
ragazza ricordò una frase che sua mamma le aveva detto un giorno
parlando dell’amore che la legava a suo marito: Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione.
Ecco
quello che avrebbero fatto d’ora in poi lei e Fred: avrebbero
sempre guardato insieme il loro orizzonte e avrebbero affrontato le
prove della vita senza più avere paura di soffrire,
perché amare qualcuno valeva molto di più che non amare
per paura di soffrire.
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